GIOACCHINO da Fiore
Fondatore dell'Ordine florense, nato a Celico, presso Cosenza, nel 1135 ca. e morto nel 1202. G. trascorse l'intera vita in Calabria, a eccezione di un pellegrinaggio in Terra Santa fatto in gioventù; nel 1171 ca. entrò nell'abbazia benedettina di Corazzo, della quale, eletto abate, favorì l'affiliazione all'Ordine cistercense. Nella ricerca di un più perfetto ideale monastico, nel 1190 ca. G. si ritirò infine, con il sostegno papale, sulle remote montagne della Sila, dove fondò una sua propria congregazione monastica, approvata dalla bolla papale del 1196, a San Giovanni in Fiore (v. Florensi). I Florensi ebbero una specifica identità fino al sec. 16°, quando vennero assorbiti dai Cistercensi.Nel frontespizio di un'edizione cinquecentesca della sua opera, G. compare come magnus propheta: egli aveva tuttavia ricusato tale titolo, affermando di essere soltanto illuminato dallo spiritualis intellectus, cioè dal dono dello Spirito Santo. G. può essere considerato un esegeta biblico, anche se di genere particolare: riteneva infatti che l'Antico e il Nuovo Testamento, insieme alla storia della Chiesa fino alla sua epoca, fossero da interpretare, con la guida dello spiritualis intellectus, come disegno provvidenziale del Dio Trino; l'ambito in cui il divino si manifesta è la storia, nella quale le tre persone della Trinità sono perennemente attive.Di G. è nota soprattutto la suddivisione della storia in status, fasi successive in cui si realizzano i distinti regni delle tre persone, caratterizzati quello del Padre dalla legge, quello del Figlio dalla grazia, quello dello Spirito Santo dall'illuminazione. Questo triplice modello deve tuttavia essere compreso alla luce del credo che caratterizza l'intera opera di G., che cioè le tre persone della Trinità siano contemporaneamente attive in tutte le età e che il terzo status dello Spirito derivi da quelli del Padre e del Figlio, per cui le forme del terzo status sarebbero le forme della storia già esistenti spiritualizzate e non istituzioni di tipo nuovo sostituitesi alle precedenti. Nella visione di G. non c'è quindi un terzo Testamento, ma piuttosto i due Testamenti interpretati dallo Spirito; non c'è una terza Chiesa, ma la Chiesa latina trasformata in Ecclesia spiritualis.Nella teologia di G. sono tuttavia nascosti i semi di una visione rivoluzionaria della storia. Alcune delle sue dichiarazioni sono più radicali del nucleo principale del suo pensiero. Dopo la morte di G., per secoli tali semi germogliarono in vari gruppi che ritennero un punto chiave del pensiero gioachimita il fatto che la completa rivelazione del terzo status dovesse avvenire nel futuro. Inserire il pensiero di G. nell'ambito del millenarismo sarebbe tuttavia fuorviante, poiché il testo da cui il termine deriva, l'Apocalisse (20, 2), non aveva per lui importanza fondamentale. Il suo terzo status, o età del Sabba, non era infatti un regno soprannaturale dato dall'alto, ma il logico completamento dell'intero disegno provvidenziale della storia. Secondo G., coloro che dovevano condurre la Chiesa, attraverso il Giordano, dal deserto alla Terra Promessa, erano in sostanza uomini.Uno degli aspetti più singolari del suo metodo esegetico fu la traduzione sia del vasto panorama della storia sia dei misteriosi interventi della divinità in immagini e schemi visivi già presenti nelle sue tre opere principali (Liber Concordiae Novi ac Veteris Testamenti; Expositio in Apocalypsim; Psalterium decem chordarum), raccolti e ulteriormente elaborati nel Liber figurarum. G. afferma in modo esplicito che i misteri del divino possono essere meglio compresi in figurae piuttosto che in parole. Così traduce il lungo processo delle generazioni in alberi simbolici di vario genere. I simboli dell'aquila, del salterio, delle ruote e della tromba di Ezechiele sono portatori di messaggi specifici in forma di diagramma. Il fatto più originale è l'uso delle forme geometriche (cerchio, triangolo, spirale) per simboleggiare la sua dottrina della Trinità e il carattere ciclico della liturgia della Chiesa. Talvolta vengono associate immagini diverse per esprimere nuove idee: albero-aquila, albero-cerchio, albero-scala. G. collega triangolo e cerchio con le grandi lettere simboliche alfa e omega. In realtà, più che simboli, queste sono, in modo impossibile da esprimere, ciò che rappresentano. La figura di tre cerchi intrecciati, con un segmento centrale comune alle tre persone, dimostra perfettamente il punto centrale della sua dottrina secondo la quale i Tre sono Uno.Le figurae sono forse quanto di più originale G. ha lasciato. Le sue tre opere principali non sono facili da leggere, poiché l'immaginazione caleidoscopica dell'autore si sposta rapidamente da immagine a immagine, dall'una all'altra figura storica. Le figurae costituiscono in molti casi la spiegazione conclusiva delle idee di G. e hanno, nella forma e nel testo, un chiaro significato. Soltanto tre manoscritti completi del Liber figurarum sono stati tuttavia identificati (Oxford, C.C.C., 255A, cc. 4-14; Reggio Emilia, Seminario vescovile, cc. 1-20; Dresda, Sächsische Landesbibl., A.121, cc. 87-96), sebbene si conservino alcuni gruppi di figurae e anche fogli isolati inseriti in altri manoscritti, così come raffigurazioni pseudo-gioachimite (Reeves, Hirsch Reich, 1972, pp. XXI-XXII).
Bibl.:
Fonti. - Gioacchino da Fiore, Liber Concordiae Novi ac Veteris Testamenti, Venezia 1519 (rist. Frankfurt a. M. 1964); id., Liber de Concordia Novi ac Veteris Testamenti, a cura di E.R. Daniel, 4 voll., Philadelphia 1983; id., Expositio in Apocalypsim, Venezia 1527 (rist. Frankfurt a. M. 1964-1965); id., Psalterium decem chordarum, Venezia 1527 (rist. Frankfurt a. M. 1965); Il Libro delle figure dell'abate Gioacchino da Fiore, a cura di L. Tondelli, M. Reeves, B. Hirsch Reich, 2 voll., Torino 19532 (1940).
Letteratura critica. - M. Reeves, The Influence of Prophecy in the Later Middle Ages. A Study in Joachimism, Oxford 1969; M. Reeves, B. Hirsch Reich, The ''Figurae'' of Joachim of Fiore, Oxford 1972; H. Mottu, La manifestation de l'esprit selon Joachim de Fiore. Herméneutique et théologie de l'histoire d'après le ''Traité sur les Quatre Evangiles'', Neuchâtel-Paris 1977 (trad. it. La manifestazione dello spirito secondo Gioacchino da Fiore. Ermeneutica e teologia della storia secondo il ''Trattato sui quattro Vangeli'', Casale Monferrato 1983); Storia e messaggio in Gioacchino da Fiore, "Atti del I Congresso internazionale di studi gioachimiti, San Giovanni in Fiore 1979", a cura di F. Russo, San Giovanni in Fiore 1980; B. McGinn, The Calabrian Abbot. Joachim of Fiore in the History of Western Thought, New-York-London 1985; L'età dello spirito e la fine dei tempi in Gioacchino da Fiore e nel gioachimismo medievale, "Atti del II Congresso internazionale di studi gioachimiti, San Giovanni in Fiore-Luzzi-Celico 1984", a cura di A. Crocco, San Giovanni in Fiore 1986; V. de Fraya, Gioacchino da Fiore: bibliografia 1969-1988, Florensia 2, 1988, pp. 7-59; S. Wessley, Joachim of Fiore and Monastic Reform, New York 1990.M. Reeves