ERSOCH, Gioacchino
Nacque a Roma il 6 luglio 1815 da Giuseppe Herzog, funzionario pontificio, e da Teresa Rudolf von Rhor. Fu egli stesso a fare modificare il proprio cognome italianizzando quello di famiglia, originaria di Herznach nel Cantone di Argovia in Svizzera, di cui un ramo si era trasferito a Roma sin dalla metà del XVIII secolo. A Roma l'E. compì i suoi primi studi elementari e ginnasiali (1825-31), quindi frequentò il biennio fisico-matematico all'università della Sapienza dove conseguì il baccellierato (1832-33) e, subito dopo il praticantato quadriennale, sostenne gli esami per la patente di architetto nel 1838. L'anno seguente entrò nell'organico tecnico della Camera capitolina in qualità di architetto, dove rimase nove anni, sino a quando, nel 1848, venne assunto presso l'ufficio edilizio del Comune di Roma con la qualifica di "architetto supplente". Da tale data in avanti egli ricoprì cariche sempre più importanti nella gerarchia dei ruoli tecnici dell'amministrazione (architetto effettivo dal 1859, architetto capo della divisione III - "Architettura", dell'ufficio V "Edilità e lavori pubblici" dal 1880), dedicandosi ad una intensa e fiorente attività professionale in campo edilizio.
La prima fase di operosità dell'E. riguardò principalmente l'assistenza alla conduzione dei lavori in alcune fabbriche comunali; collaborò nel 1849 alla realizzazione di un lotto di case per famiglie non abbienti adiacente alla basilica di S. Crisogono progettate da E. Calderari e ai lavori di trasformazione del palazzo senatorio in Campidoglio per allogarvi la nuova sede degli uffici comunali, sempre su progetto del Calderari, che l'E. seguì anche dopo la morte di questo (dicembre 1849), portandoli a compimento nel 1850. Collaborò quindi con L. Poletti ai lavori di restauro di alcune porte della città (1850) e alle opere di fondazione della colonna dell'Immacolata Concezione in piazza di Spagna (1855). Nel 1859 diresse i lavori per il consolidamento delle fondazioni del palazzo Fiano in via del Corso angolo piazza S. Lorenzo in Lucina, nel corso dei quali avvenne il ritrovamento fortuito di alcuni reperti dell'Ara pacis Augustae (7 sett. 1859). Per Marco Boncompagni - Ottoboni, duca di Fiano, l'E. aveva precedentemente - nel 1857 - redatto un progetto di completa ristrutturazione, con sopraelevazione e rifacimento dei prospetti del palazzo in via del Corso, curando anche i disegni per gli arredi degli appartamenti. Il progetto, di cui si conserva copia nell'archivio degli eredi dell'E., non venne mai realizzato, ed il palazzo nel 1888 fu ristrutturato da Francesco Settimj (Roma, Arch. Ersoch).
Sempre nel 1859 l'E. iniziò il lungo iter progettuale che doveva concludere negli ultimi anni della sua vita con la realizzazione del mattatoio di Testaccio (1888-94), portando a termine i lavori di ampliamento dello stabilimento di mattazione di porta del Popolo. Le antiche beccherie di piazza del Popolo erano state edificate dall'architetto G. B. Martinetti nel 1824-26 su un precedente progetto di G. Valadier del 1822. Tra il 1850 e il 1859 l'E. vi eseguì numerosissimi lavori di manutenzione e di adeguamento funzionale; nel 1859 realizzò l'edificio "Bagni-calorico-animali" e la nuova legnara comunale annessa allo stabilimento; fra il 1868 e il 1869 eseguì una completa ristrutturazione del complesso costruendo diversi edifici e rinnovando gli impianti.
Gli accorgimenti strutturali ed i tipi architettonici qui impiegati (tetto a spioventi, pareti con lunette) sono stati poi di modello per il mattatoio di Testaccio, dove anche l'ingresso a tre fornici ripropone il disegno di un progetto non realizzato (1860 e 1868-69) per le vecchie beccherie.
Un altro tema a cui l'E. si dedicò per oltre un decennio fu quello della progettazione di un piano generale per la distribuzione dei mercati della città.
Dagli anni 1812-13 in cui G. Valadier aveva redatto il suo progetto per i mercati coperti, realizzando solo quello in piazza Monte d'Oro (A. La Padula, Roma 1809-1814. Contributo alla storia dell'urbanistica, Roma s.d. [1958], pp. 80-84], un programma organico di riorganizzazione funzionale della rete di distribuzione alimentare venne riproposto solo nel 1866, allorché l'E. presentò un progetto per le "piazze di mercato" dove si situavano le rivendite all'ingrosso e quelle per i generi al minuto (G. Ersoch, Relazione sul progetto per piazze di mercato, Roma 1866). Rielaborato nel 1873 e nel 1875 nel quadro degli studi per il piano regolatore generale della nuova capitale, il progetto dell'E. prevedeva l'ubicazione dei mercati all'ingrosso a S. Vitale, in via Nazionale, alla stazione centrale, alla legnara di porta del Popolo, nei pressi del Tevere e di Ripetta, e quelli di rivendita sopra l'intera maglia viaria urbana, suddividendo la planimetria della città in dodici settori (Roma, Arch. Capit., Uff. V, Lav. pubbl. Piano reg., b. 7, f. 71). Il progetto, considerato dagli osservatori coevi all'avanguadia fra le realizzazioni europee (B. Capogrossi Guarna, I mercati di Roma, in Il Buonarroti, VIII [1873], pp. 47-56), non venne tuttavia mai approvato dall'amministrazione comunale. L'unica realizzazione del vasto programma ideato dall'E. fu quello del mercato del pesce nell'area comunale di S. Teodoro, progettato nel 1876 e reso attivo nel 1879, attualmente adibito ad autoparco comunale (Roma, Archivio Ersoch; Ibid., Archivio Capitolino, Fondo contr. Atti priv. [ 1876], p. III).
Dal 1860 in avanti l'E. concentrò la sua attenzione anche sul campo dei progetti di arredo e di decorazione della città. Per il principe Alessandro Volkonskij progettò nel parco della villa omonima un padiglione ligneo di stile svizzero, i cui caratteri ricordano quelli del padiglione, ancor oggi esistente, del Pincio, realizzato nel 1873 dall'E., che mascherava un serbatoio idrico per l'innaffiamento dei giardini e dei viali (Roma, Arch. Ersoch). Nel 1873 realizzò anche la sistemazione dell'idrocronometro del Pincio (progetto del p. domenicano G. B. Embriaco), dando prova di particolare sensibilità nel gusto dell'ambientamento naturalistico e, in attuazione ai programmi capitolini per il "riordinamento ed abbellimento della passeggiata pinciana", compì innumerevoli opere di manutenzione e di rinnovo di quella zona, che vanno dalla realizzazione delle balaustre in ferro delle recinzioni per le "aiuole della rosa", alla ristrutturazione ad uso caffè-ristorante della casina Valadier, alla collocazione di quaranta busti in marmo lungo i viali, alla nuova rete idrica, ecc.; i lavori di manutenzione furono condotti a termine fra il 1871 e il 1889 (Roma, Arch. Ersoch; Ibid., Archivio Capitolino, Uff. V, Lav. pubbl., Div. III, Tit. 18, bb. 2-3). Lo scenario del fondale del Pincio venne utilizzato dall'E. anche per apporvi gli apparati provvisori delle macchine pirotecniche, integrando con grandi superfici di facciata l'architettura del Valadier.
Tra il 1872 e il 1889 egli progettò e realizzò quindici "architetture effimere" ideando suggestive composizioni stilistiche costruite in tela e cartapesta per le girandole che venivano incendiate in occasione di feste e ricorrenze secondo la tradizione dei tre secoli precedenti.
L'E., oltre ad una macchina pirotecnica incendiata il 30 luglio 1888 a Monaco di Baviera per l'Esposizione internazionale di belle arti, realizzò a Roma apparati provvisori per le girandole a Castel S. Angelo dal 1872 al 1886, e al Pincio dal 1887 al 1889 (Roma, Arch. Ersoch; Ibid., Arch. Capitolino, Uff. V, Div. III, Tit. 5, bb. 2-5; Ibid., Gab. com. delle stampe).
Altri apparati effimeri ed addobbi per celebrazioni e spettacoli furono dall'E. predisposti in numerose occasioni. Per la visita ufficiale dell'imperatore di Germania Guglielmo II dell'11 ott. 1888, egli realizzò il congiungimento dei palazzi capitolini con strutture provvisorie in legno, stucco e cartapesta che ne replicavano l'architettura (cfr. Pizzicaria, 1913; Salatino, 1930).
L'unione provvisoria dei tre palazzi, già in precedenza effettuata nel 1818 e nel 1871, sarà in futuro riproposta mantenendo per lo più il progetto dell'E. nel 1903, nel 1911 ed infine nel 1930. Altri interventi determinati dalla visita di Guglielmo II furono il palco in stile egizio intorno all'obelisco di piazza del Popolo, ed un padiglione all'uscita della stazione per la sosta del sovrano.
Progettò inoltre nel 1876 i catafalchi per le esequie della duchessa d'Aosta e di Michelangelo Caetani, duca di Sermoneta, nella chiesa di S. Maria in Aracoeli e in memoria di Vittorio Emanuele II nel Pantheon (1881) e in S. Maria degli Angeli (1883; cfr. L'Illustrazione italiana, 10 dic. 1876, p. 438; 24 dic. 1876, p. 469; 2 febb. 1879, pp. 65 s.; 31 dic. 1882, pp. 425-428). Lo studio di una ridefinizione dell'area dei palazzi capitolini aveva impegnato l'E. a partire dal 1870, allorquando, con il trasferimento della capitale, era divenuto impellente reperire idonee sedi per i ministeri e per gli organi centrali dello Stato. Nell'aprile 1871 l'E. presentò un progetto per le sedi dei due rami del Parlamento in Campidoglio, che fu respinto dalla commissione governativa, nonostante il favorevole accoglimento da parte dell'opinione pubblica (G. Luzi, Sul progetto dell'architetto comunale sig. E. per l'installazione dei due rami del Parlamento in Campidoglio, in Corriere di Roma, 24 genn. 1871; B. Magni, Del Parlamento italiano in Campidoglio proposto dall'architetto municipale G. E., in Il Buonarroti, VI [1871], pp. 103-106). Questo concetto di insediare sull'arce capitolina il simbolo del nuovo Stato italiano fu proposto dall'E. in occasione del primo concorso per la nuova sede del Parlamento bandito nel 1883, quando egli elaborò un progetto incentrato sull'innesto delle due aule della Camera e del Senato al Tabularium che veniva rinnovato con un nuovo prospetto (Arch. Ersoch). L'E. partecipò inoltre al primo concorso del 1881 per il monumento a Vittorio Emanuele II, in cui si misurarono i talenti dei più grandi professionisti a lui contemporanei (G. Ersoch, Rel. sul progetto di un monumento nazionale al re Vittorio Emanuele II…, Roma 1881).
Nel progetto dell'E. i temi dell'arco trionfale e della statua equestre venivano fusi insieme alla tipologia del Pantheon scandita da una doppia teoria di colonne d'ordine corinzio (Roma, Arch. centr. dello Stato, Pres. Cons. min., Comm. reale per il monumento a Vittorio Emanuele II, b. 6).
Per le demolizioni conseguenti alla realizzazione del Vittoriano scomparve uno dei molti palazzi che l'E. realizzò dietro incarico di committenza privata. Il palazzo Mereghi, che si trovava in piazza Venezia nell'isolato del palazzo Torlonia, fu abbattuto per la costruzione dell'edificio di proprietà delle Assicurazioni generali (Via dei Fori imperiali, Venezia 1883, pp. 72 s.). Presentava un inedito connubio, non frequente nell'architettura dell'E., di stili del Quattrocento romano e fiorentino.
La sua cospicua produzione professionale sul tema del palazzo di civile abitazione si attestò infatti in prevalenza sul corrente uso del modello neocinquecentesco romano, come si rileva negli ancora esistenti palazzi Topi in via del Corso 114-118 (1861-72), Antonini in via del Corso 158-163 (1967), Mereghi in via di Fontanella Borghese 29-36 (1867-90), Romualdi in via della Scrofa 57 (1888) e nella casa di sua proprietà in via Borgognona 21-23 (1887). Oltre alla sua opera di maggior impegno, il palazzo in via di Fontanella Borghese, anche gli altri edifici costruiti dall'E. riflettono una sobrietà di linguaggio che li situa nel novero della corretta produzione professionale di quegli anni.
Per il mandato istituzionale che gli competeva portò a termine suoi progetti e compì restauri e manutenzioni per edifici e servizi pubblici in Roma e nel Lazio. Si occupò dell'ampliamento e della sistemazione del cimitero del Verano (nuovo ingresso sulla via Tiburtina e opere varie; 1881-89); realizzò stazioni sanitarie e cimiteri nell'Agro romano (1880-89); diede progetti per un Convitto nazionale (1882) e per la sede degli archivi in via di Montecaprino (1884). Una delle testimonianze di notevole rilievo è rappresentata dal suo intervento nel teatro Argentina (1886-1888), che consistette in una completa ristrutturazione distributiva con la costruzione di quattro nuove scale in luogo di quelle settecentesche e con un generale riassetto dell'architettura degli interni. I successivi restauri di M. Piacentini (1926) e quelli effettuati tra il 1967 e il 1971 hanno quasi totalmente cancellato i segni della sua opera (Roma, Conserv. com., Pos. 247/1,2,3,4,5; Roma, Arch. Capit., Uff. V, Lav. pubbl., Div. III, Tit. 4, bb. 8-13).
Nella seduta del Consiglio comunale del 21 luglio 1888 si approvò il progetto dell'E. per il nuovo mattatoio di Testaccio. Il 20 maggio 1889 fu stipulato il contratto di appalto con l'impresa esecutrice ed i lavori terminarono alla fine del 1890.
L'E. ha legato il suo nome soprattutto a quest'opera per il cui compimento egli analizzò approfonditamente gli stabilimenti di mattazione realizzati in Italia e in Europa, offrendo tecnologie all'avanguardia e soluzioni formali affidate all'uso delle strutture in ferro, rielaborando i temi già sperimentati per il complesso di porta del Popolo ([G. Ersoch], Ilmattatoio e il mercato del bestiame costruiti dal Comune negli anni 1888, 1891..., Roma 1891).
Il 16 marzo 1889 fu collocato a riposo e il 6 luglio venne nominato architetto emerito del Comune di Roma e gli si accordò di seguire gratuitamente la direzione dei lavori del mattatoio di Testaccio, del Campo Boario e dei servizi annessi. Gli ultimi anni della sua vita furono amareggiati dalla controversia che lo spinse a citare in giudizio il Comune di Roma per ottenere il rimborso di spese sostenute per viaggi di istruzione in Italia e all'estero e per i lavori svolti nel corso del servizio; causa che si protrasse fino al 1905 e vide soccombenti i suoi eredi (Roma, Arch. Capit., Atti leg., Vers. 1, b. 1, 1909).
L'E. morì a Roma il 12 giugno 1902.
Tra gli altri scritti dell'E. si ricordano Compendio dei ragguagli delle diverse misure lineari superficiali e cubiche dei pesi e delle monete romane, Roma 1863; Ilnuovo mattatoio e mercato del bestiame, Siena 1894.
Fonti e Bibl.: Oltre alle fonti e ai testi cit. sull'E. in generale cfr.: Roma, Arch. Ersoch; A. M. Racheli, I disegni di architettura dell'archivio di G. E. ..., in Boll. d. Bibl. d. fac. di archit. dell'Università di Roma, 19-20, 1978, pp. 11-23; Id., Primi risultati dell'ordinamento dell'archivio dell'architetto romano G. E. (1815-1902), in Architettura. Storia e documenti, 1-2 (1989), pp. 117-147; P. Boccacci, tesi di laurea Univ. di Roma, fac. di lettere e filosofia, aa. 1977-78; S. Terenzi, tesi di laurea su G. E., Univ. di Roma, fac. di architettura, aa. 1989-90. Sulle singole opere cfr.: per il progetto dei mercati, Roma, Arch. Capit., Uff. V, Lav. pubbl., Piano reg., b. 7, f. 71; Ibid., Atti del Cons. com., 1872-73; E. Renazzi, Notizie dei lavori e delle opere fatte eseguire dal Comune di Roma 1871-74, Roma 1874, passim; M. A. Boldi, Per i mercati coperti, Roma 1892, pp. 91-92; V. Ragusa, Vecchio mercato delle Erbe, in Strenna dei romanisti, XLV (1984), p. 419. Per i lavori di arredo cittadino e al Pincio, Roma, Arch. Capit., Fondo Contr., Atti priv., 1876, p. III; Ibid., 1880, p. II; Ibid., Atti del Cons. com., 27 dic. 1871; Ibid., Uff. V, Lav. pubbl., Div. III, Tit. 8, b. 5; P. Lanzara, L'orologio ad acqua del Pincio, in Capitolium, XXXII (1957), 2, p. 25; P. Hoffmann, IlMonte Pincio e la casina Valadier, Roma 1967, pp. 220, 234. Per le macchine pirotecniche e gli apparati provvisori: Roma, Arch. Ersoch; Ibid., Arch. Capitolino, Uff. V, Lav. pubbl. div. III, Tit. 5, bb. 2-5, 9-10; Ibid. Atti d. Cons. com., 3 ott. 1888, p. 182; La Girandola a Roma, in L'Illustrazione italiana, 15 giugno 1879, pp. 375 s.; F. D'Arcais, Soliloqui d'un vagabondo, la girandola, in L'Illustrazione universale, 13 giugno 1875, pp. 327 s.; Il Messaggero, 4 e 8 giugno 1886; 2 e 7 giugno 1887; 26 e 30 maggio 1888; C. Pizzicaria, L'integrità del Campidoglio ed il congiung. dei palazzi, Roma 1913; P. Salatino, Ilcongiungimento dei palazzi Capitolini, in Capitolium, VI (1930), pp. 97-103; U. Lupu, Le ricostr. dei mon. antichi nelle girandole del Vespignani, in Capitolium, XI (1935), p. 328; R. Leone, in Fochi di allegrezza a Roma dal '500 all'800 (catal.), Roma 1982, pp. 101 s., 106 s.; P. Becchetti, La fotografia a Roma dalle origini al 1915, Roma 1983, pp. 182, 253; G. Tirincanti, Una tribuna in piazza del Popolo per vedere la Girandola, in Strenna dei romanisti, XLIV (1983), pp. 497-500; A. Cambedda-N. Cardano, Gli addobbi per le visite di Guglielmo II e Edoardo VII, in Roma capitale 1870-1911. Architettura e urbanistica (catal.), Venezia 1984, pp. 245-250. Per i concorsi: Roma, Arch. Ersoch; Il Messaggero, 6 giugno 1880; P. Quaglia, Cento schizzi per il monumento a Vittorio Emanuele II, Napoli 1882; G. Tirincanti Un progetto per la sede del Parlamento, in Capitolium, LI (1976), 2-3, pp. 2-10; Id., La residenza dell'imperatore Bonaparte, ibid., LI (1976), 4, pp. 20-32; Id., Un progetto sconosciuto per il monumento a Vittorio Emanuele II, in La Strenna dei romanisti, XXXIX (1978), pp. 450-456. Per i palazzi: Roma, Arch. Ersoch; Ibid., Arch. Capit., Tit. 54; prot. 59037/88; 4384/65; 2153/72; 5505/89; 13494/69; 46627/87; 22845/95; U. Bottazzi, L'Archit. romana nella seconda metà del sec. XIX, in Capitolium, VII (1931), pp. 288-294; Via del Corso, Roma 1961, pp. 162-169. Per gli edifici e servizi pubblici, Roma, Arch. Capit., Uff. V, Lav. pubbl., Div. III, Tit. 23 (bb. 1-17), Tit. 29 (bb. 1-2), Tit. 30 (bb. 1-7), Tit. 25 (b. 1) (cimit. Verano e cimiteri nell'Agro romano e stazioni sanit.); Tit. 6 (bb.21, 25, 35) (edifici scolastici e prop. comun.); Tit. 54, prot. 67979/73 (lavori in Campidoglio); Tit. 54, prot. 59642/86 (caserine) e in gen. v. Tit. 6, 9, 11 passim e Fondo contr. att. priv., 1871-99; A. Mercandetti, Ifatti del Campo Verano in Roma, Roma 1882, p. 81; C. Cianferoni, Cimit. del Verano, Torino 1914, pp. 36 ss.; O. Montenovesi, IlCamposanto di Roma, Roma 1915, pp. 36-38; E. Loevison, IlCampo Verano, in Nuova Antologia, 1º nov. 1914, pp. 78-88; A. M. Racheli, Sintesi delle vicende urbanistiche di Roma..., Roma 1979, pp. 110-115. Per il teatro Argentina, Roma, Arch. Capit., Tit. 54, prot. 7649/82; C. Ersoch, L'Argentina di G.E., in La Tribuna, 31dic. 1926; G. Tirincanti, Ilteatro Argentina, Roma 1971, pp. 32, 85-102 e passim. Per il vecchio e il nuovo mattatoio: Roma Arch. Ersoch; Ibid., Arch. Capit., Atti del Cons. com., 21 luglio 1888; A. Cantalupi, L'ammazzatorio ed il mercato del bestiame a Roma…, in L'Ingegneria sanitaria, III (1892), 1-2 ; E. Torti, Ilrimodernamento del mattatoio di Roma, in Capitolium, VIII (1932), pp. 192-208; G. Tirincanti, Ilprogetto del mattatoio di Testaccio..., ibid., L (1975), 6, pp. 27-64 e passim; S. Lux, Ilquartiere Testaccio di Roma…, in Ricerche di storia dell'arte, 1976, 3, pp. 77-110; Roma capitale. Il commercio dal 1870 al 1911, Roma 1983, pp. 121-124, e in generale cfr. A. M. Racheli, in Boll. d. Bibl. d. Fac. di arch., cit. (con bibl.).