PRATI, Gioacchino
PRATI, Gioacchino (Joachim von Prati). – Nacque a Stenico, in Trentino, il 26 gennaio 1790 da Antonio Aloisio Prati di Preenfeld e da Margarita Pasotti, originaria di Brescia.
Il padre apparteneva a una nobile famiglia di Tenno e aveva servito come consigliere aulico del vescovo-principe Pietro Viglio Thunn.
Gioacchino Prati frequentò un collegio per nobili a Verona prima di recarsi a Salisburgo, dove fu allievo presso una scuola dei benedettini. Si trasferì successivamente all’Accademia imperiale di Vienna e nel 1806 si iscrisse all’Università di Landshut, dove studiò medicina e filosofia tedesca e si affacciò per la prima volta al mondo delle società segrete. Nel 1809 passò all’Università di Pavia, laureandosi in legge l’anno seguente. Continuò poi i suoi studi a Milano, dove frequentò i corsi di Francesco Saverio Salfi, e fu iniziato alla carboneria. Fece successivamente pratica di avvocato a Brescia, pubblicando inoltre due casi di studio (In favore dei signori fratelli Giovanni, e Vincenzo Lutti di Riva. Aringa civile, Trento 1813; Allocuzione nella causa che sostiene il signor Leopoldo Thunn di Castel Thunn contro i particolari della Villa di Cis, Trento 1813).
In seguito al ritiro dei francesi, nel 1813 Prati diventò redattore del Bote von Süd-Tyrol, un organo della nuova amministrazione austriaca. Deluso dal rifiuto asburgico di concedere una costituzione liberale, riprese la sua attività politica, a causa della quale fu rinchiuso nel 1815 in una prigione pontificia ad Ancona. Dopo la sua scarcerazione si rifugiò in Svizzera.
Stabilitosi a Coira, lavorò come professore alla Kantonschule, scuola presieduta da Johannes Kaspar Orelli, un discepolo di Johann Heinrich Pestalozzi. Nel 1819 pubblicò a Coira la traduzione di un opuscolo redatto da Orelli per festeggiare l’anniversario della Riforma in Svizzera (Breve esposizione storica della Riforma avvenuta già trecent’anni nella Svizzera e nei Grigioni). Continuando la sua attività forense pubblicò, nel 1820 in tedesco, un caso di studio su un testamento constestato in cui si riferiva in modo positivo alla «Scuola storica di diritto» (Des Herrn Grafen Rudolph Salis von Tiran, Coira 1820, p. 30), soprattutto all’idea che le leggi fossero radicate nello «spirito» di un popolo (p. 35). Inoltre, iniziò a praticare il magnetismo animale e riprese la sua attività di carbonaro, cercando di contribuire all’estensione delle reti europee delle società segrete.
Nei primi mesi del 1821, prima di tornare in Svizzera partecipò al tentativo insurrezionale fallito in Piemonte. A Ginevra, dove fece la conoscenza di Filippo Buonarroti, accettò un posto presso una scuola a Yverdon. Studiò il ‘metodo’ di Pestalozzi, che mirava non solo allo sviluppo dell’individualità degli allievi, ma anche alla promozione della cittadinanza attiva. Durante quel periodo non smise di collaborare con Orelli, insieme al quale pubblicò un libro di testo intitolato Cronichette d’Italia (I-II, Coria 1822) che presentava agli allievi le città-Stato italiane del Medioevo come modelli di virtù repubblicana. L’anno successivo fu espulso dalla Svizzera e si rifugiò a Londra.
Apparentemente, nella capitale inglese Prati limitò fortemente la sua attività politica. Per guadagnarsi da vivere impartì lezioni di lingue straniere, lavorando anche alla Highgate Park Pestalozzian and Chres-tomathic School. Collaborò a vari periodici inglesi (Westminster Review, Retrospective Review e London Weekly Review), arrivando anche a ricoprire il ruolo di direttore di una rivista tedesca intitolata Britannia, oder neue englische Miszellen. Frequentò la casa di Samuel Taylor Coleridge e partecipò alle assemblee degli Owenites.
In particolare, nell’aprile e nel giugno del 1825 pubblicò due articoli (Das Bell-Lancastrische Schulwesen e Erziehung) sul Britannia sotto lo pseudonimo di Pädagogus, in cui criticava le teorie pedagogiche di Jeremy Bentham da una prospettiva pestalozziana, sostenendo che quest’ultimo enfatizzava troppo la preparazione per le carriere, trascurando l’importanza dell’individualità, dell’autodeterminazione e della cittadinanza attiva. Nel 1829 reiterò questi argomenti in un opuscolo pubblicato a Londra e intitolato On the principles and practice of education. Oltre a traduzioni interlineari di Gotthold Ephraïm Lessing (G. E. Lessing’s Fables. In three books / G. E. Lessings Fabeln. In Drei Büchern, Londra 1829) e di Torquato Tasso (La Jérusalem Délivrée du Tasse revue et corrigée d’après le système hamiltonien par J. de P., Londra 1830), pubblicò egualmente un’opera sull’insegnamento delle lingue straniere in cui sosteneva la necessità di promuovere lo scambio culturale tra nazioni europee (Outlines of an improved system of teaching languages, Londra 1827).
Dopo la rivoluzione parigina del luglio 1830 si trasferì nella capitale francese: deluso dal settarismo dei repubblicani e dei carbonari, si avvicinò ai sansimoniani. Sul Globe estese le sue teorie pedagogiche alle nazioni europee, auspicando lo sviluppo del carattere individuale di ognuna di esse.
A suo dire, se l’Inghilterra era la terra dell’industria, la Francia della politica e la Germania della scienza, l’Italia era quella delle belle arti (Voyages historiques et littéraires en Italie, in Le Globe, 5 settembre 1831). In un altro articolo invocò Dante come esempio di un artista che aveva capito il ruolo sociale dell’arte, «guidando» il suo secolo «verso la sua destinazione finale» (Le Dante, traduit en vers par J. A. de Gourbillon, ibid., 22 ottobre 1831).
Tornato in Inghilterra, nell’ottobre del 1833 fu coinvolto in una polemica sulle pagine del Times. Avendo protestato contro l’arresto di Buonarroti a Parigi, fu accusato di avere nascosto la radicalità estrema delle opinioni di quest’ultimo. Nei mesi successivi provò, senza successo, a convertire gli inglesi al sansimonismo. Promosse «l’organizzazione dell’industria» e la propagazione dell’«amore fraterno universale» attraverso l’educazione e le belle arti in St. Simonism in London (Londra 1833, pp. 17 s.) e in Letter to the editor (in The Pioneer, or Trades’ Union Magazine, 8 febbraio 1834). Le sue attività ricevettero tuttavia un’accoglienza ostile da parte del Times, che l’8 novembre 1883 lo accusò di aver promosso la «colletività di donne e colletività di beni», mentre John Stuart Mill rigettò il suo opuscolo sansimoniano come «sostanzialmente vuoto, anche se per nulla immorale» (in The Examiner, 23 marzo 1834).
Negli anni successivi Prati continuò la sua attività giornalistica, particolarmente sulle pagine dello Shepherd e del Penny Satirist. Pubblicò una serie di articoli sul magnetismo animale (1834-1835), una traduzione delle Lettere estetiche di Friedrich Schiller (Aesthetic letters, in The Shepherd, dal 22 luglio 1837 al 7 marzo 1838), e un’autobiografia in inglese pubblicata a puntate dal Penny Satirist dal 10 giugno 1837 al 17 febbraio 1838, sostenendo che la medicina alternativa e le belle arti avrebbero potuto contribuire alla rigenerazione sociale. Nello stesso periodo fondò una New christian school, ispirata ai principi del sansimonismo, e uno studio medico nel quale praticava magnetismo animale insieme a George Dunbar.
Nel 1842 fu processato per bigamia. Il 23 aprile 1841 nella chiesa di St. James a Clerkenwell (Londra) si era sposato con Mary Ann Caroline Pocock, ma l’aveva abbandonata nel dicembre dello stesso anno per unirsi il 3 gennaio 1842 a Mary Ann Melville alla All Souls Church di Langham Place. Pur evitando la condanna, la sua reputazione fu «rovinata» (Anderson Smith, 1892, p. 355). Poco dopo si convertì al cattolicesimo. In seguito a varie richieste di rimpatrio, partì da Londra nel 1852, stabilendosi a Locarno e in seguito a Oleggio. Entrò in corrispondenza con il filosofo cattolico Antonio Rosmini, condannando le teorie di Giuseppe Mazzini e della Giovine Italia.
Morì a Brescia il 31 gennaio 1863.
Opere. Oltre ai testi citati, si segnalano: Die neue Völkerwanderung, in Der Bote von Süd-Tyrol, 3 dicembre 1813; Dem hochlöblichen, hochwohlweissen kleinen Rath des hohen Standes Graübunden, in Churer Zeitung, 24 ottobre 1820; Bruder Nelckenbrechers Briefe, in Britannia, febbraio 1825; An outline of the system of education at New Lanark, ibid., marzo 1825; History of the reign of Terror, in London weekly review, 31 maggio 1828; Political adventures, ibid., 14 giugno 1828; Origin of secret societies, ibid., 22 novembre 1828; le lettere scritte in difesa di Buonarroti, in The Times, 18, 19, 22, 24 e 29 ottobre 1833; To the working men and women of Derby, in The Pioneer, or Trades’ Union Magazine, 11 gennaio 1834; Parable of Saint-Simon, in The Shepherd, 20 dicembre 1834; Letters on tellurism, ibid., dal 27 dicembre 1834 fino al 21 marzo 1835; On mental diseases, ibid., dal 4 aprile al 14 luglio 1835; Note autobiografiche del cospiratore trentino G. P., a cura di P. Pedrotti, Rovereto 1926 (versione ridotta, traduzione in italiano dell’autobiografia); Autobiography, a cura di A. Saitta, in Annuario dell’istituto storico italiano per l’età moderna e contemporanea, XVII-XVIII (1965-66), pp. 131-314; ibid., XIX-XX (1967-68), pp. 123-374 (versione integrale, in inglese, dell’autobiografia).
Fonti e Bibl.: Stenico, Archivio parrocchiale di S. Vigilio, Registri dei battezzati, anno 1790; London, British Library, Loan MS RLF 1/577/29; Grenoble, Bibliothèque municipale d’étude et d’information, Fond Joseph Rey; Zurich, Zentralbibliothek, FA Orelli; Autogr. Ott., dei Prati; Nottingham University Library, Papers of Lord William H. Cavendish Bentinck; Londra, British Library, Archive of the Royal Literary Fund; Milano, Museo del Risorgimento, Fondo Esuli (De Meester); Parigi, Bibliothèque de l’Arsenal, Fonds saint-simonien; Dublino, National Library of Ireland, Bellingham Papers; A. Jost, in Churer Zeitung, 14 novembre 1820; J. Wit, Fragmente aus meinem Leben, Braunschweig 1827, pp. 14-26; The Times, 31 ottobre 1833; The Examiner, 2 febbraio e 23 marzo 1834; Diary, reminiscences, and correspondence of Henry Crabb Robinson, II, Londra 1869, pp. 21 s.; G. Arrivabene, Memorie della mia vita, Firenze 1879, pp. 102 s.; W. Anderson Smith, ‘Shepherd’ Smith, the universalist, Londra 1892, pp. 355 s.; Carteggio del cospiratore trentino G. P. con Antonio Rosmini, a cura di P. Pedrotti, in Archivio veneto-tridentino, VI (1924), pp. 221-262; Lettere inedite di G. P., a cura di A. Monti, Milano 1929; J.H. Pestalozzi, Sämtliche Briefe, XII, Zurich 1971, pp. 359 s., 491-493; G. P. e Antonio Rosmini, a cura di G. Giovannini, in Studi trentini di scienze storiche, LVI (1977), 2, pp. 135-157.
M.H. Fisch, The Coleridges, Dr. Prati, and Vico, in Modern Philology, 1943, vol. 41, pp. 111-122; A. Saitta, Filippo Buonarroti, I-II, Roma 1950-51, ad ind.; A. Galante Garrone, Filippo Buonarroti e i rivoluzionari dell’Ottocento, Torino 1951, ad ind.; R.K.P. Pankhurst, The Saint-Simonians, Mill and Carlyle, Londra 1957, ad ind.; C. Menotti, Tenno nell’età moderna e contemporanea. Il carbonaro G. P. de Preenfeld di Tenno, il garibaldino Attilio Zanolli de Zanolis di Calvola, s.l. 1987; A. Jordan, ‘Be not a copy if thou canst be an original’: German philosophy, Republican pedagogy, Benthamism and Saint-Simonism in the political thought of G. di P., in History of European ideas, XLI (2015), 2, pp. 221-240.