giochi d'azzardo
Passatempi molto rischiosi
A rigore, i cosiddetti giochi d'azzardo non dovrebbero essere considerati veri e propri giochi perché non vengono svolti per puro divertimento. La loro storia è molto antica e la loro analisi ha contribuito a far nascere la teoria del calcolo delle probabilità. Questa disciplina matematica, in particolare, afferma che non è vantaggioso partecipare a giochi d'azzardo gestiti da un banco
Chiameremo giochi d'azzardo quei passatempi che consistono nel puntare soldi sull'esito di un evento, non determinabile a priori. In realtà, una simile attività non costituisce un vero gioco, in quanto viene svolta con finalità di arricchimento e non di puro divertimento. Inoltre, poiché l'abitudine ossessiva all'azzardo può generare una vera e propria dipendenza, può capitare che, da un certo momento in poi, questa attività non venga più effettuata per libera scelta, ma per costrizione psicologica.
In ogni caso i giochi d'azzardo sono nati agli albori dell'umanità, probabilmente dall'evoluzione di pratiche divinatorie e propiziatorie (cioè volte a prevedere il futuro e placare le divinità). I primi strumenti di gioco casuale di cui si ha traccia sono costituiti da alcuni particolari ossicini di quadrupede, detti astragali. I dadi nell'attuale forma cubica vengono citati in alcune opere (8° secolo a.C.), ma sono stati ritrovati reperti, di analoga forma, in alcune tombe egizie del 2° millennio a.C. Dalla letteratura classica si può apprendere come l'usanza delle scommesse sportive sia nata nell'antica Grecia, tra il pubblico che assisteva alle Olimpiadi (inaugurate nel 760 a.C). Le lotterie di Stato, invece, vennero inventate da Nerone (1° secolo d.C.), per incamerare denaro senza ricorrere a nuove tasse.
Il gioco d'azzardo ha contribuito a far nascere il calcolo delle probabilità, la teoria matematica che si occupa di misurare la possibilità che si verifichi un determinato avvenimento. I concetti basilari di tale disciplina vennero messi a punto nel 17° secolo da alcuni eminenti scienziati (tra i quali Galileo Galilei), nell'intento di rispondere a una serie di interrogativi che circolavano tra i giocatori di dadi dell'epoca. Venne così elaborato per la prima volta il concetto in base al quale la probabilità di un evento è uguale al numero dei casi favorevoli all'evento, diviso il numero di tutti i casi possibili. Per esempio, se vogliamo determinare la probabilità di ottenere un determinato punto, lanciando un dado comune, dobbiamo ragionare nel seguente modo: i casi possibili sono 6 (il dado ha sei facce); il numero di casi favorevoli all'evento è 1 (il punto che ci interessa è presente su una sola faccia); quindi, il valore della probabilità è uguale a 1/6.
Questa probabilità, per uno stesso gioco, non cambia mai: se tiro il dado centinaia di volte, la probabilità che capiti lo stesso numero è sempre 1/6. Questo dimostra che non ha senso puntare sui numeri 'ritardatari' del lotto che hanno esattamente la stessa possibilità di vincita di tutti gli altri.
Se si indica con il termine posta la somma che dobbiamo pagare per effettuare una determinata puntata a un gioco d'azzardo, viene chiamato rendimento di quella puntata il prodotto tra il valore della probabilità dell'evento interessato e il numero delle poste che incasseremmo, se quell'evento dovesse verificarsi.
Per esempio, se giocando a lanciare un dado, è previsto un premio pari a 5 volte la posta, ogni volta che esce il punto su cui abbiamo scommesso, il relativo rendimento è uguale a 5×1/6 = 5/6 (in quanto la probabilità di un tale evento, come abbiamo visto prima, è uguale a 1/6).
Il valore del rendimento rappresenta un'attendibile stima del rapporto tra vincite ottenute e capitali investiti che ci si può attendere praticando a lungo lo stesso tipo di puntata. Un gioco le cui puntate hanno tutte un rendimento minore di 1 (come nell'esempio precedente) viene detto svantaggioso, in quanto la sua pratica ci consentirebbe di incassare, alla lunga, una somma totale inferiore all'ammontare delle somme da noi spese. Sono svantaggiosi, in genere, tutti i giochi gestiti da un banco, ovvero da una figura che incamera tutte le poste giocate e fissa (a suo favore) i parametri relativi alle somme da elargire, in caso di vincita. Sono poi svantaggiosissime le lotterie che, a fronte di premi cospicui, danno probabilità di vincita piccolissime: la probabilità di fare 6 al Superenalotto, una di queste lotterie, è di 1 su 600 milioni.