SCACCHI, Gioco degli
(XXX, p. 986)
Diffusione nel mondo. - Il gioco degli s. è conosciuto e praticato in quasi tutti i paesi del mondo, tanto che sono oltre 150 le federazioni nazionali esistenti. Esse fanno capo alla FIDE (Fédération Internationale Des Echecs), fondata a Parigi nel 1924. L'Unione Sovietica sopravanzava di gran lunga tutti gli altri paesi quanto a numero di giocatori, e la sua federazione contava oltre quattro milioni di tesserati; era anche la nazione più forte sotto l'aspetto agonistico, e la posizione è ora ereditata dalla Russia. Dall'immediato dopoguerra sino a oggi sono stati quasi sempre suoi giocatori e sue giocatrici a conquistare i titoli mondiali, sia individuali che a squadre. Vi è comunque una buona diffusione del gioco in altre nazioni europee e negli Stati Uniti, dove sin dall'Ottocento esso ha avuto notevole rilievo. Negli ultimi tempi si è verificato un interessante sviluppo del gioco degli s. in parecchi paesi arabi (Egitto, Tunisia, Libia, ecc., e in particolare negli Emirati Arabi, sede nel 1986 delle Olimpiadi scacchistiche), africani e asiatici. In Cina, dove da tempo immemorabile si praticano molti altri giochi da tavoliere, solo da pochi anni si è dato corso alla pratica agonistica degli s., e i giocatori cinesi hanno conseguito in breve positivi risultati a livello internazionale. Vanno citati infine alcuni rari casi in cui particolari situazioni politiche hanno limitato o precluso lo sviluppo del gioco. In Iran il regime khomeinista, al suo avvento, ha messo al bando per diversi anni gli s., vietandone la pratica. Il Sudafrica, invece, a causa della politica di segregazione razziale nel decennio scorso era stato escluso dalle competizioni internazionali per decisione della FIDE, su richiesta di diverse nazioni soprattutto africane.
L'Italia, paese di grande tradizione in campo scacchistico (soprattutto nei secoli 16° e 17°, quando i suoi giocatori erano tra i più forti), ha scontato un lungo periodo di declino e di pressoché totale isolamento in conseguenza dell'adozione, da parte dei nostri scacchisti, di particolari regole di gioco non accettate dalle altre nazioni; isolamento conclusosi solo sul finire dell'Ottocento con la rinuncia a tali regole. La rinascita del nostro scacchismo prende avvio nei primi decenni del Novecento e i giocatori italiani raggiungono ben presto posizioni dignitose nell'ambito internazionale, anche se non di vertice. Attualmente l'Italia è paese di soddisfacente rilievo tecnico e organizzativo (vengono svolte annualmente importanti competizioni internazionali), anche se con una base agonistica ancora limitata. La FSI (Federazione Scacchistica Italiana) conta circa 14.000 tesserati; tuttavia in Italia il gioco è abbastanza conosciuto e i praticanti a livello amatoriale sono oltre due milioni.
Organizzazione internazionale. - La FIDE disciplina tutta l'attività agonistica internazionale, incluse le varie prove di campionato del mondo (maschile, femminile, a squadre, junior, ecc.). Ad essa è demandata inoltre la redazione dei regolamenti del gioco. Le deliberazioni più importanti sono approvate dall'assemblea generale, alla quale possono prendere parte con diritto di voto soltanto i delegati delle federazioni nazionali aderenti; ogni federazione rappresenta un voto e la durata delle cariche è di quattro anni. La sede della presidenza e della segreteria è a Glyfada (Atene); il presidente è assistito da sei vicepresidenti (di cui quattro con competenza per continenti: Europa, Asia, Africa e Americhe), dai presidenti di zona, dal segretario generale e dal tesoriere. Completano il vertice della FIDE il Consiglio esecutivo, il Comitato centrale e numerose Commissioni di carattere tecnico, organizzativo e di politica scacchistica (fra le più significative, la Commissione di qualificazione, che propone all'assemblea i nominativi dei giocatori cui vanno riconosciuti i vari titoli internazionali, e quella sulle regole del gioco).
In base a criteri geopolitici e di forza scacchistica le federazioni aderenti sono ripartite in ''zone''; alcune zone comprendenti numerose federazioni sono suddivise in sottozone. La Russia, in ragione della notevole estensione territoriale e della grande forza scacchistica, è considerata zona a sé stante; analogo trattamento è riservato a Stati Uniti, Cina e Canada. Le zone sono attualmente 19. L'Italia fa parte della zona 1.1, sottozona C, unitamente ad Andorra, Portogallo, San Marino e Spagna. La suddivisione in zone ha notevole rilevanza anche sotto il profilo agonistico: le eliminatorie di ogni ciclo di campionato del mondo individuale, maschile o femminile, partono infatti dai tornei di zona, o zonali.
Le federazioni aderenti alla FIDE hanno una vasta autonomia per quanto concerne la loro attività nazionale, tuttavia i loro regolamenti non possono essere in contrasto con quelli della federazione internazionale. Fanno inoltre capo alla FIDE, o le sono affiliati, alcuni organismi internazionali che disciplinano specifiche attività scacchistiche (problemi e ''studi'' di s., gioco per corrispondenza, collezionisti di giochi e di libri di s., competizioni con computer programmati per il gioco degli s., giocatori non vedenti e giocatori non udenti).
Negli ultimi anni sono sorte due organizzazioni internazionali postesi volontariamente al di fuori della FIDE. La prima è la GMA (Grandmasters Association, Associazione dei Grandi maestri di s.) costituita nel 1986, in occasione delle Olimpiadi scacchistiche svoltesi a Dubai, su proposta del campione del mondo in carica, il sovietico G. Kasparov, che ne aveva assunto la presidenza (la segreteria è a Bruxelles). Tra i primi atti della GMA vi è stata la creazione di una nuova competizione autonoma, la World Cup, articolata su 6 tornei al massimo livello da svolgersi nell'arco di due anni, con previsione di premi adeguati sia per i singoli tornei sia per la classifica finale e riservata ai 25 migliori giocatori del momento designati con norme stabilite dalla GMA stessa. Trovate le necessarie sponsorizzazioni, la manifestazione si è svolta nel 1988-89. Negli anni successivi, però, la GMA (che ha principalmente lo scopo di tutelare aspettative e interessi dei giocatori in possesso del massimo titolo internazionale) dovette affrontare difficoltà sempre crescenti, sia per contrasti interni sfociati nell'uscita di Kasparov dall'associazione, sia per problemi di natura economica. La sua attività si è man mano ridotta ed è attualmente pressoché inesistente. Nel 1993 Kasparov venne a trovarsi in contrasto con la FIDE in merito alla designazione della sede (Manchester) e alle condizioni economiche previste per l'incontro di campionato del mondo da disputare con lo sfidante designato dalle selezioni FIDE, l'inglese N. Short. D'accordo con l'avversario e sostenuto da alcuni sponsor Kasparov fondò una nuova organizzazione, la PCA (Professional Chess Association, Associazione professionale degli scacchi) e sotto tale egida i due contendenti disputarono per conto loro, a Londra, il previsto incontro di campionato. Da parte sua la FIDE, dopo infruttuosi tentativi di componimento della vertenza, deliberò la revoca dei rispettivi titoli a Kasparov e a Short, sospendendoli dalla propria attività, e organizzò in quello stesso anno un nuovo incontro di campionato del mondo tra l'ex campione A. Karpov e l'olandese J. Timman. Attualmente abbiamo, pertanto, due campioni del mondo: uno versione FIDE (Karpov) e uno versione PCA (Kasparov). Ottenute alcune sponsorizzazioni di rilievo, la PCA ha proseguito la sua attività organizzando nel biennio 1993-94, oltre ad alcuni importanti tornei con cadenza rapida, le prove di selezione del suo campionato del mondo. Va segnalato che la FIDE non ha impedito ai suoi giocatori di prendere parte a tali prove, probabilmente per non precludersi la possibilità in futuro di riunificare i due campionati.
Titoli internazionali e sistema di classificazione mondiale a punti (sistema ELO). − Nel 1950 la FIDE, ufficializzando denominazioni da tempo esistenti, ha proceduto all'istituzione di titoli scacchistici, a vita, da assegnare ai giocatori che abbiano conseguito determinati risultati agonistici nei tornei dalla stessa riconosciuti. Tali titoli sono: Maestro FIDE, Maestro internazionale, Grande maestro. Sono inoltre previsti analoghi titoli per le giocatrici. I titoli possono essere assegnati al raggiungimento di un determinato traguardo nelle selezioni per il campionato del mondo: per es., diventa Grande maestro chi si qualifica per la competizione dei candidati al campionato del mondo, Maestro internazionale chi si qualifica per il torneo interzonale; oppure al conseguimento di determinati risultati − stabiliti in base alla difficoltà tecnica della gara − in due o più prove comprendenti almeno 24 partite in totale.
I titoli, come si è detto, sono a vita, e quindi indicano che il giocatore ha superato in un certo momento della sua carriera scacchistica le prove richieste per conseguire quel determinato titolo. Ma la forza agonistica di un giocatore non è costante nel tempo. Proprio per cercare di stabilire con maggiore approssimazione e in qualsiasi momento la reale capacità scacchistica di ogni singolo giocatore di livello internazionale, e pertanto la difficoltà tecnica di ogni torneo valido per l'attribuzione dei titoli, la FIDE ha introdotto nel 1970 un particolare sistema di classificazione, conosciuto come ''sistema Elo'' (dal nome del suo inventore, lo statunitense A. Elo, di origine ungherese). Il sistema è basato su una valutazione in punti (rating), che viene sottoposta a continui aggiornamenti, della forza scacchistica di ogni giocatore (o giocatrice) che pervenga a un livello di gioco dalla FIDE stessa stabilito come internazionale. Per accedere a tale valutazione il giocatore deve partecipare a prove che siano riconosciute dalla FIDE, a conclusione delle quali gli viene assegnato un punteggio iniziale d'ingresso, che varia in ragione dei risultati ottenuti. Questo punteggio, come quello degli altri giocatori già valutati dal sistema, è soggetto a periodiche variazioni calcolate sulla base delle prove valide disputate e dei risultati in esse ottenuti, strettamente correlati con la ''forza Elo'' degli avversari incontrati. Il nuovo punteggio diventa ufficiale al momento della pubblicazione della nuova lista di classificazione, che ha una cadenza semestrale. Per poter entrare nella lista il punteggio minimo richiesto è di 2005 (dal 1993 sia per gli uomini che per le donne).
Il calcolo delle variazioni, e dell'intero sistema Elo, si basa su formule incentrate sul ''punteggio-partite atteso'' (PA) rispetto alla media di punteggio Elo espressa dagli avversari incontrati, partendo dal presupposto che a parità di forza il risultato atteso è di parità, vale a dire del 50% dei punti-partita possibili. Per es., se in un torneo un giocatore incontra 10 avversari, che, in base all'ultima lista di classificazione valida, esprimono una media di punteggio Elo pari al punteggio Elo in possesso del giocatore, allora i punti-partita attesi per quel giocatore sono il 50% di quelli possibili, cioè 5. Ammettiamo che egli alla fine del torneo abbia totalizzato 7 punti su 10, vale a dire due punti-partita in più di quelli attesi: allora questi due punti verranno moltiplicati per un coefficiente convenzionale che varia da un massimo di 25 a un minimo di 10. Ipotizziamo che il coefficiente per quel giocatore sia previsto in 15; allora, per quel torneo, il suo punteggio Elo subirà una variazione di 2 × 15, cioè di 30 punti in più. Naturalmente nel caso opposto, cioè quando il giocatore ottiene un punteggio finale inferiore a quello atteso, la variazione sarà computata in diminuzione.
Il punteggio Elo massimo ottenuto da un giocatore è stato per lungo tempo quello raggiunto nel 1972 dallo statunitense R. Fischer, cioè 2780. Tale punteggio è stato superato da Kasparov, che con la lista aggiornata al 1° gennaio 1993 si è visto riconoscere 2805 punti. La media dei punteggi di classificazione dei partecipanti a una competizione stabilisce la forza di quella gara. La FIDE prevede 16 diversi gradi di difficoltà delle prove scacchistiche: dalla categoria 1, con punteggio medio di 2251-2275 (2051-2075 per l'analoga categoria femminile), alla categoria 16, con punteggio medio di 2626-2650 (2426-2450 per l'analoga categoria femminile). Per ogni categoria sono fissate le percentuali minime da conseguire per poter considerare il risultato valido per l'ottenimento dei titoli di Maestro internazionale o di Grande maestro. Per ottenere il titolo di Maestro FIDE è richiesto soltanto il raggiungimento e il mantenimento, in prove comprendenti più di 24 partite in totale, di un punteggio Elo di 2300. Vi è infine un ulteriore titolo, non agonistico, assegnato dalla FIDE: quello di Arbitro internazionale, che abilita a dirigere le competizioni internazionali.
Va precisato, infine, che anche gli organismi internazionali collaterali alla FIDE, che disciplinano le attività scacchistiche specialistiche, assegnano analoghi titoli internazionali. Per la problemistica: Maestro internazionale per la composizione, Grande maestro per la composizione, Giudice internazionale per la composizione. Per il gioco per corrispondenza: Maestro internazionale per corrispondenza, Grande maestro per corrispondenza.
Gli scacchi in Italia. Dalle origini sino agli inizi del Novecento. - L'Italia è una delle nazioni di maggior tradizione scacchistica, anche in conseguenza della sua collocazione geografica. Infatti il gioco si diffuse in Europa nei primi secoli del secondo millennio tramite gli Arabi, che da tempo lo avevano elevato a loro passatempo preferito. Pertanto i primi paesi del nostro continente a essere conquistati dal nuovo gioco, particolarmente apprezzato dai nobili e dalle classi più elevate, furono quelli mediterranei. Tuttavia il gioco degli s., così come praticato dagli Arabi, doveva probabilmente apparire, soprattutto per quanto concerne la fase di sviluppo dei pezzi, un po' troppo lento per gli europei, che ne avevano fatto un gioco prevalentemente a scommessa. È opinione comune che proprio in ragione di ciò, a partire dal Trecento, si sia verificato un progressivo cambiamento delle regole del gioco, le quali, presumibilmente negli ultimi decenni del 1400, diventano quelle attuali. Con le nuove regole cessa il predominio sino allora esercitato dagli Arabi e nel secolo 16° i migliori giocatori appartengono soprattutto all'Italia, specie quella centro-meridionale, oltre che a Spagna, Portogallo e Francia. La supremazia italiana prosegue nel 1600 e sino agli inizi del 1700.
Tra i nomi più noti di quel periodo è da ricordare L. Giovanni da Cutro, detto ''il Puttino'' (circa 1552-1597); suo degno avversario in patria fu P. Boi, detto ''il Siracusano'' (Siracusa 1528-Napoli 1598). Di poco posteriore l'altro celeberrimo giocatore, G. Greco, soprannominato ''il Calabrese'' perché nato a Celico, in provincia di Cosenza, presumibilmente verso il 1600. Dopo aver iniziato la sua attività a Roma, protetto da alti prelati, Greco si recò a giocare all'estero, dapprima alla corte del duca di Lorena a Nancy, poi a Parigi, a Londra e infine in Spagna, dove primeggiò alla corte di Filippo iv. Morì nel 1634 nelle Indie Occidentali, durante un viaggio al seguito di un gentiluomo spagnolo. La fama di Greco è legata non soltanto alla sua grande abilità di giocatore ma anche al suo celebre Trattato del nobilissimo gioco de scacchi del 1620, una raccolta di circa un centinaio di brillanti partite, per la quasi totalità da lui composte o tratte dalle sue esperienze di gioco e da lui diffusamente commentate, che rimase per oltre due secoli una delle opere scacchistiche più note e apprezzate.
Tra i molti importanti scacchisti italiani di questo periodo, un posto a parte meritano alcuni trattatisti per l'alto valore tecnico o di testimonianza delle loro pubblicazioni. Tra i più noti, G.C. Polerio (nato a Lanciano, fu contemporaneo del Puttino; lasciò manoscritti che ebbero larga diffusione e furono ripresi da altri trattatisti italiani e stranieri), A. Salvio (circa 1570-1640), P. Carrera (1573-1647). Nel secolo successivo teorico di particolare rilievo fu il conte piemontese C. Cozio, autore de Il giuoco degli scacchi, scritto verso il 1740. Altre personalità di grande rilievo furono G. Lolli (1698-1769), D.L. Ponziani (1719-1796) ed E. Del Rio (circa 1720-1800), tutti di Modena e perciò definiti ''i tre grandi modenesi''. La loro epoca segna però il distacco dell'Italia dalle grandi correnti scacchistiche europee. Infatti essi suggerirono (e, data l'autorevolezza e l'importanza dei loro testi, in pratica imposero agli altri scacchisti italiani) la puntigliosa adozione di alcune particolari regole di gioco − dette appunto italiane − quali, per es., l'arrocco libero, l'assenza della presa del pedone en passant, la promozione del pedone avanzato in ottava limitata solo a un pezzo che fosse già stato catturato. Tali regole, non condivise dai giocatori degli altri paesi europei, allontanarono lo scacchismo italiano da quello internazionale, proprio nei tempi in cui quest'ultimo − grazie a notevoli campioni quali Philidor, De Labourdonnais, Staunton, e in seguito al fiorire della ''scuola romantica'', capeggiata da giocatori di grande levatura come Anderssen e Morphy − segnava tappe fondamentali nell'evoluzione tecnica del gioco. Nel periodo di grave e inevitabile declino che seguì, il mondo scacchistico italiano comunque annoverò un notevole giocatore, il romano S. Dubois (1817-1899), il quale, oltre a essere il più forte nel gioco con le regole italiane, conosceva e praticava con successo quello con le regole internazionali. Con l'intento di mettere maggiormente a frutto la propria abilità, Dubois nel 1855 si recò a Parigi dove sostenne un incontro con il noto maestro francese De Rivière e lo vinse. Dubois, che era in pratica l'unico professionista del gioco in Italia, viveva però in notevoli ristrettezze economiche. Così solo nel 1862, grazie all'aiuto di sostenitori, poté effettuare un nuovo viaggio per prender parte a un grande avvenimento internazionale, il torneo di Londra. E nonostante si fosse ammalato durante la gara perdendo così una partita per forfait, conquistò un notevolissimo 4°-5° posto su 14, precedendo il futuro campione del mondo Steinitz e altri forti giocatori. I successi del maestro romano, uniti ai suoi contributi di scrittore ed editore, contribuirono a risvegliare il mondo scacchistico italiano avviando un dibattito legato sia alle regole di gioco da adottare sia allo sviluppo organizzativo dello stesso. Il desiderio poi di emulare le sempre più numerose competizioni internazionali spinse gli scacchisti del nostro paese a organizzare il Primo torneo nazionale, che si tenne a Roma nel 1875, adottando ovviamente le regole di gioco ''all'italiana''. Solo dopo tre anni fu possibile organizzare, con lo stesso regolamento, il successivo torneo, che si tenne a Livorno nel 1878 (vinto dal romano L. Sprega). Ma il dibattito sulle regole di gioco continuava e nel Terzo torneo nazionale, svoltosi a Milano nel 1881, i partecipanti decisero alfine, a larga maggioranza, di adottare le regole internazionali. Vinse l'avvocato veneziano C. Salvioli (1849-1931).
Superato il problema delle regole, la vita scacchistica italiana riprese con maggior vigore, e sul finire del secolo e nei primi anni del Novecento vi furono alcune significative iniziative, tra le quali la nascita di nuove riviste, anche se di vita limitata. Di maggiore rilievo è la fondazione nel 1898, su proposta dell'Accademia scacchistica romana e con l'adesione di alcuni dei maggiori circoli italiani, dell'Unione Scacchistica Italiana (USI), che diede impulso all'attività agonistica promuovendo un suo primo torneo, il settimo nazionale, che si tenne a Roma nel 1900 e fu vinto dal maestro A. Reggio (1863-1917). L'USI non riuscì tuttavia nel compito di riorganizzare lo scacchismo nazionale, e la sua successiva attività si limitò allo svolgimento, con cadenze peraltro irregolari, di altri quattro tornei. L'ultimo di essi si tenne a Roma nel 1911 e vide il successo di M. Gladig, di Trieste. In quello stesso anno si tenne a Sanremo, ospitato dal locale Casinò, il primo torneo internazionale svolto in Italia, cui presero parte alcuni noti maestri stranieri. Il torneo, molto combattuto, venne vinto dallo svizzero H. Fahrni, ma S. Rosselli, uno dei due italiani in gara, ottenne un più che soddisfacente 50% dei punti (5 su 10). Sempre Rosselli fondava nel frattempo L'Italia Scacchistica, la più antica rivista tra quelle attualmente esistenti. La scomparsa dell'USI rese ancora più evidente la mancanza d'indirizzo dell'attività scacchistica italiana, e ben poche gare furono organizzate negli anni successivi. La parentesi della prima guerra mondiale aggravò la situazione.
La Federazione, la vita scacchistica italiana dopo il 1920. − L'esigenza di dare una stabile organizzazione allo scacchismo nazionale indusse un gruppo di appassionati a fondare nel 1920, a Varese, la Federazione Scacchistica Italiana (FSI). Presidente venne eletto il veneziano L. Miliani, che durò in carica sino alla sua morte (1944). Nel dopoguerra, dopo un periodo assai confuso, con due commissariamenti e due brevi presidenze, fu eletto (1950) presidente l'armatore veneziano E. Szabados, che doveva rimanere in carica sino al 1958. Gli succedette il conte G.C. dal Verme, di Milano, la cui presidenza durò fino al 1980. Successivo presidente è stato il milanese N. Palladino durato in carica fino al 1994. Attuale presidente è il Grande maestro S. Mariotti di Roma. La Federazione Scacchistica Italiana ha sede a Milano.
Nei primi anni di vita la Federazione ebbe un'attività assai ridotta. Solo nel 1927, quando venne inserita nel CONI con la nuova denominazione di Associazione Scacchistica Italiana (ASI), si avviò ad assumere un ruolo più significativo. Nel 1930 fu eretta in Ente morale. Poco dopo, a seguito di un nuovo riordinamento del CONI, l'ASI fu trasferita d'autorità all'Opera Nazionale Dopolavoro.
Nel dopoguerra, riassunta l'antica denominazione di Federazione Scacchistica Italiana, tornò a operare autonomamente ma con molte difficoltà di carattere economico e organizzativo. Tali difficoltà diminuirono nel 1960, quando la Federazione entrò a far parte dell'ENAL, rimanendovi sino alla soppressione dell'ente, avvenuta sul finire degli anni Settanta. Nel 1988, la FSI è tornata nell'ambito del CONI, per il momento in veste di disciplina associata. Tra i compiti della Federazione vi sono quelli di coordinare e disciplinare l'attività scacchistica nazionale, di promuovere la diffusione del gioco nel paese, di rappresentare lo scacchismo nazionale all'estero. La sua organizzazione, a livello territoriale, è strutturata in Comitati regionali e provinciali, cui fanno capo i Circoli scacchistici locali, che rappresentano la base del movimento scacchistico italiano organizzato.
L'attività scacchistica nazionale si è svolta nel complesso, dall'anno di fondazione della Federazione a oggi, su basi quasi esclusivamente dilettantistiche, anche perché le scarse risorse economiche a disposizione della Federazione e dei circoli non hanno consentito di sostenere o di fiancheggiare l'affermarsi di un professionismo scacchistico, come invece è avvenuto negli altri paesi, soprattutto europei. Fra le più recenti iniziative della FSI in campo divulgativo va ricordata l'''azione scacchi-scuola'', destinata a diffondere la conoscenza del gioco nell'ambito scolastico. È stato inoltre riorganizzato il settore giovanile, che ora indice delle apposite competizioni regionali e interregionali, rivolte ai ragazzi di tutte le età.
Per quanto concerne l'attività agonistica la Federazione, oltre a indire i vari campionati nazionali, riconosce e approva molteplici gare individuali, nazionali e internazionali, solitamente a partecipazione libera. Questo tipo di competizioni, valide per il conseguimento delle categorie tecniche previste dai regolamenti della FSI (nonché, per quelle di livello tecnico più elevato, dei titoli internazionali della FIDE), vengono in genere denominate ''festival'' o ''tornei internazionali''. Esse si articolano in più tornei, ciascuno dei quali riservato ai giocatori di uno specifico livello tecnico e valido per la promozione alla categoria superiore. I tornei previsti attualmente sono: magistrale, di prima categoria nazionale, di seconda categoria nazionale e di terza categoria nazionale, più uno riservato agli esordienti.
Un capitolo a parte occupano i tornei internazionali a inviti, disciplinati dai regolamenti della FIDE, che si svolgono con un numero prefissato di partecipanti, ciascuno dei quali deve affrontare tutti gli avversari secondo le modalità del girone all'italiana.
In questi ultimi decenni i tornei internazionali ospitati in Italia sono diventati sempre più numerosi. Va citata la serie di tornei svoltisi a Venezia dal 1947 al 1953; altra serie lunghissima, e tuttora in corso, è quella dei Tornei di Capodanno di Reggio Emilia (l'edizione svoltasi nel 1991-92, ha toccato la 18ª categoria FIDE e ha annoverato fra i partecipanti, tutti Grandi maestri, il campione del mondo G. Kasparov e l'ex campione A.E. Karpov). Va infine ricordata l'ottima serie dei Tornei internazionali Banco di Roma, svoltisi nella capitale dal 1976 al 1988, che prevedevano per ogni edizione due distinte gare, la prima valida per la promozione a Grande maestro e la seconda a Maestro internazionale. All'ultima edizione ha preso parte l'ex campione del mondo V.V. Smyslov, mentre in precedenza vi era stata per due volte la partecipazione dell'allora vice campione del mondo V. Korcnoj. Tra le manifestazioni svoltesi episodicamente, o una volta soltanto, va segnalato l'importante Torneo di Milano del 1975, vinto dall'allora campione del mondo Karpov. L'Italia ha pure ospitato, a Merano, l'incontro di Campionato del mondo del 1981 tra Karpov e lo sfidante Korcnoj.
Vi sono inoltre nel nostro paese altre organizzazioni scacchistiche nazionali, quasi tutte di settore, che fiancheggiano la federazione. Le principali sono: l'API, Associazione Problemistica Italiana, che raggruppa quanti si dedicano ai problemi di s.; l'ASIGC, Associazione Scacchistica Italiana Giocatori per Corrispondenza, che organizza il gioco degli s. per corrispondenza; l'AISE, Associazione Italiana Scacchi Eterodossi, che raggruppa i giocatori che praticano sistemi di gioco particolari, non ortodossi (per es., gli scacchi progressivi: il Bianco gioca una mossa, il Nero risponde con due mosse consecutive, il Bianco a sua volta effettua tre mosse consecutive, ecc.; o come il vinciperdi: vince chi riesce a obbligare l'avversario a dargli scacco matto; e tantissime altre variazioni del gioco normale); l'AMIS, Associazione Maestri Italiani di Scacchi, che, oltre a raggruppare i Maestri di s. italiani, incentra la sua attività su iniziative di carattere culturale e di perfezionamento didattico; la Lega Scacchi UISP, organizzazione scacchistica dell'Unione Italiana Sport per tutti, che si prefigge tra i suoi scopi lo sviluppo della pratica scacchistica nell'ambito dei suoi iscritti, promuovendo anche apposite manifestazioni e la divulgazione del gioco su base locale.
Le categorie tecniche previste dalla FSI. - In base ai regolamenti tecnici emanati dalla Federazione, i giocatori italiani sono divisi in otto categorie, che qui elenchiamo in ordine decrescente: Maestri, Candidati maestri, prima nazionale, seconda nazionale, terza nazionale, prima sociale, seconda sociale, terza sociale. Coloro che non fanno parte di nessuna di tali categorie sono considerati ''inclassificati''. Le promozioni alle varie categorie sociali si conseguono realizzando determinati risultati nelle prove indette dal circolo di appartenenza.
Per quanto concerne le promozioni di livello magistrale e nazionale, va ricordato che la FSI, in analogia a quanto praticato dalla Federazione internazionale, ha oltre alle categorie anche un proprio sistema di classificazione Elo-Italia, derivato da quello della FIDE, il cui ambito di applicazione e il relativo regolamento sono in continua evoluzione. Esso si limita a prendere in considerazione i risultati conseguiti, solo nelle gare riconosciute od omologate dalla FSI, da Maestri, Candidati maestri e giocatori di prima e seconda nazionale. I tornei previsti per il conseguimento della promozione alla categoria tecnica superiore di livello nazionale sono: tornei di terza nazionale, di seconda nazionale, di prima nazionale e magistrali. Questi tornei di promozione debbono svolgersi con un minimo di otto turni di gioco. Con la promozione a seconda nazionale al giocatore viene assegnato un punteggio Elo-Italia d'ingresso (attualmente è 1600), sottoposto come di consueto alle normali variazioni derivanti dai risultati che il giocatore conseguirà nei successivi tornei magistrali. Le successive promozioni, sino a Candidato maestro, avvengono al raggiungimento di un determinato punteggio Elo-Italia (1700 per la promozione a prima nazionale e 1900 per quella a Candidato maestro). Un Candidato maestro per essere promosso Maestro deve raggiungere, al termine di una prova, un determinato punteggio Elo-Italia (almeno 2100) e poi confermarlo consecutivamente per altre due prove (o anche per una sola se migliora notevolmente tale punteggio).
Il gioco per corrispondenza. - Il sistema di giocare una o più partite di s. per corrispondenza, contro un avversario residente in un'altra località, non era sconosciuto nei secoli passati (per es., F.-M.-A. Voltaire usò giocare per corrispondenza con Federico ii fra il 1760 e il 1780). Nell'Ottocento rimasero celebri alcuni incontri disputati tra circoli di città diverse: una particolare risonanza riscosse quello iniziato nel 1824 tra i club inglesi di Londra e quelli di Edimburgo, su cinque partite, e vinto da questi ultimi. Nei primi decenni del Novecento cominciarono a diffondersi le competizioni individuali per corrispondenza, spesso indette da riviste scacchistiche fra i loro abbonati, e nacquero così le prime associazioni nazionali. Tuttavia fu solo dopo la conclusione della seconda guerra mondiale che si giunse a un'organica attività anche in campo internazionale. Nel 1945 fu infatti fondata l'International Chess Correspondence Federation (ICCF), dapprima autonoma e in seguito (1952) aderente alla FIDE.
Nello stesso periodo venne riconosciuto internazionalmente un sistema di ''notazione'' per la trasmissione delle mosse fra i giocatori di un torneo. I regolamenti dei vari tornei hanno inoltre stabilito il tempo massimo di riflessione, ovviamente computato in giorni, concesso a ogni giocatore per rispondere alle mosse dell'avversario, con controllo del tempo per gruppi di 10 o più mosse. A tal fine ogni giocatore nella sua cartolina di risposta deve indicare, oltre alla mossa, anche il giorno in cui gli è pervenuta la comunicazione dell'avversario e quello di spedizione della propria mossa. Nel 1947 l'ICCF bandì le eliminatorie del primo campionato del mondo per corrispondenza, che si concluse nel 1953 con la vittoria dell'australiano C. Purdy, dopo lunga lotta con l'italiano M. Napolitano. L'attuale campione del mondo è il russo G.K. Sanakojev, vincitore della 12ª edizione del campionato.
In Italia il gioco per corrispondenza è diretto dall'ASIGC, che in passato costituiva una sezione della FSI e poi dal 1970 è stata costituita in associazione autonoma, con sede a Roma. Anche i giocatori per corrispondenza sono raggruppati per categorie, con denominazioni analoghe a quelle nazionali della FSI (Maestro, Candidato maestro, prima, seconda e terza categoria). Il primo campionato italiano di gioco a s. per corrispondenza si svolse dal 1939 al 1941 e si concluse con il successo di M. Napolitano, che si aggiudicò anche la seconda edizione terminata nel 1947. Tra i successivi vincitori spetta una particolare citazione al napoletano G. Porreca, campione nazionale anche nel gioco a tavolino, che vinse ben 7 titoli (nel 1967 e poi ininterrottamente per altre sei volte dal 1966 al 1973). L'attuale campione è A. Sonzogno, vincitore della 42ª edizione del campionato. Lo scacchismo italiano per corrispondenza ha inoltre ottenuto numerosi successi internazionali, sia in competizioni individuali che a squadre.
L'attività problemistica. - Sin dai tempi antichi, gli appassionati e soprattutto gli autori dei primi manoscritti e dei primi libri dedicati al gioco degli s. erano portati a dare notevole rilievo a talune posizioni, spesso di fantasia ma talvolta anche derivate da partite realmente giocate, che racchiudevano combinazioni particolarmente ingegnose. Queste posizioni venivano indicate fin dal Medioevo con il termine di ''partiti'', una denominazione che durerà fino al Settecento. Nel secolo successivo, con l'ampliarsi in più direzioni di tutto il campo d'indagine scacchistica, nacquero nuovi compositori i cui interessi si rivolgevano da una parte a particolari situazioni di finale di partita, da allora in poi indicate con il termine di ''finali artistici'' o ''studi'' (di solito con enunciazione di vittoria per il Bianco, oppure di patta, senza precisare il numero di mosse occorrenti), e dall'altra a posizioni di fantasia, annuncianti lo scaccomatto in un determinato numero di mosse, denominate ''problemi''.
Per ''problema'' s'intende una posizione di pezzi creata dalla mente del compositore, nella quale il Bianco, con una serie di mosse prestabilite, dà scacco matto al Nero, o costringe quest'ultimo a dar scacco matto al Bianco. A questi due enunciati corrispondono i problemi ''diretti'' (primo tipo) o ''inversi'' (secondo tipo), questi ultimi detti anche ''automatti''. I problemi più noti al grande pubblico sono quelli ''diretti'' a numero limitato di mosse (per es., il Bianco muove e dà matto in 3 mosse); la posizione del problema dev'essere comunque legale, cioè ottenibile con una serie di mosse regolari, partendo dallo schieramento iniziale dei pezzi in un'immaginaria partita. Nel campo del problema e degli studi artistici l'attività che gode di maggiori riconoscimenti, specie a livello internazionale, è quella della ''composizione''. In genere le riviste specializzate bandiscono concorsi internazionali di composizione per problemi o per studi.
L'organizzazione internazionale di questo particolare settore prese l'avvio nel 1927 con la costituzione dell'International Problem Board, cui aderirono associazioni problemistiche nazionali di tutto il mondo. Nel 1952, dopo accordi intervenuti con la FIDE, venne costituita in seno a quest'ultima la Permanent Commission for Chess Compositions (PCCC). Nel campo degli studi artistici va ricordato che antichi autori − come lo spagnolo Lucena e il portoghese Damiano nei secoli 15° e 16°, gli italiani Salvio, Carrera e Gianutio nel 17° secolo, e poi il ''terzetto modenese'' (composto dai già citati Lolli, Ponziani e Del Rio), l'arabo Stamma e il francese Philidor nel Settecento −riportarono molti studi nelle loro opere. Fra i maggiori compositori di questi due ultimi secoli possono essere ricordati l'inglese J. Kling (1811-1876), l'austriaco J. Berger (1845-1933), il russo A. Troitzkij (1866-1942), il francese H. Rink (1870-1952), il sovietico G.M. Kasparjan (n. 1910), unitamente agli italiani L. Centurini (1820-1900), C. Salvioli (1848-1930), R. Bianchetti (1882-1963) e U. Lancia (1885-1960). Fra i compositori italiani viventi vanno citati M. Camorani, compositore anche di problemi, ed E. Paoli.
Il problema iniziò ad affermarsi solo ai primi dell'Ottocento, con il diffondersi delle pubblicazioni scacchistiche e il sorgere delle prime riviste. L'arte del problema sfugge a una classificazione esatta, pur limitandoci all'ambito dei soli problemi diretti, non tanto in ragione delle possibili suddivisioni in dipendenza del numero di mosse dell'enunciato o del numero di pezzi esistenti nella posizione creata (per es., il problema con un numero massimo di sette pezzi è definito ''miniatura''), quanto soprattutto per l'infinita varietà di ''temi'' che sono stati sviluppati nel tempo dai compositori. In definitiva può dirsi che il ''tema'' (cioè l'idea su cui s'impernia la combinazione) è considerato l'essenza stessa del problema.
Fra i più grandi compositori di ogni tempo va senz'altro collocato lo statunitense S. Loyd (1841-1911), forse il problemista più noto al grande pubblico. Si possono inoltre segnalare gli statunitensi W. Shinkmann (1847-1933) e A. White (1880-1951), gli inglesi B. Laws (1861-1931) e C. Kipping (1891-1964), i tedeschi A. Bayersdofer (1842-1901), J. Kohtz (1843-1918), K. Kockelkorn (1843-1914) e F. Palatz (1896-1945), l'austriaco J. Berger (1845-1933), il boemo J. Dobrusky (1853-1907), il cecoslovacco A. Mandler (1891-1971) e l'olandese M. Niemeijer (1902-1987).
Vi sono stati pure non pochi compositori italiani che hanno ottenuto grande considerazione in campo internazionale. Tra quelli che hanno riscosso particolare successo nei primi decenni del Novecento debbono essere ricordati V. De Barbieri (1860-1943), A. Mari (1892-1953), campione nel 1924 del Good Companion (un famoso club problemistico internazionale fondato nel 1913 dal mecenate statunitense J. Magee) e che nel 1928 fu in testa alla classifica su scala mondiale dei problemisti premiati in quell'anno, G. Guidelli (1897-1924) e A. Bottacchi (1900-1969), ambedue ugualmente soci del Good Companion. Tra i compositori italiani affermatisi successivamente vanno citati O. Stocchi (1906-1964), considerato uno dei più geniali problemisti del 20° secolo, A. Chicco (1907-1990), molto noto in campo internazionale anche come eminente studioso di storia e di letteratura scacchistica nonché collezionista di giochi e di libri di s., G. Cristoffanini (1908-1980), E. Cacciari (1912-1964) e A. Piatesi (1903-1986).
Editoria scacchistica. - La letteratura scacchistica è tra le più antiche e vaste fra quelle rivolte ai giochi e agli sport. Le prime opere a stampa furono infatti pubblicate − principalmente in Spagna, Italia e Portogallo − verso la fine del secolo 15° e nel corso del 16°, mentre sono tuttora conservati diversi manoscritti di epoca antecedente. Nei secoli successivi continuò la pubblicazione di libri di s. in quasi tutte le nazioni europee, ma fu solo nell'Ottocento, grazie anche a un più frequente uso del ''diagramma'' (illustrazione di una determinata posizione mediante la riproduzione della scacchiera e dei pezzi) e al diffondersi di sistemi di ''notazione'' più pratici, molto simili a quelli attuali, che la letteratura scacchistica comincia ad ampliarsi diffusamente. Oltre alle opere di carattere generale, si pubblicano anche libri dedicati ai primi tornei, nazionali e internazionali, che riportano e commentano le partite in essi disputate. Nascono inoltre le prime riviste, con notizie, partite e commenti sui principali avvenimenti agonistici e con articoli su specifici argomenti tecnici.
L'editoria scacchistica è divenuta oramai imponente. Ogni anno vengono pubblicati centinaia di libri, in tutto il mondo, rivolti alla trattazione dei più diversi argomenti tecnici del gioco: principalmente si tratta di monografie continuamente aggiornate sui più usuali sistemi di apertura e raccolte delle partite disputate nei più importanti tornei, ma anche opere sul mediogioco, sui finali, sulla strategia, sulla tattica, sulle tecniche di allenamento, sulla psicologia del giocatore, sulla storia, sui problemi, nonché biografie di campioni, riedizioni e traduzioni di classici del passato, inoltre libri di divulgazione e corsi d'insegnamento elementare e di perfezionamento del gioco. Numerosissime sono infine le riviste e delle quali ogni paese ne pubblica almeno una. Si segnala, in considerazione del notevole successo ottenuto non solo nel proprio paese ma in tutto il mondo, la pubblicazione semestrale iugoslava Sahovski Informator, il cui primo numero risale al 1967, che riporta una selezione delle più interessanti partite giocate nei mesi precedenti, suddivise per aperture e commentate dai più noti campioni, adottando un particolare sistema di notazione (nell'indicazione delle mosse è riportato il simbolo del pezzo, in luogo della consueta iniziale dello stesso) e di commenti, di comprensione universale. Sulla scia di tale riuscita è apparsa in seguito, a opera dello stesso editore, l'Enciclopedia delle aperture, in cinque volumi periodicamente aggiornati sulla base delle partite pubblicate dall'Informator. Tra le riviste straniere più note possiamo segnalare: i mensili Europe Echecs (Francia), British Chess Magazine e Chess (Regno Unito), Schachmaty v SSSR e Schachmatnij Bjulleten (URSS), New in Chess (Olanda, in lingua inglese), Chess Life (USA), Schach Echo (Germania), Fernschach (rivista internazionale del gioco per corrispondenza, in lingua tedesca) e il settimanale d'informazione scacchistica Die Schachwoche (Svizzera, in lingua tedesca).
La letteratura scacchistica italiana, considerata nell'arco dei secoli, è fra le più importanti del mondo. Tuttavia essa ha avuto una certa flessione nell'Ottocento e nella prima metà del Novecento, riprendendosi solo in questi ultimi decenni con l'apparire di opere originali sul mediogioco, sui finali e sulle aperture, soprattutto a opera dei maestri internazionali E. Paoli e G. Porreca, e pubblicate per la maggior parte dalla casa editrice Mursia di Milano, unitamente a diverse traduzioni di opere tecniche straniere. Tra le altre notevoli iniziative di questi ultimi anni va citata in particolare la collana di traduzioni di classici stranieri, prevalentemente della scuola sovietica, diretta dal Grande maestro S. Mariotti e pubblicata dalla Prisma Editori di Roma. Va segnalato inoltre che il nostro paese è probabilmente l'unico ad aver recentemente sottoposto la propria letteratura a un'accurata indagine bibliografica. L'AMIS nel 1987 ha pubblicato il volume, curato da A. Chicco e A. Sanvito, Lineamenti di una bibliografia italiana degli scacchi, che cataloga oltre un migliaio di opere di contenuto scacchistico (manoscritti, libri, manuali, bollettini di tornei, riviste, articoli, ecc.), apparse in Italia sin dal Medioevo. Per quanto riguarda le pubblicazioni periodiche, le principali riviste scacchistiche del nostro paese sono: L'Italia Scacchistica, di gran lunga la più antica rivista fra quelle in vita, fondata nel 1911; Scacco, fondata nel 1970; Torre & Cavallo, operante dal 1987, unica rivista a essere distribuita anche in edicola. Infine, i notiziari di associazioni scacchistiche: Scacchitalia, bollettino della Federazione Scacchistica Italiana (bimestrale, appare dal 1990; viene inviato ai soci FSI); Telescacco Nuovo, organo ufficiale dell'Associazione Scacchistica Italiana Giocatori per Corrispondenza (mensile, inviato ai soci ASIGC); Mondoscacchi, notiziario dell'Associazione Maestri Italiani di Scacchi (trimestrale, inviato agli aderenti all'AMIS); Sinfonie Scacchistiche, trimestrale d'informazione sul problema a cura dell'API, Associazione Problemistica Italiana (inviato ai soci API); Eteroscacco, Bollettino fuori commercio diretto ai soci AISE, Associazione Italiana Scacchi Eterodossi (trimestrale).
Scacchi e computer. - Un settore che ha avuto un ampio impulso in questi ultimi decenni e che ha reso disponibili programmi e prodotti sempre più perfezionati è quello dei computer che giocano a scacchi. Una sorta di precursore in questo campo è da considerare in un certo senso il celebre automa giocatore di s. costruito sul finire del Settecento dal barone ungherese W. von Kempelen ed esibito per la prima volta a Vienna nel 1770.
L'automa suscitò molta curiosità ed ebbe grande successo. Nei decenni successivi il granduca Paolo di Russia, Filippo ii di Prussia e persino Napoleone chiesero di vederlo e di giocare una partita. L'automa, che cambiò più volte proprietario, continuò a essere esibito a intervalli per lungo tempo, prima in Europa e poi in Nordamerica, fino al 5 luglio 1854, quando fu distrutto da un incendio sviluppatosi in un museo cinese di Filadelfia ove era esposto. Esso si presentava ai visitatori come un turco seduto dietro una grande cassa, sulla quale era fissata la scacchiera. Durante le esibizioni muoveva i pezzi con la mano sinistra, mentre la destra rimaneva immobile accanto alla scacchiera. Solo in seguito fu chiarito che all'interno della cassa vi era, ben nascosto tra i numerosi ingranaggi (che venivano mostrati al pubblico prima d'iniziare la partita), un forte giocatore in carne e ossa, spesso un Maestro, che manovrava l'automa.
La storia dei computer che giocano a s. ha inizio nel 1949, quando il matematico statunitense C.E. Shannon presentò all'Institute of Radio Engineers una memoria: Programming a computer for playing chess, il primo programma per far giocare a s. un elaboratore elettronico. La proposta suscitò immediato interesse nell'ambiente scientifico, non tanto per le eventuali applicazioni scacchistiche quanto perché poteva aprire nuove prospettive nelle ricerche volte ad ampliare il campo delle possibili utilizzazioni dei primi elaboratori.
L'ex campione del mondo M. Botvinnik, ingegnere elettronico, che effettuò lunghi studi e ricerche nel campo della cibernetica applicata agli s., ha osservato nel suo intervento, in occasione dell'assegnazione del premio Gioacchino Greco (Roma 1990), che "i metodi usabili per programmare gli scacchi avrebbero avuto una forte ricaduta in molti altri campi, compresa l'economia e persino la scienza della politica, perché nei campi più diversi la costruzione delle decisioni si ottiene con strutture simili a quelle, a noi ben note, degli ''alberi delle varianti''". Botvinnik (1984) si dichiarava convinto che lo scopo della scienza, un tempo indirizzata a immagazzinare nel calcolatore il più gran numero di mosse, è oggi quello di imitare, nei limiti del possibile, il ragionamento umano. Cerca cioè di giungere all'''intelligenza artificiale'', vale a dire a un elaboratore che non agisca soltanto in base ai programmi ma sia capace di apprendere anche dai propri errori. Un tema cui sono state dedicate ricerche presso università estere e italiane, senza tuttavia risultati decisivi.
I primi programmi scacchistici per grandi elaboratori (mainframes) per molti anni rivestirono un interesse prevalentemente scientifico. Va tuttavia ricordato che nel 1966 ebbe inizio un incontro, definito storico, fra un computer programmato da scienziati sovietici dell'università di Mosca e un computer statunitense, programmato da scienziati dell'università di Stanford, in California. L'incontro ebbe una durata di due anni e si concluse con la vittoria dei sovietici; ma il gioco sviluppato in quella circostanza non andava molto oltre il livello di principiante. Nel 1967 uno studente del Massachusetts Institute of Technology, R. Greenblatt, scrisse un programma forte al punto da poter competere in un torneo che non fosse per soli computer. Il programma, chiamato Machack, raggiunse un livello di gioco interessante, paragonabile a quello di un giocatore medio di categoria nazionale. Il successo ottenuto spinse diversi programmatori a studiare nuovi programmi scacchistici per elaboratori, grandi e piccoli. Nel 1970 prese avvio il campionato nordamericano per computer e nel 1974 si svolse a Stoccolma il primo Campionato del mondo per giocatori artificiali che si concluse con la vittoria del programma sovietico Kaissa, alla cui realizzazione aveva collaborato anche Botvinnik. Le successive edizioni della manifestazione, divenuta triennale, hanno visto affermarsi solo programmi americani: nel 1977 ha vinto Chess 4.6, nel 1980 Belle, nel 1983 Cray Blitz, nel 1986 Hitech, nel 1989 Deep Thouth, nel 1992 Chess Machine un programma che è stato accreditato dai tecnici del settore di una forza di gioco paragonabile a quella di un forte Maestro internazionale o di un Grande maestro.
Occorre, però, osservare che la capacità tecnica di gioco del computer ha il suo limite più significativo nel numero di semimosse (cioè di mosse proprie e dell'avversario) che, in base alle istruzioni del programma, è in grado di prendere in esame per poter decidere il tratto da effettuare. Per es., se l'apparecchio è predisposto per valutare le conseguenze sino alla successiva quarta mossa (vale a dire otto semimosse, che rappresentano così il suo massimo ''orizzonte'' quanto a calcolo e a valutazione scacchistica) e una combinazione viene a svilupparsi nell'arco di sole tre mosse, il programma ''trova'' in genere senza difficoltà la sequenza giusta. Se invece il seguito da esaminare è di cinque, o più, mosse, il computer non risulta più guidato rispetto a quel seguito, diventa in pratica ''cieco'', e ciò si traduce in risposte sovente deboli o addirittura in gravi errori. Possiamo quindi dire che nelle continuazioni basate su un numero di tratti che rientra nel suo ''orizzonte'', il computer è non di rado più preciso e più veloce dell'uomo, mentre nei seguiti posizionali o di finale, dove la valutazione definitiva può spesso aversi dopo un numero considerevole di mosse o, altrimenti, mediante giudizi intuitivi, allora è di solito l'uomo a prevalere. Altro elemento da cui dipende la capacità tecnica del ''giocatore artificiale'' è la potenza del computer e quindi la sua velocità nel calcolare, secondo le istruzioni del programma, tutte le possibili continuazioni per poter giungere − entro i limiti di tempo prefissati − alla scelta della mossa da effettuare. A maggiore potenza e velocità corrisponde in genere un ''orizzonte'' più ampio.
In passato i programmi tesi a conseguire i livelli tecnici più elevati erano studiati esclusivamente per i grandi elaboratori. Poi l'avvento dei microprocessori e la sempre maggiore potenza acquisita dai piccoli apparati (personal e microcomputer) ha reso possibile predisporre programmi di notevole capacità pure per tali macchine. Sono stati così realizzati, e largamente commercializzati, microcomputer dedicati esclusivamente al gioco degli s. che, negli esemplari più perfezionati, possono esprimere una forza tecnica non lontana da quella dei computer più grandi: fatto che giustifica alcuni successi recentemente conseguiti da essi, e soprattutto dai loro confratelli maggiori, contro forti giocatori ''umani''. Bisogna però segnalare che per l'uomo non è facile mantenere la giusta concentrazione quando gioca con un computer.
Comunque, ai massimi livelli, l'uomo è, per il momento, ancora più forte della macchina, ma solo nella cadenza normale di gioco da torneo (tempo di riflessione in genere di 2 ore a giocatore per effettuare le prime 40 mosse): nel 1989 infatti il campione del mondo Kasparov ha battuto Deep Thought in un match che ha avuto luogo a New York appunto con cadenza da torneo. Nel gioco rapido, invece, i programmi più perfezionati, anche commerciali, riescono oramai a competere ad armi pari con i massimi scacchisti quando vengono applicati a personal computer di adeguata potenza. Lo testimoniano, tra l'altro, le sconfitte subite da Kasparov contro il programma Fritz 2 nel 1993 in una gara di gioco ''lampo'' (5 minuti a giocatore per terminare la partita) e, nel 1994, contro il programma Pentium/Genius in una gara di gioco ''semilampo'' (25 minuti), fatto, quest'ultimo, che ha suscitato notevole sensazione.
La storia del confronto uomo-macchina negli s. era stata iniziata dal maestro internazionale scozzese D. Levy, laureato in scienze e docente di Programmazione all'università di Glasgow: nel 1968 egli infatti scommise pubblicamente che nessun programma computerizzato sarebbe stato capace di vincere un match contro di lui per un periodo di dieci anni. La sfida fu raccolta e Levy vinse contro i campioni del mondo Chess 4.7 (1977) e Cray Blitz (1984). Quanto al ''pericolo'' che le macchine possano giocare in un prossimo futuro meglio degli uomini, si può concordare con Botvinnik, che nel 1960, all'università Humboldt di Berlino, aveva dichiarato: "Quando le macchine riceveranno ai congressi della FIDE i titoli di Grandi maestri internazionali, si dovranno organizzare due campionati del mondo: quello degli uomini e quello delle macchine. Ma anche allora non saranno le macchine che si batteranno, ma i loro inventori e programmatori". Comunque sono attualmente allo studio presso la FIDE delle proposte, avanzate dai costruttori, per disciplinare la possibile partecipazione alle competizioni ufficiali dei computer, ora ammessi soltanto ad alcuni tornei open per iniziativa dei rispettivi organizzatori.
In conseguenza della notevole diffusione dei ''microcomputer dedicati'', da circa un decennio si svolge annualmente un campionato mondiale di microcomputer di s., le cui motivazioni sono di carattere soprattutto commerciale. Il campionato è in genere suddiviso in due distinti tornei: software, cui possono partecipare i programmi per normali personal computer, e commercial, riservato solo a computer specificatamente dedicati al gioco degli s. purché in commercio. L'attuale microcomputer campione del mondo è Mephisto Genius 2. Tali apparecchi prevedono in genere la possibilità di scegliere tra diversi livelli di gioco, con tempi di riflessione maggiori per i livelli più elevati. Attualmente vi sono nel mondo diverse case costruttrici di microcomputer scacchistici; tra quelle più note, oltre alla tedesca Mephisto, la statunitense Fidelity, l'inglese Spinx, la Saitek di Hong Kong, che commercializza apparecchi con il marchio Kasparov. Esiste anche un'associazione, International Computer Chess Association (ICCA), affiliata alla FIDE.
In questi ultimi anni sono apparsi anche programmi per personal computer che, invece di giocare a s., consentono la memorizzazione di centinaia o di migliaia di partite. Queste, ordinate secondo le varianti di apertura in esse adottate e i giocatori che le hanno disputate, o secondo altre opzioni, possono essere richiamate dall'archivio e riviste, mossa per mossa, sulla scacchiera che appare sul monitor. Solitamente le ditte costruttrici provvedono anche a inviare dischetti di aggiornamento, con già memorizzate tutte le partite degli ultimi importanti tornei, oppure con partite concernenti determinate varianti di apertura o storiche competizioni del passato. In sostanza un moderno sistema di documentazione scacchistica, utilizzato soprattutto da giocatori sufficientemente esperti e da molti professionisti per la loro preparazione. Il primo di tali programmi è stato il tedesco Chessbase.
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