GIOELE (ebr. Yôel "Jahvè è Dio"; i Settanta 'Ιωήλ; Vulgata Ioel)
Autore di un libro della Bibbia, che occupa il secondo posto nella serie ebraica dei Profeti minori (v. bibbia), mentre in quella greca dei Settanta occupa il quarto.
Contenuto del libro. - (È da tener presente la differenza di numerazione fra il testo ebraico e quello della Volgata; il primo divide il libro in 4 capitoli, la seconda in 3: in maniera che l'ebraico III corrisponde a II, 28-32 della Volgata, ed ebr. IV a Volg. III. Qui si segue l'enumerazione ebraica). Lo scritto comincia con la descrizione d'una spaventosa invasione di cavallette: è un'esercito possente che s'avanza inesorabile e lascia dietro a sé lo squallore; Jahvè stesso guida l'esercito (II, 11), e l'avvenimento è il "giorno di Jahvè". Nella descrizione sono intercalate esortazioni alla penitenza (I-II, 17). Jahvè esaudisce le preghiere dei penitenti. Egli manderà abbondanza di vettovaglie, e più tardi effonderà il suo spirito sugli abitanti del paese, i quali profetizzeranno; quindi meteore straordinarie preannunzieranno il "giorno di Jahvè", ma per i fedeli a Jahvè e per Gerusalemme vi sarà salvezza. In quel tempo Jahvè adunerà tutte le nazioni pagane in una "valle di Giosafat" per domandar loro conto della schiavitù in cui hanno tenuto il popolo di Giuda: Tiro, Sidone e i Filistei saranno ripagati del male commesso, l'Egitto ed Edom saranno distrutti (II, I8-IV).
Epoca. - Nulla si sa di G. fuori del libro a lui attribuito, e nel libro stesso si raccoglie solo il dato ch'egli era "figlio di Pethuel" (I, 1); i critici moderni, quindi, tentano di ricavare dagli accenni del testo quanto possa indicarne l'epoca e l'occasione.
Le ipotesi hanno seguito le interpretazioni, diverse fra loro. Molti commentatori antichi interpretarono come allegorica l'invasione delle cavallette, vedendovi invece un simbolo d'innominati nemici; ma tale opinione è stata abbandonata da quasi tutti i modemi, che invece vi scorgono soltanto un più grave caso del fenomeno che è ordinario in Oriente. Inoltre dai moderni si è messo in rilievo, inquadrandolo nella storia dell'ebraismo, il carattere escatologico e apocalittico della seconda parte del libro (II, 18-IV), e da ciò hanno argomentato che esso fu scritto in un'epoca in cui questo genere letterario doveva essere già iniziato, cioè in un'epoca tardiva. Altri, al contrario, hanno insistito sui dati filologici, rilevando la purezza e classicità dell'ebraico usato, ovvero sul posto occupato dal libro nella collezione dei Profeti minori, concludendo che entrambi i fatti indicano piuttosto un'epoca antica. Certo è, come aveva già osservato S. Girolamo (In Joel, I, 1), che il libro si riferisce esclusivamente a Gerusalemme e al regno di Giuda, senza menzionare quello d'Israele: onde è legittimo dedurre che l'autore fosse nato e vivesse nel regno di Giuda.
Quanto all'epoca, data l'incertezza già accennata, fu dagli studiosi fissata su un'enorme ampiezza. Molti critici (Ewald, Hitzig, Delitzsch, von Orelli, Kirkpatrick, ecc.) ritennero che G. esplicasse il suo ministero sotto il regno di Gioas (838-799 a. C.); altri, poco dopo, forse sotto il regno di Ozia, o, ancora più tardi, sotto quello di Giosia; ma la maggior parte dei critici contemporanei lo assegna a dopo l'esilio babilonese, ai tempi dei Persiani e dei Greci, circa fra il 500-400 a. C.: così Hilgenfeld, Merx, Duhm, Marti, van Hoonacker, ecc.
Già nel Nuovo Testamento gli apostoli citano Gioele e l'applicano in senso messianico: cfr. Atti, II, 17, e Gioele II, 28 segg.; Romani X, 13, e Gioele, III, 5 [Volg., II, 32].
Bibl.: Oltre ai commentarî su tutti i Profeti minori (per cui v. bibbia), A. Wünsche, Die Weissagungen des Propheten Joel übers. und erkl., Lipsia 1872; A. Merx, Die Prophetie d. Joel u. ihre Ausleger von den ältesten Zeiten bis zu den Reformatoren, Halle a. S. 1879; W. L. Pearson, The prophecy of J., Lipsia 1885; A. Scholz, Commentar zum Buche d. Proph. J., Würzburg 1885; S. R. Driver, The books of Joel and Amos, Cambridge 1901; A. C. Gaeberlin, The prophet J., Londra 1909; J. Schmalohr, Das Buch des Proph. J. erklärt, Münster 1922; C. W. Wade, Micah, Obadiah, Joel and Jonah (nel Westmister Comm.), Londra 1925; H. B. Rand, Joel's prophetic message and warning, Londra 1930.