gioia (gio'))
Di uso piuttosto limitato nel D. canonico, il vocabolo ha invece numerose attestazioni nel Fiore. Ricorre spesso come termine tecnico lirico di origine provenzale, indicando il " piacere ", il " godimento " che viene dall'amore: Cv III XII 13 druda de la quale nullo amadore prende compiuta gioia; Rime dubbie XVIII 13 Merzé vi chero... / ch'i' senta gioia; Fiore IV 13 un'ora gioia avrai, altra, doglienza; CLXXX 8 poi [la donna] stea, che lor gioia sia compita; CLXXXVI 5, CCXXXI 12, Detto 39 e 110. E ancora, con riferimento più o meno esplicito: Rime dubbie XX 8 L'uno [pensiero] m'afferma pur ch'io deggia amare / ...ed io... nol voglio obliare, / che non potria senz'ello gioia avere; Fiore XXXIV 9, XLIII 8 gran gioia avrai se m'hai in tua balia; CXLV 2, CCII 4, CCXXII 9, Detto 181, in rima equivoca (v. voce seguente).
La gio' del dolce viso, / a che niente par lo paradiso (Rime LXVIII 27) è il piacere che a D. derivava dal contemplare il volto di Beatrice, quella / che lo mio cor solea tener gioioso (vv. 2-3); quanto alla forma, " il monosillabismo rispecchia quello del provenzale joi (che però è maschile) e spiega la norma del cosiddetto ‛ trittongo ', in base a cui anche gioia può contare per una sola sillaba " (Contini).
In altri casi il termine indica un sentimento di letizia, genericamente inteso: Fiore XX 4 Udendo quella nobile novella / ... di gioia perde' quasi la favella; XLIV 11 E bene e mal... / faceal guai pesare / santa prenderne gioia né pesanza; Detto 95. Isolato il caso di Fiore XLIV 7 Quel Socrato... mai Fortuna nol gi tormentando: / non pregiò sue levate né cadute; / suo' gioie e noie per lui fur ricevute.
Di tutt'altro carattere - " letizia, beatitudine spirituale " - è la nova gioia (Pd XIV 23) che li santi cerchi, cioè le due corone di beati nel cielo del Sole, manifestano nel torneare e ne la mira nota; lo stesso valore ha il vocabolo nella commossa esclamazione di D., ‛ inebriato ' dal dolce canto di tutto 'l paradiso e dallo spettacolo che sembiava un riso / de l'universo (XXVII 2-5), " cioè una festa che tutta la creatura facesse rallegrandosi al suo Creatore " (Buti): Oh gioia! oh ineffabile allegrezza) (v. 7; " D'ordinario dice meno che allegrezza; ma qui forse dice l'intimo, e allegrezza l'espandersi del sentimento ", Tommaseo). Infine, la gioia di cui è principio e cagion il dilettoso monte (If I 78) è la " perfetta letizia, che non è altro che il sommo bene " (Buti), " tutto il bene ", Dio (Landino).