gioia
Come " pietra preziosa ", " gioiello " in senso proprio, il vocabolo è usato solo nel Fiore: se tu a , la novella [amica] ha' gioia donata, / sì dì ch'ella la guardi di recare / in luogo... (LXVI 5; e così CLVIII 3, CLXVIII 8, CXCVI 5, CCI 13). V. anche GIOELLO.
A questi passi va accostato quello di Detto 182, in rima equivoca (v. voce precedente): lei... gioia / mi dà più ch'altra gioia, dove tuttavia il termine può anche avere il valore più generico di " cosa bella, preziosa ". In quest'ultima accezione g. ricorre in Pd X 71 Ne la corte del cielo... / si trovan molte gioie [" imperò che in paradiso ogni cosa è cara e bella ", Buti] / ... e 'l canto di quei lumi era di quelle: non sembra dunque giustificato il rinvio (Torraca) a Pd IX 37, per cui v. oltre.
Con lo stesso valore, ma tendente al figurato, in Pd XV 86, dove la gioia preziosa ‛ ingemmata ' dal vivo topazio (Cacciaguida) è la croce formata dagli spiriti dei beati nel cielo di Marte, come intendono, sulle orme del Buti, molti dei commentatori moderni; oppure lo stesso Marte, " qui est iocale praetiosum producens tam claros et illustres viros in mundo " (Benvenuto; e così il Porena). Altrove, con più deciso valore figurato, il termine s'identifica con un oggetto, anche astratto, o una persona: la cara gioia / sopra la quale ogne virtù si fonda (Pd XXIV 89) è la " preziosa gemma della fede " (Lombardi); in Rime LXIII 10 Meuccio, que' che t'ama assai / de le sue gioie più care ti manda, si allude alle " poesie più dilette " (Barbi-Pernicone); luculenta e cara gioia (Pd IX 37; si noti la frequenza con cui ricorre l'attributo ‛ caro ', " prezioso ") è definito da Cunizza lo spirito di Folchetto da Marsiglia; nella bella gioia di Vn XV 4 2 s'identifica, secondo un'espressione tradizionale (Guittone, Bonagiunta, Cino, ecc.) la donna amata.
Infine, in Fiore LXI 4 avanti ch'ella dica: ‛ Amico, tieni / delle mie gioie ', più volte t'assaggia, si allude ai " favori " che la donna si appresta a concedere ad Amico.