giomella
La voce appare in Fiore cvili 4 ched i' ne credo danari apportare / non con giomelle, anzi a colmo staio. La g. è un'unità di misura, corrispondente alla quantità contenuta nel cavo delle mani accostate. I vocabolari ne citano esempi più tardi, più comunemente nella forma ‛ giumella ' (la -o- è dovuta alla labializzazione della -u- originaria, agevolata dalla contiguità della consonante -m; cfr. Wiese, Altitalienisches Elementarbuch, Heidelberg 1924², 25).
Il verso del Fiore serberà memoria di questo del Roman de la Rose: " Cist mastins li pent aus mameles, / Qu'ele a tribles, non pas jumeles " (v. 19818), in tutt'altro contesto, e dove jumeles è naturalmente aggettivo, col valore di " doppio ", ma di cui si conserva il termine, come la struttura retorico-sintattica (oppositum). Esempio tipico dei procedimenti memoriali che operano nella ‛ traduzione ' del romanzo.