GIONA (ebr. Yōnāh ‛‛colomba; ᾿Ιωνᾶς, Ionas)
Profeta ebreo, uno dei dodici Profeti Minori della Bibbia, ha avuto una parte importante tanto nella mentalità cristiana primitiva quanto nell'arte paleocristiana. Fuggito dinanzi all'ordine divino di andare a predicare a Ninive, viene scoperto come causa della tempesta che mette a repentaglio la nave e gettato in mare. La sua scomparsa per tre giorni nel ventre di una balena e la sua riapparizione lo hanno fatto assimilare a Gesù Cristo: si è voluto vedere in lui un simbolo della resurrezione, dogma fondamentale della religione cristiana. Matteo (xii, 39) aveva dato l'esempio di questa interpretazione, che fu seguita dai padri della Chiesa: S. Agostino, lettera cii, 34 (Patrol. Lat., xxxiii, c. 384; S. Iren., Contr. Haeres., iii, xx, i, ecc.). Nell'arte G. è rappresentato sotto tre aspetti: mentre viene gettato o cade nelle fauci della balena; mentre viene da questa rigettato, mentre riposa sulla spiaggia, sotto un pergolato di cucurbitacee o sotto un albero (la cui natura diede luogo nel IV sec. ad una polemica tra S. Agostino e S. Gerolamo; v. in merito E. Michon, in Revue Biblique, 1915-16, p. 43 ss.). Più di rado G. viene rappresentato in cammino verso Ninive o nell'atto di salire in barca. Queste rappresentazioni compaiono sin dagli inizi dell'arte cristiana, nel III sec., divenendo frequenti in occidente nel IV; vanno poi diminuendo (v. bibbia; paleocristiana, arte).
G. compare in questi diversi atteggiamenti nelle pitture delle catacombe (G. Wilpert, Le pitture delle catacombe romane, Roma 1903, tavv. 26, 38, 47, ecc. Il dizionario del Cabrol [1926] enumera 57 cicli di rappresentazioni che, con le varie loro scene, portano la raffigurazione di G. al disopra di ogni altro simbolo rappresentato nelle pitture cimiteriali); sui sarcofagi (F. Gerke, Christliche Sarkophage der vorkostantinischen Zeit, Berlino 1940, p. 339, 347 e in Gallia, F. Benoit, Sarcophages paléochrétiens d'Arles et de Marseille, Parigi 1954, tav. 16); sui vetri dorati (v. per esempio al British Museum: Dalton, Catalogue of Christian Antiquities, n. 629 e al Louvre: E. Coche de la Ferté, L'Antiquité Chrétienne au Louvre, Parigi 1957, n. 55); sulle lampade in terracotta e in bronzo, sugli avorî (pissidi, lipsanoteche, ecc.), sui mosaici, in graffiti.
Bibl.: Cabrol-Leclercq, Dictionn. Arch. Chrét., s. v. Jonas con un elenco di più di 200 monumenti; K. Wessel, Der Jonas-Zyklus in der ältesten Sudkirche von Aquileja, in Wiss. Zeitsch. d. E. M. Arndt Universität Greifswalds, V, 1955-56, pp. 43-53. Per quanto riguarda il posto occupato da G. nella patristica: F. M. Abel, Le culte de J. en Palestine, Parigi 1922; L. Deneke, Die Gestalt des Jonas bei den lateinischen Kirchenväter, dissertazione dell'Università di Greifswald, 1957.
(E. Coche de la Ferté)