GIORDANIA
(App. III, I, p. 760; IV, II, p. 76)
Con l'occupazione israeliana, nel giugno 1967, della Cisgiordania (i distretti di alQuds, al-H̱alīl [Hebron] e Nābulus, a cui il governo di 'Ammān ha rinunciato il 31 luglio 1988), la G. ha perduto soltanto il 9% della propria superficie complessiva, ma almeno un quarto di quella coltivabile. Il paese, già quasi completamente privo di risorse naturali, non ha potuto far altro che puntare sullo sviluppo del proprio potenziale umano, fornendo manodopera qualificata ai paesi arabi vicini e gettando le premesse per la propria trasformazione in una base avanzata di assistenza tecnica al servizio dell'intera regione: alla fine del 1986 alla manodopera attiva in G. si dovevano aggiungere 276.000 emigrati in altri paesi arabi e 52.000 in paesi non arabi. I lavoratori stranieri in G. erano invece 180.000, per lo più egiziani destinati a lavori di bassa manovalanza. Circa 850.000 sono i profughi palestinesi in G. e 373.000 quelli censiti nella Cisgiordania occupata.
L'economia ha continuato a svilupparsi, sia pure con difficoltà crescenti, grazie alle rimesse degli emigranti e agli aiuti internazionali: quelli forniti dagli USA (2,2 miliardi di dollari dal 1946 al 1983) sono stati eclissati dopo il 1967 da quelli dei paesi arabi, che hanno concesso complessivamente una somma sette volte maggiore. Un vero tracollo si è però avuto fra la fine del 1990 e i primi mesi del 1991, a causa dell'embargo decretato dalle Nazioni Unite contro l''Irāq, dopo l'invasione del Kuwait nell'agosto del 1990, che ha privato la G. della fondamentale risorsa rappresentata dal commercio di transito e di una parte delle rimesse degli emigranti. L'embargo e il conflitto hanno indirettamente, ma pesantemente, coinvolto la G. e fatto gravare sulla fragile economia nazionale il peso di decine di migliaia di profughi costretti ad abbandonare la regione del Golfo.
L'elevato tasso d'incremento demografico (intorno al 3,7% annuo nella seconda metà degli anni Ottanta), che obbliga la G. a una crescente dipendenza dalle importazioni alimentari, rende quanto mai urgente lo sviluppo dell'agricoltura, che fornisce soprattutto cereali, frutta e ortaggi. Oltre ai sistemi d'irrigazione già in funzione lungo la valle del Giordano e alle dighe costruite sui fiumi Yarmūk, Zarqā' e Mūǧib, sono previste nuove dighe sullo Zarqā' e sullo Yarmūk (in compartecipazione con la Siria), mentre sono in corso trattative con l''Irāq per la costruzione di un acquedotto di 650 km che dovrebbe portare 5 m3/sec. di acqua dell'Eufrate.
Il settore minerario (che già oggi vede la G. al terzo posto, dopo USA e Marocco, nella graduatoria mondiale dell'esportazione di fosfati, forniti soprattutto all'India e alla Iugoslavia) può contare su riserve di oltre due miliardi di t di fosfati, quaranta miliardi di t di scisti bituminosi (il cui sfruttamento, in collaborazione con l'URSS, è cominciato nel 1983 con risultati incoraggianti), oltre che sui sali potassici del Mar Morto, oggetto di investimenti arabo-islamici e finlandesi. Nel 1987 e 1988 sono stati individuati nella regione nordorientale depositi di gas naturale (il fabbisogno energetico della G. continua a essere assicurato dalle forniture di idrocarburi da parte dell''Irāq e dell'Arabia Saudita). La produzione di cemento è scesa sotto i 2 milioni di t nel 1989. Buoni risultati si cominciano a ottenere anche dalla trasformazione dei prodotti alimentari e da industrie leggere in campo farmaceutico e meccanico, il cui sviluppo è incoraggiato dall'istituzione di aree industriali (Irbid, 'Ammān, Ma'ān, al-'Aqaba) e zone franche (ad al-'Aqaba, dal 1976, e ad al-Zarqā᾽, dal 1983).
Lo sviluppo economico è stato ostacolato dall'inadeguatezza delle vie di comunicazione. Il collegamento ferroviario tra i giacimenti di fosfati di al-Hasa e il porto di al-'Aqaba (finanziato dalla Germania) è arrivato nel 1984 a trasportare tre milioni di t; i passeggeri delle ferrovie sono appena 30.000 circa per anno, contro più di un milione di viaggiatori trasportati dalle linee aeree. L'attività del porto di al-'Aqaba si è sviluppata in concomitanza con il conflitto tra Iran e 'Irāq, fino a raggiungere nel 1989 i 20 milioni di t tra merci in arrivo e in partenza. Sono in costruzione nuovi collegamenti stradali tra al-'Aqaba e l''Irāq.
Il saldo della bilancia commerciale continua a essere negativo (circa un miliardo e mezzo di dollari nel 1987).
Bibl.: The economic development of Jordan, a cura di B. Khader e A. Badran, Londra 1987.
Storia. - La conquista della guida del governo in Israele da parte della destra del Likud (1977) e l'intesa di pace raggiunta tra l'Egitto di al-Sādāt e Israele (1979), con l'equivoca formula dell'autonomia per la Cisgiordania (peraltro mai attuata), posero in difficoltà l'azione diplomatica della G., tesa al recupero dei territori persi nel 1967. Questo anche perché ῾Ammān, nonostante tutto, aveva continuato a considerare i laburisti interlocutori privilegiati.
Da qui derivò l'iniziativa per un graduale riavvicinamento all'OLP, allo scopo d'indurre gli Stati Uniti ad appoggiare la formula d'uno stato giordano-palestinese che portasse Israele al ritiro dalle aree contese. È con tali propositi che re Ḥusayn accettò d'incontrare Yāsir ῾Arafāt il 19 novembre 1979, impegnandosi altresì a ricercare una sorta di avallo da Mosca (visita in URSS nel maggio 1981), in cambio della disponibilità per il progetto patrocinato dai sovietici di una Conferenza internazionale sul Medio Oriente sotto l'egida dell'ONU.
Succeduto Mubārak ad al-Sādāt, e ottenuto quindi anche l'appoggio egiziano, tale indirizzo portò alla firma dell'accordo tra re Ḥusayn e ῾Arafāt dell'11 febbraio 1985. Tuttavia, dopo solo un anno (febbraio 1986), l'intesa venne accantonata per i patteggiamenti con gli Stati Uniti, rivelatisi inconcludenti, e per l'indisponibilità manifestata da Tel-Aviv. In seguito all'esplosione della rivolta palestinese, la G. annunciava poi (28 luglio 1988) la rinuncia ufficiale e unilaterale a ogni rivendicazione sulla Riva Occidentale e sulla striscia di Gaza, lasciando all'OLP la responsabilità diretta per l'evoluzione in quei territori.
Peraltro la G. non rimaneva estranea alle vicende del mondo arabo, per es. schierandosi in appoggio dell''Irāq nella guerra con l'Iran o aderendo al Consiglio di cooperazione araba con Egitto, 'Irāq e Yemen del Nord (costituito il 16 febbraio 1989).
Ma nonostante gli sforzi per barcamenarsi nell'agitato scacchiere, la struttura economico-sociale della G. rimaneva fragile, come confermava l'avvicendamento dal 1979 al 1989 di sette primi ministri. Inoltre non sono mancate agitazioni contro l'atteggiamento poco liberale in cui hanno insistito le autorità, come dimostrato dalla rivolta studentesca all'università di Yarmūk nel 1986, duramente repressa, e dalle tensioni tra la popolazione di origine palestinese più dinamica e orientata verso la modernizzazione, e quella di estrazione beduina fortemente tradizionalista.
Se a questi problemi si aggiungono le difficoltà che emersero verso la fine del 1988, con la conclusione del piano decennale di aiuti arabi per i cosiddetti paesi di prima linea, e i vincoli decisi dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale per rinegoziare i debiti verso l'estero e concedere nuovi crediti (svalutazione della moneta, rincari nei beni di consumo e nei servizi), si comprendono le motivazioni dell'ondata di proteste e tumulti verificatasi in varie località nell'aprile 1989, mentre re Ḥusayn incontrava a Washington il presidente G. Bush, e culminata nell'allontanamento del primo ministro Zaid Rifa῾ī sostituito con Zaid Ben Šākir, capo del gabinetto reale e consigliere per gli affari militari, già capo delle forze armate.
Avviato un processo di apertura con le elezioni dell'8 novembre 1989, la G. riuscì, non senza difficolt'a, a orientarsi durante la crisi ῾Irāq-Kuwait dell'inverno 1990-91, tra spinte popolari filo-irachene e pressioni saudite e occidentali contro ṣaddām Ḥusayn, assumendo in sostanza una posizione di neutralità. Ciò permise il successivo recupero di buoni rapporti con Washington e la partecipazione con una delegazione giordano-palestinese all'iniziativa per la Conferenza di pace arabo-israeliana promossa dagli Stati Uniti nell'ottobre 1991.
Nell'aprile 1992 re Ḥusayn ha formalmente abolito l'insieme di norme relative alla legge marziale, introdotte dopo la guerra araboisraeliana del 1967.
Bibl.: H. Aruri, Jordan. A study in political development (1921-1965), L'Aia 1972; Z. El-Peleg, King Husayn's federation plan: genesis and reactions, Tel-Aviv 1979; S. Sandler, H. Frisch, Israel, the Palestinians and the West Bank, Lexington 1984; Politics & economy in Jordan, a cura di R. Wilson, Londra 1991.
Archeologia. - L'adozione generalizzata, nel corso degli anni Settanta, di metodologie multidisciplinari nella ricerca archeologica ha favorito l'avvio di esplorazioni e scavi, che, grazie alla maggior gamma di dati raccolti e all'aumentato ventaglio delle ottiche di osservazione, hanno restituito fisionomie più nitide e dimensioni più approfondite alle numerose culture succedutesi in Transgiordania nel corso dei millenni. Le rinnovate potenzialità d'indagine hanno in particolare favorito, a partire dall'inizio degli anni Ottanta, l'avvio di intensive ricognizioni di superficie che, oltre ad accertare la presenza di una grande quantità di siti di tutti i periodi (anche di quelli che non figuravano nelle classiche sequenze insediamentali ricostruite in passato, come, per es., il Bronzo Medio, assente in quelle di N. Glueck), hanno anche permesso d'inserire le varie facies occupazionali nei loro imprescindibili contesti paleoambientali.
Per la zona settentrionale ricordiamo soprattutto le ricognizioni americane nel Ḥawrān meridionale, francesi sul Paleolitico del Wādī al-Zarqā', inglesi del Wādī 'Araba, presso Umm Qays; per quella centrale le esplorazioni canadesi (B. Mac Donalds) e americane (Arizona State University) nel Wādī al-Ḥasā, e quella tedesca nell'Ard al-Karak (German Evangelical Institute); per quella orientale il Limes arabicus project avviato dal 1980 dall'American Center of Oriental Research per lo studio delle fortezze del limes romano, e l'Arzaq project promosso sin dal 1975 dal British Institute of Archaeology per lo studio della preistoria e il paleoambiente delle oasi interne; per la zona meridionale le esplorazioni sistematiche dell'area compresa tra al-'Aqaba e Ma῾ān (W. J. Joblin, università di Sidney), della regione di alBitrā' (Petra; H. G. Gebel e J. M. Stark, università di Tübingen), dei siti lungo l'antica via nova Traiana (J. P. Oleson), dell'area di alBaydā' (studi etnoarcheologici di E. B. Banning) e della zona edomita in generale (S. Hart e R. K. Falkner, British Institute of Archaeology).
La scelta dei siti sui quali svolgere indagini di scavo ha potuto giovarsi di tale lavoro preliminare di ricognizione geo-archeologica, e gli interventi hanno, in maggioranza, utilizzato l'apporto delle scienze applicate (geologia, scienze naturali, ecc.). Per la preistoria va innanzitutto ricordato lo scavo, iniziato nel 1983, dell'importante sito neolitico pre-ceramico di Ayn Ġazāl (G. O. Rollefson, Yarmūk University), nel quale sono stati rinvenuti i più antichi esempi di statuaria sino a oggi conosciuti (7° mill. a.C.). La ripresa degli scavi (nel 1984, dopo quelli di H. de Contenson del 1953) a Tell al-Shuneh Nord (C. Gustavson-Gaube, Tubinga) ha consentito la messa in luce di ampie sequenze pre-protostoriche, dal Neolitico ceramico tardo al Calcolitico al Bronzo Antico i. Lo stesso può dirsi per il sito di Ǧabal Abū Ṯawāb, presso al-Rūmmān, scavato a partire dal 1984 da Z. Kafafi (Yarmūk University), con livelli ''yarmukiani'', e del Bronzo Antico i (circa 3200-3000 a.C.). Per il Calcolitico va segnalata la recente (1986) iniziativa di scavo franco-giordana (CNRS e Yarmūk University) nel sito di Abū Ḥamīd nella valle del Giordano, dove, grazie a un esemplare intervento ''totale'', un intero villaggio del 4° mill. a.C. sta venendo in luce.
Le culture dell'età del Bronzo sono studiate soprattutto nei siti di Tell al-Sa῾īdiyya (scavi ripresi nel 1984 da J. Tubb del British Museum, dopo quelli di J.B. Pritchard del 1964-67) e di Ṭabaqat Faḥal (antica Pella), dove i livelli del Bronzo Medio e del Bronzo Tardo compaiono (siamo ormai alla decima campagna di scavo) in tutta la loro integrità indiziaria grazie agli scavi interdisciplinari condotti dall'università di Sidney in collaborazione con il College of Wooster (Ohio).
Per l'età del Ferro vanno ricordati gli importanti scavi di Tell alMazar (K. Yassine, Jordan University) e Tell Dayr ῾Allā (G. van der Kooij, Leiden University, e M. Ibrahim, Yarmūk University). A Pella si trovano naturalmente anche importanti livelli di epoca romana così come anche nelle altre tre città della Decapoli attualmente oggetto di indagini: Gadara (scavo tedesco dal 1975), Abila (scavo americano dal 1981) e Gerasa (scavi internazionali a partire dagli anni Settanta). Ricordiamo, infine, gli studi e i restauri dei Padri francescani a Madaba e a Siyagha-Monte Nebo.
Bibl.: M. Piccirillo, Chiese e mosaici della Giordania settentrionale, Gerusalemme 1981; Studies in the history and archaeology of Jordan, voll. 1-2, Amman 1982, 1985; R. H. Dornemann, The archaeology of the Transjordan in the Bronze and Iron ages, Milwaukee 1983; The archaeology of Jordan and other studies, a cura di L. T. Geraty e L. G. Herr, Barrien Spring (Michigan) 1986; K. Yassine, Archaeology of Jordan. Essays and reports, Amman 1988; Centre culturel français, Departement des antiquités de Jordanie, Abu Hamid, village du 4e millenaire de la Vallée du Jourdain, ivi 1988.