Giordania
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(App. III, i, p. 760; IV, ii, p. 76; V, ii, p. 457)
Geografia umana ed economica
di Anna Bordoni
Popolazione
La struttura demografica del paese ha risentito della difficile situazione politica creatasi nella regione a partire dal secondo dopoguerra. La costituzione dello stato di Israele e la guerra arabo-israeliana prima, l'occupazione israeliana della Cisgiordania poi hanno determinato successive ondate immigratorie di profughi arabi e, di conseguenza, la popolazione è andata via via aumentando (1,3 milioni di ab. nel 1952, saliti a 1,7 dieci anni dopo). A distanza di oltre trent'anni, al censimento del 1994, essa aveva superato i 4 milioni di ab. nella sola Transgiordania, corrispondente formalmente al territorio dell'attuale G., mentre oltre un milione di persone risiede nella Cisgiordania. A una stima del 1998 la popolazione ammontava a 6.304.000 ab. Escludendo le aree desertiche, che rappresentano circa l'80% della superficie del paese, la densità media è elevatissima e supera i 200 ab./km². Anche l'urbanesimo ha registrato una crescita accelerata e disordinata non solo legata all'incremento naturale, ma soprattutto all'alta concentrazione nelle città di abitanti di origine palestinese, cui si aggiunge l'intensa urbanizzazione della popolazione nomade, favorita negli ultimi decenni dall'intervento governativo.
Condizioni economiche
L'economia giordana ha risentito, e tuttora risente, della difficile situazione politica del Vicino Oriente. In particolare un vero tracollo si è avuto nei primissimi anni Novanta a causa della Guerra del Golfo e dell'embargo decretato dalle Nazioni Unite contro l'Iraq, in seguito all'invasione del Kuwait, che hanno indirettamente penalizzato l'economia giordana con forti ripercussioni sul commercio di transito, fondamentale risorsa del paese, e con il peso di decine di migliaia di profughi costretti ad abbandonare la regione. In campo internazionale una nota positiva è rappresentata dalla firma del trattato di pace con Israele (26 ottobre 1994), che ha aperto nuove opportunità sia per il turismo, sia per il settore bancario e finanziario.
Nei più recenti piani di sviluppo economico un posto di primo piano è occupato dalle attività primarie, tanto che buona parte delle risorse disponibili è stata indirizzata al potenziamento della produttività agricola (che in effetti, tra il 1985 e il 1995, ha fatto segnare sensibili incrementi), con l'intento di diminuire le importazioni alimentari. I principali prodotti coltivati sono frumento e orzo e, in parte, anche sorgo e mais; seguono lenticchie, pomodori, agrumi, vite, olivo, banane e datteri. Diffuso l'allevamento ovino, che offre un prezioso contributo al bilancio alimentare della popolazione.
Sotto il profilo minerario, la G. è un paese relativamente dotato di fosfati (4.983.000 t estratte nel 1995) e di sali potassici (1.780.000 t), che insieme, nel 1996, hanno costituito il 24,3% delle esportazioni (ma era il 37% nel 1991). È segnalata la presenza di petrolio, rame, manganese, minerali di ferro, tuttavia non ancora sfruttati. La carenza di fonti energetiche rappresenta uno dei maggiori limiti per lo sviluppo industriale del paese, e per produrre energia termica destinata al consumo interno la G. utilizza parte del greggio che, dall'Arabia Saudita, viene convogliata alle coste del Mediterraneo mediante un oleodotto. Attualmente il settore manifatturiero, che partecipa con poco meno del 16% alla formazione del reddito nazionale, è basato su piccoli impianti chimici, per la produzione del cemento e la lavorazione di prodotti agricoli, nonché su alcune imprese tessili di carattere artigianale.
Gli introiti del turismo hanno cominciato ad assumere una certa consistenza: annualmente la G. viene visitata da oltre 3 milioni di stranieri, attirati soprattutto dalle antichissime città storiche di Petra e di Gerasa e dalle possibilità balneari della costa sul Mar Rosso.
Relativamente scarse sono le vie di comunicazione, il cui tracciato segue in gran parte le antiche carovaniere, utilizzando soprattutto la depressione centrale che fa capo ad al-'Aqaba. Complessivamente la rete stradale conta 6976 km (1995), di cui 2820 km di strade principali, mentre l'operatività della rete ferroviaria, che è rappresentata da un'unica linea che attraversa longitudinalmente il paese collegandolo alla Siria, è ridotta al minimo. L'unico porto è quello di al-'Aqaba, la cui attività si è sviluppata in concomitanza con lo scoppio del conflitto tra Iran e Iraq fino a raggiungere nel 1989 i 20 milioni di t di merci in arrivo e in partenza, per poi ridiscendere nuovamente e attestarsi attualmente intorno agli 11÷12 milioni di t di merci movimentate.
La bilancia commerciale presenta un sensibile deficit, a causa delle massicce importazioni di materie prime e manufatti, come pure la bilancia dei pagamenti; inoltre gli aiuti degli stati arabi e le rimesse dei lavoratori emigrati nei vicini paesi petroliferi, che precedentemente colmavano gran parte del disavanzo, si sono notevolmente ridotti dopo la metà degli anni Ottanta.
bibliografia
O.M. Razzaz, Group non-compliance. A strategy for transforming property relations - the case of Jordan, in International journal of urban and regional research, 1992, 3, pp. 408-19; Risorse e sviluppo in Giordania, a cura di R. Sommella (Memorie di geografia economica e antropica, s. 3ª, 4° vol.), Napoli 1994-95; A. Renon, Géopolitique de la Jordanie, Bruxelles 1996.
Storia
di Paola Salvatori
Inserita in un contesto regionale caratterizzato da forti e prolungate tensioni politiche, la G. continuò a essere pesantemente condizionata dalle vicende che interessarono il Medio Oriente. In particolare il paese risentì sia dell'isolamento diplomatico conseguente alla posizione assunta durante la Guerra del Golfo (in tale occasione la G. si era dichiarata neutrale e contraria all'intervento armato contro l'Iraq), sia dell'apertura del dialogo diretto tra l'OLP e Israele, che implicava di fatto una riduzione dell'influenza della G. rispetto alla questione palestinese. Inoltre il governo si trovò di fronte alla difficoltà di conciliare le esigenze economiche, che imponevano la ripresa delle relazioni con i principali partner occidentali e arabi e un'apertura nei confronti di Tel Aviv, con l'orientamento filoiracheno e anti-israeliano dell'opinione pubblica interna.
Nel tentativo di recuperare il tradizionale ruolo di mediazione svolto dal paese la monarchia intensificò le relazioni internazionali, modificando il proprio orientamento: a fronte di un raffreddamento delle relazioni con l'Iraq migliorarono i rapporti con gli Stati Uniti e i paesi del Golfo, mentre particolarmente intensi divennero quelli con Israele, soprattutto dopo la firma, nel settembre 1993, della Dichiarazione dei principi fra quest'ultimo e l'OLP.
I negoziati tra Tel Aviv e la G., sostenuti dalla diplomazia statunitense, sfociarono nel trattato di pace stipulato nell'ottobre 1994, il secondo concluso da Israele con uno Stato arabo, dopo quello del 1979 con l'Egitto. Tale trattato, che prevedeva tra l'altro il riconoscimento da parte di Tel Aviv alla G. di un 'ruolo speciale' di tutela nei confronti dei luoghi santi a Gerusalemme, provocò un deterioramento dei rapporti con l'OLP che temeva venisse in tal modo pregiudicata la propria sovranità sulla città. Le relazioni con i Palestinesi migliorarono nel gennaio 1995, in seguito alla firma di un accordo che ribadiva il riconoscimento da parte di ῾Ammān dei diritti palestinesi su Gerusalemme est. Nel luglio 1995 il Parlamento giordano, dopo un'accesa discussione, abrogò le norme che vietavano i rapporti economici con Israele e in ottobre venne stipulato con quest'ultimo un trattato commerciale. Migliorarono anche le relazioni con l'Arabia Saudita, mentre i rapporti privilegiati con gli Stati Uniti destarono preoccupazioni in Egitto e Siria.
Sul piano interno re Ḥusayn proseguì la politica di cauta liberalizzazione, pur continuando a dominare incontrastato la scena politica. Le elezioni legislative del 1993, le prime multipartitiche, videro infatti la vittoria dei candidati indipendenti, legati al re; l'unico partito che ottenne una rappresentanza consistente (16 seggi) fu il Fronte d'azione islamica, sostenuto dalla Fratellanza musulmana. Negli anni successivi, l'adozione di una politica economica restrittiva della spesa pubblica alimentò la protesta sociale, culminata, nell'agosto 1996, nello scoppio a Karak, 90 km a sud della capitale, di violenti tumulti contro l'aumento del prezzo del pane. Ad acuire la tensione aveva contribuito anche l'intensificarsi dell'opposizione islamica, fortemente critica verso la politica di apertura nei confronti degli Israeliani attuata dal governo e proseguita anche dopo la formazione, in Israele, di un governo di destra guidato da B. Netanyahu (giugno 1996). Il contrasto sfociò nel boicottaggio, da parte dei principali gruppi di opposizione, delle elezioni politiche tenutesi nel novembre 1997, conclusesi nuovamente con la vittoria dei candidati indipendenti legati al re. Nel corso del 1998, nonostante il permanere di una forte opposizione interna, i rapporti commerciali tra G. e Israele si intensificarono, provocando dure critiche anche da parte della Siria. Alla scomparsa di Ḥusayn, avvenuta il 7 febbraio 1999, salì al trono il figlio, Abdallah ii, designato dal padre quale suo successore pochi giorni prima di morire.
bibliografia
M.E. Morris, New political realities and the Gulf. Egypt, Syria and Jordan, Santa Monica (Calif.) 1993; J.P. Cooper, The road to democracy in Jordan, London 1994; M. Lynch, State interests and public spheres. The international politics of Jordan's identity, New York 1999.