Giordania
Geografia umana ed economica
di Anna Bordoni
Stato dell'Asia sud-occidentale. La popolazione continua a crescere a un ritmo sostenuto, nonostante un certo rallentamento (3,7% annuo nel periodo 1992-1997; 2,7% in quello 2000-2005), e, se al censimento del 1994 contava 4.095.579 ab., a una stima del 2005 superava i 5,7 milioni. Concorrono a ciò una natalità (22‰ nel 2005) e un saldo migratorio positivo (+6,4‰) piuttosto elevati, mentre scendono mortalità (2,6‰) e mortalità infantile (17,3‰). Molto consistente è, inoltre, la presenza di profughi palestinesi (poco meno di 2 milioni).
Il processo di liberalizzazione dell'economia è proseguito nei primi anni del 21° sec. e, pur priva di risorse minerarie, la G. ha segnato importanti progressi economici, grazie anche al clima di relativa stabilità che la contraddistingue all'interno di una regione politicamente turbolenta. La fase di modernizzazione ha portato il Paese a integrarsi efficacemente nel commercio mondiale. Molte attività sono state privatizzate, e gli utili sono stati in parte adoperati per ridurre l'indebitamento. Nell'insieme il Paese presenta indicatori economici positivi: la crescita si è mantenuta elevata (4,1% annuo nel periodo 1995-2004) e l'inflazione è rimasta sotto controllo. I problemi che restano da risolvere riguardano la povertà, ancora troppo diffusa, la disoccupazione e la necessità di creare nuove attività per i giovani che annualmente si avvicinano al mercato del lavoro. Oltre la metà dei finanziamenti per i piani economici viene assicurata dagli aiuti stranieri: nel 2003, la G. ha ricevuto complessivamente circa 900 milioni di dollari, 700 dei quali dagli Stati Uniti.
A differenza dei Paesi vicini, la G. possiede poche riserve di idrocarburi, e di conseguenza in questo campo dipende totalmente dall'approvvigionamento esterno: fino alla guerra del 2003, l'Irāq assicurava il soddisfacimento della quasi totalità della sua domanda petrolifera a una tariffa privilegiata. La caduta del regime di Ṣ. Ḥusayn ha messo fine a questo tipo di agevolazione e il governo di ̔Ammān deve trovare una fonte alternativa per le importazioni di petrolio.
Storia
di Silvia Moretti
Il regno di ̔Abd Allāh ii, salito al trono alla morte del padre Ḥusayn (febbr. 1999), fu caratterizzato a partire dal suo esordio da una forte continuità con il passato, che consentì alla G. di confermare entro il panorama mediorientale il suo ruolo di Paese moderato e sostanzialmente stabile. Ma i buoni rapporti commerciali e diplomatici con i Paesi occidentali, Stati Uniti in testa, la politica di distensione nei confronti di Israele (ratificata dagli accordi di pace del 1994) e infine le scelte in politica interna della monarchia hāscimita, poco incline al rigorismo religioso e decisa a eliminare l'islamismo radicale, hanno esposto il Paese in più occasioni alla contestazione interna e alle minacce del terrorismo.
Nell'ambito della politica interna, ̔Abd Allāh ii già pochi mesi dopo la sua ascesa al trono lanciò una campagna di arresti ed espulsioni contro i vertici del gruppo islamista Ḥamās, di cui furono chiusi gli uffici nella capitale ̔Ammān, e al tempo stesso impegnò la classe politica in un'opera di democratizzazione delle istituzioni, che fece tuttavia registrare pochi successi e provocò, nel giugno 2000, un cambio alla guida del governo. Il nuovo primo ministro, A. Abu al-Rageb, accolto favorevolmente dagli ambienti riformisti, avrebbe dovuto porre fine alla corruzione, come pure accelerare la realizzazione del piano di riforme economiche e preparare il Paese alle nuove elezioni legislative. ̔Abd Allāh ii si impegnò inoltre in prima persona nella campagna per la riforma e pure la modernizzazione dei costumi: per es., nel caso della battaglia contro l'impunità maschile nei delitti d'onore. La resistenza della società e del mondo politico, e la condanna dei vertici religiosi islamici, sbarrarono la strada alla discussione sull'articolo del codice penale in questione, il cui emendamento fu rigettato per due volte in Parlamento (nov. 1999 e febbr. 2000). Contemporaneamente, però, la monarchia rimaneva esposta alle critiche delle organizzazioni umanitarie che contestavano la censura sulla libertà di stampa e le frequenti violazioni dei diritti umani.
La scena politica dei primissimi anni del 21° sec. fu dominata dallo slittamento delle consultazioni elettorali, previste in un primo tempo per il 2001, e rinviate dal re per il clima di tensione nel Paese e in tutto il Medio Oriente a causa delle minacce di attacco degli Stati Uniti all'Irāq (attacco poi avvenuto nel marzo 2003). Cresceva intanto in G., e nei Paesi arabi vicini, la richiesta alla monarchia hāscimita di interrompere tutti i rapporti con Israele, e in più di un'occasione grandi manifestazioni di massa ad ̔Ammān e nei campi profughi palestinesi minacciarono l'ordine pubblico, rinsaldando le posizioni dello schieramento più radicale che da sempre aveva respinto l'accordo con Israele del 1994 (rejectionist front).
Le elezioni politiche del giugno 2003 fecero registrare, come sempre, il successo dei candidati vicini agli Hāscimiti ed espressione delle diverse tribù, che si aggiudicarono complessivamente 80 dei 110 seggi. Il Fronte d'azione islamica, il più grande partito all'opposizione, conquistò 17 seggi. Secondo quanto previsto da un provvedimento varato in febbraio, 6 seggi furono riservati a candidati donne. Mentre veniva mantenuto un alto livello di allarme alle frontiere nel tentativo di riuscire a evitare attacchi terroristici, i servizi di sicurezza ricevevano informazioni circa attentati in preparazione. Nell'aprile 2005 si rinnovava l'impegno di ̔Abd Allāh ii per le riforme, attraverso la nomina di un nuovo capo di gabinetto filoccidentale, A. Badran: l'approccio riformista della corona non riusciva, tuttavia, ad aggirare l'opposizione dei settori più tradizionali e religiosi del Paese. Il 19 agosto dello stesso anno un missile lanciato contro una nave da guerra statunitense ancorata nel porto di al-̔Aqaba sfiorava l'obiettivo, uccidendo un soldato giordano. Un altro missile esplose, ma senza conseguenze, nei pressi di un ospedale militare della stessa città, e un terzo fu lanciato nelle vicinanze dell'aeroporto della città israeliana di Eilat, ma non esplose. Il 9 novembre una violenta azione terrorista congiunta colpiva il Paese: 59 persone venivano uccise e oltre un centinaio ferite nel triplice attacco suicida contro tre grandi strutture alberghiere del centro di ̔Ammān. L'attentato venne rivendicato, come il precedente, da al-Qā̔ida, l'organizzazione terrorista guidata, presumibilmente, da A.M. al-Zarqawi, giordano di nascita, già condannato a morte in contumacia nell'aprile 2004 per la sua presunta implicazione nell'assassinio di un diplomatico statunitense, avvenuto ad ̔Ammān nell'ottobre 2002. Una seconda e una terza condanna a morte in contumacia contro di lui furono emesse nel dicembre 2005 e nel febbraio 2006.
I rapporti israelo-palestinesi e il ruolo della G. nei negoziati di pace tra i due popoli, costituirono il filo conduttore della politica estera della monarchia hāscimita, che alternò fasi di freddezza e di apertura verso i differenti governi israeliani in carica, ribadendo comunque in più occasioni l'urgenza del ritiro israeliano dai territori occupati. In occasione della visita di ̔Abd Allāh ii in Israele (febbr. 2000), la delegazione giordana sottolineò l'impossibilità per il Paese di accogliere altri rifugiati palestinesi e il loro diritto al ritorno in patria. La vittoria di Ḥamās al Parlamento palestinese nel gennaio 2006 è stata considerata una minaccia dalla dinastia hāscimita che ha sempre temuto il radicalizzarsi dello scontro israelo-palestinese e soprattutto le sue pericolose ricadute in G., dove la forte presenza di Palestinesi, concentrati soprattutto nelle aree urbane, rappresenta una miccia sempre pronta a esplodere; secondo i dati dell'UNRWA (United Nations Relief and Work Agency for Palestine Refugees in the Near East), al 31 marzo 2005 i Palestinesi in G. ammontavano a un totale di 1.780.701.
In occasione della guerra all'Afghānistān (ott. 2001) e poi di quella all'Irāq, la G. confermò la sua amicizia con gli Stati Uniti, appoggiando il loro intervento.