PASETTO, Giordano
PASETTO (Passetto), Giordano. – Nato a Venezia intorno al 1484, fu frate domenicano, organista, maestro di cappella e compositore.
Trascorse alcuni anni nel convento dei Ss. Giovanni e Paolo in Venezia, ove è probabile si sia formato anche musicalmente alla scuola di fra Pietro da Castello, maestro di cappella oltre che collezionista musicale e collaboratore di Ottaviano Petrucci nell’allestimento dello Harmonice Musices Odhecaton, il primo libro di musica prodotto tipograficamente (Venezia 1501). Il 27 gennaio 1504 l’ambasciatore estense inviò al duca Ercole I da Venezia un Credo scritto da un cantore veneziano, per farlo eseguire dalla sua cappella e giudicare da Josquin des Prez, mantenendo riserbo sul nome dell’autore «se prima non intende[va] l’opera essere piaciuta» (Lockwood, 1976, p. 134); in aprile inviò le parti restanti della medesima messa (oggi ignota), rivelandola opera di fra Giordano da Venezia «de XX anni, el quale in queste cose è tenuto uno mirabile zovene», e chiese al duca «uno tenore [...] per che li farà qualche bello canto sopra» (ibid., pp. 134 s.). Il 30 aprile 1505 Pasetto ottenne il permesso di suonare l’organo nel monastero femminile veneziano di S. Spirito, in cambio di 16 ducati annui «et quedam alia munera» (Blackburn, 1995, p. 37; Quaranta, 1998, p. 342). Vi dovette rinunciare dal 1o aprile 1509 quando fu eletto, con 16 voti su 18, organista nel convento dei Ss. Giovanni e Paolo, in sostituzione di fra Martino Dal Nasso, passato in duomo a Udine. Il nuovo incarico comportava un compenso di 14 ducati per il primo anno, 16 a partire dal secondo, oltre alle immunità e alle esenzioni consuete per gli organisti di quella chiesa (Quaranta, 1998, p. 342). Il 10 agosto 1516 i frati nominarono per due anni un altro organista, Nicolò di Giovanni Diedo, con compenso di 10 ducati annui, probabilmente al secondo organo, non già in sostituzione di Pasetto, visto che quest’ultimo nell’aprile 1518 continuava a riscuotere il salario in qualità di organista dalle scuole di S. Nicolò dei Tedeschi e di S. Pietro Martire, ospitate nella chiesa conventuale; il 17 dicembre seguente fu eletto «pater conventus» (ibid., pp. 344 s.).
Nel marzo 1520 i canonici del duomo di Padova, informati che il loro maestro di cappella fra Ruffino Bartolucci d’Assisi era in trattative per passare alla Basilica del santo, ne offrirono il posto a Pasetto, il quale accettò e prese servizio con una condotta decennale a partire dal 2 maggio dello stesso anno, mantenendo la carica, di rinnovo in rinnovo, fino alla morte. Nel momento dell’elezione Pasetto s’impegnò a istruire nel canto polifonico e corale monodico i chierici della cattedrale, a cantare egli stesso (aveva voce di basso; cfr. Guarnieri, 1984-85, p. 11) e a preparare a proprie spese libri di canto «cum bonis et novis cantibus et mutetis secundum exigentiam temporum» (Casimiri, 1942, p. 121), che al termine del servizio sarebbero dovuti restare al Capitolo per due ducati in meno del valore stimato. Il suo servizio dovette risultare gradito, visto che vent’anni dopo, il 1o maggio 1540, egli venne riconfermato con più di due terzi dei voti favorevoli (ibid., p. 130); continuò a percepire lo stipendio fino alla morte (1557), ma dal 3 aprile 1554, per la salute malferma, gli venne affiancato nell’insegnamento ai chierici Pietro Antonio Guainaro, che da fine aprile 1555, stante il peggioramento delle sue condizioni, lo avrebbe sostituito a tutti gli effetti finché «dictus magister Jordanus vixerit» (ibid., p. 134).
Testimoniano l’attività di copista i codici A.17, D.27 e parte dei D.25-26 conservati nella Biblioteca capitolare di Padova. Il codice A.17, sottoscritto a c. 188v «frater Jordanus Pasetus venetus ordinis predicatorum scripsit hec manu propria ad laudem dei 1522», è una raccolta di 127 mottetti, da 4 a 6 voci, composti in gran parte da maestri fiamminghi del periodo di Josquin (vi compaiono Jean Mouton con 16 brani, Andrea de Silva con 9, des Prez con 8, Adrian Willaert con 6 ecc.). Il compilatore potrebbe aver trascritto un repertorio in uso nel convento dei Ss. Giovanni e Paolo, che presenta notevoli concordanze con il primo volume dei Motetti de la Corona edito da Petrucci (cfr. Blackburn, 1995, p. 38); alcuni brani adespoti, come, ad esempio, quelli in onore di s. Antonio (n. 80 O proles Hispaniae e n. 83 O sidus Hispaniae), potrebbero forse essergli attribuiti. Nel ms. D.27 sono raccolti 81 mottetti, anche in questo caso di autori prevalentemente franco-fiamminghi, ma della generazione successiva a Josquin (Maistre Jan con 13 brani, Willaert con 7, Jachet de Mantua con 4, Philippe Verdelot con 3 ecc.). I codici D.25-26, che contengono salmi per doppio coro a 8 voci di diversi autori del XVI secolo, sono stati invece esemplati solo parzialmente da Pasetto e ne testimoniano l’attività di compositore: si aprono infatti con 12 salmi da lui scritti per il vespro, ‘spezzati’ alla maniera del suo predecessore Ruffino, anche se rispetto a quelli essi appaiono meno inventivi e più statici (altri 6 sono di Giovanni Battista Mosto, 2 di Costanzo Porta, 1 di Guainaro; l’ultimo è adespoto). Di Pasetto, oltre a questi salmi, sopravvive manoscritto un mottetto a 8 voci Nigra sum sed formosa (Verona, Archivio dell’Accademia Filarmonica, ms. 218).
A stampa si conservano: la frottola Sù, sù, sù, pastori, in Canzoni frottole et capitoli da diversi eccellentissimi musici [...] Libro secondo de la Croce (Roma, V. Dorico, 1531); la villotta «alla padoana» a 4 voci e in quattro parti, Audi bone persone audi per cortesia, nella Bataglia taliana composta da M. Mathias fiamengo, maestro di capella del Domo di Milano (Venezia, A. Gardano, 1552), e i Madrigali nuovi a voce pare composti per il doct. musico messer Giordano Passetto, maestro di capella del domo di Padoa. Libro primo (Venezia, A. Gardano, 1541), dedicati al canonico della cattedrale patavina Benedetto Contarini (unica raccolta profana del Cinquecento scritta per voci pari oggi nota; vi compare un sonetto di Giulio Camillo detto Delminio).
Nel 1528 e nel 1537 Pasetto era stato interpellato, insieme al celebre Vincenzo Colombi, riguardo agli organi delle chiese padovane di S. Agostino e di S. Francesco, segno forse della competenza riconosciutagli anche in quest’ambito (Lunelli, 1973, pp. 43, 47-50). Alcune lettere, infine, testimoniano suoi contatti con i teorici musicali Giovanni Del Lago e Pietro Aaron (A correspondence, 1991, pp. 1006 s.).
Pasetto morì a Padova l’8 novembre del 1557.
Fonti e Bibl.: R. Casimiri, Musica e musicisti nella cattedrale di Padova nei sec. XIV, XV, XVI: contributo per una storia, Roma 1942, pp. 33-35, 39, 57, 67, 68, 120-126, 128-131, 133 s., 136-138, 152, 156; R. Lunelli, Studi e documenti di storia organaria veneta, Firenze 1973, pp. 43, 47-50; L. Lockwood, Josquin at Ferrara: new documents and letters, in Josquin des Prez, a cura di E.E. Lowinsky, London 1976, pp. 116, 134 s.; S. Boorman, Petrucci’s type-setters and the process of stemmatics, in Formen und Probleme der Überlieferung mehrstimmiger Musik im Zeitalter Josquins Desprez, a cura di L. Finscher, München 1981, pp. 260 s.; C. Guarnieri, La musica nella cattedrale di Padova durante il magistero di G. P. (1520-1557), tesi di laurea, Università di Padova, a.a. 1984-85; Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti. Le biografie, V, Torino 1987, p. 589; A correspondence of Renaissance musicians, a cura di B.J. Blackburn - E.E. Lowinsky - C.A. Miller, Oxford 1991, pp. 383, 707 s., 1006 s.; B.J. Blackburn, Petrucci’s Venetian editor: Petrus Castellanus and his musical garden, in Musica disciplina, XLIX (1995), pp. 15-45, in partic. pp. 37 s.; A. Lovato, Catalogo del fondo musicale della Biblioteca Capitolare di Padova, Venezia 1998, ad ind.; E. Quaranta, Oltre San Marco. Organizzazione e prassi della musica nelle chiese di Venezia nel Rinascimento, Firenze 1998, pp. 75, 342, 344 s., 354; The new Grove dictionary of music and musicians, XIX, London-New York 2001, pp. 199 s.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XIII, Kassel-Stuttgart 2005, coll. 176 s.; C. Guarnieri, Padova, Archivio Capitolare, mss. D25 e D26, in Tesori della musica veneta del Cinquecento. La policoralità, Giovanni Matteo Asola e Giovanni Croce (catal.), a cura di I. Fenlon - A. Lovato, Venezia 2010, pp. 119-121.