Alighieri, Giorgio
Figlio di Cione di Brunetto (v.); quel poco che sappiamo di questo lontano parente di D. deriva tutto da documenti processuali. Nel più antico (novembre 1322), G. è citato davanti al tribunale della Mercanzia da Neri di Niccoluccio da Pistoia, che, il 17 ottobre, gli aveva affittato un cavallo del valore di 12 fiorini d'oro, chiedendo 4 soldi di noleggio il giorno, il che, alla data della denunzia, comportava già 4 fiorini di denari piccoli. Ebbe da quell'Alighieri una scritta privata di sua mano, ma non riuscì a riavere né la bestia o il suo valore, né l'ammontare del noleggio. Il 16 novembre si presentarono l'accusato e suo padre Cione, e convennero di pagare nove fiorini d'oro in quattro rate. Subito dopo lo troviamo implicato nell'azione legale promossa dalla sorella Giadra (v.) e da suo marito Nicola, che pretendevano la restituzione di un deposito di 200 fiorini fatto a G. e al padre Cione quattro anni prima. Al fine di rendere giuridicamente operante questa richiesta, era necessario che G. acconsentisse alla restituzione, ma questi prima del 13 gennaio 1323 era lontano da Firenze, probabilmente proprio per evitare di rendere esecutiva una sentenza che sarebbe stata letale per le finanze già esauste della sua famiglia. La sua assenza non evitò il provvedimento, in quanto sua madre Tessa e il nipote Bartolo dettero il consenso alla richiesta di Nicola. Da questa data, comunque, non abbiamo più notizie di Giorgio.
Bibl. - E. Casanova, Nuovi documenti sulla famiglia di D., in " Riv. delle Biblioteche e degli Archivi " X (1899) 82-85; Piattoli, Codice 132, 133, 135, 136, 138.