ANSELMI, Giorgio
Da non confondere con l'omonimo suo avo, medico e scienziato (donde l'appellativo di "nepos" che l'A. talvolta ebbe cura di porre sui frontespizi delle opere), nacque a Parma da Andrea verso la metà del sec. XV, sicuramente prima del 1459, non risultando iscritto negli albi battesimali da quell'anno istituiti. Studiò latino e greco, interessandosi anche di filosofia e medicina e mantenendo rapporti di amicizia con F. M. Grapaldo, T. Ugoleto e F. Carpesano. Partecipò attivamente alla vita politica di Parma e durante l'invasione di Carlo VIII (1494) fu costretto a fuggire con tutta la sua famiglia. Tornata la pace, poté rientrare nella città, trascorrendo, tuttavia, la maggior parte del suo tempo nei poderi che possedeva nel Parmense o nella villa di Brescello, dove era solito ritirarsi a studiare. Da questa nuova vita non lo distoglieranno le vicende belliche che turbarono ancora la regione durante il pontificato di Clemente VII. Onorato della stima di noti letterati, tra i quali Isidoro Clario, vescovo di Foligno, Teofilo Folengo (che alla fine del suo Chaos del tri per uno gli dedica un bizzarro acrostico) e A. Navagero, inviato a Parma (1523) come oratore della Repubblica veneta, l'A. morì nel 1528, vittima della terribile pestilenza che devastava allora quelle terre.
Nel clima di appassionati studi umanistici che fiorirono a Parma, le poesie latine dell'A. (odi e anacreontiche) rivelano una sapiente padronanza delle letterature classiche, una discreta tecnica nel maneggiare il verso latino, cui peraltro difetta la capacità di esprimere la variegata gamma di un contenuto psicologico, donde la monotonia che s'avverte in molte sue composizioni. Di queste una notevole scelta è contenuta in Delitiae Italorum Poetarwn, Huius superiorisque aevi illustrium, collectore Ranutio Ghero (idest Iano Grutero), s.l. 1708, pp. 230-239.
L'opera più interessante, ed artisticamente più valida, dell'A. è Georgii Anselmi Nepotis Epigrammaton libri septem, Parmae 1526, la cui terza e definitiva edizione (Venetiis 1528) è arricchita da altre composizioni (Sosthyrides, Peplum Palladis, Eglogae quatuor). I momenti migliori di questa produzione si colgono in talune rievocazioni e quadretti di vita familiare nei quali anche lo stile sembra adattarsi a schemi più duttili e comprensivi. I contemporanei criticarono l'aridità dell'A. quanto all'invenzione e all'espressione, dovuta, sembra, al proposito di evitare la magnificenza del modello ovidiano. Lelio Gregorio Giraldi giudicò lo stile dell'A. un "exsiccatum dicendi genus",né diversamente si espresse O. D. Caramella.
Altre opere dell'A.: Georgii Anselmi Nepotis Hecuba, Parmae 1506 (un esemplare di questa rara edizione in Bibl. Apost. Vaticana); Epiphyllides in Plautum, in M. Actii Plauti Asinii Comoediae viginti nuper emendatae, et in eas Piladae Brixiani Lucubrationes, Parmae 1510 (illustrazioni composte su alcune commedie di Plauto, "nitidae et comptae... exornabunt Rudentem, Sthicum, Trinummum, Truculentum"); Vita de Giacopo Caviceo, per Georgio Anselmo al R. Messer Priamo de Pepoli, in Il Peregrino di M. Giacopo Caviceo da Parma, nuovamente con somma diligenza revisto, e ristampato, Vinegia 1538, pp. 261-269.
Fonti e Bibl.: Honorii Dominici Caramella..., Museum Illustrium Poetarum, secunda editio, s. l.n.d., p. 104; Francisci Carpesani..., Commentaria suorum temporum Libris X, comprehensa ab anno circiter 1470 ad annum 1526, in Veterum Scriptorumet Monumentorum historicorum, dogmaticorum amplissima collectio, V, Parisiis 1729, p. 1337; Lilii Gregorii Gyraldi..., De Poetis nostrorum temporum, Berlin 1894, p. 33; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, I, 2, Brescia 1753, pp. 834-836; I. Affò, Memorie di scrittori e letterati parmigiani, III,Parma 1791, pp. 218-228; F. Flamini, Il Cinquecento, Milano s. d., p. 539.