ARCOLEO, Giorgio
Nato a Caltagirone (Catania) il 15 agosto 1848 da Gaetano Arcoleo e Benedetta Alessi, compì nella nativa cittadina gli studî umanistici, rivelando sin dall'adolescenza quel suo ingegno finemente critico, che, espresso in un personalissimo stile, nervoso e caustico, doveva poi manifestarsi nella multiforme sua attività, con impronta sempre vigorosa e originale. Venuto a Napoli per gli studî di giurisprudenza, fu attratto dalla luminosa scuola di Francesco de Sanctis, cui accorrevano in quel tempo tanti giovani divenuti poi insigni in ogni sorta di discipline e di pubblici uffici. Lo studio notissimo sulla maschera di Pulcinella (Un filosofo in maschera, in Nuova Antologia, 1872) è frutto di questa scuola e delle indagini letterarie a cui l'A. si dedicò nella prima giovinezza e che mai più abbandonò. Ben presto le preminenti qualità del suo spirito, volto anche agli studî giuridici, lo indussero a preferire quelli di diritto costituzionale, cui, in un periodo di profondo dissenso tra la scuola "giuridica" e quella "politica", egli diede un'originale impronta di fecondo eclettismo, sostenendo e dando l'esempio della utilità d' integrare con l'indagine storico-politica l'arido schematismo delle forme giuridiche. Per tali studî, iniziati nel 1875, conseguì rapidamente la cattedra: prima quella di Parma, poi quelle di Palermo e Napoli; egli preferì quest'ultima, dove fu acclamato maestro fino alla sua morte (7 luglio 1914). Eletto deputato di Catania nel luglio 1885, rimase alla Camera fino al 1900 e fu più volte sottosegretario di stato. Nel 1902 fu nominato senatore. Esercitò anche l'avvocatura, profondendo signorilmente anche in questo campo la ricchezza del suo ingegno. Intorno al 1900 perdette la vista; ma, pur soffrendone oltremodo nell'intimo suo, sopportò virilmente la sciagura che parve quasi aumentare le sue molteplici energie negli studî letterarî, politici e giuridici, nell'insegnamento, nelle accademie, nei pubblici uffici e nel senato, dove restò memoranda la parte da lui presa nella discussione sulla riforma della Camera alta (1911).
Degli studî letterarî (spesso riassunti in conferenze) sono da ricordare, oltre quello su Pulcinella, Canti del popolo in Sicilia, Napoli 1878; Il dolore nell'arte (Conferenza tenuta alla Società dantesca in Firenze, 1907); La libertà nell'arte, in Rivista di sociologia ed arte, 1908; Il grande umorista (Swift), in Rassegna contemporanea, 1909; Giovanni Boccaccio, Firenze 1913. Di quelli storici, la commemorazione di Crispi (Palermo 1905); quella di Garibaldi (Napoli 1882); L'anima della rivoluzione siciliana, in Rassegna contemporanea, 1910. Di quelli politici e giuridici: Gli equivoci sulle forme rappresentative, Napoli 1875; Sul Senato moderno, Napoli 1877; Il bilancio dello Stato ed il sindacato parlamentare, Napoli 1880; Il gabinetto nei governi parlamentari, Napoli 1882; Le inchieste parlamentari, Napoli 1883; Diritto e politica, Napoli 1884; Diritto costituzionale, dottrina e storia, Napoli 1890; 2a ed., 1903; 3a ed., 1907; e non pochi articoli e note lette alla R. Accademia delle scienze morali e politiche. Hanno anche singolare pregio molti dei suoi numerosi discorsi e relazioni parlamentari.
Bibl.: Un elenco, tuttavia non completo, degli scritti dell'A. si trova in appendice alle commemorazioni dell'Arcoleo fatte da E. Presutti (in Annuario della R. Università di Napoli pel 1914-1915, Napoli 1915, p. 313 segg.) e da R. De Ruggiero (in Atti dell'Accademia Pontaniana, XLVI). Entrambi questi scritti tratteggiano, con profonda conoscenza, la nobile figura dell'Arcoleo, studiandone le molteplici attività. Notevoli anche: A. Casulli, Giorgio Arcoleo, Roma 1913 (con ritratto e bibliografia); G. Paulucci di Calboli-Barone e A. Casulli, Il pensiero di Giorgio Arcoleo, Milano 1927.