BAGLIVI, Giorgio
Nacque l'8 sett. 1668 a Ragusa (od. Dubrovnik), in Dalmazia, da Vlaho (Biagio) di Giorgio Armeno e da Anna di ser Iacopo de Lupis: Armenius, quindi, fu in realtà il suo vero nome di famiglia. Rimasto privo dei genitori all'età di due anni venne allevato assieme al fratello minore, Giacomo, da una contadina, Maria Dragisić, finché, mostrando i due fanciulli una non comune acutezza di ingegno, la loro educazione fu affidata ai gesuiti. Il B. ebbe come primo maestro il padre Michele Mondegai; si occupò di lui anche un altro gesuita, padre Raffaele Tudisi: per opera dei religiosi il B. fu inviato e fatto educare a Lecce, ove lo ebbe discepolo carissimo il medico Pietro Angelo Baglivi, che gli insegnò i primi elementi dell'arte medica e, dopo la morte, gli lasciò il nome e gli averi. Il B. studiò a Napoli, poi a Salerno, ove, nel 1688, si laureò in medicina e filosofia. Subito dopo viaggiò molto, arricchendo la propria cultura e acquistando vasta esperienza: fu a Firenze presso R. Bellini, a Bologna allievo di M. Malpighi (che esercitò grande influenza sulla formazione scientifica del B.), a Padova, in alcune città dell'Olanda e dell'Inghilterra. Il 26 apr. 1692 giunse a Roma ove prese dimora stabile nel 1694. Fu medico di Innocenzo XII (il B. aveva conosciuto il papa a Lecce, quando era vescovo di quella città, ed era entrato nelle sue grazie) e del suo successore Clemente XI. Nel 1696 (o nel 1695) gli venne affidato l'insegnamento della chirurgia e della anatomia alla Sapienza di Roma, ove, nel 1700, ebbe la cattedra di medicina teorica: nell'ultimo anno della sua vita percepiva, per la sua attività didattica, uno stipendio di 96 scudi. Morì a Roma il 7 giugno 1707 e fu sepolto nella chiesa di S. Marcello.
Il B. fu un ottimo medico pratico, poiché, tenendo distinta la pratica dalla teoria, condannò l'astratto filosofeggiare e le vuote speculazioni dei medici del suo tempo e conferì nuovo e grande valore al vecchio empirismo ippocratico, basato sull'esperienza e sul ragionamento. Fu un convinto assertore dell'importanza della esperienza clinica, dell'esame clinico generale dei malati, degli esami autoptici attentamente eseguiti, delle ricerche di fisiologia condotte sugli animali; fedele a tali sue convinzioni, egli fu uomo di vasta cultura, finissimo semeiologo, valente anatomico attento studioso degli organismi viventi.
Nella sua opera De praxi medica il B. dette pregevoli descrizioni di alcune malattie, come il tifo, la podagra, la sifilide, le elmintiasi dei bambini; descrisse la sintomatologia prodotta dalla puntura delle tarantole; distinse le pleuriti in flemmonose, resipilacee o secche e spurie, e dette preziose regole per individuarne le forme latenti; sostenne l'efficacia terapeutica dell'ipecacuana nelle dissenterie e nelle emorragie; affermò che le febbri maligne non debbono considerarsi primitive, ma derivanti da alterazione manifeste della linfa e del sangue; indagò scrupolosamente i fenomeni naturali e coltivò con passione l'anatomia comparata.
Il B. non fu un teorico altrettanto felice, fu piuttosto un conservatore che un innovatore. Osservatore attento, cadde tuttavia troppo spesso nell'errore di dar valore a fenomeni sporadici e casuali. Si pronunciò contrario ai sistemi in medicina, ma, iatromeccanico e iatrofisico, precursore della dottrina solidistica, fu egli stesso assertore teorico di un ben preciso indirizzo scientifico.
Tale dualismo facilmente si intravede nelle sue opere: accanto alle magnifiche descrizioni di alcune malattie che egli fece nel I capitolo della De praxi medica, agli accurati studi di anatomia comparata condotti sui vasi e sui visceri delle rane e delle testuggini che descrisse nella De praxi e nella De fibra motrice, con tenacia egli sostenne le concezioni meccanicistiche della vita, e ingenuamente tentò di spiegare tutte le funzioni fisiologiche con concetti meccanici ricorrendo a paragoni alquanto primitivi con macchine varie. Cosi, nell'opera De fibra motrice il B. spiegò la motilità delle fibre muscolari con l'irritabilità, che, in forma locale, generale o diffusa, sarebbe a sua volta provocata oltre che dagli stimoli semplici, da una alterazione dei fluidi per la speciale azione degli stimoli nervosi oppure da una alterazione del movimento dei fluidi prodotta dall'irritazione dei solidi. Ancora, sostenne che le meningi sarebbero animate da una oscillazione tremulo-increspante, in virtù della quale sarebbe promossa la secrezione del fluido nervoso: da ciò deriverebbe l'esistenza di una doppia sorgente del fluido vitale, l'una sostenuta dal cuore lungo i vasi sanguigni, l'altra sostenuta dalla dura madre lungo i nervi; il moto del fluido nervoso, poi, si tradurrebbe in sensazioni e in movimenti, alla cui produzione contribuirebbero rispettivamente la pia e la dura madre. Conseguentemente, vi sarebbe un doppio genere di malattie, le umorali e le nervose. A proposito delle meningi, va rilevato come nella De fibra motrice il B. si sarebbe appropriato della scoperta della dura madre, rivendicata da A. Pacchioni nell'opera De durae meningis fabrica et usu, Romae 1701; il B., tuttavia, si difese egregiamente in una lettera del 1704. Egli tentò addirittura di spiegare il sonno secondo i principi meccanici, considerando la condizione generale dei solidi e dei fluidi nella necessità del riordinamento dell'equilibrio della circolazione alterato dalla posizione verticale e dalla fatica.
Il medico raguseo fu comunque un valente studioso e illuminò i medici del suo tempo rivalorizzando i metodi clinici e gli insegnamenti pratici. Fu molto stimato e apprezzato per la sua cultura: a Roma frequentava l'Accademia fisico-matematica, che si adunava in casa del dotto monsignor Ciampini; fu membro dell'Arcadia (ove ebbe il nome di Epidauro Pirgense), della Imperial Società di Augusta, della Royal Society di Londra e di numerose altre accademie e società scientifiche italiane e straniere.
Opere: De praxi medica ad priscam observandi rationem revocanda libri duo, Romae 1696, in 8°; Lugduni Batav. 1699 e 1700, in 8°; Romae 1702, in 4°; De fibra motrice ac morbosa libri IV, Romae 1702, in 8°; Basileae 1703, in 8°; De anatome fibrarum, de motu musculorum ac de morbis solidorum; De experimentis circa salivam; De experimentis circa bilem; De experimentis circa sanguinem ubi obiter de respiratione et somno, nell'ediz. del 1702 della De fibra motrice; De morborum et naturae analogismo, de vegetatione lapidum, de terraemotu romano ac urbium adiacentium anno 1703, de progressione romani terraemotus ab anno 1703 ad annum 1705; De vegetatione lapidum et analogismo circulationis maris ad circulationem sanguinis, de anatome morsu et effectibus tarantulae, de usu et abusu vescicantium. De observationibus anatomicis et praticis, nell'ediz. del 1696 della De praxi medica; Exercitatio de raro et utili methodo medendi vulnera per aquam frigidam, tradotto e stampato a Venezia dal Costantini nel 1735 appresso l'opuscolo di V. Cocchi: Sul buon uso dell'acqua; Commentaria in Sanctori Sanctorii de statica medica Aphorismos; Canones de medicina solidorum ad rectum statice usum in Sanctorii Aphorismos, Padova 1710; Opera omnia medico-practica et anatomica. Hac sexta editione, post ultimam ultrajectinam, aucta, novisque locupletata Dissertationibus, Epistolis et Praefatione, quae systematis Bagliviani usum aperit, adversiorumque diluit objectiones. Accedit tractatus de vegetatione lapidum opus desideratum, nec non de terraemotu Romano, et Urbium adjacentium, Lugduni anno 1703, sumptibus A. et J. Posuel, e 1704 in 4°; Opera omnia medico-practica et anatomica. Editio septima, cui praeter dissertationes et alios tractatus sextae editioni adiunctus accendunt eiusdem Baglivi Canones de medicina solidorum. Dissertatio de progressione Romani Terraemotus. De systemate et usu motu solidorum in corpore animato. De vegetatione lapidum et analogismo circulationis maris ad circulationem sanguinis, necnon Joannis Dominici Santorini Opuscula quatuor. De structura et motu fibrae, de nutritione animali, de haemorrhoidibus et de catameniis, Lugduni 1710, sumptibus A. et J. Posuel, in 4°.
Bibl.: G. Origlia, Istoria dello Studio di Napoli, I, Napoli 1753, p. 143; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, pp. 51-54; F. M. Renazzi, Storia dell'Università degli Studi di Roma, IV, Roma 1806, pp. 89 s.; C. Minieri Riccio, Memorie storiche degli scrittori nati nel regno di Napoli, Napoli 1844, p. 50; S. De Renzi, Storia della medicina in Italia, IV, Napoli 1846, pp. 50, 81 s., 173-176, 178 s., 180, 202 s., 224, 231, 232, 282-287, 291, 297 s., 309-319, 332, 363 s., 368 s., 371, 372, 373, 384, 385, 411, 424, 431-433, 440 s., 445, 454, 479, 481, 541, 552, 560-562; I. Carini, L'Arcadia dal 1690 al 1890. Memorie storiche, I, Roma 1891, pp. 143-149; P. Capparoni, Profili bio-bibliografici di medici e naturalisti celebri italiani dal sec. XV al sec. XVIII, I, Roma 1925, pp. 63-66; N. Sforza, G.B. e i medici italiani in Francia, Roma 1955; M. D. Grmek, Osservazioni sulla vita, opera ed importanza storica di G. B., in Atti del XIV congresso internazionale di storia della medicina (Roma-Salerno 13-20 settembre 1954), I, Roma 1960, pp. 423-435; Encicl. Ital., V, p. 853.