BOMBI (Bombig), Giorgio
Nato a Ruda (Udine) da Giuseppe, maestro elementare, e da Luigia Populini il 5 luglio 1852, dopo alcuni anni di studi nel ginnasio di Gorizia s'impiegò nell'azienda commerciale di P. Venuti. Venne allora in contatto con i giovani irredentisti di azione, fondò il giornale satirico LaFreccia e partecipò ad alcune manifestazioni antiaustriache, come l'innalzamento del tricolore sul monte Calvario, alla vigilia del 2 giugno 1878, festa dello Statuto nel Regno; ebbe pure nel 1879 un abboccamento segreto a Buttrio presso Udine con M. R. Imbriani, dirigente dell'"Italia Irredenta".
Successivamente prese parte all'attività politica legalitaria. Entrato nella direzione del Gabinetto di lettura (1882), ebbe notevole parte nel rinnovamento del Partito liberale nazionale friulano e nella costituzione della Società politica "Unione", della quale fondò nei centri minori della provincia parecchie sezioni locali. Si fece promotore nel 1890 di manifestazioni popolari di protesta per lo scioglimento decretato dal governo della società culturale Pro Patria e l'anno seguente fu eletto segretario della sezione goriziana della Lega nazionale, sorta per continuarne l'opera. Nello stesso periodo entrò nella Camera di commercio e nella direzione dell'Unione Ginnastica; nel 1893 fu eletto consigliere comunale, quindi direttore della Lega nazionale, infine deputato alla Dieta provinciale.
Al Comune e alla Dieta si occupò specialmente di problemi finanziari e scolastici, opponendosi alla slavizzazione della scuola goriziana. Nel 1898 entrò nella direzione generale della Lega nazionale e patrocinò la formazione della Lega della gioventù friulana; nel Comune assunse la carica di primo aggiunto (vicepodestà). Giovanilmente combattivo, venne chiamato nel 1902 a presiedere l'Unione ginnastica. Ricusò, quindi, la candidatura alle elezioni politiche suppletive (1902) che i socialisti gli offrivano per presiedere la nuova Società politica friulana e partecipare alle agitazioni per la creazione di un'università italiana a Trieste.
Scomparso nel 1905 il podestà Carlo Venuti, il B. consigliò di far confluire i voti su Francesco Marani. Allo scadere del triennio di questo, i consiglieri all'unanimità chiamarono il B. a succedergli. L'imperatore fece tardare a lungo la conferma, poiché egli era noto per i sentimenti irredentistici, che aveva messo in luce anche nella lotta elettorale del 1907 contro gli Sloveni e i cristiano-sociali, e rappresentando la città ai funerali milanesi del patriota e scienziato G. I. Ascoli. Come podestà egli accolse solennemente a Gorizia il congresso della Lega nazionale (1910) e appoggiò l'unificazione delle forze politiche italiane. Fu confermato podestà nel 1911 e nel 1914.
Scoppiata la guerra mondiale, eluse le pressioni governative per dar vita a leghe "patriottiche" austriache, cosicché dopo l'intervento italiano venne dichiarato decaduto e sostituito da un commissario imperiale. Nel novembre del 1915 il B. venne arrestato e deportato con la moglie a Leibnitz, poi nel castello di Göllersdorf, e, dopo le misure di clemenza dell'imperatore Carlo, confinato a Oberhollabrunn. Rientrato a Gorizia alla fine del conflitto, riassunse il 9 nov. 1918 la direzione del comune su invito del governatore militare italiano. Nel 1921 venneconfermato commissario al comune, nel 1924 eletto sindaco nella lista nazionale, l'anno dopo - sciolto il Consiglio - nominato commissario prefettizio.
Fin dal 1919 il suo provato patriottismo gli aveva meritato l'onorificenza di commendatore; il 30 settembre 1920 venne nominato senatore. Ancora nell'operosa vecchiaia si occupò dei problemi economici e amministrativi locali, ricoprendo varie cariche, e autorevolmente intervenne perché fosse ricostituita la provincia di Gorizia, il che avvenne nel 1926.
Il B. morì a Gorizia il 15 sett. 1939.
Bibl.: C. L. Bozzi, Gli ottant'anni del sen. B., in Studi goriziani, XI (1933), pp. 152-155; C. L. Bozzi, G. B. e l'italianità diGorizia, Gorizia 1927; L. Girardelli, G. B., in La Portaorientale, X (1940), 1-2-3, pp. 74-80.