BONELLI, Giorgio
Nacque a Vico, presso Mondovì, il 5 luglio 1724. Compiuti a Mondovì i primi studi, vinse per concorso un posto al Collegio delle province di Torino, ove si addottorò in medicina. Appena laureato, ritornò a Mondovì, dove cominciò ad esercitare la professione medica.
Non abbandonò però gli studi, specie di botanica. Di questa disciplina si era interessato già a Torino, seguendovi i corsi di Bartolomeo Caccia e stringendo rapporti con alcuni dei maggiori cultori italiani, come l'Allioni e il Pontedera.
Sposatosi e rimasto presto vedovo, il B. si trasferì a Roma, spinto dal desiderio di inserirsi nel vivo del dibattito scientifico. A Roma iniziò ad esercitare, in un primo tempo senza molto successo. In seguito, però, secondo il Bonino, avendo guarito un importante personaggio da un grave male, divenne noto presso l'alta società e in Vaticano.
Nel 1757 il B. vinse un concorso per una lettura soprannumeraria di medicina pratica, che implicava anche l'insegnamento di nozioni di chimica e farmacologia. Questa sua affermazione riuscì sgradita a taluni dei suoi competitori, residenti a Roma da molto tempo e notevolmente affermati in campo professionale. Dopo tre anni la lettura fu mutata in numeraria; il B. la conservò fino al 1793, anno in cui gli venne accordata la giubilazione. Il risentimento che taluni provavano nei suoi confronti si palesò in breve tempo. Nei suoi primi anni romani il B. aveva avuto in cura un cavaliere francese, tale Diell, il quale successivamente s'era affidato a un medico, di nome Bassani, che esercitava in Roma da molti anni e che era stato uno dei concorrenti alla cattedra di medicina pratica. Essendo morto il paziente nell'agosto 1761, il B. volle eseguirne la necroscopia, traendone la convinzione che la morte era dovuta a eccessive dosi di sublimato di mercurio. Divulgò quindi questa sua tesi in una breve relazione, Illustrissimi Domini EquitisDiell Morbus,Obitus,et Cadaveris sectio (Roma 1762). Il Bassani rispose con un'aspra Dimostrazione apologetica, che sottopose al giudizio della facoltà medica dell'università, alla quale il B. indirizzò una sua Risposta... (Roma 1762).
Nacque così una infiammata polemica, che per la notorietà e le vaste aderenze dei due contendenti ebbe grande risonanza negli ambienti medici. Sono di scarso interesse i numerosi libelli di vari autori comparsi in tale occasione. L'unico punto scientificamente rilevante della questione è il problema delle effettive qualità terapeutiche del sublimato di mercurio e del suo dosaggio. Tali qualità, sia pure con riserva, erano state sostenute da Gerard van Swieten, medico e fisiologo tra i più noti dell'epoca, allievo e commentatore di Boerhaave, protomedico di Maria Teresa d'Austria e direttore della facoltà di medicina e del giardino botanico di Vienna. Anch'egli fu chiamato in causa da ambedue le parti, ma non assunse una posizione netta.
Anche per l'estrema polemicità degli interventi, non è facile farsi una chiara idea della questione, ma pare che la posizione del B. finisse per prevalere, poiché i risultati della necroscopia vennero confermati da altri.
Il B. continuava frattanto l'insegnamento. Attorno al 1770 gli editori francesi Bouchard e Gravier, residenti a Roma, progettarono di stampare un catalogo illustrativo sistematico delle piante dell'Orto botanico di Roma, ch'era forse il più antico esistente: istituito da Niccolò V e ampliatosi in seguito tra varie vicissitudini, era stato trasferito dall'originaria sede vaticana al Gianicolo attorno al 1660. Gli editori proposero al B., i cui interessi botanici erano noti, di assumere la direzione scientifica dell'opera, mentre la parte illustrativa venne affidata a Liberato Sabati, custode dell'Orto medesimo. Il B. accettò l'incarico, e premise al primo volume (Hortus Romanus iuxta systematournefortianumpaulo strictiusdistributus…, Romae 1772) una ricca e densa introduzione, volta a fornire un panorama sullo stato di sviluppo della botanica e sulle relazioni dei vari sistemi di classificazione.
Egli aderisce alla classificazione del Tournefort che, tra quelle più reputate e di più saldo fondamento scientifico, gli pare la più semplice e adatta all'apprendimento. Il sistema di Tournefort, fondato esclusivamente sulla forma della corolla, era ormai superato dalla classificazione di John Ray, che aveva introdotto alla fine del Seicento la fondamentale distinzione tra Monocotiledoni e Dicotiledoni; ma si ammette generalmente che, proprio per i motivi addotti dal B., esso abbia svolto un ruolo positivo nella storia della botanica. Il B. suffraga la sua opinione favorevole al Tournefort, elencando i giudizi positivi sul suo sistema di alcuni tra i più notevoli botanici del secolo, quali il Boerhaave, Royen e lo stesso Linneo. Quanto alla nomenclatura, anch'essa resta sostanzialmente quella tournefortiana, ma in fondo al catalogo di ogni volume il B. farà seguire, per ogni pianta, le denominazioni adottate da altri autori, ponendo in margine il motivo di quei rari casi in cui si discosta dalla nomenclatura del botanico francese.
All'introduzione segue nel volume primo un'interessante Horti romani brevis historia, con notizie sulle vicende del giardino e sui suoi direttori, tra cui si esaltano segnatamente Pietro Castelli e G. B. Trionfetti. All'introduzione ed al catalogo metodico seguono, nel primo volume come nei successivi, le tavole illustranti le singole piante, notevoli per colore e fedeltà di disegno.
Per motivi ignoti, la direzione dell'opera, che verrà a constare di otto volumi di formato stragrande, l'ultimo dei quali uscito nel 1793, fu lasciata dal B., subito dopo il primo, a Nicola Martelli, docente di botanica alla Sapienza, il quale le dette un carattere più linneano, giustificando il mutamento di indirizzo in una introduzione premessa al secondo volume.
La notorietà del B. come medico continuava a crescere, tanto che fu eletto membro del Collegio degli archiatri e fu a più riprese protomedico pontificio. L'ultima sua pubblicazione fu una Memoria intorno all'olio di ricino volgare (Roma 1782).
La data della marte è incerta: usualmente, la si colloca poco dopo la sua ultima opera, ma il Renazzi nel 1806 ci dice che era morto da due anni, il che ci riporta al 1803-04: è la data da ritenersi più probabile. Fu sepolto a Roma, nella chiesa di S. Marco.
Fonti e Bibl.: Negli archivi dell'Accademia delle scienze di Torino, nella corrispondenza dell'Allioni, v'è un volume di lettere del B. su argom. scientifici. Vedi inoltre: F. M. Renazzi, Storia dell'Univ. degli Studi di Roma, IV, Roma 1806, pp. 265 s.; S. Bonino, Biografia medica piemontese, II, Torino 1825, p. 238; P. A. Saccardo, La botanica in Italia. Materiali per la storia diquesta scienza, in Mem. del R. Ist. Venetodi scienze,lett. ed arti, XXV (1894), n. 4, p. 34; XXVI (1901), n. 6, p. 21; O. Mattirolo, G.B., in Mem. dell'Accademia delle scienze di Torino, LXIII (1914).