Caproni, Giorgio
Poeta, nato a Livorno il 7 gennaio 1912, ma vissuto a lungo a Genova; dal 1945 insegna nelle scuole elementari di Roma; collabora a varî periodici anche con scritti critici.
La sua poesia, formatasi nell'ambito dell'ermetismo ma con ascendenze al vocianesimo ligure (da Sbarbaro a Boine), ha sempre più mirato ad innestare nelle rarefazioni analogiche, proprie del primo, il lievito di un autobiografismo tra risentito e gentile, tra alacre ed elegiaco, e nei modi della "poetica della parola" quelli della poesia tradizionale (metri chiusi e rima); trovando la sua soluzione più felice in un tono medio, di canzonetta fra classica e popolareggiante (Il seme del piangere, Milano 1959). Altre opere: Come un'allegoria, Genova 1936; Cronistoria, Firenze 1943; Stanze della funicolare, Roma 1952; Il passaggio d'Enea, prime e nuove poesie raccolte, Firenze 1956, ecc.; in prosa ha scritto: Giorni aperti, itinerario di un reggimento sul fronte occidentale, Roma 1942; Il gelo della mattina, Caltanissetta 1954.
bibliografia
G. De Robertis, in Tempo (Milano), 1952, n. 41.
L. Piccioni, Sui contemporanei, Milano 1953.
O. Macrì, Caratteri e figure della poesia italiana contemp., Firenze 1956.
G. Pampaloni, in L'Approdo letterario, ottobre-dicembre 1959.
F. Fontini, in Il menabò di letteratura, n. 2, Torino 1969.
P. P. Pasolini, Passione e ideologia, Milano 1960.