CORNER, Giorgio
Nacque a Venezia il 26 febbr. 1524.
Il padre Giovanni, cavaliere, procuratore di S. Marco, conte palatino, era stato anche ambasciatore presso l'imperatore Massimiliano ed era figlio di Giorgio il Grande, "padre della patria" per aver ottenuto dalla sorella Caterina la cessione di Cipro a favore della Repubblica; risiedeva nel palazzo di S. Polo. La madre, Andriana Pisani, era sorella del cardinal Francesco, che ebbe molta influenza, in seguito, sulla carriera ecclesiastica del Corner. Questi ebbe quattro fratelli: Alvise, cardinale; Marcantonio (1520-1571), l'unico che ebbe discendenza ed ereditò il titolo; Francesco Maria (1525-1570), ufficiale sulle galere della Signoria; Federico, vescovo di Bergamo, cardinale, e quattro sorelle: Carolina, Cornelia, Paolina, Cecilia.
Avviato alla carriera ecclesiastica, non sembra che avesse un'adeguata preparazione né seguisse studi particolari; è anche dubbio se abbia conseguito il dottorato. Questa situazione fu in parte determinata dalla sua precoce nomina, a soli quindici anni, a vescovo ausiliario di Treviso, diocesi tenuta dallo zio, il cardinal Francesco Pisani.
In realtà tale elezione fu il frutto di una soluzione di compromesso: con la nomina del Pisani a successore del vescovo di Treviso Bernardo Rossi si era avuto un nuovo scontro tra Roma e Venezia che non gradiva tale nomina, sicché venne decisa una fittizia rinuncia dei Pisani al nipote, mantenendo tuttavia al cardinale l'amministrazione perpetua della diocesi.
Il C. ottenne inoltre un canonicato a Padova nel 1542, ma sembra non fosse tenuto all'obbligo della residenza e certo non frequentò lo Studio padovano, risiedendo invece assai spesso nel palazzo di famiglia a Venezia. Nel 1555 fu chiamato a Roma dal fratello Alvise e da lui venne introdotto in Curia. Sempre su pressioni del fratello e del cardinal Pisani, l'anno seguente fu chiamato da Paolo IV a far parte della Congregazione per provvedere alla ristrutturazione della Curia, che doveva contare sessantatré membri. In questi anni alternò i soggiorni a Roma a quelli a Padova e Venezia e solo dopo il 1558 risiedette stabilmente a Roma. Due anni dopo decise di investire uno dei lasciti paterni nell'acquisto di un ufficio in Curia e, sempre presentato dal fratello e dallo zio, ottenne per 2.000 scudi la nomina a chierico di Camera, confermata con bolla del 27 genn. 1561. Per i primi tre anni tuttavia non esercitò mai il suo ufficio, essendo stato inviato altrove, ma tornato a Roma nel 1564, lo praticò per pochi mesi. In seguito non esercitò più l'ufficio, ma lo conservò insieme alle sue rendite fino al giugno 1578, quando, poco prima di morire, vi rinunciò in favore del nipote Alvise, vescovo di Padova. Intanto già dal gennaio 1561 il C. era stato nominato nunzio in Toscana, succedendo a Giovanni Campeggi.
In coincidenza con la sua nomina il pontefice, in seguito ad accordi presi con Cosimo, trasformò la nunziatura di Toscana in legazione permanente affidata ad un nunzio ordinario. È probabile che lo stesso Cosimo abbia approvato la scelta del C., dati i rapporti amichevoli esistenti tra i Medici e la famiglia Corner, soprattutto con il cardinale Alvise, come provano le numerose lettere fra questo e il neo cardinale Giovanni de' Medici. Fu proprio quest'ultimo che, con grande familiarità, accolse il C. in Toscana. E anche se manca la corrispondenza diretta fra il nunzio e la segreteria di Stato, la conoscenza della sua azione in Toscana ci è fornita dai numerosi documenti dell'archivio della nunziatura conservato a Firenze.
Il C. fu quasi sempre presso la corte del Medici e ne seguì gli spostamenti da Siena, dove venne ricevuto la prima volta, a Firenze, Pisa, Livorno, Prato, Pietrasanta di Lucca. La sua azione non si rivolse tanto alla sfera diplomatica quanto all'insediamento degli uffici stabili della nunziatura a Firenze, in special modo del tribunale che presiedette numerose volte, e della segreteria (Arch. di Stato di Firenze, Nunziatura, Tribunale 1561-1562). Appoggiò l'iniziativa di Cosimo di fondare l'Ordine di S. Stefano e fu delegato dal pontefice alla cerimonia d'investitura del primo gran maestro, lo stesso Cosimo, che si tenne con gran solennità nella cattedrale di Pisa il 15 marzo 1562. Si occupò inoltre del problema della precedenza degli inviati al concilio di Trento, dove l'ambasciatore toscano pretendeva di precedere quello degli Svizzeri, e sollecitò ripetutamente la partenza alla volta di Trento dei prelati toscani che indugiavano da alcuni mesi. La permanenza del C. in Toscana fu tuttavia troppo breve per poter dare un'impronta personale al suo ufficio: il 16 sett. 1562 veniva infatti inviato al concilio di Trento, questa volta per partecipare attivamente ai lavori e con facoltà di voto.
Già all'epoca dell'apertura del concilio il padre, Giovanni, aveva ottenuto, su richiesta del proprio fratello card. Andrea, che il C. venisse chiamato al concilio come osservatore. E suo primo soggiorno a Trento era stato molto breve, dall'11 ott. al 17 nov. 1546. L'anno seguente era tornato il 3 marzo, in tempo per partecipare alla votazione sul trasferimento del concilio da Trento a Bologna, ed era ripartito già il 12 marzo. Il 18 aprile si era recato a Bologna, ma per breve tempo e non sembra che abbia partecipato alla nona e decima sessione e nemmeno allo scioglimento dell'assemblea bolognese, avvenuta il 17 sett. 1549. Probabilmente era già rientrato a Venezia, dove trascorse gli anni successivi, fino al 1551.
Il C. partì da Firenze il 28 sett. 1562, suscitando un certo scontento nel duca Cosimo, il quale temeva che venisse nominato un nuovo nunzio non di suo gradimento.
Per impedire tale eventualità, il duca riuscì ad ottenere che durante la sua assenza la nunziatura fosse retta ad interim dai suoi ufficiali. Di conseguenza fino al dicembre 1564 tutti gli atti della nunziatura risultano firmati dal C.; nel febbraio 1565 infine venne sostituito, come nunzio a Firenze, da Bernardino Brisegna, protonotario apostolico.
Dopo un soggiorno di circa due mesi a Padova, dovuto a motivi di salute, il C. arrivò a Trento il 26 nov. 1562. Qui trovò il fratello Federico, vescovo di Bergamo, che già aveva aderito al gruppo - veneto, guidato dal teologo Muzio Calini, suffraganeo dell'altro fratello Alvise, arcivescovo di Zara.
Attraverso la ricca corrispondenza del Calini abbiamo molte informazioni sulla partecipazione del C. al concilio: per esempio il 14 dic. 1562 ne segnala il voto favorevole sulla questione dell'obbligo di residenza dei vescovi. Nei mesi seguenti, il C. si dedicò particolarmente alla riforma degli abusi dell'ordine sacro e partecipò ai lavori sui decreti relativi all'istituzione del seminario e successivamente a quelli sul matrimonio. Fautore della maggior autorità e indipendenza possibili del vescovo ordinario nel governo della diocesi - e infatti indipendente e autoritario sarà il suo governo nella diocesi di Treviso - tuttavia non sembra possibile individuare nella sua azione al concilio nulla più di un'onesta partecipazione, priva di contributi originali anche nei campi per i quali mostrò un sincero interesse. Nel novembre 1563 sostenne il ruolo di lettore dei decreti da approvare nella sessione ventiquattresima e il 4 dicembre dello stesso anno figura tra i sottoscrittori della sessione di chiusura del concilio.
Subito dopo tornò a Venezia per qualche mese e il 12 sett. 1564 si recò a Treviso, a prendere possesso, per la prima volta personalmente, della diocesi.
La sua attività, specie nei primi anni di governo, fu indubbiamente assai interessante, favorita anche dal prestigio della sua famiglia e dalla sua partecipazione al concilio. L'8 ott. 1564 diede inizio al censimento e allo stato generale del clero, che durò fino al gennaio 1566; concesse il mandato per l'istituzione dei seminario l'11 novembre dello stesso anno e il 7 dicembre fece pubblicare la bolla In Coena Domini. Nei primi mesi del 1565 iniziò la visita pastorale alla cattedrale e, l'anno seguente, alla diocesi. Stabilì inoltre le nuove costituzioni per la cattedrale (28 apr. 1565) e per la diocesi (30 dic. 1565). Sempre nel 1565 procedette alla ristrutturazione delle cariche diocesane, nominando il vicario generale, l'inquisitore e il penitenziere. Nel dicembre infine tenne il primo sinodo post tridentino e un secondo l'anno seguente, indetto il 18 maggio 1566, ispirandosi in buona parte al sinodo padovano dell'agosto 1564, cui aveva partecipato quale canonico di quella cattedrale. Purtroppo gli atti e le costituzioni dei primi due sinodi non furono pubblicati, e si conservano solo alcuni atti originali del secondo nella Biblioteca capitolare di Treviso; così pure scarse notizie ci sono rimaste relative al terzo, che sembra fosse indetto il 22 maggio 1567.
Dopo il 1570, per motivi di salute, il C. lasciò sempre più la cura della diocesi al vicario generale Gerolamo de Nigris, soggiornando a lungo a Venezia, presso la famiglia. Qui si ritirò definitivamente il 29 nov. 1577, ottenendo però che la diocesi e il titolo vescovile venissero trasferiti al nipote Francesco Corner.
Morì a Venezia nel 1578.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Carte Corner;Arch. Segr. Vaticano, Acta concist., 18; Concilio, 79, c. 58; Reg,. Vat., n.1928, cc. 305-310; Archivio di Stato di Firenze, Nunziatura. Tribunale protocolli, sentenze e costituti criminali (fondo non ord.); Treviso, Archivio vescovile, Actorum libri, b.197; Ibid., Biblioteca capitolare, Misc. 467. Molti altri documenti sull'attività del C. sono conservati inoltre nell'Archivio di Stato di Treviso, nell'Archivio comunale e nell'Archivio del Seminario vescovile. In generale cfr. G. v. Gulik-C. Eubel, Hierarchia catholica, III, Monasterii 1923, p. 309; A. Berruti, Patriziato veneto. I Cornaro, Torino 1952, pp. 182 ss.; G. Policini, I fasti gloriosi della ... casa Cornaro, Padova 1698, col. XIC, e soprattutto la vasta ricerca di G. Liberati, in Documenti sulla riforma cattolica pre e post tridentina a Treviso, I, Le dinastie eccles. nei Cornaro della Cha Granda, pp. 98-102 passim; III, L'aspettat. dei vescovi eletti e l'ammin. perpetua dello zio cardinale Francesco Pisani, pp. 25-105 passim; IV, G. C. creatura del Borromeo?, Treviso 1971. Sulla azione come nunzio a Firenze cfr. H. Jedin, La politica concil. di Cosimo I, in Riv. stor. ital., LXII (1950), pp. 345-74, 477-96; come inviato al concilio cfr. Concilium Tridentinum, ed. Soc. Goerresiana, I-X, Friburgi Br. 1901-1916, ad Ind.; M. Calini, Lettere conciliari, a cura di A. Marani, Brescia 1963, pp. 325-349, 456, 497; H. Jedin, La conclusione del concilio di Trento, Brescia 1964, pp. 77 ss.; L. v. Pastor, Storia dei papi, VII, Roma 1956, p. 256; L. Baldisseri, La nunziatura in Toscana. Le origini, l'organizzazione e l'attività dei primi due nunzi G. Campeggi e G. C., Roma 1977. È in corso di pubblic. il I vol. della Nunziatura di Toscana, a cura di S. Spanò Martinelli.