FOSSATI, Giorgio Domenico
Figlio di Pier Angelo, architetto, e di Maria Domenica Rippa Ferro, nacque a Morcote in Canton Ticino il 31 luglio 1705. Già nel 1716, chiamatovi dal padre, giunse a Venezia per iniziare a collaborare con Domenico Rossi, che lo avviò alla pratica dell'architettura; sin dall'adolescenza tuttavia il F. sembrò prediligere i campi più vari della ricerca, dall'apprendimento delle lingue straniere allo studio della musica, finanche alla conoscenza delle regole per la costruzione di taluni strumenti musicali, come il violino e l'arpa. Anche dopo la morte del padre, avvenuta a Venezia nel 1724, continuò a lavorare a fianco del Rossi, impegnato in quegli anni nella fabbrica del palazzo Corner della Regina sul Canal Grande.
Nel 1726 tornò a Morcote per sposarvi Felicita Caccia, dalla quale ebbe quattro figli: Pier Angelo, Giacoma Antonia, Carlo Giuseppe e Domenico, anch'essi artisti. In questi anni il F. cominciò un'attività che lo avrebbe occupato per gran parte della sua vita: il disegno e l'incisione delle architetture di A. Palladio, impresa che affrontò con F. Muttoni e di cui, oltre ai nove tomi in folio pubblicati a Venezia fra il 1740 e il 1760, restano anche ventisette disegni quasi tutti autografi, conservati alla Library of Congress di Washington (Invent., NA 26, 33, M8). Continuando a risiedere a Morcote, dove nel 1737 figura come pretore e membro della Confraternita del Santissimo Sacramento, il F. alternò soggiorni anche lunghi a Milano, a causa di probabili incarichi professionali. Nel 1739 ritornò definitivamente a Venezia, dove pubblicò nel 1740 un albo di dodici incisioni dal titolo Vari disegni de camini de gabineti…; nel 1743 diventò proto della Scuola di S. Rocco, carica che conservò fino alla morte e che gli assicurò una costante attività professionale derivante dalla cura dell'ingente patrimonio immobiliare della celebre istituzione.
In un primo tempo risiedette nella parrocchia di S. Beneto, avendo anche uno studio nella zona delle Mercerie, ma nel 1747 si stabilì a Castelforte, nelle immediate vicinanze della sede della Scuola. Si può supporre che fu a partire dall'inizio del suo rapporto con la Confraternita che il F. cominciò a redigere un accuratissimo catasto di tutte le proprietà, rappresentate in pianta e prospetto, oggi conservato all'Archivio di Stato di Venezia (Scuola di S. Rocco, II cons., 26, 27, 28, 29). Nel frattempo diede alla luce, nel 1743, con tavole da lui incise, la Regola della prospettiva pratica di m. Iacopo Barozzi da Vignola con i commentari del rev. padre M. Egnatio Danti, mentre si dilettava a disegnare e incidere vedute di Venezia e carte corografiche del lago Maggiore e del lago di Lugano. Del 1744 è anche la sua Raccolta di varie favole delineate ed incise in rame…, opera in sei volumi, stampata anch'essa a Venezia, dove sono raccolte fiabe antiche e moderne in italiano con testo a fronte in francese. Sempre a Venezia pubblicò nel 1746 la Pratica della geometria sulla carta e sul terreno tradotta dal francese (Le Clerc) e figurata in rame, e nel 1747, una Storia dell'architettura, primo tomo della traduzione del Recueil historique de la vie et des ouvrages des plus célèbres architectes (Paris 1689) di J.-F. Félibien, opere tutte che testimoniano l'internazionalità della sua cultura architettonica e in particolare la sua attenzione per gli autori francesi.
Pur continuando a disegnare vedute architettoniche, paesistiche e di fantasia, in questi anni ebbe anche modo di realizzare concretamente un progetto per la sistemazione di un isolato di case d'affitto di proprietà della Scuola di S. Rocco, sito in campo S. Stin e compreso fra calle Zane e calle della Vida.
La Scuola approvò la convinzione del F. che fosse più conveniente ricostruire completamente l'isolato invece di restaurarlo. La fabbrica del nuovo edificio si svolse a partire dal 1745: dotato di un'ampia corte rettangolare al centro, inusuale per Venezia, il complesso si distingue per la chiarezza compositiva e l'essenzialità funzionale con cui sono distribuiti gli alloggi, serviti dalle scale poste ai lati dei due androni di ingresso situati al centro di ogni lato lungo. La decorazione esterna è di fatto annullata: le finestre sono monofore limitate da piatte cornici in pietra d'Istria, alla sommità corre una cornice sorretta da mensole, anch'essa in pietra d'Istria; il F. si limitò a usare una certa enfasi ornamentale solo per far risaltare i portoni di accesso alla corte, sormontati da una cornice con una mensola al centro. A parte questa reminiscenza tardobarocca, modello del F. sono le case edificate da A. Visentini a S. Provolo (1737), allontanandosi non poco dallo schema tipico dell'abitazione veneziana, generalmente provvista di un ambiente centrale sul quale si aprono le altre stanze. Anche se non ci sono pervenuti i disegni di progetto, dati interessanti si ricavano dalle piante e dai prospetti contenuti nel catastico della Scuola (Arch. di Stato di Venezia, Scuola di S. Rocco, II cons., 26, nn. 53-59, 61).
Negli anni successivi il F. fu sempre impegnato come incisore, realizzando vedute di Bergamo, di Casale Monferrato e di Ginevra; rappresentò il monumento del doge Nicolò Da Ponte, già nella chiesa della Carità, e il santuario di Monte Berico presso Vicenza, ideando anche ricostruzioni del foro Traiano e del tempio di Salomone. Nel 1748 progettò e fece eseguire la nuova sacrestia della chiesa di S. Rocco, decorata con stucchi di A. Solari e tuttora esistente. Nel 1750 diede i disegni e seguì la costruzione del campanile della chiesa parrocchiale di Fiesso d'Artico, presso Venezia, e in seguito ne sistemò anche l'interno (alcuni disegni relativi sono ancora oggi conservati nell'Archivio parrocchiale). Nel 1750 pubblicò a Venezia la Vita del glorioso s. Rocco… figurata… in rame…; nel 1752 la sua versatilità lo portò ad accettare anche l'incarico per il disegno dell'abito nuziale di Caterina Loredan, nipote del doge Francesco, sposa di Giovanni Mocenigo.
Il F. fu anche impegnato in lavori di restauro di fabbriche non appartenenti alla Scuola di S. Rocco: nel 1756 fu chiamato a Padova per il restauro del salone del palazzo della Ragione, gravemente danneggiato da un fulmine ed è probabile che in quello stesso anno G.B. Morgagni gli richiese un progetto per un museo anatomico da realizzarsi accanto al famoso teatro anatomico dell'università di Padova, edificato nel 1594. Del progetto, non eseguito, restano una pianta e una sezione (Arch. di Stato di Venezia, Riformatori allo Studio, 442; Miscellanea Mappe, nn. 252-253) dove il F. previde un ambiente di forma ovale coperto da una falsa volta ornata alla base da decorazioni in legno intagliato e al centro da un lanternino. Sempre nel 1756 iniziò l'insolita vicenda della ricostruzione della facciata della chiesa di S. Rocco, di proprietà della Scuola: il F. ne fu infelice protagonista poiché se in un primo tempo ricevette l'incarico ed ebbe modo di cominciare i lavori, la fabbrica fu interrotta nel 1758 e ripresa solo alcuni anni dopo, ma ormai con il nuovo progetto e la direzione di B. Maccaruzzi.
L'episodio è significativo poiché lascia intendere, dietro le motivazioni esplicite riscontrabili nell'ampia documentazione conservata nell'Archivio della Scuola, le ragioni reali del rifiuto del progetto fino a demolire quanto della facciata era già stato costruito, preoccupandosi per altro di recuperare la maggior parte dei materiali impiegati. Le scuole più importanti di Venezia, divenute istituzioni di credito, erano per questo rigidamente controllate dallo Stato per mezzo dell'Ufficio degli inquisitori e revisori sopra le Scuole Grandi, preposti a valutarne le iniziative economiche. Nel concorso per la scelta del progettista della facciata di S. Rocco la Scuola favorì senza dubbio il F., che non a caso presentò undici disegni con più di un'ipotesi (Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr) e che quindi vinse facilmente una competizione cui avevano partecipato solo I. Caccia e G. Massari. La decisione del F. per un progetto con un solo ordine gigante di semicolonne a sostegno di un timpano centrale fu preferita a quella a due ordini sovrapposti, la quale, sebbene giudicata poco felice dallo stesso architetto, era stata proposta per assicurare alla piazza antistante una continuità architettonica con la facciata cinquecentesca a due ordini della Scuola, anche perché non era ancora stata aperta l'odierna calle Tintoretto e quindi le due facciate erano contigue sui due lati della piazza.
Una volta approvati, i lavori ebbero inizio e il F. fece costruire anche un modello ligneo, oggi alla Scuola di S. Rocco, per fornire una guida ulteriore alle maestranze. Tuttavia, nel 1758, gli inquisitori imposero la sospensione della fabbrica, adducendo come motivi le spese di gran lunga superiori a quelle preventivate e anche il sospetto, probabilmente instillato dall'ostilità dello stesso Maccaruzzi, che il F. non avesse considerato che la muratura quattrocentesca non avrebbe potuto sostenere la nuova facciata in pietra, soprattutto per la presenza delle semicolonne troppo aggettanti che, precariamente ancorate alla struttura preesistente, sarebbero anche potute crollare. Di fatto, invece, la soluzione a due ordini edificata in seguito dal Maccaruzzi palesa ancora una volta quel conservatorismo formale favorito dalla Repubblica, molto frequente nella storia dell'architettura rinascimentale e barocca fra le lagune, per il quale anche in questo caso si preferì dar luogo a un progetto neocinquecentesco, semplice revival imitativo del prospetto della Scuola, ma in grado di assicurare un assetto formale unitario allo spazio pubblico sul quale si affacciavano i due edifici.
Nel 1758 il F. ricevette l'incarico per il progetto e la direzione dei lavori di ricostruzione della chiesa di Valnogaredo, presso Padova, di proprietà dei Contarini di S. Beneto. In seguito, rimasto proto della Scuola di S. Rocco, si dedicò alla redazione del catasto degli immobili e a ricerche erudite di storia letteraria, fornendo anche disegni per addobbi e ornamenti effimeri, come nel caso della regata corsa sul Canal Grande il 4 giugno 1764 in onore di Edoardo Augusto, duca di York, e bozzetti per scene teatrali. Nel 1765-66 curò l'edizione di vari libretti d'opera, fra i quali quello della Didone abbandonata di P. Metastasio, con musiche di B. Galuppi, rappresentata durante il carnevale del 1765 nel teatro di S. Beneto. Fra gli incarichi architettonici dei suoi ultimi anni di vita si segnala la perizia sulla stabilità del campanile della chiesa di S. Stefano (1774) e il progetto e la realizzazione della sala del tesoro nella Scuola di S. Rocco (1775), mentre ancora nel 1782, insieme con il figlio Domenico, ideò i carri trionfali con la Pace e varie divinità che sfilarono la sera del 24 gennaio in piazza S. Marco nello spettacolo dato in onore dei granduchi di Russia, in visita a Venezia sotto il nome di conti del Nord.
Il F. morì a Venezia il 4 sett. 1785. L'esistenza di un inventario (Arch. di Stato di Venezia, Giudici di petizion, 480/145, n. 37), dove, fra gli altri, sono citati "in portico quadri grandi di architettura…" e "il ritratto con soaza d'intaglio del defonto Sr. Giorgio" (ora all'Archivio cantonale di Bellinzona, FondoFossati), fa supporre contrasti per l'eredità fra la seconda moglie, Caterina Zaccoletti, e i figli Pier Angelo e Carlo Giuseppe.
Figura minore sulla scena dell'architettura veneziana del Settecento, il F. dimostrò tuttavia di essere a conoscenza dei problemi teorici del momento, come testimonia il suo gusto per l'erudizione storico-letteraria e lo studio dell'architettura palladiana, che lo indussero, sia per il casamento d'affitto di calle Zane sia per S. Rocco, a formulare due corrette ipotesi progettuali in linea con gli orientamenti più attuali del suo tempo.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Scuola di S. Rocco, I cons., 353, 408-417, 426; II cons., 463; Venezia, Bibl. del Civico Museo Correr, Cod. Cicogna 3197; Bassano del Grappa, Bibl. civica, Fondo Poleni, ms. 31: Scrittura e disegni intorno alla facciata di S. Rocco in Venezia; A. Comolli, Bibliogr. storico-critica dell'archit. civile ed arti subalterne, I, Roma 1788, pp. 144, 147, 149; G.A. Oldelli, Diz. stor. ragionato degli uomini illustri del Canton Ticino, Lugano 1807, p. 93; G. Nicoletti, Illustrazione della chiesa e Scuola di S. Rocco, Venezia 1885, pp. 14 s., 23, 29, 33, 35; G. Occioni Bonaffons, Nil sub sole novum. Storie di campanili veneziani, Venezia 1903, pp. 18, 20, 38; Id., Chiesa e campanile della parrocchiale di Fiesso d'Artico, Venezia 1907, pp. 15, 18, 22; A. Pilot, Feste e spettacoli per l'arrivo dei conti del Nord a Venezia, Venezia 1914, p. 56; U. Donati, Breve storia di artisti ticinesi, Bellinzona 1936, p. 145; R. Gallo, L'incisione nel '700 a Venezia e a Bassano, in Ateneo veneto, CXXVIII (1941), p. 198; E. Povoledo, La scenografia architettonica del Settecento a Venezia, in Arte veneta, V (1951), pp. 128 s.; G.G. Zorzi, Contributo alla datazione di alcune opere palladiane, ibid., IX (1955), pp. 97, 102, 116; U. Donati, Artisti ticinesi a Venezia dal XV al XVIII secolo, Lugano 1961, pp. 66 s.; E. Bassi, L'architettura del Sei e Settecento a Venezia, Napoli 1962, pp. 208, 340, 342, 343, 354, 357; G. Lorenzoni, G. F., le cosiddette opere palladiane di Padova e l'idea Palladio, in Padova e la sua provincia, IX (1963), 1, pp. 14-21; 2, pp. 9-12; D. Lewis, Notes on XVII century Venetian architecture, in Boll. dei Civici Musei veneziani, XII (1967), pp. 41 s.; G. Scattolin - T. Talamini, Un edificio di G. F. Contributo allo studio dell'edilizia residenziale del XVIII secolo a Venezia, in Arte veneta, XXIII (1969), pp. 192-204; C. Palumbo-Fossati, I Fossati di Morcote, Bellinzona 1970, pp. 81-101; M. Brusatin, Illuminismo e architettura del Settecento veneto (catal.), Castelfranco Veneto 1969, pp. 53, 267, 269; C. Palumbo Fossati, Presenza ticinese a Venezia (catal.), Lugano 1977, p. 7; M. Azzi Visentini, Un progetto ined. di G. F. per l'università di Padova, in Padova e la sua provincia, XXVI (1980), 1, pp. 3-7; R. Maschio, G. F. trattatista. Un divulgatore della cultura architettonica europea alle origini del neoclassicismo, in Arte lombarda, CV-CVII (1980), pp. 346-364; E. Bassi, Palazzi di Venezia, Venezia 1980, pp. 52, 528, 534; R. Maschio, La facciata della chiesa di S. Rocco, in Le Venezie possibili (catal.), a cura di L. Puppi - G. Romanelli, Venezia 1985, pp. 106-112; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, pp. 239 s.