LA PIRA, Giorgio
Nacque a Pozzallo, una cittadina di mare presso Ragusa, il 9 genn. 1904 da Gaetano e Angela Occhipinti, primogenito di sei figli. Nel 1914, per poter proseguire gli studi, si trasferì a Messina presso lo zio Luigi Occhipinti, titolare di un'azienda commerciale nella quale si impiegò dopo aver ottenuto, nel 1921, il diploma di ragioniere; intanto, sotto la guida del prof. F. Rampolla del Tindaro, preparava l'esame per la maturità classica, che conseguì nel 1922.
Nel periodo siciliano il L. strinse amicizia con S. Quasimodo e con S. Pugliatti, frequentò i circoli futuristi, ebbe parole di ammirazione per G. D'Annunzio, lesse gli autori russi, fra cui F.M. Dostoevskij. Degli anni 1921-22 è la crisi spirituale che lo portò a una ricerca religiosa di cui è indice, per esempio, l'entusiasmo per la Storia di Cristo di G. Papini; lesse L'azione di M. Blondel, tradotta da E. Codignola nel 1921, e alcuni degli autori classici della tradizione francese, da B. Pascal a F.-R. de Lamennais, a F.-R. de Chateaubriand, al Bossuet del Discorso sulla storia universale. In casa Rampolla conobbe poi il fratello del suo professore, il sacerdote don Mariano, che gli sarebbe stato vicino nella riscoperta della fede e della tradizione cristiana.
Nella Pasqua del 1924 il L. annotò sulla prima pagina dei suoi Digesta Iustiniani (Corpus Iuris civilis, I, Berolini 1920, conservato fra i suoi oggetti a Firenze: cfr. Catalano) di aver ricevuto l'eucarestia, richiamando, poi, più volte questa data come quella della sua "conversione".
Significative nel suo itinerario religioso furono anche altre figure sacerdotali come: E. Foghesato, S. Gallo, gesuita, coordinatore della Congregazione mariana, e mons. L. Bensaja, assistente della Federazione universitaria cattolica italiana (FUCI), all'interno della quale il L. fu rappresentante della Società di S. Vincenzo.
Nel novembre 1922 il L. si era iscritto alla facoltà di giurisprudenza di Messina, dove insegnava il prof. E. Betti che, trasferitosi a Firenze, nel 1925 lo invitò a seguirlo nella città toscana; con lui, nel 1926, si laureò in diritto romano con una tesi su La successione ereditaria intestata e contro il testamento in diritto romano (poi pubblicata, Firenze 1930, e dedicata "a Contardo Ferrini che per tutte le vie mi ricondusse nella Casa del Padre"). Intanto il suo impegno religioso si era approfondito e già nel 1925, a Messina, era divenuto terziario domenicano con il nome di fra' Raimondo, nel primo nucleo di terziari fondato dal p. Enrico de Vita.
Nell'anno accademico 1926-27 il L. era stato nominato assistente di diritto romano presso la facoltà di giurisprudenza fiorentina e nel successivo 1928-29 ottenne l'incarico di istituzioni di diritto romano; vinse quindi una borsa di studio presso le Università di Vienna e di Monaco di Baviera. Dal 1929-30 ricoprì anche l'incarico di storia del diritto greco-romano. Nel 1930 ottenne la libera docenza in diritto romano. Contemporaneamente, nel 1927, aveva confermato la sua vocazione, vestendo l'abito di terziario domenicano anche in S. Marco a Firenze, sempre con il nome di fra' Raimondo. Nel 1928 divenne membro dell'Istituto secolare dei missionari della Regalità di Cristo, inserito nel movimento spirituale del Terz'Ordine francescano; pronunciò quindi i voti di povertà, castità, obbedienza. A questi anni datano i legami con p. A. Gemelli e con don L. Moresco.
La prospettiva intransigente dell'Istituto della Regalità, alla quale il L. sembrò aderire con convinzione, era quella espressa da Pio XI nella enciclica Quas primas del 1925; in questa chiave l'istituzione della festa di Cristo Re, a coronamento dell'anno liturgico, con l'immagine del "regno sociale di Cristo" da instaurare, era concepita come una risposta ai processi di laicizzazione dello Stato scaturiti dalla Rivoluzione francese.
Nei primi anni Trenta a Firenze la vita del L. si caratterizzò come impegno scientifico-accademico e religioso-ecclesiale.
Fu incaricato di istituzioni di diritto romano nell'Università di Siena dal 1931 al 1933; in quell'anno vinse il concorso in diritto romano, e venne chiamato, nel dicembre, come straordinario, presso la seconda cattedra dell'Università di Firenze. Fu incaricato di elementi di storia del diritto romano a Firenze dal 1933 al 1935 e anche di istituzioni e di pandette a Pisa sempre nel 1935. Promosso ordinario, nel 1936 fu chiamato alla cattedra di istituzioni di diritto romano presso l'ateneo fiorentino.
Nella vita religiosa si impegnò nell'Azione cattolica fiorentina, strinse amicizia con don G. Facibeni, fondatore dell'Opera della Divina Provvidenza "Madonnina del Grappa" e animatore di un'innovativa esperienza pastorale nella parrocchia operaia di Rifredi. Nel 1934 il L. dette vita, prima a S. Procolo poi alla Badia, alla "messa del povero" in cui, dopo la celebrazione, il L. si rivolgeva ai fedeli con una predicazione laica e dove praticava un'assistenza caritativa, coinvolgendo anche giovani della città. Nel 1937 fondò la Conferenza di S. Vincenzo "Beato Angelico", inizialmente composta in prevalenza da avvocati e magistrati che si riunivano presso la LEF (Libreria editrice fiorentina), una piccola casa editrice che aveva un ruolo significativo di promozione culturale in ambito cattolico, in particolare a Firenze, e che, negli anni successivi, avrebbe pubblicato anche gli scritti del L. e di altri protagonisti del mondo cattolico fiorentino, quali don L. Milani. In questo periodo strinse un'amicizia importante e duratura con G.B. Montini, che gli avrebbe fatto conoscere don R. Bensi, sacerdote fiorentino legato alla Gioventù di Azione cattolica, noto in città per la sua finezza spirituale e anche per gli orientamenti antifascisti; il profondo legame di amicizia con Bensi, che era diventato suo padre spirituale, e anche quello con Montini lo avrebbero accompagnato per tutta la vita.
Nel 1936 fu accolto nella comunità domenicana di S. Marco, dove abitava nella cella VI, e dove approfondì lo studio delle opere di s. Tommaso. In questi anni e in questi ambienti si affermò una presa di distanza del L. dalle iniziative del regime, che si accentuò dopo l'emanazione delle leggi razziali; una reazione a questo suo atteggiamento politico si può intravedere in un articolo polemico di Papini, Discorsetti ai cattolici (cfr. Il Frontespizio, luglio 1938), nel quale i riferimenti al L. sono evidenti, in particolare a due articoli del L. apparsi sullo stesso periodico: nel 1937 Natura dell'uomo e ordine giuridico e nel 1938 (sullo stesso fascicolo nel quale apparve l'articolo polemico di Papini) Architettura del corpo sociale. Nel gennaio 1939 il L. iniziava a curare la pubblicazione di Principî, supplemento di Vita cristiana, la rivista di ascetica e mistica edita dai domenicani di S. Marco.
In esso la condanna del razzismo si univa a una forte riaffermazione dell'uguaglianza di tutti gli uomini; le ampie citazioni di brani dei padri e dei dottori della Chiesa miravano a denunciare, senza incorrere immediatamente nella censura, gli errori e le deviazioni della politica nazista e fascista. La rivista riaffermava inoltre l'esigenza di un corpus unitario del pensiero cristiano che qualificasse un ideale etico-sociale riproposto per il tramite della Chiesa, della quale si sottolineava con forza la dimensione societaria e gerarchica; in questa chiave va letta l'enfasi posta sul ruolo del pontefice nel disegno di ricostruzione della società, così come sulla matrice unicamente religiosa e cattolica dei "principî" affermati. Venivano in questo modo proposti valori alternativi a quelli del regime, imperniati su concetti tematici oggetto dei singoli fascicoli della rivista: gerarchia, mistica, guerra, crociata; il tema della libertà, affrontato nell'ultimo numero (gennaio-febbraio 1940, n. 1-2), provocò l'intervento repressivo del regime. Contestualmente il L. esplicitava una prospettiva tesa a sottolineare la responsabilità di ciascun credente di fronte ai problemi storico-sociali (si veda l'articolo, sempre del 1940, in Il Ragguaglio, dal significativo titolo La crisi della morale).
Nel 1939 il L. aveva commentato con entusiasmo su Vita cristiana l'enciclica programmatica del nuovo pontefice Pio XII, Summi pontificatus, nella quale vedeva proposto un "sistema dottrinale che costituisca l'armatura razionale con la quale la Chiesa difende i suoi immutabili principî"; dello stesso anno è anche il suo inserimento più organico a S. Marco come fratello laico con il nome di Donato. Nel novembre 1941, con l'assenso della curia arcivescovile, che gli lasciava spesso mano libera, organizzò presso il convento di S. Marco una "settimana di cultura cattolica" che suscitò un violento articolo del periodico della federazione fascista, Il Bargello, e un'inchiesta della polizia politica. Alla fine di settembre del 1943, in seguito a una perquisizione nazifascista del convento durante la quale risultò che era tra i ricercati, si ritirò a Fonterutoli, presso Siena; poi, in novembre, in presenza di un mandato di cattura nei suoi confronti, si diresse a Roma, dove ottenne una tessera di riconoscimento della Città del Vaticano come collaboratore de L'Osservatore romano. Nel settembre 1944, dopo la liberazione di Firenze, rientrò in città e venne nominato presidente dell'Ente comunale di assistenza, sviluppando una vasta attività in cui fu coadiuvato da don Bensi.
Legato a G. Dossetti, G. Lazzati, A. Fanfani, nel gruppo denominato dei "professorini", che aveva una sua posizione autonoma all'interno della Democrazia cristiana (DC), nel 1946 fu eletto alla Costituente. Membro della Commissione dei settantacinque, relatore nella prima sottocommissione sui Diritti e doveri dei cittadini, contribuì significativamente alla stesura del testo costituzionale intervenendo su molti temi e, in assemblea generale, nel dibattito che precedette la votazione finale, propose di porre all'inizio della Costituzione il riferimento al "nome di Dio".
Di là da questo episodio, frequentemente ricordato, nella circostanza il L. utilizzò il suo retroterra culturale di romanista e di pensatore legato alla tradizione tomistica, attraverso la conoscenza diretta sia dell'opera di s. Tommaso sia della reinterpretazione tomistica di J. Maritain, e importante fu il suo contributo e la collaborazione con Dossetti nella elaborazione dello storico "compromesso" con Togliatti che portò all'approvazione dell'articolo 7. La sua matrice tomista lo portava ad affermare una prospettiva di "organicismo pluralistico", sulla base di un'originale utilizzazione delle teorie sulla pluralità degli ordinamenti giuridici di S. Romano e delle dottrine tedesca e francese.
Eletto alla Camera dei deputati il 18 apr. 1948 e nominato, nel V governo De Gasperi, sottosegretario al ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, si impegnò in appoggio alle lotte sindacali, mentre, in stretta collaborazione con il gruppo dei "professorini", nel maggio 1947 aveva fondato, insieme con Dossetti, la rivista Cronache sociali (pubblicata fino al 31 ott. 1951). Dopo due anni, per dissensi su alcuni aspetti della politica economica e sociale del governo, si dimise insieme con altri esponenti della corrente dossettiana, poi disciolta. Nel 1951 il L., candidatosi anche su sollecitazione delle autorità ecclesiastiche e in particolare dell'arcivescovo E. Dalla Costa, venne eletto sindaco di Firenze nella lista della DC; rieletto a tale carica nel 1956 vi rimase un anno ancora.
L'impegno sul piano locale assunse il valore di una verifica delle ultime possibilità di concretizzare una linea politica particolarmente aperta alle istanze di un cattolicesimo sociale che, nell'accezione del L., dimenticava spesso remore di partito o ragioni prudenziali. D'altro canto le difficoltà incontrate all'interno della DC portarono il L. a chiedere una legittimazione, una supplenza ecclesiale per una politica sociale diversa, ritenuta necessaria anche per contrastare diversamente il comunismo, sentito come pericolo in ambito religioso, oltreché politico. Emblematici furono gli episodi delle fabbriche fiorentine del Pignone nel 1953, quando il sindaco e gran parte della Chiesa fiorentina appoggiarono le lotte operaie, fino ad accettare l'occupazione della Pignone - dove il L. assistette alla messa all'interno della fabbrica occupata, riuscendo, quindi a risolverne la crisi con il contributo di Fanfani e di E. Mattei, presidente dell'ENI (Ente nazionale idrocarburi) che rilevò l'azienda - e a effettuare la requisizione della fonderia Le Cure, poi trasformata in cooperativa. Si trattò di episodi di forte significato emblematico e aggregante, che suscitarono tuttavia non poche polemiche nella stampa moderata, e anche in ambito cattolico, in particolare con P. Malvestiti e L. Sturzo negli anni 1953-55. Durante la crisi della Pignone tali polemiche furono ulteriormente aggravate da un'allusione di condanna contenuta nel discorso natalizio del pontefice del 1953 (a questo proposito le smentite ufficiali non mutano l'evidenza del riferimento, che è anche confermata dalla recente pubblicazione delle Lettere a Pio XII dello stesso La Pira).
Durante la sua amministrazione il L. iniziò la costruzione del nuovo ampio quartiere dell'Isolotto, che si proponeva di dare una soluzione organica al problema dell'emergenza abitativa, mentre la crisi degli alloggi, sia per le distruzioni della guerra sia per l'arrivo degli alluvionati dal Polesine, lo indusse a cercare anche soluzioni tampone come la costruzione di "case minime" o la requisizione di ville disabitate per gli sfrattati, suscitando pure in questo caso non poche polemiche.
Altro filone centrale delle iniziative del L., in questo primo mandato come sindaco, fu quello della pace. I convegni internazionali "Per la pace e la civiltà cristiana" (il primo fu del 1952) crearono fervore di dibattiti e di proposte, ma anche le ormai consuete polemiche e opposizioni.
Il L. trovò ampio consenso e consonanza di prospettive religiose e storico-politiche con una parte significativa del mondo cattolico. Sembrava a molti che, attraverso la sua azione, si potesse realizzare quel "mito" della "società cristiana" così a lungo coltivato nella Chiesa e nella cultura cattolica. Egli cercò di tenere uniti, in una logica di complementarietà, quanti esprimevano filoni culturali e articolazioni diverse di quella medesima prospettiva: da chi privilegiava l'assetto giuridico-istituzionale della "società cristiana", a quanti si ispiravano ai temi della "nuova cristianità" propugnata da Maritain, a chi era sensibile alle sollecitazioni de L'avventura cristiana di E. Mounier.
Il tema della pace, connesso al pericolo costituito dalle armi nucleari, fu al centro del suo intervento, Il valore delle città, tenuto il 12 apr. 1954, al comitato internazionale della Croce rossa di Ginevra, dove sottolineò il ruolo delle città quali protagoniste nella costruzione della pace. Fu ancora questa la prospettiva del Convegno dei sindaci delle capitali del mondo, convocato dal 2 al 6 ott. 1955 a Firenze, dove si incontrarono per la prima volta sindaci del mondo occidentale e comunista, che firmarono insieme un appello contro la guerra nucleare.
In quegli anni gli "appelli" di intellettuali che accompagnarono la convocazione dei convegni per la pace e la civiltà cristiana e ne indirizzarono in qualche modo lo svolgimento, sottolineavano la distinzione tra Rivelazione ed espressioni culturali cristiane e occidentali, che avrebbe dovuto incoraggiare una disponibilità al dialogo tra culture diverse. Negli ultimi convegni in particolare si assistette a una significativa presenza di rappresentanti del mondo arabo. La necessità di un confronto politico più specifico trovò uno sbocco nei quattro Colloqui mediterranei, tenutisi a Firenze dal 1958 al 1964, dove si ebbe anche un primo tentativo di dialogo tra arabi ed ebrei e un approccio alle tematiche che sarebbero poi state identificate nel problema del rapporto Nord-Sud.
Nelle elezioni amministrative del 1956 la lista DC registrò un notevole incremento di voti, e per il L. le preferenze passarono da 19.192 del 1951 a 33.907. Nonostante il successo, la logica strettamente proporzionale della nuova legge elettorale impose una coalizione difficile, per l'impossibilità di una "apertura" ai socialisti. Il L. venne eletto sindaco, ma la mancanza di una maggioranza per l'approvazione del bilancio impose le sue dimissioni e la nomina di un commissario prefettizio. Eletto nel 1958 alla Camera come capolista della DC, il L. rimase comunque fortemente legato alla realtà fiorentina, dove prese posizione decisamente nella vicenda delle Officine Galileo, difendendo le lotte sindacali contro la paventata chiusura dell'azienda, e promosse l'avvio dei già ricordati Colloqui mediterranei. Nel 1961 venne nuovamente eletto sindaco di Firenze in una delle prime giunte di centro-sinistra.
In questo secondo mandato la sua azione si caratterizzò per alcuni elementi nuovi: l'abbandono del modello della civiltà cristiana e una forte connessione con i temi della libertà religiosa e della libertà di coscienza, momenti centrali di un rinnovato rapporto della Chiesa con la società e con la storia, sulla base delle novità che stavano affiorando nel pontificato di Giovanni XXIII e nel Concilio.
Concretamente, durante la sua amministrazione fu varato un nuovo piano regolatore e, nel 1961, il L. si impegnò in un'azione diplomatica per evitare la prima esplosione nucleare sovietica. Negli anni (1962-67) dei dibattiti relativi all'obiezione di coscienza, collegati al processo, tenutosi a Firenze nel 1962, al primo obiettore cattolico, G. Gozzini, e ai successivi processi per "apologia di reato" contro padre E. Balducci, don Milani e F. Fabbrini, il L. organizzò, in forma privata, ma tuttavia alla presenza di un vasto pubblico, una proiezione del film Tu ne tueras point di C. Autant-Lara, di cui era stata proibita la circolazione e in cui si affrontava appunto il problema dell'obiezione di coscienza. Questi anni furono definiti dal L. come quelli di una "germinazione fiorentina", nei quali la città si era proposta come un "laboratorio" di una nuova politica di pace, ritenuta assolutamente necessaria di fronte al "crinale apocalittico" costituito dalla corsa agli armamenti.
Nel novembre 1964 il L. fu eletto come capolista nelle elezioni comunali, ma le divisioni interne al suo partito lo costrinsero a ritirare la candidatura a sindaco e a lasciare questa carica definitivamente. Ciò nonostante, in collaborazione con Fanfani, allora ministro degli Esteri, si fece promotore di una vasta azione diplomatica per una soluzione politica della guerra del Vietnam.
Nell'aprile 1965 si tenne a Firenze un simposio internazionale per la pace in Vietnam, con presenze internazionali autorevoli, fra cui parlamentari inglesi, francesi, sovietici. Dal convegno ebbe origine il viaggio ad Hanoi del L., che vi incontrò Ho Chi Minh e Pham Van Dong, e la successiva proposta di pace trasmessa al governo americano tramite Fanfani, in quel momento presidente dell'Assemblea generale dell'ONU. L'iniziativa fallì, forse anche a causa di anticipazioni e rivelazioni su quotidiani e periodici statunitensi, mentre attacchi giornalistici violenti venivano rivolti al L. in Italia; di fatto, quando più tardi si giunse alla pace, gli accordi presentavano sostanziali punti di contatto con i suggerimenti del La Pira.
Nelle elezioni amministrative del 1966 la DC decise di non ricandidare il L. alle elezioni amministrative, evidenziando così le difficoltà e le incomprensioni da lui incontrate all'interno del suo stesso partito e provocando gravi polemiche nel mondo cattolico fiorentino, anche perché molti ritenevano che tale decisione fosse stata presa con l'avallo dell'arcivescovo di Firenze, E. Florit.
In effetti il governo della diocesi da parte di Florit aveva rappresentato una svolta rispetto alla precedente linea di governo del cardinale Dalla Costa: Florit si opponeva, man mano con maggior decisione, alle iniziative "imprudenti" del L., mentre censure "romane" si erano verificate alla fine degli anni Cinquanta con l'allontanamento di religiosi legati al sindaco e alle sue iniziative, quali Balducci, D.M. Turoldo e C. Vannucci. La dialettica e il conflitto, già presenti nella Chiesa fiorentina, si erano accentuati negli anni Sessanta con i processi a E. Balducci e a Milani e uno scontro di più vasta portata si evidenziò nel 1968 con il caso Isolotto, che vide contrapposti la comunità di base, l'arcivescovo di Firenze e lo stesso Paolo VI. Di fronte a una crisi che sembrava registrare una frattura profonda, il L. ribadì la sua assoluta fedeltà ecclesiale e gerarchica.
Lacerazioni e incomprensioni avrebbero continuato a caratterizzare la vita ecclesiale fiorentina degli anni successivi, in un clima di rassegnato immobilismo. Tuttavia il L. proseguì e ampliò la sua intensa attività politico-diplomatica internazionale sui temi del disarmo nucleare e della distensione con numerosi viaggi, proposte, iniziative; dal 1967 divenne presidente della Federazione delle città unite.
Propose un ampliamento della struttura dei gemellaggi al fine di approfondire la cooperazione tra le città dell'Ovest, dell'Est e del Sud del mondo; seguì e partecipò nei primi anni Settanta alle iniziative per le conferenze di convergenza, come quella di Helsinki per la sicurezza e cooperazione in Europa (CSCE) del 1973, quella di Parigi sulla fine della guerra e il mantenimento della pace in Vietnam, quella di Ginevra per un "cessate il fuoco" in Medio Oriente dopo la quarta guerra arabo-israeliana. Seguì anche la politica italiana, impegnandosi nella campagna per il referendum sul divorzio (13 maggio 1974), in appoggio alla richiesta di abrogazione della legge Fortuna-Baslini.
Nel 1976 dette il suo sostegno all'opera di B. Zaccagnini come segretario della DC, accettando di candidarsi come capolista alla Camera dei deputati, dove fu eletto con un alto numero di preferenze.
La sua candidatura aveva assunto di fatto anche il significato di una risposta alla candidatura nella Sinistra indipendente di non pochi cattolici che nel passato gli erano stati molto vicini, come M. Gozzini e R. La Valle, e che nel referendum sul divorzio si erano schierati tra i "cattolici del no".
Il L. morì a Firenze il 5 nov. 1977.
Poco tempo prima aveva ricevuto una lettera autografa di Paolo VI, a conferma di un'amicizia e di un legame spirituale che non erano mai venuti meno. Il suo funerale, che vide una partecipazione corale, diversificata e vastissima, fu la conferma di un rapporto profondo e singolare che si era instaurato con la Chiesa e la città fiorentina. Nel gennaio 1986 l'arcivescovo di Firenze, cardinale S. Piovanelli, aprì il processo diocesano per la causa di beatificazione.
Opere. Tra le edizioni e raccolte di testi del L. si segnalano: Principî, Firenze 1939-40 (rist. a cura di A. Scivoletto, ibid. 1955 e, con nota introduttiva del L., ibid. 1974); L'anima di un apostolo. Vita interiore di L. Necchi, Milano 1932 (rist. ibid. 1988); La nostra vocazione sociale, Roma 1944; Premesse della politica, Firenze 1945 e Architettura di uno Stato democratico, Roma 1949 (pubblicati insieme con il titolo Premesse alla politica earchitettura di uno Stato democratico, Firenze 1945; rist. ibid. 1978); La vita interiore di don L. Moresco, Roma 1945; Il valore della persona umana, Milano 1947; L'attesa della povera gente, Firenze 1951 (rist., con introd. di V. Citterich, ibid. 1978); Una testimonianza cristiana, a cura di G.P. Meucci, ibid. 1955; Le città sono vive, a cura di F. Montanari, Brescia 1957; Prefazione a Tu non ucciderai. I cattolici e l'obiezione di coscienza in Italia, a cura di F. Fabbrini, Firenze 1966, pp. IX-XXIX; Il sentiero di Isaia, ibid. 1978 (3ª ed. ampl., a cura di G. Giovannoni - G. Giovannoni, prefaz. di M. Gorbaciov, ibid. 1996); La casa comune. Una costituzione per l'uomo, a cura di U. De Siervo, ibid. 1979; G. La Pira sindaco, I, 1951-54; II, 1955-60; III, 1961-65, a cura di U. De Siervo - G. Giovannoni - G. Giovannoni, ibid. 1988-89; Il fondamento e il progetto di ogni speranza (scritti già pubblicati ne Il Focolare, 1948-77), a cura di C. Alpigiano Lamioni - P. Andreoli, prefaz. di G. Dossetti, Roma 1992.
Del ricco epistolario del L. sono stati pubblicati: Lettere alle claustrali, Milano 1978; Lettere a S. Pugliatti (1920-1939), pres. di F. Mercadante, Roma 1980; S. Quasimodo - G. La Pira, Carteggio, a cura di A. Quasimodo, Milano 1980; Lettere a casa (1926-1977), a cura di D. Pieraccioni, ibid. 1981; Lettere al Carmelo, a cura di D. Pieraccioni, ibid. 1985; Lettere alla sorella Peppina e ai familiari, a cura di L. Rogasi, introd. di A. Scivoletto, Milano 1993; La Pira a Gronchi. Lettere di speranza e di fede (1952-1964), a cura di G. Merli - E. Sparisci, Pisa 1995; Caro Giorgio… Caro Amintore… 25 anni di storia nel carteggio La Pira - Fanfani, Firenze 2003; Beatissimo Padre. Lettere a Pio XII, a cura di A. Riccardi - I. Piersanti, Milano 2004.
Fonti e Bibl.: L'archivio del L., conservato a Firenze presso l'omonima Fondazione, contiene una mole molto ampia di materiale inedito: carteggi di grande importanza con pontefici, prelati e uomini politici italiani e stranieri; tale documentazione non è stata ancora messa a disposizione in modo sistematico per la consultazione. In preparazione dell'Edizione nazionale delle opere del L. è stata redatta una bibliografia che elenca in ordine cronologico i suoi scritti, oltre che lettere e discorsi pubblicati dal 1917 al 1977: G. Conticelli - L. Artusi, Bibliografia degli scritti di G. L., I, Firenze 1998.
La bibliografia degli scritti sul L. annovera accanto a testi di riflessione critica testimonianze, a volte accompagnate da una parziale edizione di fonti. Si possono ricordare tra gli altri: L. Fiorillo, I fondamenti teorici dell'impegno politico di G. L. (1926-1945), in Novecento minore. Intellettuali e società in Italia, a cura di G. Invitto, Lecce 1977, pp. 179-225; A. Fanfani, G. L.: un profilo e 24 lettere inedite, Milano 1978; G. L., in Testimonianze, 1978, n. 203-206 (aprile-luglio); F. Mazzei, L.: cose viste e ascoltate, Firenze 1980; G. Miligi, Gli anni messinesi di G. L., Milano 1980 (2ª ed. ampl., con il titolo: Gli anni messinesi e le "parole di vita" di G. L., Messina 1995); L. oggi. Atti del I Convegno di studi sul messaggio di G. L. nella presente epoca storica… 1981, Firenze 1983; P. Roggi, I cattolici e la piena occupazione. L'attesa della povera gente di G. L., Milano 1983; V. Possenti, G. L. e il pensiero di s. Tommaso, Roma 1983 (2ª ed. ampl.: L. tra storia e profezia. Con Tommaso maestro, Genova 2004); G. Galli, "… Ha difeso la Pignone", Firenze 1984; E. Balducci, G. L., San Domenico di Fiesole 1986; B. Bocchini Camaiani, La Chiesa di Firenze tra L. e Dalla Costa, in Le Chiese di Pio XII, a cura di A. Riccardi, Bari 1986, pp. 283-301; V. Citterich, Un santo al Cremlino: G. L., Milano 1986; A. Antonielli, G. L. Il testimone del tempo, l'amministratore, il politico… (1951-1954), Firenze 1987; S.L. Carlino, Il "senso" della storia negli scritti di G. L., present. di C. Martino, Firenze 1990; Id., Storia e testimonianza. Saggio sul linguaggio di G. L., Firenze 1990; G. L. visto da G. Lazzati, a cura di A. Oberti, Roma 1992; L. e gli anni di "Principî": la riflessione su Tommaso D'Aquino e la lotta alla dittatura, a cura della Fondazione La Pira, Firenze 1993; R. Burigana, G. L. uomo del dialogo, Verona 1993; B. Bocchini Camaiani, Il dibattito sull'obiezione di coscienza: il "laboratorio fiorentino", in La spada e la croce. I cappellani italiani nelle due guerre mondiali, a cura di G. Rochat, Torre Pellice 1995, pp. 251-286; Cattolici e mercato. La grande polemica, a cura di D. Antiseri, Roma 1996; P. Bargellini - C. Bo. Il tempo de "Il Frontespizio". Carteggio (1930-1943), a cura di L. Bedeschi, Cinisello Balsamo 1998, ad ind.; V. Peri, L. Lazzati Dossetti. Nel silenzio la speranza, Roma 1998, ad ind.; D. Menozzi, "Profeta di Cristo Re": una lettura di Savonarola nella cultura cattolica tra Otto e Novecento, in Cristianesimo nella storia, XX (1999), 3, pp. 639-698; P.A. Carnemolla, Un cristiano siciliano. Rassegna degli studi su G. L. (1978-1998), Caltanissetta-Roma 1999; V. Peri, G. L.: spazi storici frontiere evangeliche, Caltanissetta-Roma 2001; L'identità religiosa di Firenze nel Novecento: memoria e dialogo, Firenze 2002, ad ind.; P. Catalano, G.L.: diritto romano e profezia, s.l. né d.; A. Scivoletto, G. L.: la politica come arte della pace, Roma 2003.