NAPOLITANO, Giorgio
Uomo politico, nato a Napoli il 29 giugno 1925; dal maggio 2006 presidente della Repubblica italiana, fu rieletto nell’aprile 2013, primo caso di presidente italiano eletto per un secondo mandato; si è dimesso dalla carica nel gennaio 2015.
Entrato nel Partito comunista italiano nel 1945, ne ha seguito le successive trasformazioni come partito della sinistra riformista italiana favorendo la nascita del Partito democratico della sinistra (1991) e dei Democratici di sinistra (1998). Del PCI fu membro della Direzione nazionale (dal 1962), assumendo incarichi di particolare rilievo come responsabile della politica culturale (1969-75) e della politica economica (1976-79), dirigendone successivamente la commissione per la politica estera e le relazioni internazionali. Deputato dal 1953, presidente del gruppo parlamentare (1981-86), deputato al Parlamento europeo (1989-92 e di nuovo nel 1999-2004, quando fu presidente della Commissione affari costituzionali), presidente della Camera dei deputati (1992-94), ministro dell’Interno nel governo Prodi (1996-98), fu nominato senatore a vita nel 2005. Di vasta cultura, aveva iniziato con interessi di critica letteraria e cinematografica, orientandosi poi allo studio dei problemi politici ed economici del Mezzogiorno d’Italia. È fra i più noti e apprezzati politici italiani all’estero, dove ha tenuto lezioni presso molte università, ricevendo vari dottorati honoris causa. Negli anni è stato fra i più attenti ai problemi del socialismo internazionale e ai nuovi orientamenti della sinistra democratica e riformista.
In un periodo di crisi permanente del sistema, la presidenza Napolitano rappresentò un fattore di garanzia istituzionale e di credibilità, anche internazionale, dell’Italia. Nel discorso celebrativo pronunciato il 17 marzo 2011 in Parlamento in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, N. ripercorse con puntualità i momenti salienti, positivi e negativi, della storia unitaria, indicando anche i valori e gli obiettivi su cui sviluppare il futuro del Paese, a patto che, di fronte alle molte difficoltà del momento, tornasse a operare nuovamente «un forte cemento nazionale unitario, non eroso e dissolto da cieche partigianerie, da perdite diffuse del senso del limite e della responsabilità». Nell’autunno dello stesso anno, in una fase tra le più critiche della politica italiana, di fronte alle difficoltà economiche e al discredito del governo Berlusconi, debole nell’affrontare i problemi del Paese, intervenne, innovando rispetto a una prassi consolidata, nel promuovere la formazione di un governo di tecnici, presieduto da Mario Monti e sostenuto da tutti i maggiori partiti. Il successo di questa operazione e il prestigio raggiunto furono fra i motivi della sua rielezione nel 2013, quando i partiti non sembravano in grado di esprimere candidati condivisi. Nei mesi del suo secondo mandato si spese ripetutamente nel sollecitare le forze politiche ad approvare le non più dilazionabili riforme istituzionali, sociali ed economiche.
N. è autore di diversi libri: Movimento operaio e industria di Stato (1962); Intervista sul PCI (a cura di E.J. Hobsbawm, 1975); In mezzo al guado (1979); Al di là del guado: la scelta riformista (1990); Dove va la Repubblica: 1992-94,una transizione incompiuta (1994); Europa politica: il difficile approdo di un lungo percorso (2003); Una e indivisibile: riflessioni sui 150 anni della nostra Italia (2011). Nel volume Dal PCI al socialismo europeo: un’autobiografia politica (2005) ripercorre lucidamente e criticamente sessant’anni di storia delle sinistre italiane.