STREHLER, Giorgio Olimpio Guglielmo
STREHLER, Giorgio Olimpio Guglielmo. – Nacque a Trieste, il 14 agosto 1921, da Bruno Andrea Vittorio (di origini viennesi, ma nato a Trieste l’11 agosto 1896 e morto a Vienna il 14 settembre 1924), industriale, impresario e gestore del cinema teatro Fenice, e da Alberta Lovrič (nata a Zara in Croazia il 3 maggio 1900 e morta a Milano il 18 gennaio 1986), ottima violinista (conosciuta con lo pseudonimo di Albertina Ferrari).
Nonostante la precoce perdita del padre, gli anni triestini di Strehler trascorsero sereni al fianco della madre. In casa imparò quattro lingue: l’italiano, il tedesco (lingua del padre), il francese (lingua della nonna materna Maria Firmy, parigina di nascita), e il croato, lingua della madre e di nonno Olimpio Lovrič, celebre cornista (ma anche direttore di orchestre e cori, impresario del teatro Verdi di Trieste e proprietario di due sale cinematografiche), originario del Montenegro, dal quale Strehler ricevette un’ottima educazione musicale. All’età di sette anni, nel 1928, si trasferì a Milano con la madre che abbandonò la carriera solistica per dedicarsi all’insegnamento. Compì studi regolari presso il Convitto nazionale Pietro Longone fino alla maturità classica, conseguita al liceo Parini. Nel 1936 cominciò a frequentare le sale teatrali cittadine e, in particolare, il teatro Odeon di cui animò la claque. Nel 1938 si iscrisse all’Accademia dei Filodrammatici dove seguì i corsi di recitazione e dizione tenuti da Ettore Berti, Emilia Varini e, nell’ultimo anno, da Gualtiero Tumiati. Assistente di quest’ultimo era il giovane Paolo Grassi con il quale Strehler strinse un’amicizia alimentata anche dal comune amore per la musica. In Accademia, ottenne la medaglia d’oro per la recitazione e, nel maggio del 1940, si diplomò con tutti gli onori e iniziò la sua attività di attore in compagnie di giro. Recitò quindi con Annibale Ninchi e Tumiati per entrare poi nella compagnia Pilotto-Dondi e successivamente nella Melato-Giorda. Deluso dalla routine del teatro di quegli anni, Strehler – che, nel frattempo, si era iscritto alla facoltà di giurisprudenza di Milano – si accostò al gruppo teatrale Palcoscenico, nato su idea di Grassi nel febbraio 1941 nell’ambito del mensile Posizione (rivista della Federazione universitaria fascista di Novara nella quale Strehler pubblicò le sue prime osservazioni critiche sul teatro italiano). Pur impegnato nel servizio militare, il 24 gennaio 1943 firmò, mentre era in licenza a Novara, la sua prima regia composta da L’uomo dal fiore in bocca, All’uscita e Sogno (ma forse no) di Luigi Pirandello. L’8 maggio 1943, sempre con gli amici di Novara, mise in scena Un cielo di Felice Gaudioso e Il cammino di Beniamino Joppolo, testi che evidenziarono subito il suo interesse per la drammaturgia italiana contemporanea.
L’11 ottobre 1943 sposò a Milano la danzatrice Rosita Lupi. Richiamato alle armi quale sottotenente di fanteria, non aderì alla Repubblica di Salò e si unì alla Resistenza milanese. Riconosciuto quale militante socialista, attivo antifascista e condannato a morte in contumacia, nel gennaio del 1944 riparò in Svizzera dove fu internato nel campo militare di Mürren. Qui mise in scena tre atti unici di Pirandello: L’imbecille, L’uomo dal fiore in bocca e La patente. L’anno successivo si trasferì a Ginevra – centro di raccolta di fuorusciti, soprattutto francesi – dove fondò la Compagnie des Masques. Il 14 aprile 1945, diresse, con lo pseudonimo di Georges Firmy (cognome della nonna materna), per il Théâtre de la Comédie di Ginevra, Assassinio nella cattedrale di Thomas Stearns Eliot al quale seguì il 27 giugno la prima mondiale di Caligola di Albert Camus e, inoltre, Piccola città di Thornton Wilder. Mentre stava allestendo quest’ultimo testo, il Comitato di Liberazione nazionale lo richiamò a Milano. Nella città liberata nacquero i primi progetti con il ritrovato amico Grassi. Dopo essere stato commissario liquidatore della Federazione dello spettacolo ed essere diventato critico teatrale di Milano sera, propose all’amico di creare subito un teatro (Officina 45), ma Grassi non fu d’accordo e i due diedero vita nell’estate del 1945 a Diogene, circolo di cultura teatrale intorno al quale si raccolsero Vittorio Gassman, Tino Carraro, Ruggero Jacobbi, Ettore Gaipa, Mario Landi e, non ultima, Nina Vinchi. Qui Strehler incontrò l’attrice Diana Torrieri per la quale firmò la regia di Il lutto si addice a Elettra di Eugene O’ Neill che andò in scena il 15 dicembre 1945. Lavorò poi con Renzo Ricci per una nuova edizione di Caligola di Camus, in scena a Firenze il 5 gennaio 1946. Dal 1946, abbandonò l’attività di critica drammatica per dedicarsi esclusivamente all’impegno registico, dirigendo al teatro Odeon la compagnia composta da Evi Maltagliati, Salvo Randone, Franco Parenti e Carraro, con i quali mise in scena in meno di due mesi quattro testi (Thérèse Raquin di Émile Zola, Desiderio sotto gli olmi di O’ Neill, Una donna libera di Armand Salacrou, Winterset di Maxwell Anderson). Indi lavorò per la compagnia del teatro Excelsior per allestire La guerra spiegata ai poveri di Ennio Flaiano e La rivolta contro i poveri di Dino Buzzati. In stretta sinergia con Grassi, organizzò eventi culturali e spettacoli per la celebrazione della pace e si impegnò nella campagna elettorale della primavera 1946 per il socialista Antonio Greppi, appassionato autore di teatro, che fu riconfermato sindaco. Il 19 aprile 1946, al teatro lirico di Milano, mise in scena l’oratorio drammatico Giovanna d’Arco al rogo con musiche di Arthur Honegger, inaugurando con questo allestimento una fortunata attività di regista per il teatro musicale. Infine, in occasione del decennale della morte di Maksim Gor′kij, firmò al teatro Excelsior di Milano, con le scene di Gianni Ratto, la regia di Piccoli borghesi (26 novembre 1946), con Lilla Brignone, Gianni Santuccio, Randone, Antonio Battistella, Marcello Moretti, Franco Parenti, Mario Feliciani, Lia Zoppelli, Lia Angelieri, Armando Alzelmo, gruppo di attori che andò a formare il nucleo della prima compagnia del Piccolo Teatro. Il mese successivo mise in scena al teatro Nuovo di Milano Pick-up girl di Elsa Shelley con Ruggero Ruggeri e Laura Adani. Nel frattempo, il 21 gennaio 1947, la giunta municipale di Milano, presieduta da Greppi, approvò la proposta di utilizzare per spettacoli teatrali l’ex cinema Broletto e nominò la commissione artistica: Mario Apollonio, Grassi, Strehler e Virgilio Tosi. Nel marzo del 1947, su incarico del sovrintendente Antonio Ghiringhelli, firmò alla Scala la regia della Traviata di Giuseppe Verdi e, il 14 maggio, dopo dodici giorni di prove, inaugurò il Piccolo Teatro, primo teatro di arte stabile pubblico d’Italia, con L’albergo dei poveri di Maxsim Gor′kij. Da quella ormai storica data la sua vita andò a coincidere (a parte una breve parentesi dal 1968 al 1972) con quella dell’istituzione milanese, che diventò la sua prima e più amata casa.
Impossibile fornire qui l’elenco degli spettacoli firmati da Strehler dal 1947 al 1967: dall’Arlecchino servitore di due padroni (1947) di Carlo Goldoni con Marcello Moretti (spettacolo manifesto del Piccolo Teatro grazie anche al genio di Ferruccio Soleri che subentrò a Moretti dopo la sua morte avvenuta nel 1961) ai Giganti della montagna (1947) di Pirandello, dai classici stranieri allora poco rappresentati quali lo Shakespeare del Riccardo II (1948), dell’Enrico IV (1951), del Giulio Cesare (1953), del Coriolano (1957) e delle tre parti dell’Enrico VI (che costituirono Il gioco dei potenti, 1965) alle riletture critiche della Trilogia della villeggiatura (1954) e delle Baruffe chiozzotte (1964) di Goldoni, dal Carlo Bertolazzi in milanese di El nost Milan (1955) alla drammaturgia contemporanea di Federico Zardi o di Alberto Moravia. Il 1956 rappresentò inoltre uno snodo cruciale nell’esperienza artistica di Strehler: infatti, il regista mise in scena L’opera da tre soldi (1956) di Bertolt Brecht, punto fermo non solo nel suo iter creativo, ma anche nella fortuna critica del testo e dell’autore. A quello spettacolo seguirono altre memorabili regie di testi brechtiani fra le quali Vita di Galileo (1963) con l’interpretazione di Tino Buazzelli.
I vent’anni del Piccolo Teatro, che si celebrarono il 14 maggio 1967, furono per Strehler occasione di bilancio: in tale torno di tempo egli aveva firmato la regia di oltre 80 testi teatrali e aveva presentato con la compagnia del Piccolo più di 4300 recite di spettacoli in 142 località italiane e in 116 città straniere dell’Europa dell’Est e dell’Ovest, degli Stati Uniti, del Canada, del Sudamerica e del Nordafrica. Né meno intenso era stato il suo lavoro di regista per il teatro musicale, in special modo per la Scala, dove aveva firmato oltre 30 regie liriche (da Domenico Cimarosa ad Alban Berg, da Wolfgang Amadeus Mozart a Sergej Prokof′ev) contribuendo all’affermazione della figura del regista quale elemento indispensabile alla realizzazione dell’opera lirica. Strehler aveva infatti posto in primo piano la necessità di un apparato scenografico non più generico ma originale e studiato in funzione della partitura da rappresentarsi, di una recitazione che abbandonasse la convenzionale staticità proposta dai cantanti lirici e, soprattutto, la necessità di un responsabile unico che connettesse e integrasse i differenti elementi compositivi dello spettacolo musicale.
Dal 1947 al 1967 l’attività di Strehler non si esaurì nel solo, seppure primario, operato di regista: in questi anni emersero alcuni fra gli interessi che lo spinsero a vivere il mondo dello spettacolo in tutte le sue componenti. Il 1951 coincise, ad esempio, con la fondazione della milanese Scuola d’arte drammatica del Piccolo Teatro (l’attuale Civica scuola di teatro Paolo Grassi), dove, per alcuni anni, insegnò recitazione (una passione, quella pedagogica, che lo accompagnò per tutta la vita). Nel 1957 si impegnò nella stesura – a quattro mani con Grassi – di un primo progetto legislativo di interesse nazionale inteso a formulare una normativa organica per il teatro di prosa, cui fece seguito, nel 1964, il manifesto Un teatro nuovo per un nuovo teatro, lucida analisi della situazione del Piccolo Teatro nei suoi primi quindici anni di vita.
Nella vita privata, conclusosi il rapporto con Rosita Lupi – dalla quale avrebbe divorziato nel 1971 – dopo brevi e tempestose storie d’amore, fra le quali quella con Ornella Vanoni iniziata nel 1955 – trovò in Valentina Cortese un’affascinante compagna. Con lei, dagli inizi degli anni Sessanta, condivise per lungo tempo vita artistica e privata.
Deluso dalle strutture politiche e amministrative italiane e segnato dalle contestazioni che stavano investendo i teatri stabili a finanziamento pubblico e la stessa figura del regista (ritenuto un ‘despota della scena’), nel luglio del 1968 si dimise dal Piccolo. Consegnò il suo teatro nelle mani di Grassi e si trasferì con alcuni attori e collaboratori a Roma dove il 18 febbraio 1969 presentò il gruppo Teatro e azione che esordì con La cantata di un mostro lusitano (1969) di Peter Weiss. La seconda produzione fu Nel fondo (1970) di Gor′kij, nuova edizione di L’albergo dei poveri. Concluse quindi l’avventura teatrale del gruppo Teatro e azione con Referendum per l’assoluzione o la condanna di un criminale di guerra (Walter Reder) (1971) di Roberto Pallavicino e Gian Franco Venè. In questo stesso periodo, allestì anche Santa Giovanna dei macelli (1970) di Brecht, spettacolo coprodotto dal Maggio musicale fiorentino e dal Piccolo Teatro. Nonostante la lontananza fisica, gli occhi di Strehler non cessarono mai di essere rivolti alla sua città e quando Grassi lasciò nel 1972 il Piccolo per assumere la carica di sovrintendente della Scala, il regista tornò al teatro che aveva fondato, affiancato da Nina Vinchi, segretaria generale e profonda conoscitrice della macchina organizzativa. Nominato direttore unico dal sindaco Aldo Aniasi il 5 maggio 1972, Strehler proseguì la sua attività firmando, nel corso degli anni Settanta, straordinarie regie destinate a diventare storiche sia per il teatro in prosa, sia per quello musicale.
Con l’allestimento di Re Lear (1972) di William Shakespeare il regista festeggiò il proprio ritorno ufficiale. Dopo una seconda edizione dell’Opera da tre soldi (1973) di Brecht, allestì un’indimenticabile edizione del Giardino dei ciliegi (1974) di Anton Čechov e proseguì il suo itinerario critico con la regia del Campiello (1975) di Goldoni, di Le balcon (1976) di Jean Genet e della Tempesta (1978) di Shakespeare. Il gruppo originario di artisti, tecnici e musicisti che accompagnò Strehler dal suo rientro al Piccolo fino alla conclusione della sua vita, si mantenne sempre fedele al maestro, aprendosi tuttavia a nuovi contributi. Accanto a Tino Carraro, Renato De Carmine, Milva, Giulia Lazzarini, Franco Graziosi, Ferruccio Soleri, Giancarlo Dettori, Umberto Ceriani, Gianfranco Mauri, ai quali si aggiunse, nel 1973, Andrea Jonasson (che Strehler incontrò a Salisburgo durante l’edizione tedesca del Gioco dei potenti di Shakespeare e sposò a Milano il 12 giugno 1981), si posero i registi Lamberto Puggelli, Enrico D’Amato, Carlo Battistoni e artisti quali gli scenografi Luciano Damiani ed Ezio Frigerio, la costumista Franca Squarciapino, il musicista Fiorenzo Carpi, Marise Flach per i movimenti mimici. Con questi e altri ottimi collaboratori e allievi (da Patrice Chéreau a Klaus Michael Grüber, da Henning Brockhaus a Stefano De Luca) Strehler condivise gli altissimi risultati di arte da lui conseguiti. Anche per la scena musicale firmò in questi anni storiche regie: Il ratto dal serraglio (1965), Le nozze di Figaro (1973), Il flauto magico (1974) di Mozart, Cavalleria rusticana (1966) di Pietro Mascagni con la direzione di Herbert von Karajan, Fidelio (1969) di Ludwig van Beethoven, Simon Boccanegra (1972) e Macbeth (1975) di Verdi, entrambe dirette da Claudio Abbado.
A tale indefesso impegno artistico, il regista coniugò un impegno civile e politico che divenne via via sempre più importante. Nel 1979, si candidò nelle liste del Partito socialista al Parlamento europeo dove, subentrato a Bettino Craxi, fu impegnato dal 26 settembre 1983 al 23 luglio 1984, battendosi per un’Europa che mettesse al centro gli uomini, le comunità, le idee e la cultura. Nel 1987 lasciò il Partito socialista e si candidò quale indipendente nelle liste elettorali del Partito comunista. Eletto senatore della Repubblica nella X legislatura, nel 1988 presentò con il deputato Willer Bordon un progetto di legge per il teatro di prosa.
Nel corso degli anni Ottanta continuò la sua attività artistica firmando acclamate regie per la scena della prosa e della musica: Temporale (1980) di August Strindberg, L’anima buona del Sezuan (1981) di Brecht, Attosenzaparole tra giorni felici (1982) di Samuel Beckett, Minna von Barnhelm (1983) di Gotthold Ephraim Lessing, La grande magia (1985) di Eduardo De Filippo, Elvira, o la passione teatrale (1986) da Louis Jouvet, Come tu mi vuoi (1988) di Pirandello, L’isola degli schiavi (1994) di Pierre de Marivaux. Alla Scala presentò Falstaff (1980) di Verdi diretto da Lorin Maazel, Lohengrin (1981) di Richard Wagner diretto da Claudio Abbado, Don Giovanni (1987) di Mozart diretto da Riccardo Muti.
Nel 1983 diede vita a un progetto di teatro europeo che, grazie allo sforzo congiunto del ministro della Cultura francese Jack Lang e del presidente della Repubblica François Mitterrand, si concretizzò il 16 giugno 1983, con la nascita del théâtre de l’Europe (spettacolo inaugurale fu La tempesta di Shakespeare/Strehler) con sede presso il théâtre National de l’Odéon a Parigi. Strehler ne fu nominato direttore per il primo triennio e presentò nella seconda stagione L’illusion (1984) da L’illusion comique di Pierre Corneille. Nell’ottobre del 1989 fu nominato presidente dell’Unione dei teatri d’Europa, ente finalizzato al coordinamento di molti fra i più significativi teatri nazionali europei.
Nel 1987 inaugurò, all’interno del Piccolo Teatro, una scuola di teatro (il primo corso fu intitolato a Jacques Copeau), improntata ai più aggiornati criteri pedagogici e fornita di infrastrutture di eccellenza (fra cui il teatro Fossati, restaurato e riaperto con il nome di teatro Studio). Nell’ambito dei corsi della scuola di teatro si collocò anche il lungo studio da lui condotto sul capolavoro di Johann Wolfgang von Goethe e confluito nei due spettacoli presentati al teatro Studio Faust-Frammenti. Parte prima (1989) e Parte seconda (1991), che videro il regista tornare a recitare per interpretare il ruolo del protagonista.
Negli ultimi anni, la vita di Strehler fu segnata da un doloroso contenzioso con l’amministrazione civica, che lo indusse a compiere gesti clamorosi, mettendone in discussione il ruolo all’interno del Piccolo Teatro. Mentre tutto il mondo gli attribuiva premi, riconoscimenti e onorificenze, la giunta milanese il 3 giugno 1996 ne accolse le dimissioni.
Ritornato alla direzione del Piccolo, Strehler non ebbe tempo di programmare la stagione inaugurale della nuova sede (attesa da decenni), perché si spense improvvisamente la mattina del 25 dicembre 1997 alle ore 4:30 per un attacco cardiaco nella sua casa di Lugano, dove viveva con Mara Bugni, sua compagna dal 1991. Aveva da poco terminato una prova di Così fan tutte di Mozart che avrebbe dovuto inaugurare il suo Nuovo Piccolo Teatro (ora teatro Strehler a lui dedicato). I funerali si svolsero a Milano il 27 dicembre e, poco dopo, Giorgio Strehler partì per il suo ultimo viaggio terreno alla volta della natia Trieste dove riposa nella tomba di famiglia nel cimitero di Sant’Anna.
Opere. Il re Lear di Shakespeare, introduzione di L. Lunari, Verona 1973; Per un teatro umano. Pensieri scritti, parlati e attuati, a cura di S. Kessler, Milano 1974; Santa Giovanna dei macelli di Brecht, introduzione di A. Lazzari, Verona 1974; Io, Strehler. Una vita per il teatro. Conversazioni con Ugo Ronfani, Milano 1986; Il lavoro teatrale. 40 anni di Piccolo Teatro 1947-1955, Milano 1987; Shakespeare, Goldoni, Brecht, a cura di G. Soresi, Milano 1988; Inscenare Shakespeare, Roma 1992; Fermare l’attimo. 50 fotografie di Luigi Ciminaghi, Milano 1997; Due volte sola. Tre soggetti cinematografici, a cura di S. Casiraghi, prefazione di T. Kezich, Torino 2000; Lettere sul teatro, a cura di S. Casiraghi, prefazione di G. Raboni, Milano 2000; Intorno a Goldoni. Spettacoli e scritti, a cura di F. Foradini, Milano 2004; Memorie. Copione teatrale da Carlo Goldoni, a cura di S. Casiraghi, introduzione di S. Ferrone, Firenze 2005; Nessuno è incolpevole. Scritti politici e civili, a cura di S. Casiraghi, Milano 2007; Non chiamatemi maestro: selezione di alcune pagine di G. S., a cura di S. Casiraghi, Milano 2007; Autobiografia per immagini, a cura di P. Bosisio - G. Soresi, Corazzano 2009; Il metodo Strehler. Diari di prova della Tempesta scritti da Ettore Gaipa, a cura di S. Casiraghi, Milano 2012; Mémoires: sceneggiature per l’originale televisivo sulla vita di Carlo Goldoni, a cura di P. Quazzolo, Venezia 2013.
Fonti e Bibl.: Milano, Archivio storico del Piccolo Teatro, Fondo Giorgio Strehler; Trieste, Civico museo teatrale Carlo Schmidl, Fondo Giorgio Strehler.
Nella vastissima bibliografia critica dedicata a Strehler, si segnalano alcuni riferimenti di base: A. Lazzari - S. Morando, 1947-1958. Piccolo Teatro, Milano 1958; E. Gaipa, G. S., Bologna 1959; L’opera da tre soldi di Bertolt Brecht e Kurt Weill: uno spettacolo del Piccolo Teatro di Milano, regia di G. S., fotocronaca di U. Mulas, a cura di G. Guazzotti, Bologna 1961; Schweyk nella seconda guerra mondiale di Bertolt Brecht, regia di G. S., fotocronaca di U. Mulas - M. Mulas, a cura di L. Lunari - R. Orlando, Bologna 1961; E. Fechner, S. inszeniert, Hannover 1963; G. Guazzotti, Teoria e realtà del Piccolo Teatro di Milano, Torino 1965; A. Čechov, Il giardino dei ciliegi, a cura di L. Lunari, con note di regia di G. Strehler, Milano 1974; C. Goldoni, Il campiello, a cura di L. Lunari, con note di regia di G. Strehler, Milano 1975; P. Grassi, Quarant’anni di palcoscenico, a cura di E. Pozzi, Milano 1977; C. Goldoni, Arlecchino servitore di due padroni, a cura di L. Lunari, con nota di G. Strehler, Milano 1979; M.G. Gregori, Il signore della scena, Milano 1979, pp. 145-150 e passim; F. Battistini, G. S., prefazione di P. Grassi, Roma 1980; C. Goldoni, La trilogia della villeggiatura, a cura di L. Lunari, con un saggio di G. Strehler, Milano 1982; C. Meldolesi, Fondamenti del teatro italiano. La generazione dei registi, Milano 1984 (in partic. Demiurgia e disumanità. L’approdo di S. alla regia, pp. 94-102 e S. Tra favola e angoscia, pp. 301-359); I. Moscati, S. Vita e opere di un regista europeo, Brescia 1985; S. Porto, S. e il teatro dell’Europa, Catania 1985; R. Trousdell, G. S. in rehearsal, in The drama review, 1986, n. 4, pp. 65-83; Il Piccolo Teatro d’arte. Quarant’anni di lavoro teatrale 1947-1987, a cura di M. G. Gregori - E. Pozzi, presentazione di G. Strehler, Milano 1988; Les voies de la création theâtrale, 1989, n. 16, monografico: S.; P. Bosisio, La Trilogia della villeggiatura di G. 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