GIORGIO Piside (Γεώργιος ὁ Πισίδης)
Originario della Pisidia, diacono e cartofilace di Santa Sofia, sotto Eraclio imperatore e Sergio patriarca, coi quali era in intimi rapporti, cantò le vittorie di Eraclio sui Parti e gli Avari in tre poemi: La spedizione contro i Persiani del 622, nella quale seguì l'imperatore; La disfatta degli Avari assedianti Costantinopoli nel 626; La Eracliade, panegirico dell'imperatore, dopo la vittoria decisiva sui Parti nel dicembre 627. In poesie minori celebrò la sconfitta dell'usurpatore Foca, il valoroso patrizio Bono e il riacquisto della croce rapita da Cosroe. Ma l'opera più importante del G. è l'Essaemero o creazione del mondo (‛Εξαήμερον ῆ κοσμουργία) in quasi duemila versi, esaltazione lirica della bellezza e armonia del creato e inno alla potenza e sapienza del creatore. Benché non manchino quadri netti e vivi, frutto dell'osservazione personale, la trama è in gran parte derivata da fonti letterarie, specialmente da Aristotele ed Eliano. Ebbe larga diffusione e fu tradotta anche in armeno e in slavo. D'intonazione elegiaca sono i poemetti sulla Vita vana (mutilo) e sulla Vita umana, l'unica poesia dell'autore in esametri di fattura nonniana, mentre nell'Inno alla resurrezione celebra il trionfo di Cristo sulla vita e sulla morte. Secondando la politica religiosa di Eraclio scrisse una poesia Contro l'empio Severo (monofisita). Scrisse molti epigrammi, per lo più d'argomento religioso. Giorgio è stato molto ammirato e imitato, tanto che Michele Psello pose il problema, chi verseggiasse meglio Euripide o il Piside. Senza dubbio egli è il miglior giambografo bizantino: ma è ampolloso e artificioso. Quanto all'Inno acatisto falsamente attribuitogli, v. acatisto.
Ediz.: In Migne, Patrol. Graeca, XCII, coll. 1162-1756 sono riprodotte le edizioni del Querci, Roma 1777, e di I. Bekker (per i tre poemi storici), Bonn 1836. Varie poesie inedite a cura di L. Sternbach, in Wiener Studien, XIII (1891) e XIV (1892).
Bibl.: K. Krumbacher, Geschichte der byz. Lit., 2ª ed., Monaco 1897, pp. 709-712; A. Pernice, L'imperatore Eraclio, Firenze 1905, X-XIV; O. Bardenhewer, Manuale di Patrologia, III, Roma 1905; id., Geschichte der altkirchlichen Literatur, Friburgo in B. 1932, pp. 168-173.