SPINOLA, Giorgio
SPINOLA, Giorgio. – Nacque a Genova il 3 giugno 1667 da Cristoforo e da Ersilia Centurione, figlia del doge Giovanni Battista. Fu battezzato il 5, cosa che ha tratto spesso in inganno gli storici che hanno riportato la sua data di nascita.
Dopo aver trascorso i primissimi anni di formazione in casa, studiò materie umanistiche nel collegio Tolomei di Siena, tenuto dai padri della Compagnia di Gesù. Passò quindi nello Studio senese e si laureò in utroque iure il 18 agosto 1691. Trasferitosi a Roma, come diversi altri membri della sua famiglia, intraprese la carriera ecclesiastica. Divenne referendario della Segnatura di grazia e della Segnatura di giustizia il 2 dicembre 1694. Quindi, l’anno seguente, papa Innocenzo XII lo creò suo prelato domestico. Nel luglio dello stesso 1695, Spinola fu nominato vicelegato di Ferrara. Alla fine di gennaio 1696, con una cerimonia in duomo, prese possesso della cattedra arcivescovile in nome del cardinale Domenico Tarugi.
L’editore Bernardino Pomatelli fece in tempo a dedicargli la stampa de La pace fra Tolomeo, e Seleuco drama per musica da rappresentarsi in Ferrara a S. Stefano nel Teatro dell'illustrissimo sig. conte Pinamonte Bonacossi l'anno 1696 (libretto di Adriano Morselli e di Aurelio Aureli; musiche di Carlo Pollaroli e di Bernardo Sabadini).
Presto Spinola lasciò l’incarico. Alla fine di aprile, infatti, fu chiamato al neoistituito governo di Civitavecchia e Tolfa, con sovrintendenza su Corneto (l’attuale Tarquinia). Quasi immediatamente, gli toccò il compito di accogliere il pontefice, in visita al porto e alla città. Spinola rimase in questo incarico fino ai primi mesi del 1699. All’inizio di giugno di questo stesso anno passò al governo di Viterbo. Promosse qui l’innalzamento del ponte di Gradi, presso porta S. Sisto (attualmente chiamata porta Romana), «del tutto in piano, e molto comodo per quelli che vogliono passeggiare, e trattenersi all’aria della campagna fuori di tal porta» (F. Bussi, Istoria della città di Viterbo, Roma 1742, p. 73).
Il successivo movimento di carriera portò Spinola alla guida del governo di Perugia e dell’Umbria. Non fu rigido assertore della necessità di mantenere l’ordine pubblico, se è vero che fece scarcerare un lavorante della famiglia Meniconi di Assisi, arrestato per porto d’armi nell’autunno 1701. Fu altresì vivo partecipe della vita culturale cittadina. È registrato l’esempio di un’orazione di Niccolò Montemellini, accademico Insensato, recitata ai consoli e ai giurati del Collegio della mercanzia alla sua presenza.
Partì da Perugia nel maggio 1703. Il 4 luglio dello stesso anno fu nominato inquisitore di Malta, con 100 scudi di stipendio al mese. Svolgeva parallelamente anche i compiti di delegato apostolico e di commissario della Reverenda Fabbrica di S. Pietro. Così, l’omonima congregazione lo incaricò di proseguire l’esazione dei contributi da inviare a Roma per la basilica.
Giunto sull’isola, Spinola prese a occuparsi dei reati inquisitoriali più comuni all’inizio del XVIII secolo: bestemmie, lettura di libri proibiti, bigamia, inosservanza degli obblighi relativi ai precetti. Per tenere sotto controllo i reati di apostasia, egli richiese subito alla congregazione de Propaganda Fide un interprete capace di leggere le lettere circolanti in arabo. La corte dello Spinola perseguiva altresì i reati originati dalla pratica della magia. Data al 1704 una copia della Instructio pro formandis processibus in causis strigum, sortilegiorum, et maleficiorum, attualmente conservata nell’Archivio dell’Inquisizione di Malta (Memorie (Mem.), 21, cc. 99r-102v.). In questa stessa sede sono conservate le minute di lettere di Spinola inviate a Roma durante il suo incarico. Infine, egli era anche il presidente della sezione del tribunale che si occupava di liti civili. Il contenzioso in cui erano parti i patentati del S. Uffizio, infatti, ricadeva esclusivamente sotto la sua giurisdizione.
Rientrato a Roma, ricevette gli ordini sacri in rapida successione, nella prima metà di giugno 1706. Quindi, il 15 luglio dello stesso anno fu nominato coadiutore del commendatore dell’arciospedale di S. Spirito in Sassia, Bernardino Casali, molto avanti in età (ottantacinquenne). Spinola ebbe comunque ampie facoltà, esercitando la carica come vero e proprio precettore generale, cioè presidente, dell’eminente istituzione assistenziale romana. Nello stesso tempo, egli occupava l’incarico di consultore presso la congregazione del S. Uffizio.
I successivi gradi di carriera procedettero spediti. L'1 giugno 1711 Spinola fu creato arcivescovo in partibus di Cesarea di Cappadocia, venendo consacrato il 7 giugno dal cardinale segretario di stato Fabrizio Paolucci, nella chiesa dello stesso complesso di S. Spirito in Sassia. Nel luglio successivo, in sostituzione del maldestro abate Giuseppe Lucini, egli fu inviato nunzio a Barcellona presso Carlo d’Asburgo, pretendente al trono di Spagna, riconosciuto ufficialmente dal papa a scapito di Filippo di Borbone nell’ottobre 1709. Spinola avrebbe altresì ricoperto l’ufficio di collettore generale della Camera apostolica. L’istruzione consegnatagli per l’occasione riassumeva le questioni in sospeso tra Roma e la corte di Carlo d’Asburgo, in massima parte relative a contrasti giurisdizionali nel Regno di Napoli. Gli fu nondimeno consegnata anche una seconda istruzione, nel caso egli riuscisse a incontrare Carlo che passava in Germania per accedere anche al trono imperiale, dopo la morte del fratello Giuseppe I (avvenuta il 17 apr. 1711). Tuttavia, questa missione sarebbe stata assolta nel successivo autunno dal cardinal legato Giuseppe Renato Imperiali. Quanto allo Spinola, egli arrivò a Barcellona, il 31 luglio 1711, accompagnato da Ubaldo Petrucci, fiscale e abbreviatore della Nunziatura.
Carlo d’Asburgo stava effettivamente preparando la sua partenza verso la Germania. Il governo restava alla sua consorte, Elisabetta di Braunschweig-Wolfenbüttel, presso la quale Spinola fu accreditato. Restò in Spagna per poco meno di due anni, trattando in massima parte di questioni giurisdizionali, senza risultati di rilievo. Molto più efficace la sua azione a fianco della moglie di Carlo d’Asburgo, la quale, nata luterana e convertita al cattolicesimo, favoriva concretamente la ripresa del cattolicesimo nel Ducato avito, governato dal nonno Anton Ulrich (cattolico dal 1710), e proteggeva i membri della nobiltà lombarda che si stavano dimostrando fedeli a casa d’Austria. Quando anche Elisabetta mosse per raggiungere il consorte in Germania, Spinola partì. Egli avrebbe voluto procedere insieme a lei, ma non giunsero in tempo da Roma chiare istruzioni in proposito. Così, il 3 giugno 1713, Spinola si trovava ancora per via, nella sua città natale. Raggiunse Vienna solo il successivo 4 agosto. Il giorno stesso del suo arrivo, fu ricevuto dalla coppia imperiale in udienza privata. Spinola effettuò poi lo scambio di consegne con il predecessore, Giulio Piazza, creato cardinale. Tuttavia, fece il suo solenne ingresso nella città imperiale solo il 12 marzo 1714. Subito promosse lavori di restauro al palazzo della Nunziatura, che durarono fino al 1716.
Per tutto il periodo in cui rimase in carica, attraversato anche da controversie giurisdizionali di spessore, l’imperatore non mutò mai il suo giudizio di complessivo apprezzamento nei confronti di Spinola, dal quale talvolta si faceva persino accompagnare a caccia. Dopo sei anni di attività come nunzio, infine, egli fu creato cardinale (29 nov. 1719). Ricevuta la berretta all’inizio di gennaio 1720, Spinola si trattenne ancora a Vienna per assistere in marzo la missione di Alessandro Albani, nipote del papa e nunzio straordinario a Vienna incaricato di ribadire la signoria della S. Sede su Parma e Piacenza, sollecitare la restituzione di Comacchio, occupata dalle truppe imperiali nel 1708 e risolvere i conflitti giurisdizionali in Sicilia. Nondimeno, già alla fine del successivo aprile, Spinola ebbe l’udienza di congedo ufficiale dall’imperatore. Si trattenne ancora alcuni mesi a Vienna, ponendosi in viaggio verso Roma l’11 agosto 1720.
Rientratovi dopo diverse tappe intermedie, Spinola ricevette la berretta dal papa il 19 dicembre 1720. Il 20 gennaio 1721, gli venne assegnato il titolo di S. Agnese fuori le Mura. Defunto Clemente XI il 19 marzo 1721, Spinola venne compreso inizialmente nell’ampia rosa dei papabili. Quindi, eletto Innocenzo XIII (Michelangelo Conti), fu nominato cardinale segretario di Stato (il 10 maggio 1721).
Spinola così accedeva alla seconda carica della Curia romana, con soddisfazione della corte viennese. Vi rimase per quasi tre anni, ma dovette subire con irritazione la crescente presenza dei consanguinei del papa, appartenenti a una delle più antiche famiglie feudali romane. La morte del pontefice, dopo nemmeno tre anni (7 marzo 1724), fece decadere Spinola automaticamente dalla sua carica. Il successore Benedetto XIII lo chiamò a diversi incarichi: prefetto della congregazione dell’Immunità ecclesiastica, camerlengo del Sacro Collegio, legato di Bologna, città nella quale fece il suo ingresso il 5 novembre 1727.
La morte di Benedetto XIII richiamò Spinola a Roma nel 1730. Il neoeletto Clemente XII avrebbe voluto farlo ritornare al posto di segretario di Stato, ma l’opposizione della Francia fu irremovibile, a testimonianza di quanto Spinola apparisse allora schierato. Egli si trovò comunque impegnato in una missione di alto profilo. La morte di Antonio Farnese (20 genn. 1731), infatti, dava concretamente accesso alle mire sui ducati emiliani dell’infante di Spagna, don Carlos di Borbone, figlio di Filippo V di Borbone e di Elisabetta Farnese. Il papa gli diede così l’incarico di far valere i diritti della S. Sede. Spinola però, al quale era stato affiancato il protonotario Giuseppe Oddi, non fece in tempo a far nulla: già il 23 gennaio, infatti Parma e Piacenza erano state militarmente occupate.
Rientrato a Roma, Spinola fu ancora per diversi anni occupato nei lavori delle congregazioni cardinalizie, prima fra tutte quella dell’Immunità ecclesiastica. Egli fu anche protettore dei camaldolesi, della congregazione Windesimense dei canonici regolari, della 'nazione' genovese, dell'arciconfraternita di S. Girolamo della Carità e di altri sodalizi, laici ed ecclesiastici. Come accademico dell’Arcadia, prese il nome di Dinasto Teutroneo.
Morì il 17 gennaio 1739, vittima di un infarto, nella sua dimora romana. Dopo i funerali nella chiesa di S. Ignazio, fu seppellito in S. Salvatore delle Coppelle.
Nel 1723, presso l'editore romano Chracas, era uscita la stampa dell'oratorio a quattro voci S. Ferma, rappresentato a Civitavecchia il 25 aprile 1722 (su musiche di Antonio Caldara), dedicata a Spinola, nella sua qualifica di segretario di Stato.
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