STELLA, Giorgio
– Secondo le indicazioni da lui stesso fornite, nacque forse attorno al 1370; racconta infatti di aver tenuto a mente quanto deciso in una riunione svoltasi nel 1383, con il doge Nicolò de Guarco, cui era stato presente («dum puer forem et videndi cupidus illi adessem»: Annales Genuenses, a cura di G. Petti Balbi, 1975, p. 134). Fu figlio primogenito di Facino Stella, originario dell’omonima località rivierasca, che a Genova divenne notaio e cancelliere del doge Simone Boccanegra, e di madre ignota.
Con altri tre fratelli – Francesco, Iacopo, Giovanni – è ricordato nel 1382 tra circa cinquecento figli legittimi o naturali di notai che avrebbero avuto la possibilità, in caso di vacature, di entrare nel locale collegio notarile. Nell’aprile del 1391 Stella comparve in effetti, con la qualifica di notaio, come teste in un atto rogato da un collega. Come il fratello Giovanni, divenne presto notaio ‘collegiato’ con la possibilità di accedere a incarichi nell’amministrazione pubblica, ma le due carriere furono diverse, consone all’indole e alle ambizioni dei due fratelli. Dal 1399 fino al 1418 Giorgio Stella fu infatti scriba di diversi uffici nell’amministrazione finanziaria, mentre Giovanni seguì le orme paterne e divenne cancelliere almeno dal 1393.
Nel 1399 Giorgio era stato inserito tra i quarantotto cittadini tra i quali si sceglievano per quattro mesi otto ufficiali di mercanzia, ma dopo questa breve esperienza svolse sempre l’incarico di scriba, più confacente alla sua natura di uomo riservato, amante della tranquillità e dello studio, comunque attento allo stipendio annuo di cento lire e pronto a sollecitarlo quando pareva tardare.
Comune ai due fratelli, oltre la formazione professionale di notaio, fu comunque la frequentazione e la consuetudine con uomini della cancelleria genovese, che costituì nel tardo Trecento il fulcro della vita culturale cittadina. In essa penetrarono e si diffusero i fermenti dell’umanesimo civile tramite contatti personali con l’esterno e la circolazione di autori classici ritenuti maestri di vita, ricopiati e presenti nella più importante raccolta libraria di un laico di fine secolo, la ‘biblioteca’ di Raffaele Adorno (1396), fratello del doge Antoniotto I, alla quale Giorgio Stella potrebbe aver avuto accesso. Mentre il fratello Giovanni tentò di accreditarsi nel mondo umanistico con componimenti poetici, che non esitò a sottoporre al giudizio del vecchio cancelliere fiorentino Coluccio Salutati o di Pier Candido Decembrio, Giorgio manifestò come si è detto maggior riservatezza, oltre che un vivo interesse per la letteratura storica, rivelando un’innata predilezione per la ricerca bibliografica e antiquaria.
Giorgio Stella è ricordato per i suoi poderosi Annales Genuenses, divisi in tre libri, in cui all’inizio compulsò gli annali cittadini da Caffaro a Iacopo Doria integrandoli con documenti e informazioni di diversa provenienza, prima di diventare testimone e narratore delle vicende contemporanee, genovesi e non. Nel 1396 iniziò a scrivere o meglio a sistemare il materiale, raccolto con lungo lavoro di ricerca.
Lo scopo, dichiarato, era quello di colmare «un vuoto», dal momento che da circa cento anni nessuno si era interessato a narrare quanto accaduto dentro e fuori Genova: l’ultimo annalista ufficiale, Iacopo Doria, si era arrestato al 1293 e l’arcivescovo Iacopo da Varazze con la sua Chronica civitatis Ianue giunse al 1297. Questa intenzione è palesata da Stella nel prologo agli annali, ove dichiarò di attendere a un’altra opera in cui, tralasciando eventi nefasti, avrebbe ricordato solo trionfi e glorie genovesi, trattando anche di profeti, filosofi, poeti, storici e uomini di scienza.
Quest’opera forse appena abbozzata non giunse a compimento («alios reservavi librum in dies»: Annales Genuenses, cit., p. 3) perché nel 1405 venne imposto dall’alto all’autore di dare una forma definitiva agli annali. Il governatore francese, il maresciallo Jean Lemeingre, detto Boucicaut, venuto a conoscenza della sua opera storica, volle infatti averne una copia, per altro già sollecitata dall’arcivescovo della città Pileo de Marini. Come si evince dalla riedizione degli Annales Genuenses, è questa la data (benché altre ne siano state proposte) in cui Stella arrestò la compilazione.
Oltre il titolo di Annales, anche la sollecitazione del governatore e il fatto che la compilazione sia stata continuata fino al 1435 a opera del fratello Giovanni, cancelliere della res publica, hanno conferito una sorta di ufficialità all’opera e trasformato in pubblico storiografo Giorgio Stella, che non ebbe mai tale qualifica. Fu invece la frequentazione della cancelleria, la possibilità di consultare i precedenti annali e documenti gelosamente custoditi dalle autorità di governo, un gusto personale per la ricerca e la letteratura storica e, non ultime, le sollecitazioni di Salutati, che lo spinsero alla composizione degli Annales, in cui significativa fu l’adozione, in luogo della vulgata Ianuenses, della lectio classica Genuenses.
In generale, Stella propose un modello diverso di scrittura storica più rispondente ai canoni della storiografia umanistica, dominato da una visione ottimistica della storia magistra vitae, con uno scopo civico e pedagogico non di rado coincidente con un intento morale.
Nel 1413 alla morte del fratello Francesco, forse ritornato a Triora ove curava i comuni interessi in loco, Giorgio e Giovanni intervennero personalmente nominando procuratori alcuni congiunti colà residenti e Giorgio nel 1414 donò a due cugini parte di una casa. Anche a Genova gli Stella abitarono in case di loro proprietà e nel 1411, vivente ancora Francesco, i «terni fratres» fecero erigere nel chiostro della chiesa di S. Domenico la tomba di famiglia, di cui sopravvive un’iscrizione in versi dovuta a Giovanni, che in questa, come in altre circostanze, dà prova di una modesta vena poetica.
Dopo il 1414 non si conoscono notizie su Giorgio: ricordato ancora in vita nel febbraio del 1420, morì nel corso dello stesso anno, vittima di un’epidemia di peste, come ricorda il fratello continuatore.
Taluni studiosi locali continuano a ritenerlo in vita ancora nel 1422, ma all’epoca era sicuramente defunto perchè nel maggio di quell’anno Battista e Cristoforo del fu Giorgio manomisero una schiava tartara per i molti servizi resi al padre. Anche dopo l’intervento del già menzionato Giovanni, la continuazione degli Annales fu assicurata dalla famiglia Stella, nella persona di Battista, fino al 1461; questa parte è però andata perduta e gli Annales costituiscono la fonte più accreditata per le vicende genovesi solo fino al 1435.
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