VALUSSI, Giorgio.
– Nacque a Trieste il 4 febbraio 1930 da una famiglia originaria della Bassa Friulana. Fu il terzo e ultimo figlio di Giuseppe, di professione tipografo, e di Augusta Rudes, segretaria.
Dopo aver frequentato il liceo classico Francesco Petrarca si laureò nel 1954 in lettere e filosofia, ultimo allievo di Giorgio Roletto, il fondatore del primo Istituto di geografia dell’Ateneo triestino. Nello stesso anno divenne assistente volontario alla cattedra e cominciò a insegnare geografia generale ed economica presso l’istituto tecnico commerciale Leonardo da Vinci. Fu l’inizio di una brillante carriera, che lo portò a divenire uno dei protagonisti della geografia italiana negli anni Sessanta-Ottanta.
Libero docente in geografia economica (1963), abbandonò l’insegnamento nella scuola superiore nel 1967 per divenire preside, dapprima in un istituto tecnico commerciale di Mestre e quindi a Portogruaro. L’anno successivo assunse l’insegnamento della geografia antropica nella neonata facoltà di lingue e letterature straniere di Udine, sede staccata dell’Ateneo triestino. Nel 1970 divenne docente di geografia politica ed economica nella facoltà di scienze politiche, che dovette subito abbandonare avendo vinto la cattedra a Udine.
A quell’esperienza risale il volume Il confine orientale d’Italia (Trieste 1972), che si impose come l’opera di riferimento sulla tematica. Con il confine affrontò il tema delle minoranze e dei rapporti transfrontalieri. Dalla pionieristica collaborazione con i geografi di Lubiana derivarono i colloqui geografici, svoltisi tra il 1970 e il 1973 alternativamente nei due Paesi (Atti del IV Incontro geografico italo-sloveno. Pordenone 28-29 ottobre 1973, Udine 1974; Gli sloveni in Italia, Trieste 1974; Minoranze a confronto. Contributi alla geografia delle minoranze etniche sui due lati della frontiera italo-jugoslava, Udine 1978).
Divenuto nel 1971 il primo preside della facoltà di lingue, organizzò un nuovo Istituto di geografia, curandone la biblioteca, aprendo una collana di pubblicazioni e fondando, nel 1976, il Centro studi sul paesaggio rurale. Nel mezzo di questi impegni lo colse la nascita della nuova Università di Udine, che ebbe origine proprio con il distacco della facoltà da Trieste. Valussi optò allora per il rientro nella città natale, dove viveva con la moglie, Maria Luisa Centini, anche lei insegnante, e i figli Silvia e Livio. Per un certo periodo conservò la direzione dell’Istituto e mantenne fino al 1987 un corso di geografia regionale.
Valussi si distingueva per il carattere volitivo e la tenacia nel perseguire i programmi. La sua bibliografia supera i 454 titoli ufficialmente censiti. A Udine divenne un vero caposcuola.
Valussi può considerarsi a buon diritto il geografo del Friuli-Venezia Giulia, regione a statuto speciale che nacque concretamente nel 1965, quando egli stava per decollare come studioso. A quel territorio dedicò oltre un terzo delle sue pubblicazioni. Al di là degli studi su specifiche aree e aspetti del territorio, si segnalano i volumi nelle collane Regioni d’Italia (Friuli Venezia Giulia, Torino 1961, 1971) e le Bibliografie geografiche delle Regioni italiane (Napoli 1967).
Da questo ambiente variegato e complesso trasse via via gli spunti per le tematiche settoriali che lo impegnarono negli anni successivi: oltre al confine e alle minoranze etniche si interessò alle migrazioni, piaga storica del Friuli (L’emigrazione in Valcellina (Friuli), 1961; Il movimento migratorio, Udine 1974; La mobilità della popolazione friulana dopo gli eventi sismici del 1976, Udine 1978), ma già nel 1974 in Italiani in movimento (Pordenone 1978), segnalò il rovesciamento del saldo migratorio italiano.
La presenza di colleghi tedeschi nelle aree del terremoto lo mise in contatto con la geografia sociale. Ne uscirono le versioni italiane dei lavori di Robert Geipel (Friuli: aspetti sociogeografici di una catastrofe sismica, Milano 1979) e Jorg Maier (Geografia sociale, Milano 1980 e 1993, con Giovanna Meneghel). L’innesto in Italia della scuola di Monaco non sortì peraltro i frutti sperati.
Ispirato dallo straordinario sviluppo della stazione di Lignano (Lignano Sabbiadoro. Contributo per una geografia del turismo, Trieste 1986), maturò l’interesse per la geografia del turismo, sbocciato poi nel Progetto strategico del CNR sul turismo in Italia (Per una geografia del turismo in Italia, Trieste 1986).
L’esperienza scientifica di Valussi ripeté la traiettoria tipica della sua generazione. Indirizzato verso gli studi sul paesaggio e sui generi di vita rurali, si trovò a confrontarsi con le tematiche di un mondo che stava mutando rapidamente per effetto della rivoluzione industriale che l’Italia viveva negli anni Cinquanta e Sessanta: un evento epocale che colse impreparati tutti i nostri geografi, per lo più ‘nati’ nelle facoltà di lettere. Se da un lato stupiva la sua capacità di affrontare i temi più diversi, i suoi contributi migliori vanno quindi individuati negli studi regionali di matrice classica (L’evoluzione delle attività economiche nella Val Degano con particolare riguardo alla vita pastorale, Udine 1954; Aspetti geografici di una vecchia lite fra due comunità prealpine (Erto e Casso), Udine 1962; I paesaggi e i generi di vita della Valcellina, Genova 1963; Contributi per la storia del paesaggio rurale in Friuli-Venezia Giulia, Pordenone 1980).
Il trasferimento a Trieste gli consentì di giungere alla guida dell’Istituto primigenio della geografia triestina, posizione che lo qualificava come il ‘vero’ successore di Roletto. Ciò comportò nuovi impegni e nuove aperture, corrispondenti alle problematiche peculiari sia del capoluogo regionale, sia delle esigenze proprie di una facoltà di economia e commercio, a cominciare dal cambiamento di settore disciplinare. Nel 1986 nacque la collana dell’Istituto, i Quaderni dell’Istituto di geografia della Facoltà di economia e commercio dell’Università di Trieste, di cui curò ben quindici numeri. Accanto allo sforzo di interpretare le problematiche della città di Trieste (Il caso dell’area di ricerca scientifico tecnologica di Trieste e Turismo urbano. Il caso di Trieste, Contributo al progetto CNR turismo in Italia, opere pubblicate con Claudio Minca nei Quaderni rispettivamente nel 1988 e nel 1989), fece uscire L’Italia geoeconomica (Torino 1987) e, infine, L’Africa nera (Torino 1988), in collaborazione con Giovanni Cameri.
Rientrando a Trieste si trovò comunque in un ambiente disciplinare modellato dai vecchi colleghi d’Istituto, i quali avevano frattanto costituito ciascuno una propria scuola. Alla fine si convinse di dover ricostruire ex novo un ‘suo’ Istituto, compito che gli venne però impedito dall’improvvisa scomparsa, avvenuta il 24 dicembre 1990.
Nella geografia, non solo italiana, la figura di Valussi rimane legata all’Associazione italiana insegnanti di geografia (AIIG), della quale fu presidente per tredici anni, dal 1978. Eletto nel 1977 nella prima votazione a suffragio universale, venne confermato altre quattro volte. Con lui si aprì una fase di grande sviluppo del sodalizio, che vide i soci più che triplicarsi giungendo a oltre seimila unità e alla nascita di ventiquattro nuove sezioni provinciali. Valussi organizzò undici convegni nazionali in aggiunta a quelli strettamente accademici.
Valussi sentiva profonda la vocazione all’insegnamento; mise subito a frutto l’esperienza maturata negli istituti tecnici commerciali sfornando una ventina di manuali che giunsero a coprire tutto il ventaglio delle scuole secondarie. Alla didattica, nelle diverse espressioni, è dedicato quasi un quinto delle sue pubblicazioni. Nel 1980 assunse la direzione di Geografia nelle scuole, l’organo dell’AIIG, che trasformò in una vera e propria rivista, trasportandone la redazione a Trieste, da dove garantiva con ‘teutonica’ regolarità la cadenza mensile. L’AIIG diventò allora la principale associazione di insegnanti di geografia in Europa. All’apice del successo, nel 1990, fu eletto presidente della European standing conference of Geography teachers, poi trasformatasi nell’EuroGeo. L’AIIG ne onora la memoria con il premio Valussi, assegnato annualmente a una figura che abbia ben meritato nella disciplina.
Fonti e Bibl.: Associazione italiana insegnanti di geografia, G. V. per la geografia, Urbino 1991 (con la bibliografia delle opere di Valussi a cura di C. Pongetti); Studi in onore di G. V., a cura di V. Orioles, Alessandria 1992; Didattica della geografia: nuove prospettive. Convegno in onore di G. V., a cura di G. Bellencin Meneghel, Udine 1993; G. Battisti - P. Nodari, Atti del Convegno di studi in onore di G. V., ... 1992, a cura di G. Battisti - P. Nodari, Trieste 1996; P. Persi, G. V. a dieci anni dalla scomparsa, in Immigrazione e territorio, a cura di G. Bellencin Meneghel - D. Lombardi, Bologna 2002, pp. 265-268; G.A. Staluppi, 50 anni tra ricerca e didattica. Materiali per una storia dell’Associazione italiana insegnanti di geografia (1954-2004), in Semestrale di studi e ricerche di geografia, 2004, n. 2, pp. 5-106; F. Battigelli, V. G. (1930-1990), in http://www.dizionariobiograficodeifriulani.it/valussi-giorgio (24 febbraio 2020).