WENTER MARINI, Giorgio
– Nacque a Rovereto l’8 febbraio 1890 da Giuseppe Wenter e da Maria Marini.
Tra il 1901 e il 1909 frequentò la Scuola Reale Elisabettina di Rovereto, sotto la guida di Luigi Comel e di Cesare Coriselli. Diplomatosi, andò a Vienna per studiare architettura, ma si spostò subito dopo a Monaco di Baviera per seguire il corso di figura e di acquaforte alla Reale Accademia superiore di belle arti. Dal 1912 al 1914 frequentò la Königlich Bayerische Technische Hochschule di Monaco, dove l’8 agosto 1914 si laureò ingegnere-architetto. Iniziò a interessarsi del restauro del paese di Stenico, in gran parte distrutto dall’incendio del maggio 1914. Per questo lavoro collaborò con l’ingegner Guido Dorna, responsabile della Dirigenza tecnica provinciale di Tione: si interessò, oltre che degli aspetti pratici (disegni progettuali, calcoli statici, direzione dei lavori), anche di quelli teorici, occupandosi del carattere «montano» e di come mantenerlo intatto, alla ricerca di un possibile spirito del luogo. Scoppiata la guerra, disertò e scappò a Roma (fu condannato l’8 settembre 1916 per alto tradimento).
Durante il periodo bellico, pubblicò una serie di articoli su alcuni artisti trentini e sulla vita artistica locale, firmandosi con lo pseudonimo di San Giorgio del Rovere. A Roma lavorò prima con Giacomo Boni ai rilievi dei ritrovamenti nelle campagne di scavo sul Palatino, poi con gli archeologi Giuseppe Angelo Colini per il rilievo di alcuni resti a Terni e con Amedeo Maiuri per il ridisegno delle iscrizioni dell’isola di Kos. Frequentò anche gli archeologi Paolo Orsi e Federico Halbherr, con i quali ebbe modo di perfezionarsi nella tecnica di rilievo dei reperti.
Nel settembre 1916 entrò nello studio di Marcello Piacentini, rimanendovi fino al marzo 1919. Qui si occupò dei vari lavori in esecuzione, in particolare del nuovo cinema teatro Corso in piazza S. Lorenzo in Lucina, del collegio-convitto di Chieti e del restauro del centro di Bologna. In seguito alle polemiche sul suo cognome tedesco, aggiunse a Wenter quello della madre.
Oltre che di architettura, continuò a interessarsi di pittura e di grafica anche nel periodo romano. Il cugino, don Antonio Rossaro, che gli aveva affidato i primi incarichi fin dal 1912, tra i quali la realizzazione di illustrazioni e copertine dei suoi libri, gli chiese di curare la parte iconografica della rivista irredentista Alba trentina, dal 1917 pubblicata in esilio a Rovigo.
Rientrato in Trentino, venne chiamato nel marzo 1919 dall’amico Giuseppe Gerola al Commissariato per le belle arti del Regio Governatorato di Trento. In tale ambito si occupò della ricostruzione dei paesi danneggiati dalla guerra; il rispetto e la salvaguardia del «carattere montano», che avevano caratterizzato i lavori per Stenico, furono i principi alla base del suo operato. Per questa sua posizione conservatrice, nello stesso anno, monsignor Celestino Endrici, vescovo di Trento, lo nominò consigliere dell’Opera di soccorso delle chiese rovinate dalla guerra. Il 16 aprile 1920 fu assunto come architetto dall’amministrazione provinciale e il 6 febbraio 1921 fu nominato membro della «Commissione consultiva per l’esame degli erigendi monumenti commemorativi dei fatti e dei caduti in guerra».
Nei primi anni Venti, la sua attività professionale a Trento e in provincia si divise tra quella di decoratore (Caffè Europa, Caffè alla Speranza, chiesa di S. Maria del Carmine a Rovereto) e quella di architetto (caseificio presso l’Istituto agrario provinciale di San Michele all’Adige, casa Bresadola e casa comunale in piazza della Collegiata ad Arco, ampliamento dell’Istituto educativo provinciale di S. Ilario a Stropparolo presso Rovereto, progetto di concorso per la sistemazione dell’area detta ai Muredei a Trento). In questo periodo le sue opere si caratterizzarono per il recupero di un linguaggio locale «montanino» arricchito da motivi decorativi barocchetti, in linea con il clima nazionale di riscoperta delle architetture minori e vernacolari.
Quale membro del Circolo artistico tridentino, presieduto da Luigi Bonazza, Wenter Marini organizzò una serie di iniziative e di mostre d’arte, tra le quali la I Esposizione dei bambini (1920), la Mostra d’arte a Rovereto (1922), la Mostra Vigiliana di architettura a Trento (1924). Quest’ultima, organizzata con Ettore Sottsass senior (che si occupò degli allestimenti), aveva l’obiettivo di far conoscere gli elementi del «costruire trentino» e della «buona e sana arte», intesi come carattere moderno da contrapporre alla maniera «tedesca». Tutti i progettisti da lui invitati alla mostra erano, infatti, impegnati su più fronti per dimostrare il senso dell’‘italianità’ del costruire, da recuperare attraverso lo studio dell’edilizia contadina e vernacolare. Tali elementi erano stati già illustrati nel lungo articolo dedicato agli architetti trentini che Wenter Marini aveva pubblicato nel giugno del 1923 sulla rivista Architettura e arti decorative.
A partire dalla fine degli anni Venti si dedicò in principal modo all’insegnamento. Nel 1928 divenne docente di disegno presso la Scuola d’arte industriale di Cortina d’Ampezzo, dove rimase fino al 1931. In seguito fu incaricato della direzione della Scuola professionale del mobile di Cantù. Nella cittadina comasca rimase fino al 16 ottobre 1934, quando fu trasferito a Padova per insegnare alla scuola artistico-industriale Pietro Selvatico. Qui rimase fino al 1938, anno in cui ottenne la cattedra di architettura e costruzioni all’istituto d’arte di Venezia. Nel 1944 conseguì la libera docenza per l’insegnamento di architettura degli interni, arredamento e decorazione presso l’Istituto universitario di architettura di Venezia (iuav). Nel 1953 divenne direttore dell’Istituto d’arte dei Carmini a Venezia (nel suo archivio, oggi presso lo iuav, si conservano numerosi materiali didattici).
Fino alla fine dei suoi anni Wenter Marini affiancò alla prevalente attività di docente quelle di pittore e di illustratore, mostrando sempre la capacità di leggere e interpretare gli spazi con la sensibilità propria dell’architetto. Morì a Venezia il 24 novembre 1973.
L’archivio di Giorgio Wenter Marini è stato versato tra il 2001 e il 2006 all’Archivio Progetti dello iuav di Venezia. Insieme ai documenti è stata acquisita la sua ricca biblioteca.
Oltre alle opere citate si ricordano: progetto per un monumento a Damiano Chiesa e Fabio Filzi a Rovereto (1918); progetto di sistemazione della piazza della chiesa di Vallarsa (1919); progetto di restauro della chiesa di Olle Valsugana (1919); restauro di casa Gerola in via Zara 32 a Trento (1920); monumenti ai caduti di Bozzana, di Croviana, di Dimaro-Carcià, tutti in Val di Sole (1922); monumenti ai caduti di Volano presso Rovereto (1922); progetto di villa Montagni alla Saluga (1922); progetto per la chiesa di S. Ilario a Rovereto (1922-23); monumento ai caduti di Ziano in Val di Fiemme (1923); progetto per la canonica di Dro (1923); progetto di villa Tomasi a Caldonazzo (1923); edificio per il Consorzio degli impiegati provinciali in via Rosmini a Trento (1923-25); sistemazione della torre Apponale e della piazza Lipella a Riva del Garda (1923); ampliamento del palazzo del Governo a Trento (1924); casa Neubacher a Rovereto (1924); casa per gli impiegati provinciali in via Rosmini a Trento (1924); monumento ai caduti di Nogaredo presso Rovereto (1924); decorazioni della cappella di S. Giuseppe per le suore della Provvidenza e padiglione di assunzione nell’ospedale psichiatrico di Pergine (1924-26); progetto di villa a Calceranica (1924); ampliamento della colonia infantile a Miralago (1925); monumento ai caduti di Malosco in Val di Non (1925); progetto di ponte al Doss dei Servi nelle Giudicarie (1925); progetto per casa Luccioli a Riva del Garda (1925-26); decorazioni della nuova facciata della chiesina di Baselga di Piné (1926); ampliamento del cimitero di Cortina d’Ampezzo (1927-29); studi per Trento Littoria (1927-39); ampliamento del Parc Hotel Concordia a Cortina d’Ampezzo (1929); tomba di Bartolomeo Bezzi nel cimitero di Cles (1929); progetto di condominio Luigi Razza a Milano (1933); progetto di concorso per la facciata della chiesa di S. Petronio a Bologna (1933-34); progetto di condominio Cavalieri in via Menotti a Milano (1934); progetto della casa del fascio a Brunico (1936); progetto per la casa della donna fascista a Padova (1936); progetto di piscina e solarium per villa Marzotto a Valdagno (1938-39); progetto di sistemazione del sestiere di Castello a Venezia (1940); case popolari a Bassano del Grappa (1940, con Francesco Bonfanti); progetto di concorso per il nuovo albergo Danieli a Venezia (1947); progetto per la nuova facciata della chiesa di S. Marco a Rovereto (1947).
Scritti. Un elenco dettagliato è in M. Scudiero, Giorgio Wenter Marini. Pittura, architettura, grafica, Trento 1991. Tra questi vale la pena di ricordare quelli degli anni Dieci-Venti: con lo pseudonimo San Giorgio del Rovere: Il paesaggio trentino e la sua arte, in Alba trentina, 1917, n. 2, pp. 58-62; Il Trentino e Giovanni Segantini, ibid., 1917, n. 3, pp. 99-102; Il restauro del Trentino in armonia con la sua arte, ibid., 1917, n. 4, pp. 142-144; Alessandro Vittoria e il suo Trentino, ibid., 1917, n. 9, pp. 311-316; Del fattore tecnico-estetico della rinascita del Trentino, ibid., 1918, n. 5-6, pp. 190-194; con il suo nome, Padre Andrea Pozzo di Trento, ibid., 1918, n. 3, pp. 65-69; L’italianità nell’arte trentina, ibid., 1918, n. 10, pp. 341-352; Un artista trentino all’esposizione del Pincio a Roma, ibid., 1918, n. 11-12, pp. 415-418; Stefano Zuech: nel mondo dell’arte trentina, ibid., 1920, n. 4-5, pp. 127-130; Vita artistica nel Trentino, ibid., 1921, n. 1, pp. 19-24; Casa Ranzi di Trento: vita artistica trentina, ibid., 1922, n. 2, pp. 63-68; Architetti trentini, in Architettura e arti decorative, II (1923), 10, pp. 377-390; La Mostra di Architettura per San Vigilio, in Il Nuovo Trentino, 17 giugno 1924; Tridentini, in Recenti opere di architetti lombardi e delle Venezie, in Architettura e arti decorative, IV (1925), 7, pp. 326-329. Si segnalano inoltre: Avviamento alla composizione, Milano 1947; Appunti autobiografici, pubblicati in Giorgio Wenter Marini, architetto e pittore, a cura di R. Maroni, Trento 1955, pp. 9-33, e poi in M. Scudiero, Giorgio Wenter Marini. Pittura, architettura, grafica, cit., pp. 36-41.
Fonti e Bibl.: A. Annoni, Problemi d’arte del dopoguerra, in Emporium, LI (1920), n. 302, pp. 70-82; L. Santacroce, Uno studio di edilizia dell’arch. G. W.M., in Architettura e arti decorative, I (1922), 6, pp. 572-577; G. Gerola, Le direttive dell’architettura nella Venezia Tridentina, in Rivista dell’Alto Adige, 1925, n. 1-2, pp. 31-35; A. Miccichè, Il monumento ai caduti da erigersi in Bassano, in L’Architettura Italiana, XXII (1927), p. 11; G. Gerola, Architettura minore e rustica trentina, in Architettura e arti decorative, VII (1929), 7, pp. 291-302; Mobili disegnati dall’arch. G. W.M. per la R. Scuola di Cortina d’Ampezzo, in Rassegna di architettura, X (1931), 12, pp. 467-469; G. W.M., architetto e pittore, a cura di R. Maroni, Trento 1955; G. W.M., maestro d’arte applicata, a cura di R. Maroni, Trento 1958; G. W.M., grafica minore, a cura di R. Maroni, Trento 1963; Progetti per la città veneta, 1926-1981 (catal.), Vicenza 1982, pp. 49-51; R. Pappacena, L’Istituto d’Arte di Cortina d’Ampezzo. Cronistoria 1846-1988, Belluno1988, pp. 136-140; M. Martignoni, Architetture di Trento, 1900-1940, Trento 1990, pp. 59-60; Id., Sottsass e il Trentino: gli anni Venti, in Ettore Sottsass senior architetto (catal., Trento), Milano 1991, 60-69; M. Scudiero, G. W.M. Pittura, architettura, grafica, Trento 1991; A.S. De Rose, Marcello Piacentini. Opere 1903-1926, Modena 1995, pp. 63-65, 134-137; V. Fontana, Profilo di architettura italiana del Novecento, Venezia 1999, pp. 96, 114, 316, 342, 348 s.; M. Savorra, Enrico Agostino Griffini. La casa, il monumento, la città, Napoli 2000, pp. 15-29; Id., Stile rustico e identità montane: G. W.M. e il dibattito fra tradizione e modernità, in L’architettura dell’“altra modernità”, a cura di M. Docci - M. G. Turco, Roma 2010, pp. 280-289; G.P. Treccani, Monumenti e centri storici nella stagione della Grande Guerra, Milano 2015, ad ind.; A. Ferrighi, L’ampliamento dell’Hotel Danieli a Venezia. Storie di concorsi mancati, in Le città e il turismo. Hotel tra Ottocento e Novecento, a cura di G. Belli - A. Castagnaro, Napoli 2019, pp. 127-134.