Giornale Dantesco
Dantesco Rivista nata dalla soppressione de " L'Alighieri " (v.), nel 1893. Diretta dapprima da G.L. Passerini (1893-1915), poi, dopo l'interruzione della guerra e del " Nuovo giornale dantesco ", dal Pietrobono (1921-1943), editore ancora l'Olschki, che anche vi collaborò. Trasferita a Roma, la rivista contribuì con ben altro vigore alla divulgazione e approfondimento degli studi danteschi, differenziandosi nettamente dal " Bullettino " e da " Studi Danteschi " (prevalentemente rivolti all'indagine filologica e storica) con l'affrontare i problemi inerenti all'interpretazione allegorica, teologica, morale e in genere strutturale e scientifica della Commedia.
Mensile nei primi anni di vita, col 1905 divenne bimestrale, mantenendo inalterata la struttura, nella quale al giornale seguivano rubriche fisse: la Rivista critica e bibliografica, curata da Ronchetti, Agnelli, Scaetta e pochi altri, il Bollettino bibliografico, curato dal Passerini, le Chiose dantesche di diversi autori (ogni annata è completata dagl'indici-sommari dei quaderni). Arricchita nella prima fase dalla collaborazione assidua di Zingarelli, Cosmo, Bacci, Torraca, Cesareo, Flamini, Scherillo, Federzoni, Luiso, Busetto, Brognoligo, Fiammazzo, Filomusi-Guelfi, e saltuaria di Casini, Witte, Ricci, Savj-Lopez, Manacorda, Venturi, Del Lungo, Porena, D'Ovidio, Bassermann, riprendendo la pubblicazione nel '21 col vol. XXIV la rivista, oltre che della collaborazione del Pietrobono, di cui accoglieva la polemica col Barbi, si avvalse di quella del Bertoni, Busnelli, Valli, Nardi, Flamini, Arezio, Ermini, Boffito, Mariani, tutti interessati a problemi filosofici e scientifici. Per mezzo della rivista si richiamavano nell'ambito di una seria critica vari problemi di natura esegetica e culturale, con particolare riguardo all'esame del simbolismo dantesco, secondo l'eredità degli studi del Pascoli, sia pure filtrati attraverso la scaltrita esperienza di pensiero del Pietrobono. Dal 1928, dopo la condirezione di G.B. Vitaletti (1924-28) la rivista prese il sottotitolo di Annuario dantesco e si fece annuale; le pubblicazioni cessarono nel 1940, con il n. XLIII (XIII Annuario dantesco).