GIORNALE e Giornalismo (lat. diurnalis da diurnus "giornaliero"; fr. journal e journalisme; sp. diario, periódico e periodismo; ted. Zeitung e Zeitungswesen; ingl. newspaper e journalism)
Si dice giornale un diario o un libro in cui si registrano le cose del giorno; ma oggi la parola indica quelle pubblicazioni che giorno per giorno dànno notizie politiche, cittadine, letterarie, ecc. Impropriamente, poi, il nome è dato anche a periodici non quotidiani.
Nel seguente articolo si tratterà della storia del giornale e del giornalismo dalle origini, comprendendo nella trattazione anche il periodo della stampa non quotidiana. Poi si tratterà solo dei giornali politici quotidiani, rinviando per il resto alla voce periodico
Sommario: Le origini del giornalismo (p. 184); Il giornalismo italiano (p. 186); I giornali italiani dal 1848 a oggi (p. 188); Il giornalismo estero (p. 199); Il giornale moderno (p. 206); L'odierna organizzazione dei giornalisti (p. 207).
Le origini del giornalismo.
Difficile determinare con esattezza quale paese abbia creato il primo giornale nel senso moderno: e ciò non solo per le molte mistificazioni ma anche per il fatto che i moderni giornali furono preceduti da forme e strumenti analoghi. Oggi pressoché finite le grandi discussioni del passato, tutti sanno che il giornale non fu inventato, bensì si sviluppò in modo lento e continuo prima di giungere alle forme a noi note.
I Romani ebbero gli acta diurna, istituiti nel 59 a. C. da Giulio Cesare, specie di piccoli avvisi affissi nei luoghi più frequentati. Occorre anche rammentare le lettere dei privati agli amici nelle provincie, lettere nelle quali si dava conto degli avvenimenti cittadini o si riassumevano e s'integravano gli acta. Per la raccolta, la stesura e la divulgazione delle notizie, sorsero poi delle specie d'imprese giornalistiche che assunsero speciale importanza allorché (probabilmente dopo l'imperatore Probo) gli acta non si pubblicarono più.
Dopo la caduta dell'Impero, quei mezzi giornalistici furono del tutto dimenticati, e le cronache e i diarî tennero il posto dei suddetti notiziarî. Ma risorta la vita commerciale e politica, s'intensificò l'uso delle lettere private, che non erano mai state abbandonate del tutto, e si ricorse a quelle lettere mercantili che erano non solo annunci di spedizioni o di pagamenti, ma veri notiziarî con ragguagli su avvenimenti pubblici, dai quali i mercanti e i banchieri sapevano trarre profitto. La trasmissione di queste lettere era bene organizzata. Le compagnie dei mercanti italiani, p. es., che avevano fattori in Francia e in Inghilterra, ricevevano (fin dal sec. XIII), dopo le periodiche grandi fiere, dei messi che rendevano conto, oltre che delle compre-vendite e dei prestiti, anche degli avvenimenti che potevano interessare i loro padroni; e allo scopo di rilevare con maggior sicurezza le corrispondenze loro affidate, questi latori costituirono vere associazioni. Divenute le lettere più ricche di notizie e quindi più lette, esse non ebbero più un carattere commerciale o privato; cominciarono a ricercarle uomini politici e cortigiani, a scriverle coloro che comunque potevano raccogliere notizie interessanti; essi vollero allora anche qualche compenso per il loro servizio. Pare che fra i primi esempî di queste notizie scritte, e per di più lette in pubblico, siano quelle di Venezia (1536), nel tempo della guerra della Repubblica contro Solimano II. Esse erano scritte per incarico del governo, e copia ne veniva trasmessa anche ai reggitori delle provincie.
Nel Cinquecento queste lettere sono note, oltre che sotto il nome di avvisi e gazzette, sotto quello di notizie o fogli alla mano, ed ebbero una forma più perfezionata dei primi notiziarî cui s'è accennato.
Il foglio o lettera di avviso rivelò a un tratto una forza insospettata e divenne strumento terribile dei gazzettieri, noti anche col nome di menanti e novellisti. Erano fogli di quattro o due pagine, sulle quali erano scritti tanti paragrafi di poche righe (ognuno dei quali cominciava con un capoverso) quante erano le notizie, senza alcun'altra indicazione, titolo o intestazione, tranne la data e il luogo di provenienza.
L'invenzione della stampa doveva a poco a poco offrire al giornalista il mezzo di diffondere straordinariamente le notizie. Pure, l'efficacia di tale invenzione si avverte piuttosto tardi nel giornalismo: per parecchio tempo si continuò a usare gli avvisi o fogli alla mano, sempre manoscritti, che vennero allora più largamente assumendo il nome di gazzette a Venezia e in Francia, mentre in Inghilterra presero il nome di Mercurio o di Novelle (Newes papers s'erano chiamati in Inghilterra i primi fogli d'avviso). Solo nel '600 si trovano gazzette stampate.
Sembra ormai fuor di dubbio che il primo giornale, nel senso odierno della parola, sia stato l'Aviso-Relation oder Zeitung, settimanale pubblicato a Strasburgo e Augusta dal 1609 da Johann Carolus; seguito nel 1615 dal Frankfurter Journal di Egenolph Emmel. Nel 1610 si pubblicò il primo settimanale svizzero a Basilea; le Nieuwe Tijdingen apparvero ad Anversa nel 1616; Londra vide il primo giornale inglese, The Weekly Newes, nel 1626, mentre Parigi solo nel 1631 ebbe la sua Gazette; Cristina di Svezia ordinò nel 1645 la pubblicazione dell'Ordinari Posttijdender.
In Italia, sembra che si stampassero a Venezia le prime gazzette, riproduzione dei fogli avvisi che la Signoria faceva compilare e affiggere per uso del pubblico. Nel 1636 il granduca di Toscana concede il privilegio a Lorenzo Landi e Amatore Massi di stampare una gazzetta, e nel 1641 si autorizza Piero Cecconcelli a stampare un'altra gazzetta, che dia esclusivamente notizie della Germania. Nel 1640 si pubblica a Roma una Gazzetta pubblica o Gazzetta ordinaria da Giovacchino Bellini e poi da Giovanni Bellini e Cammillo Rosaleoni, e una simile pubblicazione vede la luce a Rimini. L'anno dopo si cominciò a stampare un giornale a Milano; nel 1642 Michele Castelli a Genova pubblicava una gazzetta, continuata sino al 1646, sostituita nello stesso anno da un'altra di Michele Oliva, che cessava le pubblicazioni l'anno seguente, dopo l'assassinio del figlio dell'editore, Giovanni Battista. Però Genova non rimase senza giornale, perché già nel 1646 Luca Assarino (v.) aveva cominciato a pubblicare Il Sincero. A Torino nel 1645 Madama Cristina concedeva al prete Pietro Antonio Soccini il privilegio di "stampare ragguagli delle occorrenze quotidiane del mondo". Questa gazzetta, passata in altre mani, durò a lungo.
Gli altri paesi dell'Europa videro sorgere i loro primi giornali più tardi ancora: il primo giornale polacco si pubblicò a Cracovia nel 1661, il primo in lingua ceca nel 1672 a Praga; le Vedomosti ("Notizie") di Pietroburgo sono del 1702, e il primo giornale americano, le Boston LetterNews, è del 1704. È del 1716 il Diario ordinario dello stampatore Cracas, del 1726 la Gaceta di Madrid. Ma già nel 1660 la Leipager Zeitung diveniva quotidiana; l'esempio era seguito soltanto nel 1702 dal Daily Courant di Londra e nel 1777 dal Journal de Paris.
Nel 1714 l'editore Holl di Schiffbek introdusse nel suo giornale le recensioni, da cui sorsero gli articoli scientifici e letterarî, che si trasformarono in Francia (1840) nei feuilletons o "appendici".
I giornali del Seicento erano scarni notiziarî; il giornalismo politico sorse in Inghilterra, dove nel 1704 si scrissero i primi "articoli di fondo" per opera di giornalisti come Swift, De Foe, Bolingbroke; in Francia e in Germania solo nel periodo della Rivoluzione francese si ebbero giornali politici, mentre in Italia la stampa politica ebbe allora vita breve e rinacque solo col Risorgimento.
Nel sec. XIX sorgono le prime agenzie di notizie, che hanno assunto una grandissima importanza nel giornalismo contemporaneo: la prima è la parigina Agenzia Garnier, fondata nel 1811, e continuata dall'Agenzia Havas: la Reuter di Londra è del 1852.
Accanto alle gazzette, pubblicate nelle varie città con privilegio dei governi locali e che dànno origine ai giornali ufficiali dei diversi stati italiani, nascono i giornali letterarî: si comincia a distinguere la "gazzetta" dal "giornale", il "gazzettante", compilatore di notizie cittadine e politiche, dal "giornalista", compilatore di notizie letterarie: mestierante il primo, letterato o savant il secondo.
Il giornalismo politico italiano ha i suoi inizî nelle repubbliche italo-francesi.
Si pubblicarono a Milano il Termometro politico (1796-98) di Francesco Sav. Salfi, l'Amico del popolo (anno I repubblicano) di G. A. Ranza, cui seguirono parecchi altri amici dello stesso fanatico prete cittadino; il Censore (1798) di M. Gioja (v.) e la Gazzetta nazionale della Cisalpina (1799) dello stesso; il Monitore italiano (1798) del Gioja, del Foscolo e di Pietro Custodi, e altri di altri (Rasori, Compagnoni, Bocalosi, Salvador, Lauberg, Galdi, Lattanzi, Bossi, Poggi...); a Genova, lo Scrutatore (1798) di Gaetano Marrè e il Difensore della libertà (1797) dello stesso e di Gaspare Sauli; a Bologna, il Genio democratico (1798), i cui articoli d'istruzione e di bibliografia erano affidati al Foscolo. Citeremo anche il Monitore di Roma (anno I e II della Repubblica Romana) di Urbano Lampredi, e il Monitore Napoletano (1799) di Eleonora de Fonseca Pimentel (v.). Invano Vittorio Barzoni (v.) aveva tentato a Venezia, con l'Equatore (1797), di satireggiare le trionfanti idee repubblicane, augurando all'Italia indipendenza, ordine e pace.
Napoleone non indugiò a ripristinare la censura. Sotto il Regno Italico fu soppresso il magistrato di revisione, ma la stampa restò sottoposta all'ingerenza della polizia. Organo ufficiale del governo era il Giornale Italiano (Milano 1804-15) che, ideato e diretto sino al 1806 da Vincenzo Cuoco (v.), cadde poi nelle mani del Guillon e d'altri ligi al potere. Molto autorevole in quegli anni fu il Giornale dell'italiana letteratura di Padova (1802-1828). Sorse a Milano, con l'intento apparente di ricondurre le lettere alla purità del gusto antico, e con l'intento reale d'incensare i potenti, il Poligrafo (1811-13), voce d'un gruppo di letterati che si stringevano intorno al Monti e avversavano il Foscolo.
Caduto il governo napoleonico, divenne organo ufficiale del governo austriaco la Gazzetta di Milano (già ufficiosa sotto il viceré Eugenio).
Rigidamente conservatori i giornali ufficiali, anteriori al 1847, dei varî stati italiani, compilati da scrittori avversi alle idee liberali. I tentativi fatti qua e là per dare all'Italia una libera stampa rimasero infruttuosi: ebbero breve vita l'Indicatore Genovese, fondato nel 1828 dal Mazzini, e l'Indicatore Livornese, fondato l'anno seguente dal Guerrazzi (v.).
Naturalmente la maggior parte dei giornali rivoluzionarî furono scritti e stampati fuori d'Italia, per esservi poi introdotti clandestinamente. Così, dal '32 al '34, fu pubblicata a Marsiglia la Giovine Italia (v.) di Giuseppe Mazzini. Alla Giovine Italia seguirono altri fogli rivoluzionarî, stampati in paesi stranieri: un'altra Giovane Italia, che si pubblicò a Rio de Janeiro nel 1836, mentre vi era Garibaldi, per opera di G. B. Cuneo, primo biografo dell'eroe; e del livornese Cesare Corridi; l'Italiano, che nello stesso anno dirigevano a Parigi Michele Accursi e Antonio Ghiglione; il Repubblicano della Svizzera Italiana, diretto a Lugano dal '35 al '39 da Aurelio Bianchi Giovini (v.); l'Apostolato popolare, fondato dal Mazzini a Londra (1840-43); la Gazzetta Italiana, diventata poi l'Ausonio, diretto a Parigi dal '43 al '48 dalla principessa Cristina Belgioioso Trivulzio (v.); Così la penso, cronaca di Filippo De Boni, pubblicata a Losanna nel 1846-47.
L'editto di Pio IX del 15 marzo, la legge toscana del 6 maggio e l'editto piemontese del 30 ottobre 1847, limitando la censura preventiva, segnarono l'inizio d'una nuova vita del giornalismo italiano.
Il Cavour pensò allora di fondare un giornale proprio, che fosse l'interprete dei sentimenti della parte liberale moderata. Fu il Risorgimento (v.; 1° numero Torino, 15 dicembre 1847; regolare pubblicazione nel gennaio successivo, con la direzione del Cavour, durata sino al '50). Intanto Lorenzo Valerio, Domenico Berti e Domenico Carutti fondarono la Concordia (Torino 1848-50), organo del gruppo giobertiano; e, nata una discordia tra i collaboratori della Concordia, Giacomo Durando creò l'Opinione, che fu diretta prima da lui e poi dal Bianchi Giovini. G. B. Bottero, F. Govean, A. Borella e N. Rosa cominciarono a pubblicare il 16 giugno 1848 la Gazzetta del Popolo, che divenne il giornale più popolare del Piemonte. Numerosi furono i giornali liberali di questa regione, superiori per serietà e per autorità a quelli di tutto il resto d'Italia. Nel 1848 anche un giornale semisocialista vide la luce a Torino: il Giornale degli operai, di Stefano San Pol. Il foglio più importante della parte clericale fu l'Armonia della religione con la civiltà, fondata nel '48 da un un gruppo che faceva capo al marchese Birago di Vische e diretta dal battagliero don Giacomo Margotti.
La stampa rivoluzionaria italiana, già vissuta raminga presso lo straniero, acquista nel maggio del 1848 diritto di cittadinanza italiana. A Milano (dove Il XXII Marzo, diretto da C. Tenca, era l'organo ufficiale del governo provvisorio) si pubblicò il 20 maggio l'Italia del Popolo, quotidiana, di cui erano collaboratori il Mazzini, il De Boni, Pietro Maestri, Giuseppe Revere e altri. Entrati gli Austriaci a Milano, l'Italia trasportò le sue tende a Roma: ne era principale compilatore Lizabe Ruffoni, vi collaboravano, tra gli altri, Maurizio Quadrio e Adriano Lemmi. Caduta la Repubblica, l'Italia emigrò a Losanna, dove si trasformò in rivista (1849-51). Altri giornali si pubblicarono a Milano nel 1848, come la Voce del popolo di Romolo Griffini e Pietro Maestri, e l'Operaio, foglio semisocialista di Enrico Cernuschi.
A Venezia, in quell'anno, oltre la Gazzetta Veneta, organo di Daniele Manin (v.), diretta da T. O. Locatelli, uscirono l'Indipendente, l'Unione, il giornaletto popolare Fatti e parole di Pacifico Valussi e l'arguto giornale satirico Sior Antonio Rioba, fondato da Francesco Berlan.
A Roma, anche prima dell'editto sopra citato, il 1° gennaio 1847 aveva regolarmente iniziato le sue pubblicazioni il Contemporaneo, "giornale di progresso, ma temperato", che usciva ogni sette giorni per cura di monsignor Carlo Gazola, con la cooperazione del marchese Ludovico Potenziani, del principe di Canino, di Pietro Sterbini, di Carlo Armellini. L'editto del 15 marzo fece nascere una moltitudine di giornali: tra i quali la Bilancia (1847-48) di Francesco Orioli; l'Epoca, fondata nel marzo del '48 e ispirata da Terenzio Mamiani (v.), poi trasformata in Speranza dell'Epoca (1849), che avversò il governo repubblicano, come, subito dopo, le intemperanze della restaurazione, e fu soppressa; la Pallade (1847-49) di Giuseppe Checchetelli, il giornale più popolare e più diffuso, che si affiggeva per le pubbliche strade; il famoso Don Pirlone, mordacemente satirico, pubblicato da Michelangelo Pinto dal 1° settembre 1848 al 2 luglio 1849, che soppiantò il Cassandrino (1848) dell'abate Francesco Ximenes, direttore anche del Labaro, temperatamente liberale. Durante la repubblica si pubblicò, oltre l'Italia del popolo, il Monitore Romano, diretto da Francesco Dall'Ongaro, diario ufficiale che narrò e documentò le vicende dell'eroica resistenza. Il Contemporaneo, divenuto sotto la direzione dello Sterbini strumento della parte estrema, fu, con gli altri, soppresso dalla restaurazione.
A Bologna, il Felsineo (1843-47), dove fece le prime armi Marco Minghetti (v.), si trasformò, dal febbraio del 1847, nell'Italiano, diretto da Carlo Berti Pichat e da Augusto Aglebert, già fondatori di quello. Bologna vide nel '48 anche un tentativo d'un frate patriota: Un esperimento di Alessandro Gavazzi.
Firenze, dopo l'editto del 6 maggio 1847, ebbe molti giornali politici, tra i quali l'Alba di Giuseppe La Farina; la Patria, fondata dal Ricasoli e compilata da Vincenzo Salvagnoli e Raffaello Lambruschini (v.); il Popolano (1848-49), giornale quasi socialista; e parecchi giornaletti satirici, il più efficace e popolare dei quali fu il Lampione (1848-49) fondato da Alessandro Ademollo. Questi giornali cosiddetti umoristici contribuirono a sveltire il troppo compassato e paludato giornalismo italiano, dando l'esempio d'uno stile semplice arguto vivace. Altri giornali toscani degni di nota: l'Italia (1847), giobertiana, di Pisa, fondata da Giuseppe Montanelli e Silvestro Centofanti, e il Corriere Livornese, ardente campione della democrazia, dal giugno 1847 al maggio 1849.
A Napoli, dove, sin dal '45, la pubblicazione di foglietti clandestini segnò un principio di giornalismo politico, dopo il decreto del 29 gennaio 1848 di Ferdinando II, sbocciò tutta una fioritura di giornali patriottici: il Nazionale, diretto da Silvio Spaventa (v.), con la collaborazione dei più fervidi patrioti napoletani; la Costituzione, diretta da Francesco Lattari; il Tempo, che, compilato da Carlo Troya, Saverio Baldacchini, Ruggero Bonghi, Stanislao Gatti, contribuì efficacemente alla formazione del ministero Troya; la Libertà di Antonio Scialoja (v.); il Mondo vecchio e mondo nuovo, sfogo al caustico ingegno di Ferdinando Petruccelli Della Gattina; e, per farla breve, l'Arlecchino, mordace foglio di caricature, fondato e diretto da Achille De Lauzières. Ma la reazione del '49 soppresse e disperse o trasformò questi giornali. La stessa Civiltà Cattolica, organo dei gesuiti, fondata a Napoli nel 1850, dovette cercare più spirabil aere a Roma.
Anche a Palermo nel '48 nascono giornali liberali: primo di tutti il Precursore, fondato da Francesco Crispi tra le barricate, voce del Comitato di difesa; poi l'Indipendenza e la Lega, diretto con spirito moderato da Francesco Ferrara, la Democrazia italiana di Giuseppe La Farina, e altri meno importanti".
Il giornalismo italiano.
La reazione segnò la scomparsa della stampa politica in tutta Italia, tranne che negli Stati Sardi. I quotidiani o dovettero cessare, o riprendere, quelli che già l'avevano, il loro carattere di organi ufficiali e di aridi notiziarî. Pochissimi, quindi, i giornali di qualche importanza in questo periodo, e quei pochi per motivi particolari, come L'Osservatore romano, che dal 1862 espresse il pensiero del Vaticano. Negli Stati Sardi, viceversa, il movimento giornalistico è assai vivo e basterebbe ricordare, in proposito, le vicende della Gazzetta piemontese. Molti altri giornali, poi, sorgono allorché l'arrivo al potere di Cavour imprime un nuovo ritmo al governo piemontese. La questione italiana diventa allora un punto di orientamento, il che dà già alla stampa piemontese un certo carattere nazionale, anche per l'attivo contributo dei rifugiati, specie napoletani. Sorgono così a Torino: nel 1848 la Gazzetta del popolo, che non smentì mai le proprie direttive iniziali e svolse continua opera di propaganda patriottica e di appoggio a ogni iniziativa politica di carattere nazionale; nel 1850 il Progresso, che per quanto di vita breve ebbe tuttavia tra i suoi direttori e collaboratori uomini di primissimo piano nella vita politica della nazione; nel 1854 Il Diritto, fondato dalle varie fazioni della democrazia, riunitesi a tale scopo e che acquistò speciale importanza dopo il '76. Altri fogli di minor importanza sorgono a Genova, Cuneo, Cagliari, ecc.
La vera stampa italiana nasce tuttavia soltanto con l'unità. Abbattute le vecchie barriere dei piccoli stati, i giornali possono a poco a poco allargare il loro raggio d'azione e aspirare a una funzione e a una diffusione nazionale. Gl'interessi regionali e magari i pettegolezzi locali avranno ancora a lungo una notevole parte, ma intanto con l'allargarsi dell'orizzonte si comincia a guardare più lontano, a vedere anche gl'interessi generali, per lo meno trattando delle opere del governo e del parlamento in cui tutti gl'Italiani si trovano interessati. Non è senza significato il fatto che le varie regioni si scambino i giornalisti e che si trovi, poniamo, un veneziano a parlare d'interessi nazionali a Genova o a Napoli, un napoletano a Torino o a Cagliari, e tutti poi a Roma.
Dal 1859 e per oltre mezzo secolo, sino alla guerra mondiale, si moltiplicano a migliaia i quotidiani, fin nei più piccoli centri di provincia. Classificarli in un modo qualsiasi non è facile. Organi di persone o al più di gruppi parlamentari, si esauriscono spesso nel breve giro di settimane, o, al più, di mesi, e solo pochi riescono ad affermarsi. Tra quelli di breve durata, peraltro, alcuni meritano di essere ricordati per speciali motivi, come ad es. Il Monitore di Bologna, per le polemiche che vi si svolsero, tra le più veementi di quel tempo. Pure a Bologna si affermerà in breve Il Resto del Carlino (1885). A Firenze nascono: La Nazione (1859), che si fece eco dello spirito unitario dei fondatori e dei loro seguaci; il celebre Fanfulla (1870), che fu definito "il Figaro italiano" e che presentò originali innovazioni di forma e di contenuto. Al Fanfulla collaborarono i migliori scrittori di quel tempo, spesso attraverso pseudonimi. A Genova, successivamente, compaiono Il Movimento (1855), organo di avanzata democrazia, portavoce di Garibaldi, il Caffaro, liberale-democratico e patriottico-irredentista (1875) e Il Secolo XIX (1886). A Milano sorgono: La Perseveranza (1860), memoranda per l'azione politica esercitata a sostegno dell'unità; L'Osservatore cattolico (1864), il battagliero foglio di don Davide Albertario; Il Secolo (1866), che dall'inizio manifestò la propria tendenza democratico-patriottica, mantenuta sino all'avvento del fascismo; Il Corriere della sera (1876), sviluppatosi con sue caratteristiche tuttora inconfondibili, e divenuto il principale giornale italiano, prima ancora che la difesa della guerra libica, le celebri inchieste e interviste di Luigi Barzini, la preparazione dell'intervento italiano nella guerra mondiale ne consolidassero la fisionomia e la celebrità nella storia del giornalismo nazionale.
Sempre nella seconda metà del sec. XIX, e passando a considerare la stampa delle altre principali città italiane, troviamo alcuni giornali caratteristici per atteggiamento polemico o per aspetti particolari della propria fisionomia. Abbiamo più sopra menzionato il Fanfulla. Ricorderemo ora Il Pungolo di Napoli (1860), fondato quale derivazione dell'omonimo giornale milanese e che per molti anni fu un centro politico e intellettuale com'era per Roma il Fracassa. Non va dimenticato Il Corriere di Napoli (1888), cui E. Scarfoglio dedicò la sua brillante intelligenza giornalistica, rendendolo assai largamente e accuratamente informato, oltreché vivo e battagliero; né, soprattutto, Il Mattino (1892), che sotto lo Scarfoglio e i figli di lui aumentò gradatamente la propria tiratura sino a raggiungere un vero e proprio primato nell'Italia meridionale e un'importanza cospicua anche nei confronti degli altri principali quotidiani d'Italia. A Palermo sorgono nel 1860 Il Precursore di Crispi e Il Giornale di Sicilia di Girolamo Ardizzone.
A Roma, poiché all'entrata delle truppe italiane segue quasi subito il trasferimento della capitale, è addirittura, fin da principio, un'inondazione di quotidiani nuovi, oltre a quelli che verranno via da Firenze. Principalissimi: Il Popolo romano (1873); Il Messaggero, che raggiunse in breve tempo una vasta diffusione, come quello che incontrava i gusti del gran pubblico, avido di notizie anche locali e in genere della cronaca minuta ed esauriente; l'originale Capitan Fracassa (1880), con le speciali caratteristiche impressegli dal Vassallo; La Tribuna (1883), sempre informatissimo e ricco di articoli dovuti a scrittori di prim'ordine; il Don Chisciotte, anch'esso vivace ed estroso sull'esempio del Fracassa; l'Avanti! (1896), che fu il primo giornale socialista, ebbe vicende burrascose, coincidenti in massima con quelle politiche dei successivi direttori.
A Torino, la stampa dei primi anni del nuovo regno risentì delle lotte per il compimento dell'unità. Là forse prima che altrove, pertanto, i quotidiani s'ispirarono meglio a programmi che a interessi di persone. Sempre per limitare il presente excursus ai principalissimi, ricordiamo: la prima Stampa (1861); L'Unità cattolica (1863), organo di assoluta intransigenza; La Stampa (1895), che si mantenne sempre organo politico influentissimo e tra i migliori anche quanto ai servizî dall'interno e dall'estero, ecc.
A Venezia, infine, la Gazzetta di Venezia, più volte trasformatasi prima del 1848 e divenuta giornale liberale nel '66.
L'evoluzione del giornale si è compiuta, praticamente, in pochi anni: il giornale ha per così dire accompagnato, specchio com'è della vita, il mutamento rapidissimo verificatosi nelle manifestazioni pratiche ed esteriori di questa: un giornale anche dell'ultimo ventennio del sec. XIX sembra quasi sempre, a rivederlo oggi, una curiosità archeologica, tanto ci meraviglia la sua povertà tecnica, il grigiore della sua impaginazione, la scarsa varietà del suo contenuto. Tranne alcune eccezioni, i giornali italiani sin quasi alla fine del secolo scorso erano semplici, senza servizî d'informazione, pieni di articoli politici, scritti a volte da uno solo, il direttore, che non firmava e non figurava quasi mai personalmente, nascosto com'era dietro il "gerente responsabile" voluto dalla legge. Le notizie erano ricavate con le forbici dai giornali maggiori o da quelli francesi giunti con i mezzi postali del tempo, tutt'altro che celeri, come è noto: né le forbici erano, in genere, adoperate sapientemente, come oggi s'usa, giacché le notizie riprese non venivano quasi mai manipolate ed espresse in nuova forma. Fare un giornale, insomma, mentre oggi significa assai complessa coordinazione di sforzi a un unico fine, che si ripresenta di continuo sotto nuovi aspetti, era in quel tempo una cosa abbastanza semplice. Né occorrevano grandi capitali per lanciare un giornale nuovo: con un po' di coraggio, qualche appoggio, e una certa facilità di scrivere, ognuno poteva tentare attraverso il giornalismo la fortuna politica e finanziaria. Erano gli anni di certi grandi giornalisti, che avevano una notorietà e un'autorità oggi non solo impossibile ma, a parità di valore, del tutto incomprensibile; ma erano anche gli anni dei grandi avventurieri della penna, di cui qualche esemplare si è visto sin quasi alla vigilia della guerra mondiale, che doveva operare un distacco così netto tra i vecchi e i nuovi costumi politici. Franco Mistrali e Pietro Sbarbaro, per esempio, son nomi che oggi dicono poco o nulla: eppure un tempo furono assai temuti per la straordinaria violenza polemica dei loro scritti giornalistici e per la scarsità di scrupoli che distingueva la loro azione. Tutto sommato, si trattava di giornali dall'orizzonte ristretto, che potevano soddisfare un limitato pubblico di politicanti, mentre già si veniva creando un pubblico più vasto, quello che l'istruzione sempre più diffusa, il gusto della letteratura, la passione politica, rendevano più esigente, quello che nel quotidiano cercava, come oggi cerca, una specie di multum in parvo della vita da esso stesso quotidianamente vissuta, e che non può accontentarsi di polemiche personali, anche se brillanti, di notizie vecchie, anche se di qualche importanza, e di riecheggiamenti solo fugaci e manchevoli di ciò che nel mondo si svolge. I tempi erano maturi per un mutamento.
Il bisogno di una riforma, sentito in Italia sin dai primi anni del nuovo secolo, promuove varî tentativi che si fanno per dare al lettore qualche cosa di meno pesante dei soliti articoli polemici o dottrinarî e per fornirgli notizie più ampie e, soprattutto, più fresche di quelle affidate al servizio postale. S'intende che i perfezionamenti esteriori del giornale, e la sempre maggiore rapidità nella trasmissione delle notizie furono promossi dalle nuove invenzioni e applicazioni, sia nel campo tipografico (meno importanti), sia in quello, importantissimo, della telegrafia prima, poi dei telefoni e da ultimo delle radiocomunicazioni. Grande e quasi temeraria innovazione parve quella del Secolo, che volle avere impianti tipografici proprî e un servizio telegrafico quotidiano da Roma e da Parigi; e così quella della Gazzetta d'Italia, che prima di trasferirsi da Firenze a Roma si faceva trasmettere per telegrafo dal suo corrispondente romano un lungo resoconto parlamentare. Su questa strada si misero fin da principio il Corriere della sera, la Tribuna, l'Italia di Dario Papa, Il Resto del carlino, La Stampa, Il Secolo XIX, il Corriere di Napoli. Viceversa altri giornali si dedicarono quasi esclusivamente alla cronaca, cercando di soddisfare il gusto del popolino per la "realtà romanzesca" e il "fattaccio": fortunati fra tutti per la loro durata il Messaggero di Roma, il Fieramosca di Firenze, il Gazzettino di Venezia. Ma il genere che ebbe maggior fortuna fu quello del giornale ricco di collaborazione scelta, varia e brillante, giornale di cultura oltre che di discussione politica: così il Fanfulla, seguito dai suoi tipi più sveltiti e forse più popolari: i due Fracassa, il Don Chisciotte, il Torneo, il Folchetto, ecc. Alcuni giornali, per conquistarsi meglio le simpatie dei lettori, diedero largo sviluppo al romanzo d'appendice; e ci furono scrittori che fecero con quel mezzo la fortuna più o meno duratura di certi giornali: così i romanzi di Francesco Mastriani nel Roma di Napoli, di Ernesto Mezzabotta nel Bersagliere, di Leo di Castelnuovo nel Pungolo di Milano, di Enrico Castelnuovo nella Perseveranza e persino di Marco Praga nel Torneo. Altri giornali idearono l'appendice letteraria o di curiosità sotto forma di settimanale: una trovata che doveva poi avere largo sviluppo specialmente per opera della Tribuna e del Corriere della sera. Uno dei primi, se non il primo esempio, fu quello della Gazzetta illustrata di Roma; gli esempî più illustri, per la funzione che ebbero nella diffusione della cultura, la Gazzetta letteraria, fondata da V. Bersezio accanto alla Gazzetta piemontese nel 1876, e il Fanfulla della Domenica, uscito il 27 luglio 1879 come settimanale del Fanfulla, sotto la direzione di Ferdinando Martini.
Tra i giornali importanti usciti dopo il 1900 e prima del 1914 vanno ricordati: a Firenze Il Nuovo giornale (1906), liberale; a Genova Il Lavoro (1903), socialista riformista; a Roma Il Giornale d'Italia, sempre autorevolissimo, e che si occupò attraverso articoli e inchieste di prim'ordine dei massimi problemi nazionali; il Corriere d'Italia (1906), che fu l'organo del partito parlamentare cattolico; L'Idea nazionale, che fu la prima grande affermazione della corrente nazionalistica italiana; e moltissimi altri.
Sulla fine del sec. XIX e sui primi del XX il giornalismo italiano si venne perfezionando e organizzando. Si ebbero i primi tentativi del giornale venduto a un soldo, s'incominciarono ad abbellire i giornali con illustrazioni e disegni, si rivolse particolare diligenza alla cronaca cittadina, s'introdussero novità nella compilazione, come l'articolo "risvolto", collocato fra la prima e la seconda pagina, fu inaugurata la serie degl'"inviati speciali", che con le loro corrispondenze fornivano materia fresca e interessante, fu dato particolare sviluppo alla "varietà", ricorrendo anche a mezzi e a spese inusitate e si arrivò a concepire la famosa "terza pagina", sviluppando quella che si chiamava la "colonna di risvolto". Fu questa una delle più importanti innovazioni del giornalismo italiano, che chiamò a collaborare ai quotidiani anche i maggiori scrittori e li mise in contatto col pubblico. I giornali italiani, inoltre, lasciarono in non molti anni il loro piccolo formato; le solite quattro pagine non bastarono più a raccogliere tutte le notizie; i servizi esteri non si limitarono più a qualche telegramma da Parigi; le rubriche non apparvero più povere e disuguali; la collaborazione a poco a poco non fu più affidata a dilettanti della politica e della letteratura. Si cominciarono a vedere i giornali di sei, otto, dieci pagine, forniti di abbondanti servizî telegrafici e telefonici dalle capitali d'Europa, di notiziarî dall'interno, perfezionarsi con mirabile rapidità. Modello fu, in questo tempo, il Corriere della sera, ispirato dal giornalismo inglese cui era stato educato il suo direttore, Luigi Albertini. A poco a poco quasi tutti i giornali s'ispirarono più o meno a quel modello. Ad aiutarli giunse in buon punto l'adozione dei trusts e dei "servizî cumulativi", e la diffusione delle agenzie d'informazione.
Con i trusts i giornali si procuravano i vantaggi d'una grande spesa, specialmente nei servizî esteri, ripartita su più aziende. I più fortunati di codesti trusts furono quello cosiddetto "democratico" (che comprendeva Il Secolo di Milano, Il Messaggero di Roma, il Giornale del Mattino di Bologna) e quello "cattolico" (Corriere d'Italia di Roma, Avvenire d'Italia di Bologna, l'Italia di Milano, il Momento di Torino, il Messaggero toscano di Pisa, il Corriere di Sicilia di Palermo); ma ebbero non lunga durata. Miglior fortuna ebbero e hanno tuttora i "servizî cumulativi", già esperimentati del resto dal Corriere della sera con alcuni grandi giornali esteri: un giornale dai servizî ben organizzati li comunica tutti o in parte a un giornale minore mediante un canone annuo e senza che fra i due ci sia alcun altro legame sia politico sia patrimoniale.
Anche in Italia sono infine sorte, sebbene non così ricche di servizî come alcune estere, le agenzie d'informazioni; le più con servizio prevalentemente politico (la più nota fra tutte, oggi, l'Agenzia di Roma, fondata nel 1924), e una sola con largo servizio di cronaca italiana ed estera e con la privativa degli atti ufficiali: l'Agenzia Stefani (v. appresso).
Lo scoppio della guerra mondiale segnò l'inizio d'una rivoluzione spirituale nella stampa italiana, anche per il sorgere del Popolo d'Italia, con cui riviveva un tipo di giornale tutto personale, vivacemente polemico. Uscito il 15 novembre 1914 per opera di un uomo, Benito Mussolini, e al servizio di un programma preciso, l'intervento dell'Italia in guerra, era un giornale d'idee destinate ad aprire nuove vie all'Italia del Novecento.
L'entrata dell'Italia in guerra segnò una crisi nel giornalismo, sia per le restrizioni imposte dalla censura, sia per le difficoltà nel rifornimento della carta. Anche i giornali maggiori dovettero ridurre notevolmente il numero delle pagine che spesso fu di due e non superò mai le quattro. A guerra finita, nuovi quotidiani sorsero qua e là, a volte indice di ansiosa aspettazione, a volte del disorientamento delle classi dirigenti. Tra i più rappresentativi ricorderemo: L'Azione di Genova (1919), democratico di riscossa nazionale; La Vedetta d'Italia di Fiume (1919), battagliero organo patriottico; Il Mondo di Roma (1920; democratico); L'Ordine nuovo di Torino (comunista, 1919). Ma su tutti, senza sussidio di capitali propri o di grandi servizî, per la sola virtù del martellamento quotidiano degli articoli del suo direttore, si distinse in quegli anni il Popolo d'Italia, che fu veramente l'organo della riscossa. Benito Mussolini prese il posto che altri aveva abbandonato e divenne la voce di coloro che avevano combattuto; attraverso il giornale fu conquistato il governo. Il fascismo ha dato a tutto il giornalismo italiano una nuova funzione e una nuova responsabilità. Contro i principî di anarchia ed estetica giornalistica un tempo diffusi, i giornali non sono più soltanto strumenti d'informazione politica o esponenti di partiti, ma mezzi di comunicazione fra il governo e il paese, strumenti di educazione politica e culturale.
A questa nuova disciplina nazionale si assoggettarono via via i vecchi quotidiani; e altri ne sorsero a interpretare l'anima nuova del popolo italiano, quali Cremona Nuova (1922), divenuto nel 1925 Regime Fascista, L'Impero (1923), Il Tevere (1924), Il Corriere Padano (1925), ecc.
I giornali italiani dal 1848 a oggi.
Qui appresso vengono elencati, per ordine di città e di data, i principali giornali apparsi in Italia dal '48 ai giorni nostri. L'abbondanza della materia e la difficoltà di rintracciare le notizie dà all'elenco un carattere di approssimazione, di cui andrà tenuto conto: e ciò sia per quanto riguarda il numero dei nominativi sia per quanto si riferisce alle date.
Ancona. - Il Corriere Adriatico. - Il 5 ottobre 1860 uscì il Corriere delle Marche che ebbe per suo primo direttore L. Mercantini (v.) e, in seguito, fra gli altri, P. Sbarbaro (v.), Giacomo Vettori di Treviso, morto ad Ancona nel 1914, Adriano Colocci, Arturo Vecchini (Ancona 1858-1927; avvocato e oratore di grande fama, deputato di Ancona per la XXII legislatura). Il Vettori ne uscì nel 1880 e fondò L'Ordine, ma due anni dopo assorbì anche il Corriere. Resse il giornale sino alla sua morte, seguendo sempre un indirizzo moderato. Acquistato da un gruppo di fascisti, L'Ordine dal 24 maggio 1926 mutò il nome in Corriere Adriatico. Attuale direttore è Ferruccio Ascoli.
L'Imparziale. - Liberale (1883).
La Patria. - Cattolico (1899), diretto da Cesare Algranati ("Rocca d'Adria") e vissuto circa otto anni.
Ascoli Piceno. - Vita Picena. - Cattolico (1899).
Bari. - Il Piccolo Corriere di Bari. - Vissuto dal 1865 al 1867.
Il Corriere di Bari. - Vissuto dal 1867 al 1879.
Il Gazzettino. - Fondato nel 1870, poi Gazzettino del Popolo.
L'Avvenire delle Puglie. - Cattolico, visse dal 1916 al 1920.
La Gazzetta del Mezzogiorno. - Il Corriere delle Puglie (1877-1923), fondato da Martino Cassano (già redattore del Fanfulla), fu assorbito nel 1923 dalla Gazzetta di Puglia, fondato nel 1922 da Raffaele Gorjux (nato a Lucera l'8 gennaio 1885, corrispondente e redattore di diversi giornali in Italia e all'estero, direttore del quotidiano albanese Gazeta Shqipëtare, fondato nel 1927, diffuso in tutto l'Oriente mediterraneo) con indirizzo fascista, diventato La Gazzetta del Mezzogiorno, tuttora diretto dal Gorjux. È stato suo redattore Araldo di Crollalanza, nato a Bari nel 1892, giornalista, deputato al parlamento, organizzatore dei Fasci pugliesi, sottosegretario e poi (dal 1930) ministro dei Lavori Pubblici.
Bassano. - Il Brenta. - Visse dal 1865 al 1866.
Benevento. - La Costituzione. - Visse dal 1878 per circa sei anni.
Bergamo. - La Gazzetta di Bergamo. - Visse dal 1859 al 1871.
La Gazzetta provinciale di Bergamo. - Liberale (1877-1914).
Bergamo nuova. - Democratico, visse dal 1879 al 1880.
L'Eco di Bergamo. - Cattolico, sorto il 1° maggio 1880 e tuttora in vita sotto la direzione di don Giuseppe Vavassori.
La Rassegna. - Si pubblicò dal 1906 al 1917.
Il Giornale. - Visse dal 1904 al 1914.
Il Giornale di Bergamo. - Visse dal 1919 al 1922.
La Voce di Bergamo. - Nato il 7 gennaio 1925 quale trasformazione e continuazione del settimanale fascista Il Gagliardo (fondato nel 1921), è ora diretto da Giulio Pavoni (nato a Orzinuovi nel 1884).
Bologna. - Gazzetta privilegiata di Bologna. - Diventata Gazzetta di Bologna col 4 febbraio 1848, quotidiana col 17 marzo successivo.
Il Monitore di Bologna. - Si pubblicò nel 1870; usciva in edizione supplementare col titolo di Il piccolo monitore, e si acquistò trista fama per opera del suo direttore, barone Franco Mistrali, un libellista contro cui lottarono vittoriosamente, col giornaletto Il Matto, Olindo Guerrini, Giosue Carducci e altri. Arrestato e condannato, il Mistrali seguitò per un po' di tempo a dirigere il suo giornale dal carcere, con generale scandalo, ma poi dovette cederne la direzione al marchese Francesco Carega di Muricce, che seguì un indirizzo moderato e fu deputato di Viareggio alla VII legislatura. Il giornale dovette tuttavia interrompere le sue pubblicazioni quasi subito, nel 1876. Uscito di carcere, il Mistrali fondò nel 1878 La Stella d'Italia, che sopravvisse alla sua morte (avvenuta nel 1880), essendo venuta a cessare solo nel 1887.
La Voce del popolo. - Fondato (1872) e diretto da Francesco Pais-Serra (Nulvi 1835-Roma 1924: garibaldino, deputato di sinistra alle legislature XV-XXIV per Sassari e Ozieri), seguì l'indirizzo democratico. Risorse più tardi col titolo L'Epoca, direttore lo stesso Pais-Serra, redattori Luigi Lodi (nato a Crevalcuore il 2 settembre 1857), allora alle sue prime armi come giornalista, ed Eugenio Popovich D'Angeli (nato a Trieste nel 1844, morto ivi nel 1931, garibaldino, corrispondente di guerra del Diritto nella guerra d'Oriente del 1877-'78, nel 1878 fondò a Vicenza Il Paese, autore di varî scritti di politica balcanica, negli ultimi anni si adoprò a favorire i rapporti tra gl'Italiani e gli Slavi del Sud).
La Patria. - Progressista (1874-87), poi fuso col Resto del Carlino.
Don Chisciotte. - Si pubblicò dal 1881 al 1883; sorse per iniziativa di Luigi Illica (v.), che lo diresse, proprietario l'avv. Giuseppe BrabantiBròdano (Vignola 1853-Bologna 1931), fondatore del Preludio, autore di opere di diritto, viaggi, folklore), redattore-capo Luigi Lodi, collaboratore assiduo il Carducci. Nel 1883 si trasformò in settimanale.
Il Banditore. - Vissuto dal 1883 al 1885.
La Romagna. - Repubblicano, si pubblicò nel 1886.
Il Resto del Carlino. - Fondato il 29 marzo 1885, voleva essere "un giornale piccino per chi non ha tempo di leggere i grandi", ma subito aumentò il formato e per opera del suo direttore, l'avv. Amilcare Zamorani (Ferrara 1855-Bologna 1907) divenne presto (dal marzo 1886) uno dei più moderni giornali italiani. Il Carlino, organo progressista, di larga informazione e di scelta e varia collaborazione, pubblicò scritti di G. Carducci (che lo prediligeva), A. Oriani, E. Panzacchi, O. Guerrini, G. Pascoli e G. D'Annunzio. Dopo lo Zamorani diressero il Carlino, fra gli altri, Pio Schinetti; Mario Missiroli (nato a Bologna nel 1886, autore di varie importanti opere politiche), che conferì al giornale una spiccata impronta d'intellettualità pur dando nuovo sviluppo ai servizî d'informazione Nello Quilici (nato a Livorno nel 1890); Tomaso Monicelli; Widar Cesarini Sforza (nato a Forlì nel 1886, professore di filosofia del diritto all'Università di Pisa) e Giorgio Pini (nato a Bologna nel 1899). Attualmente lo dirige Achille Malavasi (nato a Bologna nel 1887, antico corrispondente da Berlino e da Mosca).
L'Unione. - Cattolico, nato nel 1886 e vissuto oltre 10 anni.
Il Reno. - Fondato nel 1888, fu diretto da Telesforo Sarti (poi redattore del Caffaro, autore dei profili, più volte ristampati, su Il Parlamento subalpino e nazionale, morto a Roma nel 1900).
Giornale del mattino. - Democratico, si pubblicò dal 1911 al 1918.
L'Avvenire d'Italia. - Cattolico, fondato nel 1895 col titolo L'Avvenire diretto primamente da Cesare Algranati, oggi da Raimondo Manzini.
Bolzano. - Alpenzeitung. - Quotidiano in lingua tedesca che si pubblica dal 1° marzo 1926 ed è diretto da Silvio Maurano.
La Provincia di Bolzano. - Fondato il 21 aprile 1927 per la difesa dei diritti dell'Italia sull'Alto Adige, è organo della Federazione prov. fascista ed è diretto da Silvio Maurano.
Brescia. - La Sentinella bresciana. - Moderato, vissuto dal 1859 al 1925, primo direttore L. Botturini.
Il Corriere bresciano. - Si pubblicò nel 1870.
Il Cittadino di Brescia. - Cattolico, si pubblicò dal 1878 al 1926.
La Provincia di Brescia. - Liberale, organo di Giuseppe Zanardelli, si pubblicò dal 1870 al 1926.
Il Popolo di Brescia. - Fondato il 22 gennaio 1923 quale organo della Fed. prov. fascista da Augusto Turati, lottò strenuamente per la trasformazione "totalitaria" del Regime. Lo dirige dall'inizio l'ing. Alfredo Giarratana (nato a Brescia nel 1890), deputato alla XXVII legislatura.
Cagliari. - Gazzetta popolare. - Giornale democratico anticavourriano fondato nel 1850 dall'avvocato e deputato (legislature IV, V, VII, VIII per Cagliari e Ozieri) Giuseppe Sanna-Sanna, di Anelo, diretto nel 1854-55 da V. Brusco-Onnis, quotidiano nel 1857, vissuto sino al 1869.
Lo Statuto. - Giornale cavourriano (1854-59), prima trisettimanale, poi quotidiano, fondato dal prof. Giuseppe Toddi.
L'Imparziale. - Fondato come settimanale nel 1861, si trasformò in quotidiano l'anno appresso, ma cessò quasi subito le pubblicazioni.
L'Avvisatore sardo. - Si pubblicò dal 1862 al 1877.
Il Corriere di Sardegna. - Uscì nel 1864 e fu diretto per parecchi anni da Giovanni De Francesco (Napoli 1836-Cagliari 1914), già garibaldino, direttore a Napoli de L'Italia di F. De Sanctis e fondatore (1881) di un giornale arabo, El Mostakel. Il De Francesco uscì dal Corriere nel 1871, sostituito nella direzione da Giovanni Battista Tuveri (Collina 1815-1887), deputato di sinistra al parlamento subalpino (legislature I-V) e autore d'importanti scritti politici. Cessò le pubblicazioni nel 1879.
La Sardegna. - Si pubblicò nel 1869.
L'Avvenire di Sardegna. - Si pubblicò nel 1876.
La Gazzetta di Sardegna. - Si pubblicò nel 1876.
L'Unione sarda. - Fondato nel 1888 come settimanale, quotidiano dal 1890 e tuttora vivente sotto la direzione di Raffaele Contu, fu prima liberale, poi fascista.
Il Corriere dell'isola. - Si pubblicò dal 1910 al 1913.
Catania. - Gazzetta di Catania. - Fondata nel 1870, sospesa, ripresa nel 1881, estinta dopo un decennio.
Corriere di Sicilia. - Fondato nel 1879, mutò due volte il titolo in Corriere di Catania ridivenendo poi Corriere di Sicilia. Dapprima democratico, poi fascista, cessò le pubblicazioni nel 1930.
Giornale dell'isola. - (1914-1930).
Il Popolo di Sicilia. - Nato il 1° gennaio 1931 dalla fusione dei due quotidiani catanesi Corriere di Sicilia e Giornale dell'Isola, è organo del fascismo delle provincie di Catania, Siracusa, Ragusa ed Enna, ed è diretto da Piero Saporiti, già direttore del Corriere di Sicilia.
Chambéry. - Courrier des Alpes. - Nato nel 1842, quotidiano dal 1849, prima moderato, poi democratico.
Como. - L'Ordine. - Cattolico, fondato nel 1879, tuttora vivente, diretto da Abramo Massina.
L'Araldo. - Organo di destra (1881-1890).
La Provincia di Como. - Liberale, poi fascista, fondato nel 1892, oggi diretto da Serafino Biondi (nato ad Ascoli Piceno nel 1869).
Gazzetta del mattino. - Si pubblicò nel 1910.
Cremona. - Corriere cremonese. - Nato nel 1858, si trasformò poi nel Corriere di Cremona e quindi in La Provincia (cessata nel 1923).
La Provincia di Cremona. - Si pubblicò dal 1910 al 1912.
Il Regime fascista. - Nel 1922 Roberto Farinacci (v.) fondò Cremona nuova per la battaglia fascista nel Cremonese; alla fine del 1925 il giornale assunse il nuovo titolo dato da Mussolini, Il Regime fascista. Già organo precipuo di lotta contro l'antifascismo, Il Regime fascista è oggi un giornale di larga discussione dei problemi più importanti della vita nazionale, dal sindacale al militare, dall'assistenziale all'artistico. Lo dirige sempre l'on. Farinacci, vice direttore Paolo Pantaleo.
Cuneo. - Sentinella d'Italia. - La Gazzetta della Divisione di Cuneo, che si pubblicava dal 1847, nel maggio 1848 si disse Gazzetta delle Quattro Provincie Unite (Cuneo, Saluzzo, Mondovì e Alba), nell'ottobre successivo Nazione e Municipio, nel '49 Fratellanza, nel '51 Gazzetta delle Alpi, nel '57, condannata su querela della legazione di Francia per un carme di Giuseppe Civinini, allora istitutore a Cuneo, Sulla culla di Napoleone IV, cambiò titolo prendendo quello di Sentinella delle Alpi, che è durato sino al 1928. Fu organo liberale anticlericale ed ebbe direttori don Giusto Benigno Ceruti, prete giobertiano, poi reazionario, e deputato di Borgo S. Dalmazzo alla II legislatura; lo scrittore Pietro Casimiro Gandi, di Savigliano; Celestino Regis; G. B. Michelini; Giuseppe Berta; Nicolò Vineis; Bartolomeo Galimberti; Camillo Fresia e infine (dal 1890) Tancredi Galimberti (nato a Cuneo nel 1856), avvocato, deputato di sinistra per Cuneo alle legislature XVI-XVIII, sottosegretario alla Pubblica istruzione con Rudinì (1896-97), ministro delle Poste con Zanardelli (1901-1903), senatore dal 1929; A. F. Mamone; C. Milanese. Dopo il 1928 la Sentinella delle Alpi, che sin dal 1919 aveva sostenuto il fascismo, fu sostituita da Il Quotidiano, che durò sino al marzo 1930. A questa data gli successe la Sentinella d'Italia, tuttora vivente sotto la direzione di Carlo Milanese.
Il Subalpino. - Si pubblicò nel 1882.
Il Corriere delle Alpi. - Si pubblicò nel 1884-85.
Lo Stendardo. - Cattolico, fondato nel 1897 da Cesare Algranati, ora settimanale.
Ferrara. - La Gazzetta ferrarese. - Nato nel 1847, diventato organo politico dopo il 1859.
La Provincia di Ferrara. - Democratico, nato nel 1903.
Il Corriere padano. - Uscì il 5 aprile 1925 con un messaggio di Mussolini, sotto la direzione di Italo Balbo che, salito al governo, lo affidò a Nello Quilici, attuale direttore. Giornale di battaglia politica, ma anche di cultura (ad esso si deve l'iniziativa dell'"Ottava d'oro" di Ferrara), il Corriere padano ha rapidamente conquistato una larga diffusione in Emilia e nel Veneto. Suo redattore letterario è Giuseppe Ravegnani (poeta, critico e romanziere, nato a San Patrignano di Romagna nel 1895).
Firenze. - Il Monitore toscano. - Seguitò a pubblicarsi anche dopo il 1848, come foglio ufficiale di annunzî e col consueto notiziario. Il giornale era diretto dall'abate Giulio Cesare Casali (morto nel 1881), un antico patriota del '31, poi direttore del Giorno di Firenze. Al Monitore si diceva che collaborasse spesso, con trafiletti anonimi, lo stesso granduca Leopoldo II. Nel '59 il giornale seguitò a pubblicarsi con carattere e direzione immutati. Il 10 gennaio 1863 riprendeva il titolo di Gazzetta di Firenze che diceva "più conforme al presente ordinamento del Regno"; ma il 1° giugno 1865 pubblicò una dichiarazione per cui, siccome quel giorno, con l'uscita a Firenze della Gazzetta ufficiale, essa cessava d'essere "privilegiata", si trasformava in un quotidiano politico e il Casali si ritirava. Il 30 giugno diceva di scendere "in campo a difendere i grandi principî che fecero risorgere l'Italia e diventarono omai tradizionali". Nel 1874 fu ripresa da C. Pancrazi, per la pubblicazione degli atti ufficiali della provincia, e visse sino al 1876 diretta da Giovanni Arrivabene (v.).
Il Conciliatore. - Iniziò le pubblicazioni nel 1848; aveva carattere moderato costituzionale: sospeso il 21 maggio 1849, l'indomani il giornale uscì col titolo Lo Statuto, compilatori L. Galeotti, G. B. Giorgini, L. F. Gualterio, M. Minghetti, M. Tabarrini. Lo Statuto fu sospeso per 15 giorni il 29 settembre 1850, e durò sino al 31 maggio 1851.
Il Costituzionale. - Sorse l'11 giugno 1847 sempre per propugnare il mantenimento dello Statuto, e sotto la direzione di Celestino Bianchi (v.). Cessò le pubblicazioni nel maggio 1851, subito dopo l'abolizione formale dello statuto toscano e con una dichiarazione di protesta.
La Nazione. - Giornale fondato subito dopo Villafranca il 19 luglio 1859, per affermare la volontà unitaria dei Toscani, da un gruppo di amici del Ricasoli. Organo moderato, ebbe fra i suoi direttori Alessandro d'Ancona (v.), che fu il primo; Pietro Puccioni; Giuseppe Civinini; Celestino Bianchi; Augusto Barazzuoli (Monticiano di Siena 1830-Firenze 1896, avvocato, autore drammatico, combattente di Curtatone, deputato del centro destro alle legislature X-XIX, ministro dell'Agricoltura con Crispi); Vico Mantegazza (Milano 1856; ha raccolto in molti volumi i suoi servizî esteri fatti per conto del Corriere della sera); Aldo Borelli (nato a Monteleone Calabro, ora Vibo Valentia, nel 1890); Umberto Guglielmotti (nato a Perugia nel 1892; mutilato di guerra, più volte decorato; deputato alla XXVIII legislatura; fondatore del settimanale Roma Fascista). Ora la dirige Maffio Maffi (nato a Firenze nel 1882; ha pubblicato varie raccolte di corrispondenze di guerra). La Nazione ebbe nei primi anni come critico drammatico Augusto Franchetti (v.), seguito poi da Pietro Coccoluto Ferrigni (v.), e quale critico musicale Girolamo Alessandro Biaggi (v.) e poi "Jarro" (pseudonimo di Giulio Piccini, Volterra 1849 Firenze 1915, autore di romanzi d'appendice, di storie e biografie teatrali, ecc.) che tenne per un trentennio tutta la critica teatrale.
Il Contemporaneo. - Con intenti ultrareazionarî, si pubblicò l'8 maggio 1860 e fu diretto da Stefano San Pol Gandolfo (Alghero 1820-Roma 1889) polemista violento che, querelato dalla Nazione, fu condannato per diffamazione nonostante la difesa di Angelo Brofferio. Col 1866 Il Contemporaneo si trasformò in L'Indipendenza cattolica.
La Nuova Europa. - Democratico (1861-63), diretto dal prof. Antonio Martinati e da Luigi Castellazzo (v.).
La Gazzetta del Popolo. - Liberale (1861-81), derivava da La Lente, nata nel 1856, divenuta col '60 La Lente-Gazzetta del Popolo, trisettimanale umoristico, organo cattolico liberale diretto da Giuseppe Rigutini (v.) e Silvio Pacini, e infine col '61 la Gazzetta del Popolo, quotidiano, diretto per breve tempo da P. Valussi (v.), poi da E. Arbib (v.). Dal'77 si disse Gazzetta del Popolo - La Vedetta. Viveva ancora nel 1886.
Il Messaggero fiorentino. - Giornale "politico-religioso" (1862).
Lo Zenzero. - Giornale popolare fondato nel 1862, trasformato in Lo Zenzero primo, estinto nel 1869. Ebbe fra i suoi collaboratori Piero Cironi e Francesco Domenico Guerrazzi (v.).
L'Unità cattolica. - Fu organo d'intransigenza assoluta (1863-1929), fondato a Torino da don Giacomo Margotti (v.), uscito dall'Armonia, trasportato col 1° gennaio 1893 a Firenze, dove cessò le pubblicazioni il 10 settembre 1929, ultimo direttore Ernesto Calligari (pseudonimo Micròs; morto nel 1929). Il numero del 14 settembre 1870, sequestrato, uscì con la prima pagina tutta inquadrata a lutto, e l'indomani pubblicò la dichiarazione che avrebbe conservato il lutto "fintanto che il Santo Padre non sia reintegrato nei suoi diritti di Sovrano temporale"; ma a Firenze, durante gli stati d'assedio del 1898, ebbe dal generale Heusch l'ordine di sopprimere il lutto, ciò che fece, seguitando invece a pubblicare giornalmente il decreto del generale.
Firenze. - Cattolico federalista (1863-67) diretto da Eugenio Alberi (v.).
L'Opinione. - Quotidiano, trasportato da Torino il 6 giugno 1865.
Il Diritto. - Trasportato da Torino nel giugno 1865 e quindi trasferito a Roma nel 1871.
Il Corriere italiano. - Democratico edito (1865-1907) dalla Casa Civelli; ebbe grande diffusione durante e dopo la guerra del 1866 per l'abbondanza dei suoi servizî. Fu diretto: dal 1865 al'69, da G.A. Cesana; dal 1869 al'89 da Emilio Biraghi (Merate 1831-1889; patriota, filosofo, economista); nel 1889 da Luigi Bertelli "Vamba". La critica teatrale nei primi anni fu tenuta da Enrico Montazio e negli ultimi tempi del giornale da Enrico Corradini.
La Gazzetta d'Italia. - Fu fondata (1866) da Carlo Pancrazi (Cortona 1816-Roma 1893; ebbe varia attività giornalistica), che la diresse poi sempre (a Roma dal gennaio 1882 al 1889, nel quale anno sospese le pubblicazioni) con indirizzo di destra. Vi scrissero fra gli altri Baldassarre di guerra, Ferdinando Petruccelli della Gattina (v.).
L'Armonia. - Trasportato da Torino il 4 dicembre 1866.
L'Opinione nazionale. - Giornale popolare (1867-95).
La Riforma. - Fondato a Firenze nel 1867, nel '71 fu trasportato a Roma.
L'Italia nuova. - Edito (1870-71) da G. Barbèra e diretto da Angelo Bargoni (v.).
Fanfulla. - Fondato nel 1870 e trasferito nel 1871 a Roma.
Journal de Florence. - Fondato a Firenze nel 1871; ripreso nel 1875 col titolo di Rome, a Roma.
Il Ladro. - Democratico-sociale (1872); seguito da Il Ladro vero (1874).
Ferruccio. - Poi Capitan Ferruccio, poi Il Popolo e da ultimo ancora Ferruccio, fu d'indirizzo repubblicano (1878-1893).
Il Giorno. - Cattolico (1880-1891), fu fondato e diretto dall'abate G. C. Casali, già direttore de Il Monitore toscano.
La Fiaccola rossa. - Socialista (1881).
Il Fieramosca. - Si pubblicò dal 1881 al 1913. Fondato e diretto fino all'ultimo dal dott. Gaetano Malenotti, fu giornale popolare che usciva di regola in tre edizioni (mattina, mezzogiorno e sera) ed era costantemente ministeriale. Nel 1913 fu diretto per breve tempo da Massimo Bontempelli (v.).
Il Resto al sigaro. - "Organo d'informazione e di pubblicità" a due centesimi (1885).
La Giornata. - Democratico (1903-04).
Il Nuovo giornale. - Fu fondato nel 1906 da un gruppo di liberali democratici desiderosi di creare un foglio popolare atto a soddisfare le persone di media cultura. Ebbe fra i suoi direttori Giovanni Bistolfi (nato a Milano nel 1861, morto ivi nel 1915); Umberto Coccoluto Ferrigni ("Yorickson", figlio di "Yorick", nato a Firenze nel 1866, morto nel 1932 a Parigi, dove era redattore de L'Ami du peuple); Averardo e Giosuè Borsi (v.); Giuseppe Cavaciocchi (nato a Castel S. Nicolò nel 1872, autore di drammi, ora addetto all'ufficio stampa del Capo del governo); Rodolfo Pezzoli; Athos Gastone Banti (nato a Livorno nel 1881, già del Giornale d'Italia, di cui ora è direttore amministrativo); Giovanni Marchi. Fra i suoi redattori principali si ricordano Cipriano Giachetti (nato a Firenze nel 1877, scrittore teatrale); Cesare Levi (Trieste 1874-Firenze 1926, buon conoscitore della storia del teatro); Maffio Maffii; Ferdinando Paolieri (v.); Orazio Pedrazzi (nato a Borgo S. Lorenzo nel 1889; fu con D'Annunzio al governo di Fiume; deputato alla XXVII legislatura; console generale d'Italia a Gerusalemme; ministro d'Italia a Praga e dal 1932 a Santiago del Chile); Nello Tarchiani (nato a Roma nel 1878; scrittore d'arte e direttore delle Gallerie fiorentine). Al Ferrigni il Nuovo Giornale dovette la sua impronta culturale e polemica insieme, mentre più tardi al Banti dovette un impulso amministrativo che lo pose nel numero dei più diffusi organi di provincia. Nel 1927 si fuse con la Nazione, di cui è oggi un'edizione pomeridiana, sotto la direzione di Enrico Novelli ("Yambo", figlio di Ermete, nato a Pisa nel 1877, autore di lavori teatrali e di numerosi romanzi storici e d'avventure per la gioventù).
Fiume. - La Vedetta d'Italia. - Nato il 27 agosto 1919, battagliero organo nazionale, oggi diretto da Giovanni Miceli (nato a Napoli nel 1870; fece la campagna di Grecia con Ricciotti Garibaldi).
Foligno. - La Gazzetta universale, che si pubblicava dal 3 gennaio 1800 dallo stabilimento Tomassini, era diventata anch'essa un giornale quotidiano, di notizie, oltre che di annunzî, ma col 1873 tornò a essere foglio d'annunzî, pubblicandosi quattro volte la settimana.
Genova. - Gazzetta di Genova. - La vecchia Gazzetta di Genova, succeduta l'8 giugno 1805 alla Gazzetta nazionale genovese, nata il 17 giugno 1797 e diventata Gazzetta nazionale della Liguria il 16 dicembre 1797, già bisettimanale, poi trisettimanale, quotidiano dal 24 marzo 1884, conservava il suo carattere di foglio ufficiale di annunzî. Rimase in vita sino al novembre 1878, quando si fuse con Il Commercio, il quale col sottotitolo di Gazzetta di Genova viveva ancora nel 1891 seguendo un indirizzo liberale moderato.
Il Corriere mercantile. - Fondato nel 1824 dallo stabilimento Pellas come foglio bisettimanale, poi trisettimanale, di notizie commerciali e marittime, fu trasformato nel 1847 dall'economista Giovanni Antonio Papa in quotidiano politico commerciale di grande formato e seguì un indirizzo liberale moderato appoggiando Cavour. Fra i suoi direttori, oltre il Papa, sono da ricordare Gaspare Buffa (1832-94) storico, geografo e letterato; Giuseppe Baffico; il conte Giovanni Capasso-Torre ("Gubello Memmoli"), già del Giornale d'Italia, capo dell'ufficio stampa del Capo del governo (1926-29), dal 1932 console d'Italia a Monaco di Baviera; Giacomo Rossi; Davide Chiossone; e l'attuale Giorgio Pini (nato a Bologna nel 1899, autore di scritti politici e già direttore dell'Assalto e del Resto del Carlino).
Il Cattolico di Genova. - Uscì nel 1849. Ultrareazionario, direttore don Antonio Campanella, redattore capo Gaetano Alimonda (il futuro cardinale), collaboratore Tommaso Reggio (futuro arcivescovo di Genova), col gennaio 1862 si trasformò in Lo Stendardo Cattolico, per cessare nel marzo 1874, sostituito l'anno dopo da Il Pensiero cattolico.
La Gazzetta popolare. - Uscì nel 1850 sotto la direzione di Luciano Scarabelli.
L'Italia. - "Giornale popolare", nato nel 1850, ebbe pochi mesi di vita. Recava sulla testata il motto "Italia e Roma".
L'Italia del Popolo. - Il 22 maggio 1851 uscì il mazziniano Italia e Popolo diretto in principio da Gerolamo Remorino, poi da F. Bartolommeo Savi. In modo discontinuo, a motivo dei sequestri, seguitò sino al 15 maggio 1857, "direttore provvisorio" G. A. Camuzzi; ma già il 21 febbraio aveva iniziato le sue pubblicazioni, per sostituirlo, L'Italia del Popolo, che diretto dal Savi e fatto segno alle proteste della Francia e alle persecuzioni del fisco, dovette essere soppresso il 21 agosto 1858.
Il Mediterraneo. - Fu fondato nel 1852 da due francesi, Jules Martinet e Thomas d'Angiont, all'insegna dell'"Ordine" e del "Progresso"; ma, non gradito né a liberali né a reazionarî, dopo dieci mesi era costretto a cessare le pubblicazioni.
La Stampa. - Si pubblicò nel 1853, sotto la direzione di Achille Menotti, fratello di Ciro, per sostenere la causa delle "istituzioni liberali" e della "nazionalità italiana". Cessato nel 1854.
Il Movimento. - Organo democratico, nacque il 26 maggio 1855 per vivere sino al 1885. Fu successivamente diretto da Eugenio Bianchi; Mauro Macchi; A. G. Barrili (v.), tranne una breve interruzione di sei mesi in cui fondò Il Telegrafo; Pietro del Vecchio e Vincenzo Carbonelli (Secondigliano 1820-Roma 1901), medico, patriota, garibaldino, deputato di sinistra alle legislature IX-XIII (Bari, Campi Salentina, Taranto).
Il San Giorgio. - Fondato il 1° dicembre 1858 sotto la direzione di Vittorio Poggi (1833-1914) e avendo come redattore Nino Bixio (v.); quando fu decisa la guerra si trasformò in La Nazione, ma cessò nel maggio 1858 essendo tutti i suoi redattori accorsi alle armi.
L' Unità italiana. - Mazziniano, fu fondato nel 1860 sotto la direzione di Maurizio Quadrio (v.), trasferito a Milano nel 1861, tornato a Genova nel 1871 per fondersi con Il Dovere, settimanale fondato da F. Campanella nel 1863, col titolo L'Unità italiana e Dovere, direttori M. Quadrio e Vincenzo Brusco-Onnis (Cagliari 1822-Milano 1888; poeta, mazziniano; esule in Svizzera; quale condirettore dell'Unità nel '70 fu imprigionato; in seguito fondò a Milano una "Scuola Mazzini").
Lo Spettatore. - Si pubblicò nel 1862.
Roma e Venezia. - Si pubblicò nel 1862.
Il Popolo italiano. - Si pubblicò dal 1866 al 1870.
Il Gazzettino di Genova. - Si pubblicò nel 1867.
Il Cittadino. - Democratico (1870).
Il Cittadino. - Cattolico, si pubblicò dal 1873. Ne furono direttori E. Calligari, Alfredo Rota, Filippo Crispolti.
Il Popolo. - Democratico (1874), diretto da Achille Bizzoni.
Caffaro. - Uscì il 30 novembre 1875; fu fondato da A. G. Barrili con programma liberale-democratico e patriottico irredentista. Proprietario-direttore ne diventò, nel 1887, L. A. Vassallo. Direttori successivi furono P. Aste, G. Pizzorni, P. Guastavino, e nell'ultimo ventennio Luigi Dameri. Il Caffaro fu interventista e filofascista. Sospese le pubblicazioni il 31 dicembre 1929.
L'Epoca. - Si pubblicò dal 1877 al 1893. Democratico, fu diretto per qualche tempo da Enrico Arisi (Parma 1839-Roma 1883; garibaldino; deputato d'estrema sinistra nelle legislature XIII-XV) e poi da Gustavo Chiesi (Campogalliano 1855-Addis Abeba 1909; repubblicano, arrestato nei moti del'98, deputato di Forlì alle legislature XX-XXI; si distaccò poi dai repubblicani; lasciò romanzi popolari e scritti su questioni coloniali) che ne uscì fondando (1887) l'Epoca democratica, di breve durata.
L'Eco ligure. - Fondato nel 1882 e trasformato poi (1884) in L'Eco d'Italia, visse sino al 1910 circa. Fu di tendenze cattoliche.
Il Mare. - Democratico, si pubblicò nel 1883.
Il Secolo XIX. - Fondato il 25 marzo 1886 da Ferruccio Macola, si impose anche fuori di Liguria per la novità e per l'ampiezza dei suoi servizî dall'America Latina, quando fu acquistato da F. M. Perrone e affidato a "Gandolin". A questo succedette nel 1906 Mario Fantozzi; condirettore dal 1930 Crispolto Crispolti e dal 1931 il dott. Francesco Malgeri, rimasto solo dopo la morte (1932) del Fantozzi. Dal 1932 lo dirige Davide Chiossone. Fra i suoi redattori ricordiamo Adolfo Rossi e attualmente Amelia Cottini Osta ("Flavia Steno", nata a Lugano nel 1877; autrice di numerose opere narrative); Carlo Panseri; Amedeo Pescio.
La Difesa. - Radicale, si pubblicò nel 1887.
La Libertà italiana. - Fondata nel 1879 da Stefano Canzio.
Il Giornale del popolo. - Si pubblicò dal 1900 al 1904; ebbe indirizzo liberista e democratico a tinta repubblicana, diretto da Pio Schinetti (scrittore e oratore, nato a Modena nel 1875; cultore di studî sul Risorgimento) che l'abbandonò nel 1903 quando la proprietà del giornale passò ai siderurgici.
Il Lavoro. - Fondato il 7 giugno 1903 dalle cooperative di lavoro genovesi, si mantenne sempre organo socialista riformista indipendente. Ne è direttore dalla fondazione, e con una breve interruzione, Giuseppe Canepa (nato a Diano Marina nel 1865; fondatore con L. Bissolati del partito socialista riformista, fu quattro volte deputato; sottosegretario all'Agricoltura e commissario per gli Approvvigionamenti nel ministero Boselli; combattente volontario e ferito di guerra, fu uno dei dirigenti del movimento delle nazionalità oppresse, partecipò alla stipulazione del patto di Roma, aderì poi al partito socialista unitario); redattore capo dal 1921 Giovanni Ansaldo (nato a Genova nel 1895, scrittore coltissimo e brillante).
Il Corriere di Genova. - Nato nel 1905, ebbe breve vita.
La Liguria del popolo. - Fondata nel 1872, ora settimanale.
L'Azione. - Democratico di riscossa nazionale, fondato nel 1919 dall'on. Orazio Raimondo, redattore capo Guglielmo Quadrotta. Trasportato a Roma nel 1921 (v. appresso).
Giornale di Genova (Caffaro). - Uscì il 1° agosto 1923 con un saluto di B. Mussolini, direttori F. Lantini e G. Pala, poi G. Calcagno, A. Mazza e infine G. Pini, che dirige anche il Corriere mercantile.
Il Nuovo cittadino. - Nato il 1° gennaio 1929, con programma cattolico nell'orbita fascista. Lo dirigono attualmente Enrico de Joannon e Lazzaro De Simoni.
Livorno. - Il Telegrafo. Gazzetta livornese. - La Gazzetta livornese fu fondata nel 1872 dal garibaldino Giuseppe Bandi (v.) che nel 1877 fondò anche Il Telegrafo. I due giornali ebbero indirizzo moderato e direzione comune; furono poi diretti da Averardo Borsi (Castagneto Carducci 1858-Firenze 1911), anche direttore del Nuovo Giornale di Firenze e autore di lavori teatrali. Attualmente il direttore del Telegrafo è Italo Torsiello (Roma 1888; già segretario di redazione del Resto del Carlino, redattore del Messaggero e dell'edizione romana del Popolo d'Italia, vice direttore del Nuovo Paese di Roma, direttore del settimanale romano Il Taglione), che vi cura in modo particolare gl'interessi corsi.
Il Telefono. - Si pubblicò dal 1881 al 1886.
Il Corriere toscano. - Liberale, trasferito a Pisa nel 1907.
Il Corriere del Tirreno. - Nato il 3 agosto 1931, riprendendo le tradizioni della Gazzetta livornese. Direttore Guido Vivarelli.
Lucca. - L'Esare. - Cattolico di piccolo formato, sorto nel 1886, quotidiano dal 1894, fondato dal marchese Lorenzo Bottini (Lucca 1849, morto nel 1930, già direttore della Voce della Verità di Roma), estinto nel 1916.
Il Popolo toscano. - Nel novembre 1920 fu fondato da C. Scorza (nato a Paola in Calabria nel 1897, deputato al parlamento) L'Intrepido, quale organo settimanale dello squadrismo di Lucchesia. Il giornale divenne quotidiano nel settembre 1924 e mutò il titolo in Il Popolo toscano nel gennaio 1926, sempre diretto dallo Scorza. Cessò le pubblicazioni il 31 dicembre 1932.
Mantova. - Gazzetta di Mantova. - Moderato, nato nel 1863 e vissuto oltre un cinquantennio; fu diretto, fra gli altri, da S. Cognetti de Martiis (v.) e da A. Luzio (v.).
La Provincia di Mantova. - Democratico (1872-1874), fu diretto da Cesare Airoldi (v.).
La Provincia di Mantova. - Fondato nel 1887, prima democratico, fu diretto da Giovanni Bacci di cui seguì le vicende politiche.
La Voce di Mantova. - Nato il 12 giugno 1920, quale organo del fascismo mantovano. Oggi lo dirige Lauro Giuliani.
Messina. - L'Indicatore commerciale. - Sorse verso il 1830 e durò una sessantina d'anni.
Politica e commercio. - Nato nel 1863 circa e vissuto oltre un trentennio.
La Gazzetta. - Fondato nel 1863 da Stefano Ribera, la Gazzetta di Messina fu prima liberale, poi democratico, poi fascista. È tuttora vivente, diretto da Ivanoe Fossani.
L'Imparziale. - Nato come settimanale nel 1879, divenuto quotidiano nel 1886, ma fuso ben presto con l'Indicatore commerciale.
Il Corriere di Messina. - Si pubblicò nel 1889.
Milano. - La Gazzetta di Milano. - La Gazzetta privilegiata di Milano, che dal 23 marzo 1848 si chiamava semplicemente Gazzetta di Milano, col 1° febbraio 1850 prese il titolo di Gazzetta ufficiale di Milano. Quindi la Gazzetta, passata in proprietà di Raffaele Sonzogno, si trasformava in organo liberale, prolungando la sua vita sino al 1867.
Il Popolano. - Fondato da Iacopo Comin (Padova 1832-S. Giorgio d'Alife 1896; seguace del Rattazzi e poi del Cairoli; deputato alle legislature IX, X e XII-XVIII), ebbe pochi mesi di vita.
Il Pungolo. - Si pubblicò dal 1859 al 1891. Fondato da Leone Fortis (v.) che lo diresse sino alla fine, tranne un breve periodo del 1885 in cui ne uscì per dare vita effimera a Il Vecchio pungolo. Fu sempre organo moderato. Redattore ne fu anche Iacopo Comin, cognato del Fortis.
Il Progresso. - Recava sulla testata il motto "Unione e Guerra". Nel 1859 si trasformò in La Vanguardia, "giornale del popolo".
La Gazzetta del popolo. - Trasformata in Gazzetta del popolo di Lombardia, visse dal 1859 al 1860.
La Gente latina. - Fondato dal dott. Ezio Castoldi (Milano 1830-1905; volontario del '48-49, medico, filantropo), dopo Villafranca ripudiò quello che chiamò "il nostro ottimismo umanitario". Si spense nel 1859, fondendosi con La Vanguardia.
La Perseveranza. - Si pubblicò dal 1860 al 1920. Fondato da un gruppo di Milanesi decisi a lottare per il compimento dell'unità, divenne ben presto l'organo dei moderati lombardi, e tale poi sempre rimase. Ebbe per primo direttore Pacifico Valussi al quale succedette Ruggero Bonghi (v.), e, dopo la nomina di questo a ministro, nel 1875, Carlo Landriani (Milano 1826-1905), che diresse il giornale per 30 anni. Fra gli altri direttori sono da ricordare Attilio Fontana (nato a Torino nel 1876, deputato alle legislature XXV-XVII, sottosegretario al Tesoro nel 1922) e il conte Gian Galeazzo Arrivabene (Milano 1866-1927, già del Guerin Meschino, fondatore e direttore della rivista Risorgimento). Fra i redattori il critico musicale Filippo Filippi (v.), il commediografo Giuseppe Bonaspetti; Giuseppe Fanciulli (nato a Firenze nel 1881, libero docente di psicologia, autore di numerosi libri di testo e di letteratura amena per l'infanzia); Achille Lanzi (nato a Venezia nel 1851, critico e autore di studî storici e biografici); Italo Minunni (nato a Palermo nel 1863).
La Lombardia. - Si pubblicò dal 1859 per varî decennî. Di proprietà della Casa Civelli dal 1879, fu sempre l'organo della democrazia lombarda ed ebbe fra i suoi direttori Emilio Broglio (v.); Medoro Savini (Piacenza 1836-Roma 1888; mazziniano, esule, romanziere, deputato di sinistra alle legislature XIII-XVI); Enrico Croce (autore di studi danteschi e direttore de La Voce d'Italia di Bucarest); Giovanni Antonio Papa; Alfredo Comandini (v.); Giovanni Bistolfi. Fra i suoi critici: Antonio Ghislanzoni (v.) e Felice Uda (Cagliari 1832-Roma 1900).
L'Italie Nouvelle, poi L'Italie. - Fu fondato dopo Magenta dalla Belgioioso, che vi collaborò assiduamente; si trasferì successivamente a Torino, a Firenze e a Roma ove attualmente è diretto da Félix Leprotty.
Il Lombardo. - Visse dal 1861 al 1862 e fu diretto da Tebaldo Ciconi (v.) e da Antonio Ghislanzoni.
L'Osservatore cattolico. - Visse dal 1864 al 1907; ebbe più volte l'approvazione di Pio IX e Leone XIII; fu un giornale battagliero, specialmente dopo che ne venne presa la direzione da don Davide Albertario (v.). Il suo tono, fattosi sempre più violento in occasione del moti del '98, portò alla sospensione del giornale e all'arresto del suo direttore. Alla morte dell'Albertario (1902) la direzione fu assunta da Filippo Meda (nato a Milano nel 1869; deputato cattolico alle legislature XXIII-XXVI, více-presidente della Camera dal 1919 al '21; ministro delle Finanze dal 1916 al '19 e del Tesoro dal 1920 al '21), che accentuò l'indirizzo democristiano del giornale. I giornali che sostituirono L'Osservatore, cioè L'Unione (1908-12) e, dal 1912, L'Italia (tuttora vivente), rappresentarono e, in parte, favorirono, l'uscita dei cattolici milanesi dalla loro intransigenza e prepararono la nascita del primo gruppo cattolico parlamentare.
Il Sole. - Economico finanziario, nato nel 1865. Ebbe direttori Giu seppe Guerzoni (v.); il senatore Cesare Parenzo (Rovigo 1842-1898); Giuseppe Mussi; Pietro Bragiola Bellini; l'economista Achille Bersellini (nato a Parma nel 1862) e il figlio di lui Mario che dirige attualmente il giornale. Un tempo il giornale non trascurava la parte letteraria, affidata per lunghi anni a Gabriele Rosa (Iseo 1812-Brescia 1897; affiliato alla Giovine Italia; condannato allo Spielberg; storico ed economista) e a Felice Cameroni. Il Sole assorbì nel 1905 Il Commercio (nato nel 1880).
Il Secolo. - Fondato il 5 maggio 1866 da Edoardo Sonzogno, uscì inneggiando nel suo primo numero alla guerra contro l'Austria; fu sempre il massimo organo della democrazia italiana e per molto tempo il più diffuso giornale italiano, assorbì poi la Gazzetta di Milano, propugnò fin dai primi mesi della guerra europea l'intervento dell'Italia, aderì al fascismo nel 1923 e si fuse con La Sera nel marzo 1927, dando luogo a Íl Secolo-La Sera. Durante i moti del'98 fu sospeso dal 7 maggio al 4 settembre, e il suo direttore Romussi arrestato. Diretto nei primi tempi dall'avv. Eugenio Ferro e poi da Carlo Pasini, il Secolo ebbe in seguito per direttore E. T. Moneta (v.) dal 1867 al 1895, C. Romussi (v.) sino al 1909, e poi Edoardo Pantano, l'ing. Giuseppe Pontremoli, il sen. Alfredo Bertesi, Mario Missiroli, Giuseppe Bevione (nato a Torino nel 1879; già redattore e inviato speciale della Stampa; ha ricoperto varie cariche politiche; fu sottosegretario di stato e nel 1924 nominato senatore): Italo Zingarelli (nato a Napoli nel 1891, attualmente corrispondente viennese della Stampa); Vincenzo Morello. È attualmente diretto da Gastone Gorrieri. Fra i suoi redattori e collaboratori più noti si ricordano Felice Cavallotti, Achille Bizzoni, Guglielmo Ferrero, Mario Borsa (nato a Somaglia nel 1870, ha vissuto a lungo a Londra quale corrispondente del Secolo, autore di volumi sulla vita politica e letteraria inglese); Palmiro Premoli (nato ad Agnadello nel 1856, morto a Milano nel 1917, compilatore dell'Enciclopedia popolare Sonzogno); Giovanni Ciraolo (nato a Reggio Calabria 1873, avvocato, giornalista, scrittore di problemi politici, vice-presidente della Croce Rossa italiana dal 1915, presidente dal 1919 al 1925, fondatore dell'Unione internazionale di soccorso, senatore dal 1919); Pio Schinetti; Corrado Zoli (nato a Palermo nel 1877; in seguito redattore viaggiante dell'Idea nazionale, rettore agli Affari esteri con D'Annunzio a Fiume, alto commissario dell'Oltregiuba, governatore dell'Eritrea; ora è consigliere di stato); L. Lucatelli (v.), Luciano Magrini, Innocenzo Cappa, Filippo Ungaro (poi deputato alle legislature XXVI-XXVIII), Garzia Cassola, Giuseppe Andriulli, ecc.
Il Gazzettino. - Detto ben presto Gazzettino rosa (1867-73), organo di estrema democrazia e antimonarchico, fu diretto da prima da Achille Bizzoni, durante la detenzione di questo nel 1868 da Felice Cavallotti (v.), di nuovo dal Bizzoni e alla fine da Cletto Arrighi. Giornaletto di grande violenza polemica, procurò ai suoi compilatori numerosi processi e arresti. Oltre al Bizzoni e al Cavallotti, colpiti più volte da mandati di cattura e sfide cavalleresche, il giornale ebbe per redattori Francesco Giarelli, e Luigi Fontana (Trento 1839, morto a Milano; garibaldino; partecipò alla guerra di secessione americana; scrisse di letteratura, arte, politica).
Il Gazzettino rosso. - Fondato nel 1868 da Franco Mistrali in opposizione al Gazzettino
Corriere di Milano. - Moderato, fondato da Emilio Treves nel 1869, fuso col Pungolo nel 1874.
Il Lombardo. - Edito dal Civelli nel 1871 e diretto da F. Cavallotti.
La Gazzetta Lombarda. - Fondata nel 1875 da Luigi Romani (Mantova 1811 circa-Milano 1876: giornalista teatrale, autore di romanzi, novelle e scritti di storia teatrale), visse tre giorni.
Corriere della sera. - Fu fondato il 5 marzo 1876 da Eugenio Torelli-Viollier (v.) a sostegno della tradizione politica della destra liberale cavourriana, ma con indipendenza anche dalla sua parte preferita. Quantunque proprio in quei giorni, per la cosiddetta "rivoluzione parlamentare" del 18 marzo 1876, la destra cessasse di reggere il governo d'Italia, il nuovo giornale si sviluppò costantemente con una personalità sua propria, per le cure del suo direttore che ne divenne anche comproprietario insieme con Benigno Crespi. Nel 1898, quando il Torelli-Viollier ne lasciò la direzione, la tiratura dalle 3000 copie iniziali era salita a quasi 100.000. Dal 1898 al 1900 fu diretto da Domenico Oliva (Torino 1860-Sestri Ponente 1917; poeta, drammaturgo, uomo politico, particolarmente notevoli le sue Lettere di un giovane deputato; critico teatrale; deputato alla XX legislatura; fu tra i fondatori dell'Associazione nazionalista) e dal 1900 da Luigi Albertini (nato ad Ancona nel 1871; senatore del Regno dal 1915) che già faceva parte del giornale. L'Albertini iniziò con mezzi inusitati il servizio dei redattori viaggianti, mandò corrispondenti nelle principali capitali europee, affidò le varie rubriche del giornale a specialisti provati e, in una parola, fece del Corriere il più grande giornale italiano. Al primo supplemento illustrato settimanale, la Domenica del Corriere, iniziata nel 1899 e divenuta popolarissima, si aggiunse nel 1901 la rivista mensile La Lettura, che ebbe per primo direttore Giuseppe Giacosa, nel 1903 Il Romanzo mensile e nel 1909 il Corriere dei piccoli per i fanciulli. Eugenio Balzan, redattore del giornale prima (è sua l'inchiesta fatta al Canada sull'emigrazione italiana), assunse fin dal 1902 la direzione amministrativa di tutta la vasta azienda, che gli deve l'esemplare e potente organizzazione. Il giornale si valse della sua autorità e diffusione a sostenere, nel 1911-12, l'impresa libica e, subito dopo, quasi prevedendo la grande crisi mondiale, a illuminare le condizioni degl'Italiani d'oltre confine mediante un'inchiesta fatta da Luigi Barzini (nato ad Orvieto nel 1874; il più popolare dei giornalisti viaggianti italiani; raccolse le sue corrispondenze migliori in volumi che ebbero larghissima fama; particolarmente noti quelli relativi alla guerra russo-giapponese, al tragico volo di Geo Chavez attraverso le Alpi e il resoconto del suo raid automobilistico Pechino-Parigi in compagnia del principe Scipione Borghese; fu poi direttore del Corriere d'America di New York; dirige dal 1932 il Mattino di Napoli). Scoppiata la guerra mondiale nel 1914, il Corriere considerò subito la neutralità italiana come provvisoria ed ebbe parte decisiva nel preparare l'opinione pubblica alla guerra. Entrata anche l'Italia nella lotta, sostenne con ogni energia la resistenza e particolarmente la politica cosiddetta "delle nazioni oppresse". Nella crisi che agitò l'Italia dopo la vittoria del 1918, affermò la necessità di un'intesa col nuovo vicino orientale. Durante i disordini interni del 1919-1922, combatté il socialismo, deplorò la debolezza dei governi, ebbe simpatie per il movimento fascista. Ma quando la marcia su Roma (ottobre 1922) portò al potere Mussolini e il fascismo, il Corriere della sera, fermo nella sua pregiudiziale di liberalismo costituzionale, si trovò ben presto in urto con il nuovo regime rivoluzionario e capeggiò i giornali dell'opposizione. Nel novembre del 1925, Luigi Albertini e suo fratello Alberto (nato ad Ancona nel 1879) che da cinque anni ne era divenuto il condirettore, lasciarono il giornale che, dopo una breve direzione di Pietro Croci, già corrispondente da Parigi, fu condotto nell'orbita del fascismo dal nuovo direttore Ugo Ojetti (v.) al quale, nel dicembre del 1927, è succeduto Maffio Maffii, e nel 1929 Aldo Borelli (già direttore, per quindici anni, della Nazione di Firenze). Dalla guerra in poi è redattore viaggiante per la politica estera Giulio Caprin (nato a Trieste nel 1880), autore di numerose opere di storia e critica letteraria, politica e storica, di novelle e lavori teatrali. Tra i redattori e i collaboratori del Corriere nel passato, oltre a Gabriele D'Annunzio che vi pubblicò tra l'altro Le canzoni della gesta d'Oltremare e Le faville del maglio, sono da ricordare: Luca Beltrami, Antonio Beltramelli, Guido Biagi, Giacomo Boni, Arturo Colautti, il dott. Clerici (dott. Ry), Francesco d'Ovidio, Antonio Fogazzaro, Umberto Fracchia, Piero e Giuseppe Giacosa, Ettore Janni, Luigi Luzzatti, Fausto Maria Martini, Pompeo Molmenti, Paolo Monelli, Amedeo Morandotti, Neera, Enrico Panzacchi, Marco Praga, Ferdinando Paolieri, Giovanni Pozza, Francesco Ruffini, Gerolamo Rovetta, Antonio Salandra, Silvio Spaventa Filippi (nato ad Avigliano nel 1871, morto a Milano nel 1930, autore di varie opere letterarie per la gioventù e di pregevoli traduzioni, che diresse anche Il Corriere dei piccoli e il Romanzo mensile), Pietro Silva, Pasquale Villari, Luciano Zuccoli ecc.; e, tra i redattori e collaboratori attuali: Oreste Rizzini, redattore capo, G. A. Borgese, Antonio Baldini, Giulio Caprin, Alberto De Marinis, Grazia Deledda, Carlo Delcroix, Mariano d'Amelio, Arnaldo Fraccaroli (nato a Villa Bartolomeo nel 1883, redattore viaggiante, corrispondente di terza pagina, autore di libri e commedie brillanti), Giovacchino Forzano, Giovanni Gentile, Sabatino Lopez, Alessandro Luzio, Arturo Marpicati, Attilio Momigliano, Marino Moretti, Ada Negri, Dario Niccodemi, Ugo Ojetti, Francesco Pastonchi, Alfredo Panzini, Luigi Pirandello, Francesco Salata, Filippo Sacchi, Renato Simoni, Cesco Tomaselli, Aldo Valori (nato a Firenze nel 1882, che fu già alla Nazione e al Carlino, e che si occupa particolarmente della parte politica e militare), Orio Vergani, Gioacchino Volpe, ecc.
La Ragione. - Si pubblicò dal 1877 al 1883 e fu diretto da F. Cavallotti; redattori, fra gli altri, Francesco Giarelli e Luigi Fontana.
L'Alba. - Si pubblicò dal 1879 per circa venticinque anni.
L'Unione. - Liberale (1879), diretto da Cletto Arrighi.
Il Commercio. - Economico finanziario, nato nel 1880, quotidiano dal 1885 al 1905.
L'Italia. - Liberale, fondato nel dicembre 1882 da Carlo Borghi (Milano 1852-83: filantropo, critico d'arte), cessò le pubblicazioni con la morte del suo fondatore e direttore, risorse nel maggio 1884 sotto la direzione di Dario Papa (Rovereto 1846-S. Remo 1897) che lo trasformò e ne uscì nel dicembre 1889, quando dal monarchismo passò al repubblicanesimo e fondò l'Italia del Popolo.
La Lega lombarda. - Cattolico (1886-1907).
L'Italia del popolo. - Fondato nel 1890 con indirizzo schiettamente repubblicano da D. Papa, che v'introdusse metodi e forme del giornalismo americano, visse sino al 1905, diretto successivamente da Gustavo Chiesi; Arcangelo Ghisleri (nato a Persico nel 1855; geografo, la sua attività giornalistica si esplicò nella collaborazione a varî organi repubblicani; fondò inoltre e diresse varî periodici: Cuore e critica, Critica sociale, Educazione politica, Emporium); e Innocenzo Cappa (v.).
La Sera. - Fondato nel 1892, fu sempre un giornale di notizie che integrava nel tardo pomeriggio le informazioni del Secolo e del Corriere della sera. Ebbe fra gli altri direttori Gualtiero Belvederi, Adolfo Rossi (nato a Fratta Polesine nel 1857, fu in America, redattore del Progresso italo-americano, poi a Roma redattore del Messaggero, corrispondente parigino del Don Chisciotte, redattore viaggiante del Corriere della sera, commissario dell'emigrazione; autore di libri di reportage tra i più vivi dell'ultimo Ottocento italiano); Alfredo Comandini. Nel marzo 1927 si fuse col Secolo intitolandosi Secolo-Sera, sotto la direzione prima di Giovanni Capodivacca, poi di Gastone Gorrieri e la vice direzione di Paolo de' Giovanni-Bovecchi.
La Gazzetta dello sport. - Nacque bisettimanale il 3 marzo 1896 dalla fusione di due settimanali sportivi, Il Ciclista di Milano e La Tripletta di Torino, nati ambedue nel 1895. Passata nel 1913 alla Soc. ed. del Secolo, la Gazzetta divenne stabilmente trisettimanale; ma durante la guerra mondiale tornò bisettimanale, per trasformarsi in quotidiano nel giugno 1919. Deve la sua massima diffusione non solo alla larghezza dei suoi servizî, ma all'essersi fatta iniziatrice di grandi manifestazioni sportive, a cominciare dai giri ciclistici di Lombardia e d'Italia. Retta da una società editrice a sé dal 1921, nel 1922-32 ha pubblicato una speciale edizione romana bisettimanale, poi trisettimanale, cessata nel 1932 per accordo intervenuto con Il Littoriale. Sono passati, fra gli altri, alla direzione della Gazzetta, Eugenio Camillo Costamagna che ne fu il fondatore con Eliso Rivera, E. Longoni, U. Toffaletti, Emilio Colombo: questi la dirige attualmente. Tra i redattori vanno ricordati Tullo Morgagni, Adolfo Cotronei, Lando Ferretti (nato a Pontedera nel 1895; già presidente del C. O. N. I. e capo dell'ufficio stampa del Capo del governo, deputato e membro della Giunta del bilancio); Bruno Roghi, ecc.
Il Tempo. - Si pubblicò dal 1899 al 1912; nacque con indirizzo radicale ed ebbe per direttore Gustavo Chiesi; poi, avvenuto il distacco della grande massa dei socialisti milanesi dal partito ufficiale nel 1903, divenne l'organo dei riformisti e fu diretto da Claudio Treves.
L'Unione. - Cattolico, si pubblicò dal 1908 al 1912.
L'Italia. - Successe nel 1912 a L'Unione, che a sua volta era risultato dalla fusione dell'Osservatore cattolico con La Lega lombarda. Fu diretto dal 1925 al 1929 da E. Calligari; attuale direttore Natale Oliva.
Il Popolo d'Italia. - Uscì il 15 novembre 1914. La sua vita s'identifica con l'attività del suo fondatore e direttore, e le tappe principali del suo cammino sono altrettanti momenti della recente storia italiana: l'intervento, la guerra, l'impresa fiumana, la lotta antibolscevica, la marcia su Roma. Diretto prima da Benito Mussolini (v.), poi da suo fratello Arnaldo (v.), è oggi sotto la direzione morale se non ancora effettiva del primogenito di questo, Vito. Fra i suoi redattori principali sono da ricordare: Giulio Barella (nato a Rovigo nel 1888, amministratore del giornale; ha organizzato all'estero varie mostre del giornalismo italiano); Giovanni Capodivacca ("Gian Capo", nato a Cervarese S. Croce nel 1884; autore di varî lavori teatrali anche in collaborazione con Arturo Rossato); Franco Ciarlantini (nato a Sanginesio nel 1885; deputato al parlamento; direttore del periodico Augustea; editore; ha dato vari lavori al teatro; è autore di libri educativi e di pubblicazioni di guerra); Sandro Giuliani (nato a Montalto di Castro nel 1885; è redattore-capo del giornale); Piero Parini (nato a Milano nel 1894 è ora direttore generale dei Fasci italiani e delle scuole italiane all'estero); Valentino Piccoli (nato a Napoli nel 1892; ha pubblicato lavori teatrali, romanzi, volumi di critica letteraria e di filosofia); Luigi Razza (nato a Vibo Valentia nel 1892; deputato al parlamento, fu tra i fondatori del fascio trentino; è presidente della Confederazione nazionale dei sindacati fascisti dell'agricoltura); Gino Rocca (v.); Margherita Sarfatti (nata a Venezia; fondatrice, agli ordini di B. Mussolini, di Gerarchia; autrice di numerose opere fra le quali una storia della pittura moderna e, notissima, una biografia di B. Mussolini). Tra i corrispondenti del giornale si ricordano: Nicola Bonservizi (v.) e Antonio Pirazzoli (nato a Bagnacavallo nel 1883) da Parigi: Carlo Camagna (nato a Palermo nel 1884) da Londra; G. Prezzolini (v.), Francesco Paoloni e Gaetano Polverelli (nato a Visso nel 1886; deputato al parlamento, fu tra i fondatori del fascio di Roma; dal 1931 capo dell'ufficio stampa del Capo del governo) da Roma. Fra gl'inviati speciali del giornale si ricordano: Mario Appelius (nato ad Arezzo nel 1892), autore di notissimi volumi di viaggi, e Mario Lago, corrispondente a bordo dell'aeronave Italia, scomparso nella tragica fine della spedizione di questa nell'Artide. Per qualche tempo (1924-25) il Popolo d'Italia pubblicò un'edizione romana diretta da Paolo Orano (nato a Roma nel 1875, deputato al parlamento, scrittore e giornalista di varia attività).
L'Ambrosiano. - Fondato nel 1922 da Umberto Notari (nato a Bologna nel 1878, scrittore e giornalista, fondatore di varî giornali e riviste, fondatore dell'Istituto editoriale italiano, autore di romanzi e di saggi diversi), che lo diresse sino al 1925, seguì sempre un indirizzo filofascista ed è ora diretto da Giulio Benedetti. Ebbe sempre larghi servizî d'informazione specie economico-finanziaria e un'ottima terza pagina.
La Finanza d'Italia. - Nato nel 1926 e tuttora vivente: ha carattere esclusivamente economico-finanziario ed è diretto da Umberto Notari.
Modena. - L'Unitario. - Visse dal 1859 al 1862.
Gazzetta di Modena. - Visse dal 1859 al 1862.
La Croce di Savoia. - Visse dal 1859 al 1860.
Gazzetta dell'Emilia. - Fondato a Bologna nel giugno 1869 dal calabrese D. Cuzzo-Crea, fu sempre ispirato dal Minghetti ed ebbe fra gli altri direttori Gualtiero Belvederi (Bologna 1852-Roma 1919; poi redattore a Roma del primo Fracassa, del Don Chisciotte e del Torneo; poi a Milano fondatore della Sera e infine a Roma, dal 1894, redattore della Tribuna) e Ugo Pesci (Firenze 1842-Bologna 1908, combattente a Custoza, seguì l'esercito italiano sino alla presa di Roma raccogliendo poi le sue impressioni giornalistiche in due volumi: Come siamo entrati in Roma e I primi anni di Roma capitale). Nel 1980 la Gazzetta si trasformò in Giornale di Bologna che ebbe poco più di un anno di vita. Risorto nel 1906 sotto la direzione di Cesare Viaggi, cessò di esistere nel maggio 1911, per risorgere un mese dopo a Modena, dove esce tuttora, sempre diretto dal Viaggi.
Il Difensore. - Organo cattolico fondato nel 1861, trasformato nel 1867 in Il Diritto cattolico, estinto nel 1911 e sostituito dal Giornale di Modena, estinto nel 1915. Dal 1868 al 1873 fu diretto da mons. Pietro Balan (Este 1841-Padova 1893), già direttore della Libertà cattolica di Venezia, che diresse poi a Roma L'Aurora.
Menotti. - Democratico (1869-70).
Il Cittadino. - Nato nel 1875 e vissuto oltre un decennio.
Il Panaro. - Liberale (1862-1914).
La Provincia di Modena. - Si pubblicò dal 1910 al 1911.
Napoli. - Gazzetta di Napoli. - Trae le sue origini dal vecchio organo ufficiale che, abbandonando la qualifica di costituzionale presa il 27 marzo 1848, tornò a dirsi Giornale ufficiale del Regno delle Due Sicilie nel 1849, poi ancora Giornale costituzionale il 3 luglio 1860 e infine (dopo la fuga di Francesco II) Giornale ufficiale di Napoli il 6 settembre 1860. Questo, perduto ben presto il suo carattere ufficiale, si trasformò nel Giornale di Napoli (sotto la direzione di Biagio Miraglia) e quindi, dal 1871, nella Gazzetta di Napoli, diretta da Giorgio Palomba, marchese di Pascarola, poi, dopo un tentativo di Gaetano de Felice e Giuseppe de Aldisio, ridotta a settinanale e quindi soppressa intorno al 1890.
Il Tempo. - Di tendenze assolutiste (1848-1850 circa).
L'Ordine. - Nacque nel 1850; si proponeva la difesa della "Legge" e dell'"Autorità" e visse, pare, quattr'anni.
Il Tornese. - Nacque nel 1856; era un "giornale universale politico scientifico letterario artistico bernesco" che usciva tutti i giorni in quattro paginette formato sedicesimo e costava appunto un tornese.
Arlecchino. - Umoristico liberale (1860-64); quotidiano dal 1862.
Il Nazionale. - Cavourriano (1860-62); direttore Ruggero Bonghi, redattori F. De Sanctis (v.), Diomede Marvasi, P. Villari (v.), ecc.
La Bandiera italiana. - Visse dal 1860 al 1861.
Il Popolo d'Italia. - Repubblicano (1860) diretto da Filippo De Boni (v.), Giorgio Asproni, ecc.
Il Pungolo. - Fondato il 15 ottobre 1860 da Iacopo Comin, si accostò alla sinistra specie con Cairoli e Crispi. Nel 1894 si disse Il Pungolo parlamentare, che dopo la morte del Comin passò sotto la direzione di Michele Ricciardi (già redattore-capo, morto nel 1917) ed ebbe un periodo di rinnovato splendore al tempo del processo Dreyfus. Nel 1902 tornò a intitolarsi Il Pungolo e visse ancora sino al 28 gennaio 1911. Per molti anni Il Pungolo fu un centro politico e intellettuale ed ebbe fra i suoi redattori Arturo Labriola, Ferdinando Russo, Vittorio Pica, Michele Uda, Floriano Del Secolo, Romolo Caggese, Corso Bovio.
La Patria. - Moderato (1861), diretto da A. Bianchi-Giovini.
L'Italia degli Italiani. - Si pubblicò nel 1861.
L'Italia una. - Si pubblicò dal 1860 al 1861.
L'Indipendente. - Fondato da A. Dumas (v.), visse dal 1861 al 1862.
L'Azione. - Mazziniano (1862-1863).
L'Italia. - Liberale moderato (1862-65), diretto da Luigi Settembrini (v.), poi da Francesco De Sanctis.
Corriere d'Italia. - Liberale (1862). La Nuova Italia. - Si pubblicò nel 1862.
Il Roma. - Fondato il 22 agosto 1860 da Pietro Sterbini (v.), che ne fu il primo direttore, Giovanni Brombeis e Diodato Lioy (Venosa 1839-Napoli 1912, giurista ed economista, direttore di una Tipografia dei classici italiani). Suo motto e programma era: "Monarchia e Democrazia, Religione e Libertà". Fra i suoi direttori si ricordano Pasquale Billi (Napoli 1850-Bagnoli 1902, fondatore di Roma Capitale, poi deputato di sinistra alle legislature XI-XVII e XIX), Giuseppe Lazzaro (Napoli 1825-1910; patriota, compilatore del clandestino Corriere di Napoli prima del 1860; deputato di sinistra alle legislature VIII-XXII, senatore dal 1908) e l'attuale Carlo Nazzaro (nato a Chiusano nel 1887). Furono suoi redattori F. Petruccelli della Gattina, F. Verdinois, Arturo Labriola, Teodoro Rovito (nato a Napoli nel 1875; autore di libri di guerra, di umorismo e di un dizionario di scrittori italiani contemporanei), ecc.
Il Conciliatore. - Cattolico (1863), diretto da Salvatore Cognetti-Giampaolo.
La Libertà cattolica.- Cattolico, fondato a Venezia nel 1866, trasportato a Napoli nel 1868; diretto prima da Girolamo Milone, fu migliorato nel 1890, specialmente a opera di mons. G. Granito di Belmonte, attualmente cardinal decano, diretto quindi da G. de Felice e da Francesco Parlati, infine ridotto a settimanale e verso il 1915 soppresso.
Il Piccolo. - Moderato (1868-1891) fondato da R. De Zerbi (v.) che lo diresse fino al 1888, ebbe poi direttori Dario Peruzy; Arturo Colautti (v.); Federico Verdinois (nato a Caserta nel 1844, morto nel 1927; noto oltreché come giornalista attivissimo e scrittore fecondo di romanzi, novelle, lavori drammatici e saggi di critica, come traduttore di romanzi russi e inglesi; tradusse per il primo dal polacco in italiano il Quo Vadis?; lasciò anche dei ricordi giornalistici); Peppino Turco; Napoleone Lorazzini (Firenze 1840-Imola 1897; romanziere e commediografo, partecipò alla guerra per l'indipendenza serba e alla spedizione San Marzano in Africa). Col settembre 1891 s'intitolò ll Piccolo del mattino, ma nel dicembre successivo si fuse col Paese.
La Stella di Napoli. - Cattolico (1871).
Il Corriere del mattino. - Visse dal 1873 al 1888; fu fondato da Martino Cafiero (nato nel 1842, morto a Napoli nel 1884) ed ebbe poi per direttore A. Colautti, critico letterario F. Verdinois, cronista R. Bracco (v.).
La Discussione. - Cattolico e legittimista, sorto verso il 1870, morto col sec. XIX.
La Posta. - Visse dal 1879 al 1882.
Il Crociato. - Clericale (1882-84), diretto da Stefano San Pol; nel 1884 si fuse con L'Italia reale.
L'Italia reale. - Clericale borbonico (1880-90), diretto da Francesco De Mari duca di Castellaneta.
Napoli. - Organo della sinistra meridionale, fondato nel 1884 da Martino Cafiero e morto in quell'anno con il fondatore.
La Bandiera. - Democratico (1884).
Il Guelfo. - Cattolico federalista (1886-87), fondato da G. de Aldisio (Napoli 1863-1905) e da G. de Felice (Napoli 1863). Fu organo battagliero tanto che, nelle elezioni dell'88, gli avversarî corruppero l'amministratore e se ne impadronirono. I fondatori pubblicarono allora subito Il vero Guelfo, che fu organo di battaglia violenta, ma ebbe un solo anno di vita prospera.
Il Corriere di Napoli. - Nato il 2 gennaio 1888 dalla fusione del Corriere di Roma e del Corriere del mattino. Sotto la direzione di E. Scarfoglio (v.) divenne un giornale ricco di servizî (nella prima guerra d'Africa ebbe inviato speciale in Eritrea Luigi Mercatelli) e battagliero. Lo Scarfoglio uscì nel 1891 per fondare Il Mattino, del quale più tardi il Corriere divenne un'edizione della sera. Fra i principali redattori sono da ricordare Matilde Serao (v.), Roberto Bracco, Luigi Mercatelli, ecc.
Il Paese. - Organo nicoteriano (1891).
Don Marzio. - Visse dal 1891 al 1926; fondato da Eugenio Sacerdoti (nato a Milano nel 1863, datosi poi all'avvocatura), che nei primi anni lo diresse insieme con Ettore Moschino, e fu poi sostituito da Peppino Turco, fu giornale crispino in origine, poi conservatore.
Il Mattino. - Fondato nel 1891 da Edoardo Scarfoglio e da Matilde Serao, divenne ben presto il più diffuso giornale del Mezzogiorno e uno dei più importanti d'Italia per ricchezza di servizî e scelta di redattori e collaboratori, fra i quali Matilde Serao, G. A. Borgese (v.), Riccardo Forster (nato a Zara nel 1869, autore di liriche e novelle); Ettore Marroni "Bergeret", nato a Perugia nel 1882; fu inviato speciale del Mattino e della Stampa in Giappone e in Russia); Mario Morasso (nato a Genova nel 1871; autore di studî di storia, di versi e di numerosi volumi di politica); Ferdinando Russo e i figli dello stesso direttore, Paolo, Carlo e Antonio. Alla morte dello Scarfoglio ebbe a direttore il figlio di lui, a cui succedettero Riccardo Forster, e il primo direttore fascista Francesco Paoloni, seguito nel 1932 da Luigi Barzini; vice-direttore l'on. Nicola Sansanelli.
Il Giorno. - Visse dal 1899 al 1927; fu fondato da M. Serao, uscita dal Mattino, e durò sino alla morte di lei. Eccetto che per gli articoli della direttrice, ebbe importanza tutta locale.
Il Mezzogiorno. - Liberale, poi fascista (1918-1930), diretto dal professore Floriano Del Secolo (nato a Melfi nel 1877), poi da Giovanni Preziosi (nato a Torella dei Lombardi nel 1881: ha pubblicato varî scritti di carattere economico-sociale). Redattore-capo Carlo Nazzaro.
Padova. - Il Giornale di Padova. - Fondato nel 1866, trasformato nel 1882 in L'Euganeo, fu organo moderato, diretto per qualche tempo da A. Colautti. Si estinse nel 1891.
La Libera stampa. - Si pubblicò nel 1867.
Il Bacchiglione. - Democratico, si pubblicò dal 1871 al 1886.
Corriere veneto. - Si pubblicò dal 1872 al 1875.
Il Ruzante. - Quotidiano umoristico, si pubblicò nel 1872.
La Specola, L'Ancora, La Sentinella. - Tre quotidiani cattolici che vissero successivamente dal 1882 al 1909.
Il Veneto. - Liberale, nato il 24 aprile 1888, diretto da Eugenio Valli (Sticuta 1853-1924, deputato alle legislature XVII-XXIII, senatore dal 1913) e ora da Alfredo Melli (nato a Ferrara nel 1870).
La Provincia di Padova. - Moderato, fondato nel 1899, tuttora vivente, diretto da Augusto Calore.
La Libertà. - Cattolico (1909-1921), diretto dal conte Giuseppe Dalla Torre.
Il Popolo veneto. - Cattolico (1921-25), diretto da L. A. Mondini.
Palermo. - Giornale di Sicilia. - Liberale, fondato il 7 giugno 1860 da Girolamo Ardizzone (v.) che lo diresse sino alla sua morte (1893), seguito dal figlio Alessandro (morto nel 1930) e dall'altro figlio Giuseppe (nato a Palermo nel 1871). È ora diretto da Antonio Favales (nato a Palermo nel 1881; già redattore capo dell'Ora di Palermo e redattore di Sicilia Nuova).
Il Precursore. - Fu fondato nel giugno 1860 da F. Crispi, che ne assunse egli stesso la direzione nel dicembre successivo; sospeso nel 1864, fu ripreso nel 1866, ma per breve tempo, ché il Crispi, dopo la sua adesione alla monarchia, fondò a Firenze La Riforma.
L'Amico del popolo. - Democratico, si pubblicò dal 1860 al 1891.
Il Nuovo precursore. - Nato nel 1867 circa e vissuto oltre un ventennio.
La Sicilia cattolica. - Fondato nel 1868, vissuto oltre un trentennio.
La Luce. - Si pubblicò dal 1870 al 1871.
Lo Statuto. - Si pubblicò dal 1874 al 1886 circa.
La Democrazia. - Si pubblicò nel 1883 circa.
L'Ora. - Sorto nel 1900 in opposizione al Giornale di Sicilia è stato diretto successivamente da Vincenzo Morello, Edoardo Scarfoglio, Tullo Giordana e altri. Ora è diretto da Nino Sofia.
Corriere di Sicilia. - Cattolico, si pubblicò dal 1910 al 1913, diretto da Vincenzo Mangano.
Parma. - Gazzetta di Parma. - La vecchia Gazzetta di Parma (che divenne quotidiana, da trisettimanale che era, nel 1850) perse, con l'annessione, il carattere ufficiale del governo ducale e si disse "ufficiale per gli atti amministrativi e giudiziarî della provincia di Parma", qualifica che scomparve quando il giornale ingrandì il formato. Fu organo moderato, sotto la direzione di Parmenio Bettoli (v.) prima (1860), di Davide Rabbeno poi (1861-76). Fu assorbito nel 1928 dal Corriere Emiliano.
Il Patriota - Si pubblicò nel 1859.
Il Presente. - Democratico, visse dal 1867 al 1890.
Il Nuovo patriota. - Fondato nel 1870 da P. Bettoli; di breve vita.
La Provincia. - Nato nel 1882 circa.
Il Corriere di Parma. - Fondato nel 1889, proprietario l'editore Luigi Battei, diretto per qualche tempo da Gino Trespioli, il quale fondò in seguito Il Giornale di Parma.
Il Corriere Emiliano. - Nato il 10 gennaio 1925 con indirizzo decisamente fascista, ebbe per primo direttore Pietro Solari (nato a Bagnoli Irpino nel 1895, autore di romanzi e racconti, ora corrispondente da Berlino della Gazzetta del popolo) e poi Stanis Ruinas (nato nel 1900, autore di varie opere politiche e letterarie).
Pavia. - L'Osservatore pavese. - Visse intorno al 1860.
Il Patriota. - Nato nel 1862 circa, vissuto circa 25 anni.
Corriere ticinese. - Visse dal 1885 al 1889.
Perugia. - Corriere dell'Umbria. - Si pubblicò nel 1870.
La Provincia dell'Umbria. - Nato intorno al 1872, vissuto un quinquennio circa.
L'Unione liberale. - Moderato, sorto nel 1882, diretto per qualche tempo da A. Colautti.
La Democrazia. - Si pubblicò dal 1867 al 1911.
Piacenza. - Il Progresso. - Si pubblicò dal 1867 al 1911.
L'Ordine. - Fondato nel 1882, subito sostituito da
La Libertà. - Si pubblicò dal 1883 al 1926, allorché si fuse con
La Scure. - Fascista, fondato dall'on. B. Barbiellini, quotidiano dal 1923, fusosi con La Libertà nel 1926, e tuttora vivente col titolo La Scure-(La Libertà), diretto da Corrado Rocchi.
Pisa. - Il Messaggero pisano. - Si pubblicò nel 1870.
La Sentinella pisana. - Si pubblicò nel 1880.
Il Corriere toscano. - Trasferito da Livorno nel dicembre 1907.
Pola. - Corriere istriano. - Subito dopo la liberazione, fu fondato L'Azione, che ebbe prima carattere socialista-riformista, ma sulla fine del 1923 fu acquistato dalla Federazione Fascista Istriana. Esso assorbì il quotidiano Istria Nuova, nato nel 1921, e col 1929 mutò il suo titolo in quello di Corriere istriano, che ora conserva, sotto la direzione di Giovanni Maracchi, attuale proprietario (nato a Pisino nel 1891; volontario di guerra; deputato al parlamento per le legislature XXVII e XXVIII).
L'Arena. - Liberale (1925).
Ravenna. - Il Ravennate. - Si pubblicò dal 1864 al 1888.
Corriere delle Romagne. - Fondato nel 1885, fuso l'anno dopo col Ravennate.
Corriere di Romagna. - Si pubblicò dal 1911 al 1916.
Reggio Calabria. - Il Popolo di Calabria. - Si pubblica dal 1921.
Reggio Emilia. - L'Italia centrale. - Moderato, si pubblicò dal 1863 per circa un quarantennio.
La Sinistra. - Democratico, si pubblicò dal 1887 al 1890.
La Giustizia. - Fu una derivazione del vecchio settimanale socialista dello stesso nome, che seguitò a pubblicarsi contemporaneamente. Ebbe per direttore Camillo Prampolini (Reggio Emilia 1859-Milano 1930; XXIII-XXV, arrestato nel 1899, appena chiusa la sessione parlamentare, per l'assalto alle urne nella tornata del 30 giugno. Militò sempre nella frazione riformista). Redattore-capo Giovanni Zibordi (nato a Padova nel 1870; autore di studî di letteratura e di politica sociale: deputato alle legislature XXIV e XXV (Montecchio, Parma). Cessò nel 1925.
Il Solco fascista. - Organo della Federazione Fascista, fondato nel 1928 dall'on. Mario Muzzarini, diretto da Andrea Bonomi.
Roma. - Giornale di Roma. - Era l'organo ufficiale, che il 6 luglio 1849 abbandonò il titolo di Monitore di Roma, datogli dalla Repubblica, e prese quello di Giornale di Roma. Seguitò poi con questo titolo e con carattere ufficiale a uscire tutti i giorni, salvo i festivi, sino al 1870.
L'Osservatore romano. - Nato il 5 settembre 1849, fu trisettimanale in principio, e solo col 1851 divenne quotidiano. Recava sulla testata, a guisa di programma, le due parole: "Legge-Ordine". Cessò le pubblicazioni nel 1852, per risorgere il 1° luglio 1861. In quei primi anni si presentava come indipendente e recava l'indicazione "giornale politico-morale"; nel 1862 adottò i due motti: "Unicuique suum - Non praevalebunt". Sospeso per breve tempo nel 1870, dopo la soppressione del Giornale di Roma risorse come organo ufficiale. Oggi si pubblica nella Città del Vaticano. I suoi direttori furono nominati sempre dalla Segreteria di stato e fra essi si ricordano: Cesare Crispolti; Giovanni Battista Casoni (1829-1919, lasciò un'interessante autobiografia e parecchie opere di difesa cattolica); Giuseppe Angelini (1855-1925, che entrò all'Osservatore nel 1878, diresse nel 1886 il Mattino di Roma, tornò quindi all'Osservatore) e conte Giuseppe Dalla Torre (nato a Padova nel 1885), che dirige l'Osservatore dal 1920. Accanto a suo zio Cesare, si affermò come giornalista il marchese Filippo Crispolti (nato a Rieti nel 1857), direttore dell'Avvenire, del Cittadino di Genova e del Momento di Torino, deputato cattolico alla XXV legislatura (Torino), senatore dal 1922.
Il Trionfo. - Fu il primo quotidiano che uscì all'indomani dell'entrata delle truppe italiane in Roma.
La Gazzetta del popolo. - Uscì il 22 settembre 1870; il 24 novembre prese il titolo di La Libertà e visse piuttosto a lungo, con indirizzo moderato, sotto la direzione di Edoardo Arbib.
Gazzetta ufficiale di Roma. - Uscì il 22 settembre 1870 e sospese le pubblicazioni il 30 giugno 1871, sostituita l'indomani dalla Gazzetta ufficiale del Regno.
Il Romano. - Fondato (1870) e diretto dall'avv. Federico Pugno.
Il Colosseo. - Si pubblicò nel 1870.
La Concordia. - Si pubblicò nel 1870, diretto da Carlo Pisani.
L'Avvenire nazionale. - Si pubblicò nel 1870.
Il Tevere. - Si pubblicò dal 1870 al 1871.
Il Diavolo color di rosa. - Quotidiano umoristico (1870-73), diretto da R. Giovagnoli (v.).
Corriere di Roma. - Uscì nel 1870 e fu diretto da C. Reverada.
La Capitale. - Democratico (1870-1907), fondato e diretto da Raffaele Sonzogno (nato a Milano nel 1829, assassinato a Roma nel 1875 per mandato di Giuseppe Luciani; romanziere, direttore a Milano della Gazzetta di Milano; deputato alla X legislatura, riconfermato per l'XI, si dimise da deputato nel 1871 in seguito agli attacchi della Gazzetta d'Italia e al processo che ne seguì).
La Riforma. - Si pubblicò dal 1867 al 1896. Fu fondato a Firenze da F. Crispi, F. De Boni, B. Cairoli, G. Carcassi e A. Bertani con programma di democrazia legalitaria, secondo il motto: instauratio ab imis fundamentis. Finì per diventare l'organo crispino per eccellenza, specialmente dopo che il 1° settembre 1871 fu trasportato a Roma. Ebbe fra i suoi direttori Michele Torraca (nato nel 1840, morto ad Alagna nel 1906), fratello di Francesco (v.), Andrea Torre; Tommaso Palamenghi-Crispi (nato ad Agrigento nel 1861, nipote di F. Crispi, autore di numerose pubblicazioni di biografia e politica crispina, deputato per le legislature XVIII-XIX, direttore del Roma di Roma, della Rivista di Roma, della Rivista storica del Risorgimento italiano, della Concordia). Redattore-capo per molti anni Primo Levi ("L'Italico"; Ferrara 1853-Roma 1917; critico e storico dell'arte; console generale).
Il Diritto. - Si pubblicò a Roma dal 2 novembre 1871, ma era stato fondato a Torino il 3 aprile 1854 e di là trasportato nel giugno 1865 a Firenze, donde passò a Roma. Fu il primo giornale di carattere veramente italiano. Uscì a Torino, in seguito a un accordo fra le varie frazioni della democrazia per la pubblicazione di un organo unico, sotto la direzione dei deputati C. Correnti, A. Depretis, L. Pareto, Giuseppe Robecchi e L. Valerio. Fu sempre organo di sinistra ed ebbe grande importanza specialmente dopo il 1876. Fra i suoi direttori sono da ricordare: il barone Annibale Marazio (di Alba: 1830-1916: avvocato, deputato alle legislature VIII-XIX, segretario generale delle Finanze); Giuseppe Civinini (Pistoia 1835-71; cospiratore mazziniano, garibaldino, deputato di sinistra alle legislature IX-XI); Clemente Maraini (deputato di Frosinone alla XX legislatura); Michele Torraca; G. B. Ballesio; Pietro Del Vecchio (nato a Mondovì nel 1845; avvocato; garibaldino; deputato di sinistra alle legislature XIII-XIX, avversario del trasformismo depretisiano; industriale della carta), oltre a Giovanni Antonio Sanna (sardo; deputato di sinistra alle legislature VI, VII, IX), che nel 1860 acquistò il giornale dal Marazio.
Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia. - È il giornale ufficiale dello stato (per le modalità e il valore giuridico della pubblicazione in essa delle leggi e dei decreti reali, v. gazzetta ufficiale). Si pubblica a Roma dal 1° luglio 1871, ma le sue origini risalgono alla Gazzetta di Torino e notizie particolari (1793-96), cui successe la Gazzetta piemontese (1797-1800). Il 21 termidoro dell'anno VIII (9 agosto 1800) il nome fu cambiato in Gazzetta nazionale del Piemonte, e poi ancora in Il Francese Subalpino, Le Français Subalpin, Le Journal des Alpes e Gazzetta torinese, e finalmente in Gazzetta piemontese (1814). Il giornale, diventato quotidiano intorno al 1834, conservò il titolo fino alle annessioni, quando prese il titolo di Gazzetta ufficiale del Regno (4 gennaio 1860). Divenuto Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia col 1861, passò a Firenze nel 1865, e nel 1871 a Roma. La Gazzetta ebbe fra i suoi direttori Felice Romani (v.), Giuseppe Torelli ("Ciro d'Arco", di Arona; 1817-1866, scrittore); Giuseppe Massari. La Gazzetta ufficiale, Filippo Canuti (v.) e Giovanni Piacentini.
La Libera Roma. - Si pubblicò nel 1871.
La Frusta. - "Giornale politico-morale", trisettimanale dal novembre 1870 al 1° gennaio 1871. Cessò nel 1875 seguitando con La Nuova frusta (1875-76). Nel 1879 risorse, diretto da Carlo Marini, cui successe nel 1880 Federico Calamati, ma per breve tempo.
La Palestra. - Si pubblicò dal 1871 al 1872.
Il Tribuno d'Italia. - Si pubblicò nel 1871.
La Nuova Roma. - Si pubblicò dal 1871 al 1873.
L'Opinione. - Trasportato a Roma da Firenze dove, a sua volta, era stato trasportato da Torino.
La Voce della verità. - Organo cattolico intransigente (1871-1904), fondato dal principe don Filippo Lancellotti, ebbe direttori, fra gli altri, Enrico Mastracchi; Giuseppe Sacchetti (Padova 1845-Firenze 1906, poi direttore dell'Unità cattolica, lasciò opere di propaganda e polemica cattolica) e il marchese Lorenzo Bottini, di Lucca, già direttore dell'Esare.
Il Fanfulla. - Si pubblicò a Roma dal 21 ottobre 1871, ma era stato fondato a Firenze l'anno avanti da F. De Renzis, G. A. Cesana e Giuseppe piacentini ("Silvius", Pecetto Torinese 1822-Roma 1905, sfidò le ire popolari propugnando sulla Gazzetta di Torino il trasporto della capitale a Firenze). Si differenziava dai soliti giornali per una maggiore distinzione di forma, vivacità e varietà di contenuto. Ebbe tra i suoi direttori Baldassarre Avanzini (Spezia 1840-Brianzola 1905) e Achille Plebano (di Asti, nato nel 1835, giornalista e uomo politico). Fra i suoi collaboratori il più illustre fu Ferdinando Martini (v.), che vi entrò nel 1871 e contribuì più d'ogni altro a dare al giornale la sua impronta colta e geniale. Caratteristica del Fanfulla fu anche l'uso e abuso dei pseudonimi, sotto i quali non è sempre facile identificare i veri nomi. Il Martini tra il 1871 e il '74 si firmò col nome di "Fantasio" o con quello di "Fox", mentre tra il '75 e il '77 si firmò per lo più "Hettorre". Degli altri, "Silvius" era il Piacentini, "Lelio" era Gian Leopoldo Picardi; "Picche", Federico Verdinois; "Fucile", l'allora maggiore dei bersaglieri Oreste Baratieri; "Sior Momolo", Pompeo Molmenti; "Burraschino", Vittorio Turletti; "Bull-Calf", Gabriele d'Annunzio, e "Brigata" il conte Gabardo Gabardi-Brocchi (Firenze 1845-1915), figlio della poetessa Isabella, autore di versi, novelle, romanzi, commedie e composizioni musicali.
La Costituente. - Repubblicano (1872).
Il Popolo romano. - Fondato nel 1873 da Leone Fortis (Trieste 1824-Roma 1898; critico letterario e autore drammatico) e da Guglielmo Canori, fu acquistato nel 1875 da Costanzo Chauvet (S. Stefano Belbo 1844-Roma 1919), che lo tenne poi sino alla sua morte. Fu organo quasi sempre ufficioso, ricco d'informazioni su provvedimenti legislativi e ministeriali, notevole per i brevi succosi articoli dello stesso Chauvet, che si attirò col Popolo violente ostilità per le battaglie contro i partiti democratici. Alla morte dello Chauvet, gli eredi favorirono la trasformazione del giornale, che doveva sostenere il Partito agrario italiano. Per vicende finanziarie cessò nel 1922.
Roma. - Si pubblicò dal 1875 al 1876.
Il Monitore. - Si pubblicò dal 1875 al 1876.
L'Araldo. - Si pubblicò dal 1875 al 1877.
Rome. - Giornale moderato, uscì a Firenze nel 1871 col titolo di Journal de Florence; il 24 ottobre 1875 interruppe le pubblicazioni per riprenderle a Roma col titolo modificato. Visse fino al 1877 con indirizzo cattolico.
Il Bersagliere. - Fondato nel 1875 da Federico Pugno, passò poi sotto la direzione di Giuseppe Turco (morto a Napoli nel 1903), giornalista battagliero e arguto, che ne fece un vivace organo nicoteriano. Al Turco succedette per qualche tempo Achille Fazzari (v.).
Il Romano di Roma. - Cattolico (1877).
Il Messaggero. - Fondato l'8 dicembre 1878 da Luigi Cesana (Roma 1850-1932) in piccolo formato; primo direttore Fedele Albanese, poi insieme L. Cesana e L. A. Vassallo, poi L. Cesana solo, e via via, Raffaele Lucente, Ottorino Raimondi, Italo Carlo Falbo (nato a Cassano Ionio nel 1876, attualmente direttore del Progresso italo-americano di New York), Virginio Gayda, attualmente direttore del Giornale d'Italia, Pier Giulio Breschi (nato a Final Pia il 28 novembre 1874), Crispolto Crispolti (nato a Roma l'8 novembre 1882, che ha fondato l'Agenzia di Roma nel 1924), fino all'attuale Francesco Malgeri (nato a Messina nel 1900). Il Messaggero dovette il suo primo successo alla larghezza della cronaca, e al servizio minuto di notizie dal Lazio e dall'Umbria; fu sempre organo di libera democrazia, propugnatore della guerra di Libia e di quella italo-austriaca. È oggi un giornale a grande formato, con una edizione del lunedì, Il Meridiano, e un settimanale, Il Messaggero agricolo.
La Sinistra. - Organo di Crispi durante una breve sospensione della Riforma (1879-80).
L'Aurora. - Cattolico (1879-81), diretto da mons. Pietro Balan.
L'Esercito italiano. - Militare (1880-1922; col titolo Esercito e Marina continuò sino al 1926).
Il Capitan Fracassa. - Si pubblicò dal 1880 al 1890. Fondato da R. Giovagnoli e da L. A. Vassallo, fu diretto dai quattro suoi effettivi proprietarî Gennaro Minervini, Federico Napoli (di Palermo, morto a Roma nel 1882, prof. all'università di Palermo, deputato alle legislature IX-X), Peppino Turco e L. A. Vassallo, in realtà da quest'ultimo fino a quando ne uscì non volendo appoggiare la politica di Depretis e fondò il Don Chisciotte. Il Fracassa allora rimase al Turco, a cui succedette il Panzacchi. Il carattere impresso a questo giornale da "Gandolin" (e che doveva poi avere sviluppo in tutte le sue varie derivazioni: Don Chisciotte, Folchetto, Torneo, Giorno, secondo Fracassa e Travaso quotidiano) era dato specialmente dall'articolo pupazzettato, dalla freddura apparentemente ingenua, dal "profilo". Fra i principali redattori sono da ricordare Giustino Lorenzo Ferri (Piccinesco 1857-Roma 1930; critico drammatico e romanziere), Ugo Fleres (di Messina, nato nel 1859, autore di opere teatrali, romanzi, versi, ecc.; dirige la Galleria nazionale di arte moderna a Roma), E. Mezzabotta (Foligno 1852-Roma 1901; autore di romanzi d'appendice a forti tinte), Matilde Serao, il principe Stanislao Torlonia (nato a Roma nel 1856; deputato alle legislature XVIII-XIX). Vi fece le sue prime armi di giornalista Gabriele d'Annunzio (col nome di "Mario de' Fiori"), e così E. Scarfoglio ("Papavero").
La Lega della democrazia. - Organo di estrema sinistra (1880-83), fu diretto da A. Mario (v.) e cessò con la morte di questo. Poco dopo rinacque come Il Fascio della democrazia (1883-85), diretto da Edoardo Pantano (Assaro 1842-Roma 1932; deputato repubblicano alle legislature XVI, XVII, XIX-XXV; ministro dell'Agricoltura con Sonnino, 1906; senatore dal 1921), ma anche questo ebbe vita difficile e fu sostituito col gennaio 1886 da La democrazia-Eco del popolo, che durò sei mesi sotto la direzione di Ettore Socci (Pisa 1846-Firenze 1905; repubblicano, deputato alle legislature XVIII-XXII; autore di romanzi e novelle).
Il Monitore. - Si pubblicò nel 1881 sotto la direzione di Fedele Albanese uscito dal Messaggero.
L'Ezio II - Il Carro di Checco. - Si pubblicò dal 1882 al 1883 e fu l'organo del famoso Francesco o "Checco" Coccapieller.
La Rassegna. - Si pubblicò dal 1882 al 1886 come trasfo mazione in quotidiano della Rassegna settimanale (1878-82) di S. Sonnino (v.) e L. Franchetti; fu diretto da Michele Torraca.
Il Labaro. - Cattolico liberale (1882).
La Stampa. - Organo di Depretis (v.), si pubblicò nel 1882.
Il Mattino. - Cattolico (1884-85), diretto da Giuseppe Angelini.
Le Journal de Rome. - Fondato con capitali francesi nel 1882, fu organo ufficioso della S. Sede e sollevò grande clamore quando il suo redattore Henry des Houx fu processato e condannato per un articolo, e quando invece fu sconfessato da Leone XIII e costretto a cessare le pubblicazioni (29 giugno 1885) per aver pubblicato una protesta del card. Pitra contro la politica papale qualificata troppo libera. Fu suo direttore nelle prime settimane mons. Luigi Galimberti, futuro cardinale, che ne uscì con varî redattori, fra cui lo svizzero Francesco Carry, per fondare, con denari forniti da Leone XIII, il Moniteur de Rome, diretto poi sempre dal Galimberti fino alla sua nomina alla nunziatura di Berlino.
La Tribuna. - Fondato il 29 novembre 1883 quale organo della Pentarchia, e cioè della concentrazione delle Sinistre, si affermò ben presto come giornale di grande informazione e acquistò rapidamente una tiratura non superata allora che dal Secolo. Fu suo primo direttore Luigi Roux, redattore-capo Attilio Luzzatto (Udine 1848-Roma 1900), che succedette al Roux nella direzione e fu il vero autore della fortuna del sino al 1910. Gli succedette Olindo Malagodi (nato a Cento nel 1870; è senatore dal 1921; ha pubblicato volumi di versi, su questioni politiche ed economiche ecc.), già corrispondente da Londra, e a questo nel 1924 Tullo Giordana (Crema 1877, decorato di guerra, ebbe molteplice attività giornalistica; ha pubblicato romanzi, novelle, saggi), che rimase sino a quando avvenne la fusione con L'Idea nazionale. La Tribuna ebbe redattori e collaboratori tra i più celebrati della fine dell'Ottocento. Fra gli altri, Salvatore Barzilai (v.), Gabriele d'Annunzio (che vi scrisse dal 1884 al 1888 cronache mondane con varî pseudonimi, tra cui quello di "Duca Minimo"), Giovanni Faldella (nato a Saluggia nel 1846; scrittore; senatore dal 1896); Federico Fabbri; Giacomo Gobbi-Belcredi (Genova 1855-Roma 1918; si segnalò come inviato del giornale in Africa al tempo della spedizione di Assab e poi in Turchia, in Terra Santa, al Marocco, in Serbia, in Cina e in Giappone; diresse la Patria degli Italiani di Buenos Aires e l'Italia Coloniale); Luigi Mercatelli (nato ad Alfonsine nel 1853; fu anche console generale); Vincenzo Morello ("Rastignac", nato a Bagnara Calabra nel 1863; ricoprì varie cariche nelle gerarchie del giornalismo; è senatore dal marzo 1923; autore di versi, romanzi, lavori teatrali, scritti politici e letterarî); Eugenio Rubichi ("Richel", Napoli 1861-1900). Fra i redattori più recenti o attuali, si ricordano: il barone Mario Baratelli (nato a Bologna nel 1886, scrittore di economia, uno dei fondatori dell'Associazione nazionalista italiana); Emilio Cecchi (nato a Firenze nel 1884, critico letterario, prosatore finissimo e scrittore d'arte); Francesco Coppola (v.); Lucio D'Ambra (v.); Silvio D'Amico (v.); Arnaldo Fratelli (nato a Piediluco nel 1888, critico e romanziere); Primo Levi; Luigi Lodi; Maffio Maffii; Fausto Maria Martini (v.); Guido Milelli; Cipriano Efisio Oppo; Giuseppe Piazza (nato a Messina nel 1882, corrispondente viaggiante della Tribuna, attualmente corrispondente della Stampa da Berlino; si è occupato di questioni coloniali, letterarie e anche filosofiche). Attualmente la Tribuna ha per direttore Roberto Forges Davanzati (nato a Napoli nel 1880; uno dei fondatori del movimento nazionalista; è stato segretario politico del P. N. F.), per vice direttore Maurizio Maraviglia (nato a Paola nel 1883, deputato al parlamento), per redattore capo G. Milelli. Dal 1889 pubblica il settimanale La Tribuna illustrata.
Il Nabab. - Si pubblicò nel 1884, fu edito da A. Sommaruga e diretto da E. Panzacchi (v.).
Mastro Peppe. - Cattolico (1884-87), seguito da La Squilla (1887-92). diretti entrambi da A. Pelliccioni.
Il Moschettiere. - Fondato nel 1885 e diretto da Ernesto Mezzabotta.
Il Corriere di Roma illustrato. - Si pubblicò nel 1886-87 e fu diretto da Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao.
Don Chisciotte della Mancia. - Noto senz'altro come Don Chisciotte (1887-99), uscì il 20 dicembre 1887 con un fervido appello del Carducci: A noi, o giovanil". Ebbe per suo primo direttore "Gandolin", redattore-capo Luigi Lodi, che poi assunse la direzione. In esso fecero le prime armi molti giovani divenuti poi illustri o comunque assai noti nel giornalismo: Diego Angeli, Luigi Bertelli ("Vamba": v.), Edoardo Boutet ("Caramba", Napoli 1855-Roma 1915; critico teatrale; professore di storia dell'arte drammatica all'Accademia di Santa Cecilia in Roma; creatore del teatro stabile dell'Argentina), Emilio Faelli ("Cimone", nato a Parma nel 1866, deputato giolittiano alle legislature XXII-XXIV; senatore dal 1920); Carlo Montani, Gustavo Nesti (morto a Roma nel 1927); Olga Ossani-Lodi (nata a Roma nel 1857, moglie di Luigi Lodi, scrisse a preferenza di vita femminile e cronache mondane), ecc. Il giornale ebbe sempre un indirizzo liberale e continuò e sviluppò il "pupazzetto" creato dal Vassallo al Fracassa.
La Gazzetta d'Italia. - Trasportato da Firenze (v. sopra) nel gennaio 1882, si pubblicò a Roma fino al 1889.
Il Secolo illustrato. - Fondato nel 1887 e diretto da Luigi Mercatelli.
La Cronaca nera. - Si proponeva la difesa del basso clero contro il clero più alto (agosto-dicembre 1889).
La Patria. - "Organo della democrazia parlamentare" (1891-93).
Il Folchetto. - Visse dal 1891 al 1894; fondato e diretto da Emilio Faelli; redattori "Vamba" e altri usciti dal Don Chisciotte.
Il Torneo. - Si pubblicò nel 1892 e fu un breve tentativo fatto da "Gandolin" con L. Lodi quando essi abbandonarono per qualche tempo il Don Chisciotte.
Il Giornale. - Si pubblicò dal 1894 al 1895 e fu diretto da V. Morello.
Avanti! - Fu il primo giornale schiettamente socialista e uscì il 26 dicembre 1896 sotto la direzione di Leonida Bissolati (v.), redattore-capo Garzia Cassola (nato a Borgotaro nel 1869, passò al giornalismo dalla magistratura; è attualmente corrispondente del Mattino). Arrestato il Bissolati durante i moti del '98, la direzione fu temporaneamente assunta da Enrico Ferri (v.), redattore capo I. Bonomi (v.). Tornato il Bissolati, vi rimase finché la frazione rivoluzionaria trionfante nel partito affidò il giornale a Enrico Ferri (1903-07). Tornò ancora il Bissolati col prevalere dei riformisti; ma poco dopo si ritirò, essendo stato deciso il trasporto del giornale a Milano. Gli succedette allora Claudio Treves (nato a Torino nel 1869; avvocato; deputato alle legislature XXII-XXVII, decadde nel 1926), sostituito il 1° dicembre 1912 da Benito Mussolini (v.), che fece del giornale un organo polemico vivacissimo e ne uscì il 20 ottobre 1914 perché favorevole all'intervento in guerra. L'Avanti! si estraniò allora dal sentimento popolare a motivo delle campagne disfattiste condotte specialmente sotto la direzione di Giacinto Menotti Serrati (nato a Oneglia nel 1875); ebbe un momento di apparente rigoglio per la sua triste campagna bolscevica del dopoguerra e vegetò poi, sotto varie direzioni, sino alla sua definitiva soppressione nel 1926. Fra i redattori principali del suo trentennio di vita son da ricordare: Angiolo Cabrini (nato a Codogno nel 1869, professore in Svizzera, agitatore socialista, deputato alle legislature XXI-XXIV, uscì dal partito socialista con L. Bissolati; attualmente dirige l'Ufficio internazionale del lavoro, sezione italiana; autore di versi e di numerose opere di politica e legislazione sociale); Gabriele Galantara ("Rata Langa", caricaturista); Enrico Leone (professore di economia politica); Tomaso Monicelli; Paolo Orano; Francesco Paoloni; Guido Podrecca (Vimercate 1865-New York 1923; uscì dal partito perché ardente interventista; collaboratore del Popolo d'Italia, critico d'arte e musicologo).
Il Giorno. - Si pubblicò nel 1899; fondatore e direttore Luigi Lodi, fu un giornale di cultura più che d'informazione, ebbe collaboratori illustri in ogni parte d'Italia, a cominciare dal D'Annunzio, e fece un primo tentativo di stampa a due colori (rosso e nero), rinnovato poi dallo stesso Lodi alla Vita.
Il Giornale d'Italia. - Fondato il 15 novembre 1901 da Sidney Sonnino (v.), assistito dai suoi amici del centro parlamentare (G. Bastogi, V. De Asarta, F. Guicciardini, P. Bertolini, A. Salandra, ecc.), sorse per propugnare una politica di autorità e di prestigio dello stato. Per merito del suo primo direttore Alberto Bergamini (nato a Persiceto nel 1871; abbandonò il giornalismo militante nel 1922; è senatore dal 1920) divenne un giornale vivo, agitatore di questioni culturali e di grandi interessi pubblici. Al Bergamini succedette nel 1923 Vittorio Vettori, e a questo nel 1926 Virginio Gayda (nato a Roma nel 1885; si è occupato di questioni economiche, politiche e sociali; corrispondente dall'estero della Stampa, poi del Corriere della sera, poi (1921-26) direttore del Messaggero, visitò specialmente i paesi dell'Europa centrale e orientale, e in particolare la Russia ove fu addetto all'ambasciata italiana di Leningrado; fu inviato in missione ufficiale in varie altre capitali; autore di pregevoli opere di politica), attuale direttore. Il Giornale d'Italia nel suo trentennio e più di vita ha avuto redattori o corrispondenti principali: Luigi Antonelli (v.), Alessandro Bacchiani (nato a Pesaro nel 1869, sulla Tribuna prima, poi sul Corriere d'Italia si occupò di politica, storia civile, geografia e storia dell'arte); Goffredo Bellonci (critico letterario, nato a Bologna nel 1883, fu anche al Resto del Carlino, all'Epoca e al Corriere della sera); Arturo Calza ("Il Farmacista", nato a Venezia nel 1862); A. Capasso Torre ("Gubello Memmoli"), Eugenio Checchi (Livorno 1838-Roma 1932, critico e letterato di seria e larga cultura); Enrico Corradini (v.), Luigi Federzoni (v.); Eugenio Giovannetti (nato ad Ancona nel 1883, critico, scrittore teatrale, letterato, già redattore del Resto del Carlino, del Tempo, del Giornale di Roma e del Corriere Italiano); Adone Nosari (drammaturgo, romanziere, poeta, collaborò a moltissimi giornali; è nato a Tabellano nel 1878); Ugo Ojetti, Domenico Olivs; Ercole Rivalta (nato a Rovigo nel 1875; ha pubblicato romanzi, lavori teatrali, novelle ecc.). Enrico Corradini dal 1926 alla morte coprì anche la carica di presidente del consiglio d'amministrazione. Il Giornale d'Italia pubblicò negli anni della guerra di Libia e poi durante la guerra mondiale un'edizione straordinaria di mezzogiorno, Il Piccolo, che dalla fine del 1919 fu giornale autonomo, fatto di ultime notizie e articoli d'informazione varia. Dal 1922 pubblica anche il settimanale Il Giornale d'Italia agricolo e dal 1930 Il Giornale della Domenica, settimanale di varietà.
Capitan Fracassa. - Secondo giornale con questo titolo (1901-1905), fu diretto da Emilio Faelli.
Il Travaso quotidiano. - Si pubblicò dal 1901 al 1902. Nacque dall'umoristico settimanale Il Travaso delle idee, fondato nel 1899 e tuttora vivente. Lo diresse Carlo Montani (nato a Saluzzo nel 1868, già redattore del Don Chisciotte, del Folchetto e del Fracassa, poi redattore del Messaggero, dove ha patrocinato la messa in luce delle navi romane affondate nel lago di Nemi; è pittore a preferenza di paesaggio e ha fatto parte del gruppo dei XXV della Campagna romana).
Il Giornale di Roma. - Cattolico (1904-06) diretto dal marchese Gaetano de Felice. Fu il primo giornale cattolico romano che propugnasse la conciliazione con l'Italia.
Il Cittadino. - Democratico (1905-1906).
La Vita. - Fondato e diretto da Luigi Lodi, visse dal 1905 al 1914.
Il Corriere d'Italia. - Fondato il 26 luglio 1906, a sostituire il Giornale di Roma, che aveva sospeso le pubblicazioni. Ebbe grande importanza specialmente quando la direzione fu assunta da Paolo Mattei Gentili (nato a Pennabilli nel 1874; deputato cattolico dal 1910; sottosegretario alla Giustizia nel 1924-29), nella trasformazione del partito cattolico in senso costituzionale. Sostenne in seguito il partito popolare, ma favorì l'adesione dei cattolici al fascismo, contribuendo alla creazione del Centro nazionale. Prima del Mattei Gentili, fu suo direttore Gaetano de Felice (nato a Napoli nel 1863, autore di studî sul Boccaccio, di una vita di Pio XI ecc.). Redattori Egilberto Martire (nato a Roma nel 1887; deputato e scrittore di cose cattoliche), Pietro Melandri (critico teatrale), che diresse per qualche tempo il giornale sino alla fine di esso (1929).
La Ragione. - Visse dal 1908 al 1912 e fu diretto da Arcangelo Ghisleri, poi da Ubaldo Comandini (v.); fu organo del partito repubblicano e dava larga parte alle polemiche e al notiziario di partito. Fu sostituito nel 1913 da L'Iniziativa.
La Patria. - Liberale (1902-1905), diretto da Federico Fabbri, uscito dalla Tribuna. Svolse sempre un programma patriottico e colonialista.
L'Azione. - Sindacalista, fondato a Genova nel 1919 dall'on. Orazio Raimondo per la resistenza al disfattismo post-bellico; diretto alla morte del Raimondo da Guglielmo Quadrotta, cessò nel 1920, e fu ripreso a Roma nel 1921, ufficioso del ministero Bonomi. Sospese definitivamente le pubblicazioni nel 1922.
L'Idea nazionale. - Nacque il 1° marzo 1911 come settimanale del nuovo partito nazionalista, per opera di Francesco Coppola (v.), Enrico Corradini (v.), Luigi Federzoni (v.), Roberto Forges-Davanzati, Maurizio Maraviglia, ai quali poi si aggiunse Alfredo Rocco. L'Idea contribuì con la sua campagna alla spedizione di Libia, si trasformò in quotidiano col 2 ottobre 1914, lottando poi per l'intervento, per la guerra a oltranza, infine per la difesa della vittoria. Nell'ottobre 1926 si fuse con la Tribuna. Il primo direttore dell'Idea quotidiano fu R. Forges Davanzati seguito da Domenico Oliva, A. Rocco. Fra i suoi redattori si ricordano Roberto Cantalupo (nato a Napoli nel 1891; deputato, sottosegretario alle Colonie, diplomatico; si è occupato soprattutto di problemi coloniali); Antonello Caprino; Silvio D'Amico; Cornelio Di Marzio (nato a Pagliara dei Marsi nel 1896, ha occupato importanti cariche politiche, è autore d) opere politiche e teatrali), Ruggero Fauro (Ruggero Timeus, nato a Trieste nel 1891, irredentista, volontario degli Alpini, morto sul Carso il 14 settembre 1915), Umberto Fracchia, Arnaldo Fratelli, Umberto Guglielmotti, Guido Milelli, Italo Minunni, Tomaso Monicelli (nato a Ostiglia nel 1883), Adone Nosari, Cipriano Efisio Oppo, ecc.
Il Tempo. - Liberale (1917-1922), fu diretto da Tomaso Monicelli e da Mario Missiroli.
L'Epoca. - Democratico (1918-1923), fondato da Tullo Giordana che ne fu anche direttore.
Giornale di Roma. - Liberale a tinta fortemente nazionale (1920-1923).
Il Paese. - Fondato nel 1921, organo di F. S. Nitti. Sospeso nel '22, risorse l'anno dopo mutando il titolo in Il Nuovo Paese e assumendo indirizzo filofascista. Durò sino al 1925.
Corriere Italiano. - Filofascista (1923-24).
Il Mondo. - Democratico (1922-25), ispirato prima da F. S. Nitti (v.), poi da G. Amendola (v.), diretto prima dall'on. Andrea Torre (nato a Torchiara il 5 marzo 1866, deputato alle legislature XXIII-XXVII, ministro della Pubblica Istruzione nel secondo ministero Nitti, senatore dal 1929) e poi da Alberto Cianca.
Il Popolo. - Fondato nel 1923, fu l'organo di opposizione del Partito Popolare e fu diretto dall'avv. A. Donati. Durò sino al 1925.
Il Tevere. - Fondato il 27 dicembre 1924 da Telesio Interlandi (nato a Chiaramonte Gulfi nel 1894, già redattore della Nazione e dell'Impero; ha scritto poesie, novelle, ecc.), che tuttora lo dirige, sorse come giornale polemico di contrattacco alle opposizioni antifasciste. Tecnicamente si discosta dal consueto tipo italiano, dando meno posto al notiziario e più agli articoli polemici (brevi, nervosi, efficaci) e ai problemi di letteratura e d'arte. Ne fu redattore artistico e letterario Corrado Pavolini (nato a Firenze nel 1898), direttore de L'Italia letteraria.
L'Impero. - Fondato nel 1923 da Mario Carli ed Emilio Settimelli subì varie trasformazioni ed è ora diretto dal solo Settimelli. Ha manifestato sempre tendenze ultrafasciste e del più acceso patriottismo.
Il Lavoro fascista. - È l'organo delle Confederazioni nazionali dei Sindacati fascisti dei lavoratori e dei professionisti e artisti. Fondato il 30 dicembre 1928 sotto la direzione dell'on. Augusto De Marsanich a cui poi succedette l'attuale direttore Gherardo Casini. Si occupa soprattutto di problemi economici e del lavoro; ma ha anche larghi servizî dall'interno e dall'estero e tratta ampiamente di letteratura e di arte. Il Lavoro fascista è sorto dalla trasformazione de Il Lavoro d'Italia già settimanale e poi quotidiano, fondato da Edmondo Rossoni (nato a Tresigallo nel 1894; organizzatore del sindacalismo fascista; dal 1932 sottosegretario alla Presidenza del consiglio) quale organo della Confederazione nazionale fascista dei Sindacati fascisti dei lavoratori.
Il Popolo di Roma. - Nato nel settembre 1925 in sostituzione dell'edizione romana del Popolo d'Italia, e quindi con carattere nettamente fascista. Lo dirige dalla fondazione l'on. Paolo De Cristofaro (nato a Summonte nel 1892) che è anche il presidente e l'amministratore della società editrice. Redattore-capo Nino Cantalamessa.
Il Littoriale. - Quotidiano sportivo fondato nel 1927, a Bologna, da Leandro Arpinati (v.), che ne fu il primo direttore. Fu trasferito nel 1929 a Roma, e ne assunse la direzione l'on. Iti Bacci, che la tenne sino al maggio 1932. Lo dirige attualmente Goffredo Barbacci. Ha promosso importanti competizioni sportive. Nel '32 è cessata l'edizione bolognese, per accordi intervenuti con la Gazzetta dello sport.
Rovereto. - Il Messaggiere tirolese.- Nato in italiano a Innsbruck nel 1814, trasferito poco dopo a Bolzano, poi a Trento e dal 1817 a Rovereto, divenuto Messaggiere tirolese di Rovereto col 1850, nel'59 era venuto in proprietà di Antonio Caumo (Rovereto 1811-Verona 1883; strenuo difensore dell'italianità del Trentino; poi direttore dell'Adige di Verona), che col 1° luglio 1861 ne fece un quotidiano di propaganda italiana, nel '63 lo intitolò Messaggiere di Rovereto e nel '66 Messaggiere del Trentino. Soppresso l'11 luglio 1866 all'inizio della guerra, risorse il 5 dicembre a Verona come Messaggiere, sempre per opera del Caumo (e di suo figlio Antonio, 1842-75), che sperò invano di riportarlo nel Trentino liberato. Il 29 giugno 1867 si fuse con L'Adige.
Rov1go. - Il Corriere del Polesine. - Uscì nel 1890, fondato da G. B. Casalini. Cessò le pubblicazioni nel 1927.
La Voce del Mattino. - Fondato nel febbraio 1926, è organo del fascismo polesano e si occupa a preferenza di problemi sindacali, agricoli e industriali. Suo fondatore e direttore è l'ing. Enzo Casalini, nato a Roma nel 1886, direttore della rivista Economia, deputato al parlamento dal 1924, sottosegretario di stato alle Finanze dal 1928.
Sassari. - La Gazzetta di Sassari. - Giornale per le inserzioni giudiziarie e amministrative. Si pubblicò dal 1871 al 1875 circa.
La Sardegna. - Si pubblicò dal 1882 al 1888.
La Nuova Sardegna. - Quotidiano dal 1892, liberale, cessato nel 1926.
L'Isola. - Nacque nel marzo 1924 per sostenere le candidature fasciste nelle elezioni generali, ma seguitò a pubblicarsi anche dopo, auinentando il suo raggio d'azione; lo dirige l'on. Antonello Caprino.
Savona. - Il Cittadino. - Cattolico, nato nel 1867 circa, vissuto circa un quarantennio.
La Liguria occidentale. - Si pubblicò dal 1876 al 1885.
Savona nuova. - Si pubblicò dal 1889 per breve tempo.
Torino. - Dopo il 1848 sopravvivono l'organo ufficiale, Gazzetta piemontese (v. sopra, Roma: Gazzetta ufficiale) e alcuni giornali sorti nel primo impulso patriottico, come la Gazzetta del Popolo, L'Opinione, poi trasportato a Firenze (v. sopra), La Concordia (sino al 1852), Il Risorgimento (sino a tutto il 1852).
L'Armonia della religione colla civiltà. - Fu fondato a Torino nel 1848 da mons. Luigi Moreno, vescovo d'Ivrea, dal marchese Carlo Birago di Vische (Torino 1797-1862, già ufficiale nelle Guardie, gentiluomo di bocca e da ultimo gentiluomo di camera di Carlo Alberto), da don Guglielmo Audisio e da don Giacomo Margotti, il quale ultimo assunse la direzione. Fu prima bisettimanale, poi trisettimanale e, dal 1855, quale reazione al fiorire dei giornali patriottici, quotidiano. Organo rigidamente clericale e reazionario, subì frequenti condanne, sequestri e sospensioni. Uscitone il Margotti nel 1863 per fondare l'Unità cattolica, il giornale andò rapidamente decadendo; il 4 dicembre 1866 seguì la capitale a Firenze, ma dopo poco dovette cessare le pubblicazioni.
Giornale degli operai. - Reazionario, fondato nel 1848 da S. San Pol Gandolfo, fu sostituito dopo pochi mesi dallo Smascheratore in cui scriveva anche don Margotti e che morì nel 1850 dopo aver procurato varie condanne al suo direttore, accesissimo polemista.
La Gazzetta del popolo. - Fondato il 16 giugno 1848 da Giovan Battista Bottero, da Felice Govean (Racconigi 1818-1898, autore di fortunati lavori teatrali e di brevi opere letterarie), Alessandro Borella (Castellamonte 1815-1868, medico, patriota ardente, deputato dalla II all'VIII legislatura) e Norberto Rosa (Avigliana 1803-1862, letterato, poeta satirico, deputato della II legislatura). Sorto con indirizzo nazionale-liberale, pose come programma "Italia unita sotto la monarchia di Savoia con Roma capitale". Sin dai primi giorni diede assistenza agli esuli e ai profughi (Francesco Crispi 1849) e in ogni guerra dell'indipendenza ne proclamò arditamente la necessità. Propugnò l'elezione a deputato di G. Garibaldi poco dopo Novara (settembre 1849) e a lui offrì una spada d'onore. Effettuò la consegna dei "cento cannoni" per la fortezza di Alessandria e in occasione della spedizione di Crimea distribuì sciabole e pistole. Appoggiò la politica di Cavour, assistette la spedizione dei Mille, prese l'iniziativa del Consorzio nazionale (1866). Decisamente avverso alla politica giolittiana, proclamò la necessità dell'entrata dell'Italia in guerra (1915) facendosi centro in Piemonte delle iniziative per la resistenza. Sostenne apertamente l'impresa fiumana e il fascismo. Ritiratosi il Govean nel 1861, rimase solo direttore il Bottero, alla cui morte succedette Baldassare Cerri (1897-1902), seguito da Delfino Orsi (nato a Dogliani nel 1868; senatore nel 1924, morto nel 1929) e Giovanni Collino (1902-17), D. Orsi solo (1917-24), Raffaello Nardini Saladini (1924-26), Maffio Maffii (1926-27), Ermanno Amicucci (nato a Tagliacozzo nel 1890; ha dato vita all'organizzazione giornalistica italiana dopo la legge 3 aprile 1926; ha fondato la prima scuola di giornalismo in Italia; è deputato), con G. Debenedetti condirettore (1927-30), e finalmente E. Amicucci solo, attuale direttore, cui si deve un completo rinnovamento del giornale, uscito dalla sua cerchia regionale per gareggiare con i massimi quotidiani nazionali. Fra i suoi redattori e corrispondenti principali la Gazzetta ha annoverato o annovera: Giuseppe Bevione; Nino D'Aroma; Ezio Maria Gray (nato a Novara nel 1885, due volte decorato di guerra, deputato fascista dal 1921; autore di novelle, romanzi, scritti di politica e di economia), Orazio Maria Pedrazzi (nato a Travo nel 1889, diresse nel 1925 il Regno, deputato per la XXVII legislatura, diplomatico, autore di varie opere politiche), Pietro Solari, Ettore Marroni, Paolo Monelli, Ardengo Soffici, Massimo Bontempelli, Mario Sobrero, Giuseppe Ungaretti, Bruno Barilli, Francesco Chiesa, ecc.
Gazzetta ufficiale del Regno d'Italia. - Portato a Roma (v. sopra).
Il Progresso. - Visse dal 1850 al 1851; organo liberale, fu fondato da un gruppo di dissidenti dalla Concordia; i deputati Alessandro Borella, Cesare Cabella, A. Depretis (v.), Matteo Pescatore, Sebastiano Tecchio (v.) e il sac. Giuseppe Robecchi (deputato alle legislature IV-VIII per Garlasco e Vigevano e senatore dal 1874). Aveva sulla testata il motto virgiliano Italiam! Italiam! e fu effettivamente diretto da S. Tecchio, quindi da C. Correnti (v.). Vi collaborarono i meridionali F. Crispi e S. Spaventa e il marchigiano E. Camerini, sì che in realtà vi erano rappresentate le varie parti d'Italia.
La Croce di Savoia. - Giornale moderato (1850-52). Suo redattore principale fu Ruggero Bonghi.
La Voce nel deserto. - Visse dal 1850 al 1855, diretto da A. Brofferio (v.); si mutò poi in Voce della libertà, diretto da G. La Cecilia, poi in Voce del progresso col Brofferio.
L'Espero. - Fu fondato nel 1853 da G. A. Cesana, C. Piacentini e V. Bersezio (v.). Rimasto sotto la direzione di Paolo Emilio Nicoli, assorbì nel 1862 il settimanale lafariniano Piccolo corriere d'Italia, e si chiamò Espero-Piccolo corriere d'Italia, poi solo Espero.
L'Unione. - Fu fondato nel 1853 da Aurelio Bianchi-Giovini, costretto a uscire da L'Opinione. Il giornale, cavourriano, cessò nel 1861.
Il Diritto. - Fondato nel 1854, si pubblicò a Roma dal 1871 (v. sopra).
Il Piemonte. - Giornale (1855-1869) fondato da L. C. Farini in sostituzione del cavourriano Il Parlamento, fondato nel 1853.
L'Indipendente. - Giornale liberale (1856-57), sorto in gran parte per iniziativa di rifugiati.
La Staffetta. - Liberale (1858-60), sostituito poi dalla Gazzetta di Torino.
Lo Stendardo italiano. - Nacque nel dicembre 1859 e fu organo della Società Costituzionale "I liberi uomini"; diretto dall'avv. Carlo Beolchi (v.), cessò le pubblicazioni nel 1860.
Gazzetta di Torino. - Uscì il 1° gennaio 1860 in sostituzione della Staffetta; fu avversario del Rattazzi e propugnatore del ritorno di Cavour. Nel 1915 prese il nome di Il Giornale, quindi cessò le pubblicazioni.
La Discussione. - Visse dal 1862 al 1864; fu organo liberale di destra, diretto da Pier Carlo Boggio (nato a Torino nel 1827; professore di diritto costituzionale all'università di Torino, amico e collaboratore di Cavour al Risorgimento, direttore del Conciliatore e dell'Indipendente, deputato di destra alle legislature VI-IX; lottò per il compimento dell'unità secondo il programma cavourriano; volontario nel '66, perì a Lissa).
La Stampa. - Fu (1861-64) organo d'Italiani di altre regioni, specialmente meridionali, e fra essi Ruggero Bonghi, con Lorenzo Rocco redattore-capo, Paulo Fambri e Silvio Spaventa collaboratori, i quali miravano a neutralizzare l'influenza piemontese nel governo e nell'amministrazione; cessò col trasporto della capitale a Firenze.
L'Unità cattolica. - Fondata nel 1863 e trasferita nel '93 a Firenze (v. sopra).
La Monarchia nazionale. - Poi La Monarchia italiana (1862-65), fu organo rattazziano ed ebbe direttori, fra gli altri, Annibale Marazio, Carlo Pancrazi e Saverio Scolari (Belluno 1831-Roma 1893), professore di diritto costituzionale in varie università.
Le Alpi. - Trasformato poi in La Libertà (1865-66), fu organo della "Permanente" diretto da Domenico Berti.
La Democrazia. - Si pubblicò dal 1868 al 1870 ed ebbe per direttore Giuseppe Beghelli (Briga 1847-Nizza 1877, garibaldino, autore di una Storia della Repubblica Romana del 1849).
La Stampa. - Risale alla seconda Gazzetta piemontese, giornale fondato il 9 febbraio 1867 da V. Bersezio, che gli creò a fianco la fortunata Gazzetta letteraria (1877-1902) e nel 1880 fu sostituito da L. Roux. Questi poi, associatosi l'avv. Alfredo Frassati (nato a Pollone [Vercelli] nel 1868; giurista; fu tra i più fervidi propugnatori dell'impresa libica; nominato senatore nel 1913) trasformò la Gazzetta in un grande giornale, dandogli dal 31 marzo 1895 il titolo di La Stampa col sottotitolo Gazzetta piemontese, scomparso solo nel 1908. Nel 1900 il Roux, diventato direttore della Tribuna, lasciò La Stampa al Frassati che lo diresse sino al 1921, quando si fece sostituire prima da V. Banzatti e M. Prati, poi da V. Banzatti e Luigi Salvatorelli (nato a Marsciano nel 1886; già professore di storia della Chiesa all'università di Napoli, ha pubblicato in questo campo di studî scritti notevolissimi). Nel 1926 il sen. Frassati (già avverso all'entrata in guerra e, nel dopoguerra, contrario al fascismo) cedette la proprietà del giornale a un gruppo di fascisti, e allora la direzione passò ad Andrea Torre, seguito (1929-1931) da Curzio Malaparte (nato a Prato nel 1898; brillante letterato e autore di scritti politici), poi da Augusto Turati e quindi (1932) da Alfredo Signoretti. La Stampa ha contato fra i suoi direttori e corrispondenti numerosi giornalisti e scrittori di valore, e fra gli altri: Luigi Ambrosini (Fano 1883-Torino 1929); Benedetto Cirmeni (nato a Mineo nel 1854, deputato alle legislature XVIII-XXIV, senatore dal 1920); Mario Bassi (nato a Forlì nel 1889; critico letterario; autore teatrale; corrispondente dalla guerra di Libia e dalla guerra mondiale; combattente per terra, aria e mare; compì una spedizione sovvenzionata da La Stampa al Himālaya e al Karakorum); Giuseppe Bevione, G. A. Borgese; Arnaldo Cipolla (nato a Como nel 1879, uno dei più noti giornalisti viaggianti italiani; ha raccolto in numerosi e fortunati volumi le corrispondenze inviate dai suoi lunghi e numerosi viaggi); Giovanni Corvetto (Genova 1830-Torino 1898; generale, sottosegretario alla Guerra, senatore dal 1894); Andrea Della Corte (nato a Napoli nel 1883, critico e storico musicale); Virginio Gayda; Ettore Marroni ("Bergeret"); Concetto Pettinato (nato a Catania nel 1886, ha scritto opere su varî paesi da lui visitati come corrispondente); Giuseppe Piazza; Cesare Sobrero; Italo Zingarelli, ecc.
Il Ficcanaso. - Quotidiano umoristico (1868-1876).
Papà Camillo. - Diretto da F. Govean, si pubblicò dal 1875 al 1876.
Il Risorgimento. - Si pubblicò dal 1876 al 1880; fondato da Biagio Caranti (nato a Sezze Monferrato nel 1839; patriota, autore del Catechismo politico dei contadini, garibaldino, deputato di destra nella legislatura XII per Cuneo; lasciò scritti di politica e storia) per la rivendicazione della caduta Destra, fu poi diretto da Luigi Tegas (Torino 1844-1897; amico di Cavour che gli affidò numerosi incarichi, fu deputato di destra nelle legislature V, VII, XI, XII e XV-XVII) e da Roberto Sacchetti (Montechiaro d'Asti 1847-Roma 1881, avvocato, romanziere, già redattore del Pungolo di Milano, poi corrispondente romano della Gazzetta Piemontese).
Il Corriere nazionale. - Cattolico, si pubblicò dal 1887 al 1895, e si fuse poi con l'Italia reale (1893-1914).
Il Momento. - Cattolico, fondato nel 1903 e cessato nel 1929.
L'Ordine nuovo. - Comunista, nato nel 1919, di breve vita.
Il Piemonte. - Vissuto dal 1924 al 1925.
Il Regno. - Diretto da Orazio Pedrazzi. Visse nel 1925.
Trani. - Il Quotidiano. - Si pubblicò nel 1914.
Trento. - Gazzetta di Trento. - Nato nel 1849, di partito italiano, cessò lo stesso anno. Riprese col medesimo titolo, ma governativo, nel 1857; nel 1897 si fuse con La Patria (sorta nel 1893).
La Libertà. - Sorto a Milano nel 1917, per opera di Trentini emigrati, diventò quotidiano dopo la guerra e cessò nel 1925.
Il Giornale del Trentino. - Poi Il Trentino (1868-70), fondato e diretto dal barone G. B. a Prato (Trento 1812-83; deputato al parlamento di Francoforte e alla costituente austriaca a Vienna e a Kremsier, professore a Rovereto, destituito per la sua propaganda d'italianità).
Il Nuovo Trentino. - Cattolico (1919-1925).
Il Trentino. - Diretto da Bernardo Moser (1872).
Il Nuovo giornale del Trentino. - Fondato da G. B. a Prato (1873).
Il Popolo. - Socialista, strenuo difensore dell'italianità del Trentino (1900-1914), fondato e diretto da Cesare Battisti (v.). Acquistato nel 1921 da Luigi Razza, uscì quotidiano dal 20 settembre 1922 e appoggiò subito dopo l'azione fascista. Nel marzo 1923 si trasformò in Giornale di Trento e il 13 gennaio 1924 in Il Brennero, organo della Federazione fascista. Dal 1° gennaio 1930 esce a 6 pagine, diretto da Enzo Boriani.
Treviso. - Gazzetta di Treviso. - Fondato nel 1866 dal patriota, poeta e critico letterario Ferdinando Galanti (Venezia 1840-1916), visse, con qualche interruzione, un trentennio.
La Provincia di Treviso. - Si pubblicò dal 1878 al 1880.
L'Eco del Sile. - Cattolico (1878-1880), poi trasformato in Il Sile (1881-82).
Il Progresso. - Si pubblicò nel 1880 circa.
Il Giornale di Treviso. - Si pubblicò dal 1910 per breve tempo.
La Provincia di Treviso. - Si pubblicò dal 1910 per breve tempo.
Il Piave. - Cattolico, visse pochi anni dopo la guerra.
Il Brennero. - Nato nel 1914 (v. sopra: Il Popolo).
Trieste. - L'Osservatore triestino. - Organo ufficiale fondato il 3 luglio 1784, prima settimanale, poi quadrisettimanale, dal 1843 quotidiano, sospese le pubblicazioni il 30 ottobre 1918 per riprenderle come organo indipendente l'11 novembre 1918. Nel 1875 creò un supplemento mattutino di cronaca cittadina, L'Adria, che morì dopo la nascita del Piccolo. É bollettino degli atti ufficiali e foglio di annunzî legali per le prefetture della Venezia Giulia, diretto da Salvatore Spada.
Il Tempo. - Fondato nel 1858, portato a Venezia nel 1869.
L'Indipendente. - Fondato nel giugno 1877 per la difesa dell'italianità istriana, subì continue persecuzioni da parte dell'Austria ed ebbe spesso i suoi direttori e redattori in carcere.
Il Piccolo. - Fondato il 29 dicembre 1881 da Teodoro Mayer (v.), fu da principio organo di grande informazione specie di notizie del regno, sì che a poco a poco divenne un vero focolaio d' italianità. Ebbe per varî anni condirettore Roberto Prezioso, redattore-capo Francesco Salata (nato a Ossero nel 1876; consigliere di stato; senatore dal 1930; uno dei capi del movimento nazionalista in Istria avanti la guerra; preposto all'ufficio centrale delle nuove provincie; diplomatico; studioso di problemì giuridici e di storia). Allo scoppio della guerra con l'Italia, il 23 maggio 1915 fu assalito e distrutto dalla teppa assoldata dalla polizia. Risorse il 20 novembre 1919, diretto da Rino Alessi (nato a Cervia nel 1885, già direttore del Giornale del mattino di Bologna), che ne curò la riorganizzazione su nuove basi, redattore-capo Giuseppe Stefani (nato a Pirano nel 1887; ha pubblicato scritti soprattutto sull'Austria sotto gli Asburgo), corrispondente politico da Roma Ermanno Amicucci. Appartengono oggi alla redazione del Piccolo Mario Nordio, redattore-capo; Aldo Mayer, direttore amministrativo; Silvio Benco (nato a Trieste nel 1874; internato dagli Austriaci durante la guerra; critico, letterato e romanziere). Il Piccolo esce tre volte al giorno: Il Piccolo la mattina, Il Piccolo della sera a mezzogiorno, Ultime notizie la sera.
Il Cittadino. - Liberale, nato nel 1886, vissuto varî anni.
La Nazione. - Liberale-democratico (1918-1922), diretto da Silvio Benco e Giulio Cesari.
Il Lavoratore. - Massimalista, settimanale, quotidiano durante la guerra mondiale.
Il Lavoratore socialista. - Organo del partito socialista ufficiale, sorto dopo il passaggio del Lavoratore ai comunisti.
L'Era nuova. - Sorto nel marzo 1919 con programma nazionalista e antisocialista, per svolgere nella Venezia Giulia un'azione parallela a quella del Popolo d'Italia. Promosse vivaci campagne politiche attraverso gli articoli del suo fondatore, e direttore sin quasi alla fine, Francesco Paoloni (nato a Perugia nel 1875, prima nel movimento e nel giornalismo socialista, poi, durante e dopo la guerra, con Mussolini e col Popolo d'Italia; direttore nel 1917 e quindi nel 1924-25 di un'edizione romana di questo giornale; dal 1928 alla fine del 1931 condirettore del Mattino di Napoli; deputato dal 1929). L'Era nuova sostenne la necessità di una riforma parlamentare. Fu soppresso il 1° agosto 1923.
Il Popolo di T.rieste. - Fondato il 10 dicembre 1920 da Francesco Giunta (nato a S. Piero a Sieve nel 1887; avvocato, combattente, organizzatore del fascio triestino, deputato, sottosegretario di stato, ex-segretario del P. N. F.), secondo quotidiano fascista italiano, centro di propaganda nazionale e fascista, fatto segno il 1° febbraio 1930 a un attentato di terroristi slavi, in cui lasciò la vita il redattore Guido Neri. Dopo il Giunta, ha avuto direttori Gino D'Angelo (1922-23), Giovanni Menesini e Michele Risolo (1924-26), Piero Saporiti (1926-27), Raffaello Nardini Saladini, e oggi è nuovamente diretto da Michele Risolo. Ebbe anche redattore-capo Nino D'Aroma (1926-27).
Udine. - Giornale del Friuli. - Già Il Giornale di Udine e del Veneto orientale, fu fondato nel 1866 da P. Valussi, trasformato in Giornale del Friuli nel 1924, e nel 1931 in Il Popolo del Friuli, organo della Federazione fascista, diretto da Piero Pedrazza.
La Patria del Friuli. - Fondato nel 1877, sospeso dopo la battaglia di Caporetto, ripreso dopo la vittoria italiana sotto la direzione di Giuseppe Del Bianco, cessato alla fine del 1931.
Il Friuli. - Cattolico, si pubblicò dal 1883 per circa un ventennio.
Il Crociato. - Pubblicato nel 1910, trasformato (1913) in Corriere del Friuli, cessò le pubblicazioni nel 1917.
Il Paese. - Si pubblicò per pochi anni sino al 1915.
Varese. - La Cronaca prealpina. - Fondata nel 1888 da Giovanni Bagaini e tuttora vivente sotto la direzione di Armando Mazza (nato a Palermo nel 1884).
Venezia. - Gazzetta di Venezia. - La secolare Gazzetta privilegiata di Venezia era diventata ufficiale il 4 settembre 1799 col titolo di Gazzetta Veneta privilegiata, Gazzetta privilegiata di Venezia col 18 marzo 1814, il 22 marzo 1848 aveva preso il titolo di Gazzetta di Venezia e l'indomani aveva aggiunto la qualifica di "Foglio Ufficiale della Repubblica Veneta" col motto in testa "Viva San Marco!", sostituito poco di poi col leone di San Marco; il 25 agosto 1849 usciva senza il leone e il 28 rimetteva al suo posto l'aquila bicipite mantenendo la qualifica di "foglio uffiziale", che abbandonò il 5 ottobre 1866. Da allora si trasformò in giornale liberale, sotto la direzione dell'avv. Paride Zaiotti, a cui succedette nel 1889 Ferruccio Macola. Nel 1906 si fuse col conservatore Il Giornale di Venezia, diventando organo conservatore esso stesso; fu diretto da Luciano Zuccoli (v.) sino al 1912. Dal 1922 lo dirige Gino Damerini (nato a Venezia il 10 luglio 1884, critico e autore teatrale, scrittore d'arte e di storia).
Il Lombardo-Veneto. - Nacque nel giugno 1850; ebbe un paio d'anni di vita sotto la direzione di A. Conti.
Daniele Manin. - Fondato nell'ottobre 1866 da Enrico Salvagnini (Padova 1836-Venezia 1890; poeta, giurista, autore di studî storici e sociali) e da Guglielmo Berchet (Venezia 1833-1913; storico, con N. Barozzi editore delle Relazioni degli ambasciatori veneti), ebbe brevissima durata.
Il Tempo. - Fondato nel 1866 a Trieste dai fratelli Antonio (Portole 1827-Trieste 1887) e Giovanni (che morì a Roma nel 1905) Antonaz, portato nel 1869 a Venezia dove durò oltre un ventennio sotto la direzione di Isidoro Antonaz, di Pier Luigi Galli e poi di Roberto Galli (di Venezia, deputato di sinistra alle legislature XVI-XIX e XXI-XXIV; sottosegretario all'Interno nell'ultimo ministero Crispi). Rimase sempre organo di sinistra.
Il Rinnovamento. - Si pubblicò dal 1866 al 1902: nei primi tempi fu diretto da Carlo Pisani.
Corriere della Venezia. - Fondato nel 1866 da Leone Fortis.
La Libertà cattolica. - Uscì nel 1866, diretto da mons. P. Balan.
Il Veneto cattolico. - Si pubblicò dal 1867 al 1882.
L'Adriatico. - Democratico, si pubblicò dal 1876 al 1917; fu fondato da Sebastiano Tecchio iuniore (nato a Vicenza nel 1844, avvocato, volontario del'66; deputato di sinistra alle legislature XIII, XV, XVIII-XXII, senatore dal 1911), che lo diresse per un quarantennio.
La Venezia. - Moderato (1876-94), ebbe come direttori Carlo Pisani, A. Colautti, P. Fambri.
La Difesa. - Fu organo (1882-1917) cattolico e battagliero, specialmente sotto la direzione del p. Gaetano Zocchi, poi sotto quella, durata più di un ventennio, di Francesco Saccardo (1862-1931), uomo di fiducia del patriarca Sarto, poi papa Pio X. Ne raccolsero l'eredità il Corriere di Venezia e poi il Venezia, durati pochi anni.
Gazzetta del Popolo. - Si pubblicò dal 1883 al 1884.
La Sera. - Si pubblicò nel 1884.
Il Gazzettino. - Fondato il 20 marzo 1887 da Gian Pietro Talamini (nato a Vodo di Cadore nel 1845) come democratico, a 2 centesimi, poi salito a grande tiratura. È tuttora diretto dal Talamini.
Il Piccolo. - Si pubblicò nel 1887.
Il Giornaletto. - Socialistoide a 2 centesimi la copia (1903-1906).
Il Giornale di Venezia. - Conservatore, si pubblicò dal 1903 al 1906, quando si fuse con la Gazzetta di Venezia.
Verona. - La Gazzetta uffiziale. - Nacque nel 1855 come trisettimanale e dal 1857 divenne quotidiano. Nel 1860 si trasformò in giornale politico col titolo di Giornale di Verona: il programma era indicato dai motti del frontespizio: "Legittimità e Libertà - Integrità dell'Impero". Col 18864 si trasformò in Nuova Gazzetta di Verona, sempre austriacante.
Giornale di Verona. - Si pubblicò dal 1860 al 1863.
L'Arena. - Fondato quattro giorni prima dell'entrata delle truppe italiane, il 12 ottobre 1866, fu sempre organo moderato ed ebbe direttori, fra gli altri, Dario Papa (1873-80), Ruggero Giannelli (1880-82), G. A. Aymo (1889-1901) e di nuovo Dario Papa che, reduce dall'America, voleva farne un grande giornale d'informazione. Dal 1930 è diretto da Antonio Galata.
L'Adige. - Fondato nel 1866 dalla ditta Civelli, fu organo di democrazia temperata, ed ebbe direttori A. Comandini, Luigi Dobrilla, ecc.
Verona fedele. - Cattolico, nato nel 1870 e vissuto a lungo.
Il Corriere di Verona. - Si pubblicò dal 1880 al 1885 circa.
La Nuova Arena. - Fondato pel 1882 da R. Giannelli uscito dall'Arena.
Vicenza. - La Sveglia. - Si pubblicò nel 1869.
La Provincia di Vicenza. - Moderato, fu diretto per due anni dal conte Roberto Corniani (nato a Milano nel 1846, avvocato, patriota, ha pubblicato scritti di natura politico-sociale). È cessato nel 1927.
Il Berico. - Cattolico (1876-1915).
Corriere Veneto. - Cattolico (1919-28).
Vedetta Fascista. - Nacque nell'estate del 1926 come settimanale e divenne quotidiano il 31 ottobre 1926, assorbendo dopo due mesi La Provincia di Vicenza. Lo dirige ora Arturo Novello.
Voghera. - Il Giorno. - Si pubblicò nel 1910.
Particolare importanza per l'organizzazione giornalistica italiana ha l'Agenzia Stefani. - Fondata nel 1853 a Torino da Guglielmo Stefani (nato a Venezia nel 1819, giornalista, patriota del '48, esiliato nel '49 dal Veneto, direttore della Gazzetta Piemontese, autore di opere varie di carattere nazionale, morto a Torino nel 1861), l'Agenzia Telegrafica Stefani iniziò la propria attività su modeste basi. Dopo la morte del fondatore fu diretta da Raimondo Brenna, che aiutato dalla vedova dello Stefani allacciò relazioni con le agenzie estere Havas e Reuter, e successivamente dal Buscaglini e dal figlio dello Stefani, Gerolamo, insieme al conte Guerrini. L'Agenzia si trasferì da Torino a Firenze e da Firenze a Roma, con i rispettivi trasferimenti della capitale. Nel 1881 i redattori erano quattro, e la quasi totalità dei dispacci proveniva dalla Havas. Ma dall'81 al 1918, sotto la direzione del Friedlander, la Stefani si sviluppò enormemente, introducendo i servizî borsistici e finanziarî e seguendo tutti i progressi tecnici compiuti nel campo delle comunicazioni. Successero al Friedlander: l'avv. Mastrogiovanni (1918-20), G. Cappelletto (1921-24; nel 1920 l'Agenzia si era trasformata in anonima); e dal 1924 l'attuale direttore Manlio Morgagni, che fino al 1927 ebbe quale condirettore Gustavo Nesti. Oggi la Stefani gareggia per bontà e puntualità di servizî con le migliori agenzie estere; essa assicura: un servizio radiotelegrafico dei cambî, servizî commerciali, servizio telegrafico generale, telefonico interno e speciale estero, servizio "radio-Stefani" e trasmissione telegrafica delle immagini (dal 1929). L'Agenzia ha sedi in dieci importanti città italiane, oltre a molti uffici commerciali; alla fine del '29 essa aveva 255 corrispondenti in Italia e 40 all'estero.
Principali giornali italiani nelle colonie e all'estero.
Colonie italiane. - All'Asmara: Il Quotidiano eritreo. A Bengasi: Il Corriere della Cirenaica, ora La Cirenaica (nato nel 1920, oggi organo della Federazione fascista della colonia). A Tripoli: L'Avvenire di Tripoli (nato nel 1928, organo della Federazione fascista di Tripolitania). A Rodi: Il Messaggero di Rodi.
Argentina. - Il Mattino d'Italia di Buenos Aires; La Voce Italiana di Rosario.
Brasile. - S. Paolo del Brasile: Fanfulla (nato nel 1891); Roma (nato nel 1920).
Chile. - L'Italia (nato a Valparaiso nel 1889).
Egitto. - Alessandria: Il Giornale d'Oriente, nato nel 1930 dalla fusione di Il Messaggero egiziano di Alessandria (nato nel 1876 col titolo Lloyd egiziano) e di L'Imparziale del Cairo (nato nel 1886).
Malta. - Malta (nazionalista, fondato il 10 novembre 1883 da Fortunato Mizzi, diretto ora dal figlio di lui Enrico, che dirige il partito nazionale, già membro del governo nazionalista dell'isola e che ha dato al giornale un carattere di più accentuata italianità); Il Popolo di Malta (diretto dall'avv. A. Stilan).
Stati Uniti d'America. - Boston: La Notizia (nato nel 1916). Chicago: Il nuovo mondo (socialista). Cleveland: La Voce del popolo italiano (nato nel 1903, settimanale, quotidiano dal 1920, organo d'italianità). New York: Il Progresso italo-americano (liberale, fondato nel 1880 da C. Barsotti, che nel 1924 affidò la direzione a Italo Carlo Falbo); il Bollettino della sera (fondato nel 1898, diretto da Vincenzo Giordano); Il Corriere d'America (fondato da Luigi Barzini, che lo diresse fino al 1930); Filadelfia: L'Opinione (nato nel 1905 e tuttora vivente: propugnatore d'italianità, promotore d'istituzioni varie e benemerito della introduzione dell'italiano nelle scuole superiori della città). San Francisco di California: L'Italia (nato nel 1880 e tuttora vivente, diretto da Giuseppe Biesta, Pio Morbio e, attualmente, da E. Patrizi).
Svizzera. - Bellinzona: Il Dovere (radicale, nato nel 1877); Popolo e libertà (cattolico, nato nel 1900). Lugano: Gazzetta ticinese (nacque nel 1802 come Il Telegrafo delle Alpi, che nel 1806 si disse Corriere del Ceresio, nel 1814 Gazzetta di Lugano e dal 1821 Gazzetta ticinese. Settimanale in principio, bisettimanale dal 1830, divenne quotidiano verso il 1850. È organo radicale, difensore dell'italianità del Ticino. Lo dirige il prof. Fulvio Bolla); Il Corriere del Ticino (democratico, nato nel 1890); Giornale del Popolo (organo vescovile); Popolo e libertà (conservatore).
Tunisia. - L'Unione: fondato a Tunisi il 20 marzo 1886 da Cesare Fabbri: sempre strenuo propugnatore degl'interessi italiani.
Uruguay. - La Voce d'Italia di Montevideo (nato nel 1927, vivente).
Il giornalismo estero.
Qui appresso si daranno notizie più particolareggiate circa la storia e lo stato attuale della stampa quotidiana in Inghilterra, Francia, Germania e negli Stati Uniti, per l'importanza mondiale che essa ha, anche per quanto riguarda l'evoluzione tecnica e finanziaria. Per tutti gli altri paesi si daranno solo, ove possibile, i nomi dei principalissimi quotidiani con l'anno di fondazione, il numero approssimativo della tiratura al 1930 e il colore politico.
Inghilterra. - Non è il caso di seguire passo passo le intricate vicende del giornalismo inglese durante le lotte fra la Corona e il Parlamento e sotto le dittature di Cromwell e di Monck. In questo periodo, oltre il Weekly Newes (1622), merita menzione il Mercurius Politicus (1650), diretto per un anno o poco più da Milton. Nel 1665 cominciò le sue pubblicazioni la London Gazette, dapprima col titolo di Oxford Gazette, fino dall'origine organo ufficiale del governo, e tuttora in vita. Nel 1702 si comincia a pubblicare il primo quotidiano, il Daily Courant. Il Lloyd's List, fondato da Edward Lloyd nel 1726, ma che era stato preceduto dal Lloyd's News (1696-97), esce regolarmente anche ora. Nel febbraio 1704 inizia le sue pubblicazioni il giornale di D. Defoe, The Review, durato sino al 1713, precursore del Tatler di J. Addison (1709) e dello Spectator di R. Steele e J. Addison (1711); mentre l'Examiner, in cui J. Swift per il primo introduce l'articolo di fondo, si comincia a pubblicare nel 1710 come organo tory. Nel 1711 si pubblicavano a Londra 9 giornali, che tiravano 44.000 copie; 11 nel 1714; nel 1733 erano 17, per salire a 53 nel 1776.
Tra i giornali che ora non si pubblicano più meritano di essere ricordati il Morning Chronicle (1769-1862), che ebbe a collaboratori R. B. Sheridan, Th. Moore, lord Brougham, Byron, William Hazlitt, John Stuart Mill, Charles Lamb, W. M. Thackeray; lo Standard, organo tory (1827-1911); l'Echo (1868-1905); il Globe (1803-1921), la Pall Mall Gazette, che esistette dapprima nella satirica creazione del Thackeray, come un giornale "scritto da gentlemen per i gentlemen" e che divenne realtà nel 1865: da sostenitore di Disraeli divenne nel 1880 liberale, fu diretto tra gli altri da W. T. Stead e da J. L. Garvin, fu di nuovo conservatore dal 1892 al 1923; il passaggio al liberalismo della Pall Mall Gazette condusse alla creazione della St. James's Gazette (1880-1905) che ebbe a collaboratori Rudyard Kipling, sir James Barrie e G. S. Street e che finì col fondersi con l'Evening Standard; la liberale Westminster Gazette (1893-1928), che, del tutto trasformato nel dopoguerra, si fuse col Daily News.
Il giornalismo inglese odierno è caratterizzato dall'industrializzazione e dalla conseguente caccia alla pubblicità, per cui il giornale vive e prospera. Il criterio che fa scegliere il giornale su cui pubblicare l'avviso, è la diffusione: e quindi i giornali inglesi, invece di rivolgersi a una data cerchia di persone, cercano di penetrare tra la folla e di raggiungere grandissime tirature. Naturale conseguenza di ciò è che non si trovano organi di partito nel senso del giornalismo continentale; il notiziario è molto curato e presentato in modo da colpire il lettore. La caccia alla pubblicità ha prodotto un'attivissima concorrenza e ha messo capo a un processo di concentrazione industriale. In generale ognuno dei gruppi così costituiti dispone di un grande giornale londinese del mattino, di un giornale della sera, di uno domenicale, di un quotidiano illustrato, di parecchie pubblicazioni settimanali e di parecchi quotidiani di provincia. Fanno eccezione a questo sistema, tra i giornali di Londra, il Times, il Morning Post, l'Observer e, in qualche modo, il Daily Herald.
Il Times, che occupa il primo posto nella stampa inglese e uno dei primi posti in quella mondiale, fu fondato nel 1785 da John Walter come London Daily Universal Register e prese l'attuale nome tre anni dopo. Sotto la guida successiva dei tre John Walter, esso assurse a grandissima importanza. Sempre alla testa nei miglioramenti tecnici, il Times introdusse nel 1814 la stampa a vapore (1100 copie l'ora), nel 1859 il processo stereotipico di Dellagana, nel 1866 le rotative Walter (12.000 copie l'ora), nel 1879 le prime macchine compositrici, nel 1895 le rotative Hol (36.000 copie all'ora), nel 1896 le prime compositrici-fonditrici, nel 1904 il primo servizio marconigrafico. La proprietà rimase nelle mani della famiglia del fondatore sino al 1908, quando lo comprò lord Northcliffe; però alla morte di questo, nel 1922, John Walter IV e il maggiore J. G. Astor riuscirono a riscattarlo. Fu allora creata la Times Holding Co., che detiene tutte le azioni, ed è controllata da un comitato costituito di altissime personalità, come il Lord Chief Justice d'Inghilterra, il rettore di All Souls College di Oxford, il governatore della Banca d'Inghilterra, ecc.; senza il loro consenso nessun trapasso di proprietà è valido. Il Times tira 185.000 copie circa ed è letto in tutte le sfere politiche del mondo, per l'impareggiata ricchezza di notizie e informazioni, presentate con grande obiettività e attinte alle fonti più sicure. L'attuale direttore è Geoffrey Dawson. Il Times pubblica i seguenti supplementi settimanali: Times Weekly Edition (dal 1877); Times Law Reports (dal 1884), i cui resoconti giudiziarî fanno fede davanti ai tribunali britannici; Times Literary Supplement (dal 1907); Times Educational Supplement (dal 1910) e Times Trade and Engineering Supplement (dal 1915). Il Times è in politica di tendenze moderatamente conservatrici ma sempre con grande indipendenza di giudizio.
Il Morning Fost è il portavoce dell'ala destra del partito conservatore e il giornale dell'alta società e dell'Ammiragliato; fondato nel 1772, ebbe a collaboratori S. T. Coleridge, R. Southey, Arthur Young, Thomas Moore, W. Wordsworth, Charles Lamb.
L'Observer, il più autorevole giornale della domenica, fondato nel 1791, è diretto da J. L. Garvin e per le sue tendenze si avvicina all'ala sinistra dei conservatori; tira 200.000 copie.
Il Daily Herald è il portavoce del vabour Party; fondato nel 1912, ebbe una diffusione relativamente scarsa, sinché nel 1930 venne nelle mani della liberale Odhams Press Ltd., che lo modificò profondamente e introdusse l'assicurazione gratuita degli abbonati: in 7 settimane la tiratura passò da 300.000 copie a 1 milione, e ora è intorno a 1.250.000.
Il comunista The Daily Worker, nato nel 1930, tira 25.000 copie.
I principali trusts sono conservatori; uno solo è liberale.
Il gruppo più potente è quello dei Harmsworth, diretto da lord Rothermere (H. S. Harmsworth): esso possiede il Daily Mail (fondato da lord Northcliffe, fratello di lord Rothermere, nel 1896; tira 1.800.000 copie, la più grande tiratura dei quotidiani inglesi, e con quella del Petit Parisien, la più grande del mondo), l'Evening News, della sera (fond. 1881; 380.000 copie), il Sunday Dispatch, domenicale (fond. 1801; 1.300.000 copie), il quotidiano illustrato Daily Mirror (fond. 1903; 1.200.000 copie), oltre a numerosi giornali di provincia. Il gruppo Berry è il più forte proprietario di giornali del mondo: esso possiede in Londra tre quotidiani e due giornali della domenica, in provincia dieci quotidiani del mattino, dieci della sera, quattro giornali della domenica e sedici settimanali, oltre i 120 settimanali e riviste mensili dell'Amalgamated Press Ltd., e un'ottantina di altri periodici tecnici, di moda, ecc. Il gruppo Berry non ha dato ai suoi giornali un indirizzo politico unico, limitandosi a dirigere la parte amministrativa e industriale. A Londra il gruppo Berry possiede: il Daily Telegraph (fond. 1855; 1.500.000 copie), il quotidiano illustrato Daily Sketch (fond. 1909; 1.200.000 copie), il domenicale Sunday Times (fond. 1822; 200.000 copie). In questo gruppo è interessato lord Riddel, proprietario del settimanale illustrato News of the World, che vende più di 3.500.000 copie.
Il gruppo Beaverbrook è alleato, mediante scambî d'interessenze, col gruppo Harmsworth-Rothermere; esso possiede il Daily Express (fond. 1900; 1.500.000 copie), l'Evening Standard (fond. 1827; 380.000 copie; vi collaborava regolarmente Arnold Bennett) e il Sunday Express (fond. 1918; 1.000.000 di copie). Lord Beaverbrook (W. M. Aitken) ha tentato di fondare l'Empire Party, e i suoi giornali propugnano l'idea di una più stretta organizzazione, specialmente doganale, dell'Impero Britannico.
L'unico giornale liberale di Londra è il News Chronicle, proprietà della famiglia di quaccheri Cadbury, risultato dalla fusione del Daily News (1846) con la Nestminster Gazette (1893), avvenuta nel 1928, e con il Daily Chronicle (1876), già organo di D. Lloyd George, avvenuta nel 1930; il nuovo giomale tira più di 1.000.000 di copie e ad esso è affiliato il giornale della sera The Star (fond. 1888; 600.000 copie).
I giornali di provincia hanno generalmente un'importanza locale, tranne il Manchester Guardian (fondato nel 1821), proprietà della famiglia del fondatore Scott e organo liberale autorevolissimo.
Un trust potente nelle provincie è il gruppo Starmer, che possiede la Birmingham Gazette, lo Sheffield Independent, il Nottingham Journal e un'altra trentina di giornali e periodici. Ma come si è visto, il gruppo Berry ha non meno di 40 giornali di provincia, e anche gli altri gruppi londinesi vanno estendendo la loro azione in provincia. Tra i giornali di provincia meritano di essere menzionati: il Birmingham Post (liberale, fond. 1858), il Glasgow Herald (conservatore; fond. 1783, quotidiano dal 1859), il Lwds Mercury (conservatore; fond. 1713; 80.000 copie), il Yorkshire Post di Leeds (conservatore, fond. 1754; 50.000 copie) col Yorkshire Evening News. Il principale giornale scozzese è The Scotsman (unionista, uno dei migliori giornali provinciali, fondato nel 1817), che pubblica anche l'Evening Dispatch, il Weekly Scotsman e lo Sport's Dispatch; i più importanti giornali irlandesi sono l'Irish Independent di Dublino (nazionalista, fond. 1891; 100.000 copie); l'Irish Times di Dublino (costituzionale, fond. 1859) e il Belfast News-Letter (unionista; fond. 1737; 30.000 copie).
Tutti i giornali londinesi sono abbonati all'agenzia di notizie Reuter's Ltd., fondata nel 1852: i giornali di provincia sono serviti dalla Press Association Ltd., fondata nel 1868, che, insieme con sir Roderick Jones, è la principale azionista della Reuter.
Francia. - La storia del giornalismo francese comincia con la Gazette, fondata dal medico Théophraste Renaudot nel 1631 e appoggiata dal Richelieu. Lo stesso Luigi XIII vi collaborava. Renaudot aveva istituito un Bureau d'adresses et de rencontre, creò un foglio di annunzî, origine delle Petites Annonces odierne (simili all'italiano Foglio d'annunzî legali), un giornale letterario, antenato del Mercure de France, ecc. Nel 1752 la Gazette diventò la Gazette de France, titolo che conservò sino al 1792; lo cambiò per breve tempo, per riprenderlo, poi, sino alla scomparsa (1914).
Nel 1672 J. Donneau de Vizé, con l'aiuto di Thomas Corneille, fondò il Mercure galant, che non si limitava a dare le notizie ma pubblicava satire in versi, rassegne, prediche, notizie legali e di moda, i resoconti delle recezioni all'Accademia, un po' di tutto. Alla morte di de Vizé (1710) la direzione passò a Ch. Rivière du Fresny, poi a Lefèvre de Fontenay, che lo chiamò Nouveau Mercure e, nel 1728, Mercure de France. Ad esso collaborarono tra gli altri l'abate Raynal, J.-F. Marmontel, Chamfort, J.-F. La Harpe e J. Mallet du Pan, senza dubbio il miglior giornalista di tutti. La Rivoluzione sospese nel 1791 il Mercure de France, che ricomparve poco dopo, ma dando maggiore importanza alla parte letteraria; vi collaborarono allora J.-L. Geoffroy, P.-L. Ginguené, l'ab. A. Morellet, J.-Ch.-D. Lacretelle, L. de Fontanes e Chateaubriand, che ne provocò una seconda soppressione nel 1807 per aver protestato contro l'esecuzione del duca d'Enghien. Però ricomparve ancora, fu di nuovo soppresso nel 1820, e risorse ancora una volta per morire definitivamente nel 1853.
La Rivoluzione, con la libertà di stampa, vide sorgere molti giornali, per lo più portavoce degli uomini più autorevoli.
Così Le Courrier de Provence di Mirabeau, Le Patriote francais di J.-P. Brissot, Les Révolutions de Paris di L. Prudhomme, É. Loustalot e A. Tournon de la Chapelle, Le Journal des Débats, fondato dal libraio F.-J. Baudouin, che nel 1792 era diretto da J.-B. Louvet de Couvray, L'Ami du Peuple di J.-P. Marat. Les Révolutions de France et de Brabant e Le Vieux Cordelier di Camille Desmoulins, La Gazette universelle di T.-G. Lally-Tollendal, Les Actes des Apôtres di A. Rivarol, Le Père Gérard di J.-M. Collot d'Herbois, Le Père Duchesne di J.-R. Hébert, La Chronique de Paris, il primo quotidiano, fondato nel 1777 da J.-A. Roucher e morto nel 1819, a cui collaborarono dopo la Rivoluzione D.-J. Garat e Condorcet. Di essi, soltanto il Journal des Débats e il Moniteur, fondato nel 1789, sopravvissero; gli altri morirono nel 1792 e nel 1793; mentre altri ne sorgevano in gran numero.
Prima cura del consolato fu di ridurli a 13 solamente: Napoleone ne soppresse altri sette; nel 1811 si pubblicavano solamente il Moniteur, unico giornale che l'imperatore vedesse di buon occhio, il Journal des Débats, col titolo mutato in Journal de l'Empire, il Journal de Paris e la Gazette de France.
La Restaurazione fu un po' più benevola verso i giornali; Luigi XVIII collaborava al Journal de Paris e al Nain Jaune; sorgono Le Conservateur di Chateaubriand, La Minerve di Benjamin Constant e P. L. Courier, Le Globe, in cui scrivono F. Guizot, Th.-S. Jouffroy, Ch. de Remusat, Sainte-Beuve. Il Journal des Débats, ritornato al vecchio titolo, è diventato l'organo realista per eccellenza; come organo dell'opposizione è creato l'Indépendant, che poi si chiamò le Constitutionnel ed ebbe tra i collaboratori A. Jay, Ch.-G. Étienne, P.-J. Béranger, Saint-Albin. Gli ultras avevano come organi La Quotidienne e Le Drapeau Blanc. Nonostante il tono pacato dei giornali di allora, nel 1822 fu ristabilita la censura; inizia tuttavia le sue pubblicazioni il primo Figaro (1826), a cui collaborano Jules Janin, Nestor Roqueplan, A. Karr. Finora però il giornale è caro: Émile de Girardin e A. Dutacq creano il giornale a buon mercato: il primo fonda La Presse, a cui collaborano Balzac, A. Dumas, Th. Gautier, Eugène Sue, Victor Hugo e che pubblica i primi romanzi d'appendice; il secondo fonda Le Siècle, al quale collaborano A. Karr, Félix Pyat, È. Arago, Ch. Nodier, Henri Martin. Nel 1843 è fondato da De Coux L'Univers religieux, passato presto a Louis Veuillot; soppresso nel 1861, si ripubblica col nome di Le Monde.
La rivoluzione del 1848 vide pullulare una folla di giornali, tra cui Le Peuple constituant di Lamennais, L'ami du peuple di Paul Féval, Le bon sens di George Sand, La Liberté di Victor Hugo e A. Vacquerie. Però il generale L.-E. Cavaignac sopprime 11 giornali, tra i quali La Presse. Il 16 luglio 1850 l'Assemblea nazionale vota la legge Tinguy, che prescrive che ogni articolo porti la firma dell'autore e questa legge ebbe come effetto di mettere in maggior luce lo scrittore e di dargli un'autorità grandissima. Sotto il Secondo Impero di contro ai giornali bonapartisti Le Pays, L'Estafette, La Patrie, L'Assemblée nationale, Le Constitutionnel, Le Moniteur, stanno i clericali Gazette de France, Union, Univers e gli orleanisti e liberali Journal des Débats, Siècle e Presse, ricomparsa. Nel 1852, il Courrier de Paris inizia la pubblicazione regolare della cronaca cittadina.
Nel 1866 i quotidiani parigini avevano una tiratura complessiva di 350.000 copie; era il tempo in cui cominciavano a comparire sul Constitutionnel i "Lundis" del Sainte-Beuve, e collaboravano al Journal des Débats F.-A. Saint-Marc-Girardin, A.-A. Cuvillier-Fleury e L.-A. Prévost-Paradol; Villemessant aveva fondato già nel 1854 il secondo Figaro, divenuto quotidiano appunto nel 1866; nel 1863 era fondato Le Petit Journal, il primo "iournal à un sou", che già nel 1872 tirava 212.500 copie, e sin dall'inizio si rese celebre per gli articoli di Léo Lespès (1815-1875), firmati Timothée Trimm, antenati delle odierne chroniques.
L'Impero liberale, preludente alla fine, vede sorgere violenti fogli di opposizione: La Rue di Jules Vallès, La Lanterne di H. Rochefort, La Cloche di L. Ulbach, le Rappel di A. Vacquerie, la Marseillaise di L.-Ch. Delescluze. Pure sulla fine dell'Impero fu fondato Le Gaulois di A. Meyer, fusosi recentemente col Figaro.
Nel 1871 Gambetta fondò La République française, passata poi a Jules Méline e rappresentante del protezionismo, combattuto da Yves Guyot sul vecchio Siècle; nel 1875 fu fondato il primo organo socialista, La Petite République. Numerosi altri giornali sorgevano e scomparivano; intorno al 1900 un gruppo di essi erano ricercati esclusivamente per gli articoli che vi pubblicavano personalità del mondo politico: così l'Intransigeant per gli scritti di H. Rochefort, Le Bloc e poi L'Aurore per quelli di G. Clemenceau, La Libre Parole per quelli di E. Drumont, La Patrie per gli articoli di M. Millevoye, L'Autorité per quelli di P. Cassagnac.
Alla vigilia della guerra mondiale uscivano L'Homme libre di Clemenceau (1913), La Bataille Syndicaliste portavoce delle nuove correnti operaie, Le Bonnet Rouge dell'estrema ala socialista, La Guerre Sociale di G. Hervé, che avendone durante la guerra radicalmente cambiato l'indirizzo, lo ribattezzò La Victoire. Durante la guerra furono specialmente letti e apprezzati gli articoli di M. Barrès sull'Écho de Paris, di H. Bidou e A. Gauvain sul Journal des Débats e di Polybe (Joseph Reinach) sul Figaro.
Nella stampa francese odierna bisogna distinguere tra stampa parigina e stampa di provincia; se la prima ha una più vasta eco nel mondo intiero, anche per il suo alto valore letterario, la seconda, forse meno brillante, ha maggiore influenza politica nel paese.
Le caratteristiche essenziali della stampa francese sono gli articoli firmati, la critica letteraria e drammatica, la novella o il romanzo d'appendice e le chroniques, brevi commenti arguti dei fatti del giorno.
I giornali di Parigi si possono dividere in due grandi classi: giornali d'informazione e giornali d'opinione. I primi cercano di indovinare quali siano le correnti più numerose dell'opinione pubblica: sono quindi indipendenti da qualsiasi legame di partito, ma in generale favorevoli al governo; i secondi, invece, pur non essendo veri e proprî organi di partito, hanno tendenze politiche ben definite, alle quali informano strettamente la loro attività.
Alla "presse d'information" appartengono i più grandi giornali parigini. Al primo posto sta Le Petit Parisien, proprietà della famiglia Dupuy, fondato nel 1876, che ha una tiratura di circa 1.400.000 copie e le domeniche raggiunge anche 2.000.000 di copie, cioè la più grande tiratura del mondo. È diretto da Coudy e Legrand, e la politica estera è redatta da Jullien. Pure alla famiglia Dupuy appartiene l'Excelsior, quotidiano illustrato, diretto da Madame Paul Dupuy, il primo di questo tipo fondato in Francia (1910), che ha una tiratura di 150.000 copie.
Le Journal è proprietà dell'Agenzia Havas. Fondato nel 1892, tira 1.200.000 copie; è diretto da Pierre Guimier; redattore per la politica estera Louis de Saint-Victor, che firma Saint-Brice.
Le Matin fu fondato nel 1884, col programma di offrire una tribuna a tutte le opinioni politiche. Esso propugna l'unione di tutti i partiti non socialisti contro il bolscevismo; ha una tiratura di 750.000 copie; è diretto da Jean Sapène, ha tra i redattori Stéphane Lauzanne, che si occupa di politica interna, mentre per lungo tempo ne fu redattore per la politica estera J. Sauerwein. Principale azionista è Maurice Bunau-Varilla.
Le Petit Journal, di cui era principale azionista l'ex-ministro Loucheur, fu fondato nel 1863; tira circa 400.000 copie e conta 60.000 abbonati, cifra eccezionale per la Francia; più diffuso in provincia che a Parigi.
Le Quotidien, fondato nel 1923 da Jean Hennessy, ex ministro, tira 200.000 copie circa; ha tendenza radicale-socialista ed è il giornale dei piccoli impiegati e degl'insegnanti elementari.
Altro giornale d'informazione è L'Intransigeant, giornale della sera; ha la maggior parte delle azioni Léon Bailby, che lo dirige. Fondato nel 1818, tira più di 400.000 copie ed è assai popolare per la diffusa e ben redatta cronaca sportiva. È di tendenze nazionalistiche; apprezzatissime le brevi informazioni artistico-letterarie, spesso di carattere satirico, firmate "Les Treize" e che furono iniziate da Guillaume Apollinaire.
Chiudono la serie dei giornali d'informazione Paris-Midi, fondato nel 1910, con 80-100.000 copie, e Paris-Soir, fondato nel 1924, che oscilla tra 40 e 100.000 copie, vero termometro dell'opinione pubblica, di cui segue le oscillazioni. Il maggior numero di azioni di questi due giornali è posseduto da Provoust, industriale tessitore.
Nonostante la loro grande tiratura, l'importanza politica di questi giornali non è così grande come quella della "presse d'opinion", in cui sono rappresentate tutte le sfumature politiche.
L'estrema destra è rappresentata dall'Action Française e dalla Liberté. L'Action Française, fondata nel 1908, tiratura 40-50.000 copie, organo dei Camelots du roi, ha per insegna "combattere la repubblica con ogni mezzo". Ha perduto però molto della sua imponanza negli ultimi anni, sia per il mutato atteggiamento dell'opinione pubblica, sia per la messa all'Indice del 1926 che le ha fatto perdere moltissimi lettori cattolici. Editori e direttori Léon Daudet e Charles Maurras, redattore capo Maurice Pujo, redattore per la politica estera Jacques Bainville.
La Liberté, fondata nel 1865, organo delle Jeunesses Patriotiques, con tendenza cattolico-nazionalista; è filofascista. Direttore Camille Aymard, redattore per la politica estera Jacques Bainville; tiratura 70.000 copie.
Le Figaro, fondato nel 1826, ha assorbito Le Gaulois (fondato nel 1867, e diretto per lungo tempo da Ed. Meyer). Proprietario François Coty. Tiratura: 50-70.000 copie. Organo conservatore, diffuso tra l'aristocrazia e la plutocrazia. La politica estera è trattata dal conte de Saint-Aulaire, diplomatico a riposo, che firma Ulysse. Pure di François Coty è l'Ami du Peuple, fondato nel 1924, che tirerebbe 1.000.000 di copie. Molto diffuso per il suo basso prezzo; è nazionalista.
L'Écho de Paris, fond. nel 1884; proprietaria la famiglia Simond, tiratura 200-300.000 copie; giornale di destra, diffuso negli ambienti militari e cattolici, molto vicino al gruppo Marin (Union Républicaine Démocratique), combatte la politica briandista; direttore Henry Simond; redattore capo Franc-Nohain (Maurice Legrand); politica estera Pertinax (Henri Gérand); politica interna: Henri de Kérillis e Marcel Hutin (Hirsch).
Le Temps, fondato nel 1861 da Auguste Nefftzer, che prese a modello il Times; tiratura 90.000 copie. È repubblicano moderato: dalla sua redazione sono usciti molti ministri e uomini politici; non è, come erroneamente si ritiene, ufficioso, ma bene informato dagli antichi collaboratori saliti ad alti posti politici. L'articolo di fondo (Bulletin du jour), che si occupa di politica estera, è scritto sempre dallo stesso redattore, che nel periodo 1904-1917 fu André Tardieu, poi Jean Herbette e ora Roland de Marès. Apprezzatissimi i feuilletons di A. Thérive, Pierre Brisson, ecc.
Le Journal des Débats, il più antico giornale tuttora esistente, fondato nel 1798, tira circa 30.000 copie. Repubblicano moderato, combatte le sinistre. Direttore Étienne de Nalèche, politica estera Auguste Gauvain.
La Croix, fondata nel 1883, tira 750.000-1.000.000 di copie, organo dell'episcopato francese, è letto dai cattolici repubblicani e dal clero di tutta la Francia; direttore il canonico Léon Berteaux. In 104 città di provincia si pubblicano 104 edizioni settimanali della Croix.
L'Aube, giornale cattolico, con tendenza spiccatamente paficista.
I principali giornali di sinistra sono: L'Øuvre, fondato nel 1904 come rivista e trasformato in quotidiano nel 1915; i principali azionisti sono i senatori Lederlin e Jean Hennessy e l'Agenzia Havas; tiratura: 100-125.000 copie. Organo radicale-socialista avanzato, è letto dalla borghesia colta. Redattore capo Jean Piot, politica estera H. Barde; apprezzatissime le chroniques di J. de La Fouchardière.
L'Ère Nouvelle, fondata nel 1920; azionista principale il senatore Lederlin; tiratura 20-50.000; diffusa negli ambienti intellettuali; radicale di sinistra e briandista; vi collaborano regolamente J. Caillaux, E. Herriot, François Albert, P. Painlevé, Georges Bonnet, Albert Milhaud.
Viene quindi la schiera degli organi personali, i "journaux de polémique", la cui importanza politica dipende da quella degli uomini di cui sono il portavoce.
Sono di questo tipo L'Avenir (fondato nel 1918, tiratura 10-15.000 copie; direttori Chauchat e Bose; giornale di destra, nazionalista in politica estera; ha assorbito L'Éclair, giornale d'informazione, fondato col titolo di Le Peuple nel 1888); L'Ordre, giornale moderato di Buré; La Victoire (fondata nel 1914, tiratura 10-20.000 copie, organo di Gustave Hervé), L'Homme Libre (fondato nel 1913 da G. Clemenceau, proprietà del deputato Eugène Lautier, che ne è il redattore capo: tiratura 10.000 copie; radicale-socialista); La Gauche, giornale di sinistra, di cui è principale redattore Georges Ponsot; La Volonté (fondata nel 1925, proprietà di Albert Dubarry, tiratura 40.000 copie; radicale-socialista e briandista); La République (fondata nel 1920, tiratura 10.000 copie; organo dei radicali-socialisti più orientati a sinistra, guidato dal deputato Daladier).
Organi di partito sono: Le Populaire (fondato nel 1917, proprietà e organo del partito socialista, diretto da Léon Blum e Paul Faure, secondo le istruzioni dei congressi del partito: tiratura 200.000 copie); Le Peuple (organo della Confédération Générale du Travail, tiratura 25.000 copie, redattore Léon Jouhaux); Le Soir, tiratura 60.000 copie; giornale della sera socialista, diretto dal deputato L.-O. Frossard; L'Humanité (fondata nel 1904 da Jean Jaurès e passata ai comunisti, dei quali è l'organo; tiratura 100.000 copie, direttore Marcel Cachin).
Un posto speciale occupa L'Information, fondata nel 1889, organo finanziario, neutrale in politica, con una tiratura di 200.000 copie, al quale collaborano i principali economisti e finanzieri di Francia. Vi è annessa l'Agence Télégraphique de l'Information che dirama notizie e articoli di carattere economico. La Journée industrielle, fondata nel 1918, proprietà del Comité des Forges, ha una tiratura di 40.000 copie, ed è politicamente neutrale.
I principali giornali di provincia sono: L'Éclair (di Montpellier), fond. 1881, tiratura 70.000 copie in 11 edizioni; monarchico, rappresenta gl'interessi vinicoli; Der Elsässer (L'Alsacien) di Strasburgo, fond. 1884, tiratura 30.000 copie; cattolico; Le Lorrain di Metz, fond. 1885, tiratura 15.000 copie; cattolico; Le Nouvelliste de Lyon, fond. 1879, tiratura 200-250.000 copie in 8-10 ediz., cattolico conservatore; L'Ouest-Éclair, di Rennes, fond. 1899, tiratura 230.000 copie in 12 ediz.; cattolico repubblicano; L'Éclaireur de Nice et du Sud-Est di Nizza, fond. 1883, tiratura 100.000 in 8 ediz., repubblicano moderato; La Dépêche de Brest et de l'Ouest, fond. 1886, tiratura 60-70.000 in 6 ediz.; difende gl'interessi marittimi; giornale d'informazione con tendenze di sinistra; L'Est Républicain di Nancy, fond. 1889, tiratura 130.000 copie, repubblicano; Lyon Républicain, fond. 1878; principale azionista Pierre Laval; tiratura 50-100.000 copie in 8 ediz., repubblicano moderato; La Petite Gironde di Bordeaux, fond. 1872, proprietà della famiglia Gounouilhou, 250-300.000 copie in 23 ediz.; repubblicano moderato; Le Petit Marseillais, fond. 1868, tiratura 300 a 350.000 in 14 ediz.; repubblicano governativo; La Dépêche di Tolosa, fond. 1870, proprietà della famiglia Sarraut; tiratura da 300 a 500.000 copie in 18 ediz., principale organo provinciale radicale-socialista; La France de Bordeaux et du Sud-Ouest, fond. 1887, tiratura 240.000 copie in 24 ediz., repubblicano di sinistra; La France de l'Est di Mulhouse, fond. 1920, tiratura 11.000 copie, repubblicano di sinistra; è l'edizione francese del Mühlhauser Tagblatt, fond. 1883, tiratura 40.000 copie; Journal d'Alsace et de Lorraine di Strasburgo, fond. 1787, tiratura 25.000 copie; radicale, pubblica anche Le Journal de l'Est; redattore-capo Benjamin Vallotton; Le Petit Niçois di Nizza, fond. 1878, tiratura 50.000 copie; radicale, vi collabora E. Herriot; Le Petit Provençal di Marsiglia, fond. 1876 col titolo La Jeune République, tiratura 200-300.000 copie in 14 ediz., cartellista; Le Progrès de Lyon, fond. 1860, proprietà della famiglia Delaroche, tiratura 250.000 copie in 10 ediz., radicale-socialista, tendenza Herriot; Le Réveil du Nord di Lilla, fond. 1889, tiratura 180.000 copie in 10 ediz., socialista.
Unici trusts giornalistici sono la Presse Régionale di Parigi, che pubblica 12 giornali cattolici, con una tiratura complessiva di 400.000 copie al giorno, e la Presse Réunie di Strasburgo, che raggruppa 12 giornali clericali autonomisti dell'Alsazia con 175.000 copie.
A Parigi si pubblicano in edizioni speciali il Daily Mail (1905), la Chicago Tribune e il New York Herald-Tribune; e tra i molti giornali in lingua estera, le Poslednija Novosti ("Ultime notizie"; 1920; 30.000 copie, organo dei democratici antibolscevichi russi, diretto da P. N. Miliukov e A. Poljakov) e Vozroždenie ("La Rinascita", 1925; 11.000 copie; settimanale russo reazionario, diretto da A. Gusakov e I. Semenov).
L'Agenzia Havas, sorta nel 1835 da parecchie agenzie d'informazioni, la più antica delle quali era l'Agenzia Garnier (1811) è la fornitrice di tutti i giornali; e con l'Agence nationale de publicité e le Messageries Hachette ha una posizione di monopolio. Contro questo monopolio iniziò la lotta, da cui uscì vittorioso, François Coty fondando (1928) l'Ami du Peuple, che minacciava le posizioni dei quattro grandi giornali d'informazione. L'Agence nationale de publicité si rifiutò di fornire annunzî al foglio di Coty, e le Messageries Hachette minacciarono di boicottare i chioschi di giornali che lo mettessero in vendita. Ma Coty fondò le Messageries Nationales, sua propria agenzia, e finì col battere anche davanti ai tribunali i suoi avversarî, che ora hanno fatto con lui la pace.
Germania. - Come si è visto, il primo giornale tedesco fu l'Aviso-Relation oder Zeitung di Augusta (1609), ben presto seguito dal Frankfurter Journal (1615); l'anno dopo fu fondata la Frankfurter Oberpostamtszeitung, che, col titolo di Frankfurter Postzeitung, durò sino al 1866. Berlino nel sec. XVIII ebbe due giornali: la Vossische Zeitung (1722) e la Spener'sche Zeitung, oder Berlinische Nachrichten (1772). Ma fino alla Rivoluzione francese non si hanno che giornali di poca importanza; e il primo che meriti di esser menzionato è la Neueste Weltkunde fondata nel 1798 dal libraio Cotta a Lipsia, poi diventata l'Allgemeine Zeitung. Durante la "guerra di liberazione" furono fondati i Berliner Abendblätter di H. v. Kleist, il Preussischer Correspondent di Niebuhr, il Rheinischer Mercur di J. v. Gorres, il Fränkischer Mercur di Fr. G. Wetzel a Bamberga. la Neckarzeitung di Friedrich Seybold; ma tutti ebbero corta vita e i più caddero sotto i colpi della legislazione reazionaria della Dieta dell'Impero. Fioriture effimere di giornali si ebbero anche intorno al 1830 (tra essi la Deutsche Tribùne, fondata a Monaco da J. G. A. Wirth) e al 1848. Durante questo periodo assursero a notevole importanza la National Zeitung, la Urwahlerzeitung, la Konstitutionelle Zeitung e le conservatrici Münchener Neueste Nachrichten ancora esistenti.
Nel periodo seguente, nonostante tentativi di repressione dell'attività giornalistica, la stampa si afferma e si sviluppa; sorgono durante questo periodo, tra i giornali oggi esistenti, la Berliner Börsen-Zeitung (1855), la Frankfurter Zeitung, la Norddeutsche (dal 1918 Deutsche) Allgemeine Zeitung, il Berliner Tageblatt (1871), la Tägliche Rundschau (1881), i cui articoli di politica estera furono sempre considerati come assai importanti e che cessò le pubblicazioni nel 1928, la Deutsche Tageszeitung (1894) e la Deutsche Zeitung (1896). Anche a questo periodo rimonta la fondazione dei principali organi del partito cattolico (1860: Kölnische Blätter, poi diventato Kölnische Volkszeitung) e socialdemocratico (1884: Berliner Volksblatt, divenuto poi Vorwärts) e i giornali apolitici, come il Berliner Lokal-Anzeiger (1883) e il Berliner Morgenpost (1898), divenuti col tempo i più diffusi, ma che abbandonarono la loro neutralità. Durante il cancellierato di Bismarck fu organizzato un ufficio stampa presso il ministero prussiano dell'Interno e un altro presso il ministero dell'Interno dell'Impero, i quali redigevano quasi completamente una quantità di piccoli fogli locali.
Il particolarismo tedesco è stato sempre causa della nascita di un'infinità di giornali locali, che non si possono neanche ricordare sommariamente; nel 1931 vi erano 11 località con meno di 20.000 ab., 4 con meno di 10.000 e 2 con meno di 4000 che avevano 4 periodici ciascuno; 4 località con meno di 4000 ab. ne avevano 3 e 13 località con meno di 2000 ab., 2 periodici ciascuna. Non si può parlare di un predominio dei giornali della capitale, come in Francia e soprattutto in Inghilterra: al contrario, alcuni dei più autorevoli e influenti quotidiani si pubblicano in città di provincia, come la Frankfurter Zeitung, la Kölnische Zeitung, ecc.
Non esistono giornali d'informazione completamente neutrali, come negli Stati Uniti. Anche il movimento di concentrazione dei giornali non è guidato da puri motivi economici e finanziarî, come in Inghilterra e negli Stati Uniti, ma da considerazioni politiche.
I gruppi più potenti sono il cosiddetto Hugenberg-Konzern e la Konzentrations A.-G. Quest'ultima riunisce circa 130 giornali socialdemocratici, con tutte le istituzioni accessorie: agenzia di notizie, servizio di corrispondenze, agenzia di pubblicità. L'organizzazione del gruppo Hugenberg non ha veste giuridica: esso è una specie di trust che comprende la casa editrice Scherl coi suoi giornali, la Telegraphen-Union con l'annesso servizio di corrispondenze, la casa editrice Vera, l'agenzia di pubblicità Ala (già Haasenstein e Vogler) e la casa cinematografica Ufa e che è diretto dalla Wirtschaftsvereinigung, associazione di fatto di 12 persone che direttamente o indirettamente hanno in mano le aziende suddette; di essa è capo e uomo di fiducia A. Hugenberg.
I comunisti hanno fondato nel 1924 la Penvag che possiede cartiere, stamperie, ecc. e pubblica tutti i fogli comunisti; i cattolici hanno lo Zeno-Konzern (Münster) che riunisce gli editori di 28 giornali del Nord-ovest e la Verbo (Friedrichshafen) con 19 giornali dell'Alta Baviera: sono piccoli editori che hanno unificato redazioni e stamperie, seguendo criterî di razionalizzazione.
Al gruppo Hugenberg appartengono i seguenti giornali, tutti di destra: il Berliner Lokal-Anzeiger (1883; 223.000 copie), la Berliner Illustrierte Nachtausgabe (221.000 copie), Der Tag (1900), Der Montag (che esce solo il lunedì mattino), e molti settimanali e riviste mensili illustrati.
La società Ullstein pubblica parecchi giornali di tendenza repubblicana democratica, primo tra tutti la Vossische Zeitung (1704, 74.000 copie), B. Z. am Mittag (1878; 160.000 copie) con ottima cronaca sportiva, Berliner Allgemeine Zeitung, Berliner Morgenpost (1898; ha la massima diffusione dei giornali tedeschi con 570.o00 copie), Berliner Montagspost,Tempo (1928; 125.000 copie), i settimanali Die Grüne Post e Sieben Tage (di radio). Inoltre ha organizzato l'Ullstein Nachrichtendienst, agenzia di notizie.
Il Berliner Tageblatt (1871; democratico) è proprietà della casa Rudolf Mosse, che oltre a numerose riviste e giornali settimanali, pubblica anche l'8-Uhr-Abendblatt (fondato nel 1848 come National Zeitung), la Berliner Volks-Zeitung e la Berliner Morgen-Zeitung.
Altri giornali importanti che si pubblicano a Berlino sono il Berliner Börsen-Courier (1868), la Deutsche Allgemeine Zeitung (1861; 60.000 copie; conservatrice), la Deutsche Tageszeitung (1894; agraria) la Deutsche Zeitung (1896, nazionalista), Germania (1870, principale organo del Centro), la Neue Preussische Kreuz-Zeitung (1848, monarchica di estrema destra), Der Reichsbote (1873, giornale dei pastori evangelici), Die Rote Fahne (1918, comunista), il Vorwärts (1883, socialdemocratico) con Der Abend (1928, edizione della sera), Der Angriff (1927, hitleriano), Die Welt am Abend (1922; 180.000 copie, marxista).
I più importanti fogli di provincia sono: la Frankfurter Zeitung (1856, democratica progressista), la Kölnische Zeitung (1805, ma proveniente dalla Postzeitung del 1651, liberale), il General-Anzeiger für Dortmund (1887; 250.000 copie, la maggior tiratura dei giornali di provincia; repubblicano pacifista), le Leipziger Neueste Nachrichten (1680); 180.000 copie; nazionalista) le Breslauer Neueste Nachrichten (1688; 170.000 copie), il Völkischer Beobachter, di Monaco (1888, col titolo di Münchener Beobachter; 165.000 copie; dal 1927 hitleriano), il Hamburger Anzeiger (1888; 160.000 copie; liberale), il Hamburger Fremdenblatt (1882; 150.000 copie), il General-Anzeiger di Francoforte (150.000 copie, antisocialista), lo Stuttgarter Neues Tageblatt (1843; 140.000 copie, democratico), le Dresdner Neueste Nachrichten (1893; 130.000 copie, democratico), le Münchner Neueste Nachrichten (1848; 130.000; giornale di destra), ecc.
Per la loro longevità meritano di essere inoltre ricordati la München-Augsburger Abendzeitung, tedesco-nazionale, che deriva dalla Aviso-Relation oder Zeitung che si pubblicò ad Augusta nel 1609, la Konigsberger Hartungsche Zeitung, repubblicana liberale, fondata nel 1640 e la Magdeburgische Zeitung, nazionale liberale, fondata nel 1626.
La principale agenzia d'informazione è la Continental-Telegraphen-Compagnie, Wolffs Telegraphisches Büro (W. T. B.), fondata nel 1849 da Bernhard Wolff, allora amministratore della National Zeitung (ora 8-Uhr-Abendblatt); è di carattere semi-ufficiale; ha creato il Deutscher. Kursfunk per la trasmissione radiofonica di notizie borsistiche ed economiche. Inoltre, al gruppo Hugenberg è affiliata la Telegraphen-Union, Internationaler Nachrichtendienst (T. U.), fondata nel 1913 con la fusione del Louis Hirsch's Telegraphisches Bureau e di parecchie altre piccole agenzie. La casa Ullstein ha pure un suo Nachrichtendienst, fondato nel 1923.
I giornali tedeschi, di formato relativamente piccolo, sono composti di un certo numero di "sezioni" separate o "supplementi", ognuno dei quali è dedicato a una speciale classe di notizie o di articoli; la parte in essi fatta ad articoli d'arte, di critica letteraria e teatrale, di letteratura, di economia e finanza, scientifici, ecc., è ragguardevole; i migliori giornali sono vere riviste quotidiane.
Stati Uniti. - All'inizio della stampa si trova The Boston News-Letter dell'aprile 1704, redatto da John Campbell, Postmaster; esso durò sin dopo la dichiarazione d'indipendenza (1776). Seguono poi The Boston Gazette e The American Weekly Mercury di Filadelfia, usciti nel 1710 a un giorno di distanza l'uno dall'altro; e nel 1781 The New England Courant, fondato in Boston da James Franklin; organo dei dissenters, era redatto con grande violenza di linguaggio da un gruppo di collaboratori, che fu definito "the Hell-Fire Club"; si finì con l'interdire a James Franklin la stampa del foglio, ma il divieto fu eluso facendo comparire come stampatore Beniamino Franklin. Quando questi la ruppe col fratello, si recò a Filadelfia dove comprò nel 1779 una partecipazione a The Pennsylvania Gazette, fondata l'anno prima, e ne fece uno dei giornali di maggiore importanza. Il primo giornale di New York fu la realista New York Gazette (1725); nel 1773 fu fondato The New York Weekly Journal, di opposizione.
Il più importante giornale del periodo coloniale fu però politicamente The Boston Gazette, fondata nel 1755, terza del nome, a cui collaboravano Samuel Adams, Joseph Warren, Thomas Cushing, ecc. Dopo ottenuta l'indipendenza cominciano a pubblicarsi i primi veri organi politici: i più importanti in questo primo periodo sono The Gazette of the United States (1789), portavoce di A. Hamilton e del partito federale e The National Gazette (1791) organo di Thomas Jefferson, capo del partito repubblicano (ora democratico), che conducevano una virulentissima polemica. Tutti questi giornali però, e i molti altri pubblicati sino al 1810, erano settimanali o, al più, uscivano due o tre volte la settimana; il primo che si sia trasformato in quotidiano fu The Pennsylvania Packet and General Advertiser, a cominciare dal settembre 1784. Il più antico giornale esistente, che non abbia cambiato titolo, è The New York Evening Post (1801); mentre il più antico foglio che non abbia mai interrotto le sue pubblicazioni è The Hartford Courant, che le iniziò nel 1764 col titolo di The Connecticut Courant. Il giornalismo seguì passo passo l'espansione verso l'Occidente: l'ultimo stato ad avere il suo giornale fu il North Dakota, che solo nel 1873 vide sorgere The Tribune nella città di Bismarck.
Ordinariamente un numero di giornale costava 6 cents; dopo qualche tentativo infruttuoso, Benjamin H. Day fondò con The Sun il primo giornale a un cent, che subito ebbe un grandissimo successo per lo sviluppo dato ai fatti di cronaca. L'uomo che ebbe il più grande influsso sul giornalismo americano fu però James Gordon Bennett (v.), che il 6 maggio 1835 iniziò la pubblicazione di The New York Herald, dando anch'egli grande importanza ai resoconti giudiziarî e ai fatti di cronaca, e cercando di essere il primo a dare le notizie. Quando morì, lasciò al figlio, dallo stesso nome, un giornale bene avviato e che rendeva moltissimo. Il figlio continuò la tradizione paterna, diede gran peso alle notizie internazionali e creò uno stile caratteristico e tuttora in auge nel manipolare le notizie. Nel 1841 Horace Greeley (1811-1872) fondò The New York Tribune, che nel 1870 si procurò grandissima rinomanza pubblicando sulla guerra franco-prussiana telegrammi trasmessi per cavo con enorme spesa. Nel 1851 Henry Jarvis Raymond (1820-1869) fondò The New York Times, resosi poi celebre per avere svelato le ruberie del "Tweed Ring" nell'amministrazione comunale di New York.
Verso il 1880, la fondazione dei grandi emporî commerciali, che potevano pagare bene la pubblicità, produsse una rivoluzione della stampa americana, che, per avere larga parte nel nuovo cespite, doveva provare di essere molto diffusa. La caccia al lettore creò la "stampa gialla", avida di notizie sensazionali e di pettegolezzi d'ogni genere. Già J. Gordon Bennett si era accorto di quel che valesse questo tipo di notizie per far vendere un giornale; ma toccò a Joseph Pulitzer (1847-1911) e a William Randolph Hearst (nato nel 1863) di sfruttare al massimo questa scoperta: proprietario il primo di The New York World, il secondo di The New York Journal, comprato nel 1896. Nello stesso anno Adolph S. Ochs (nato nel 1858), comprò il vecchio New York Times in piena decadenza, di cui fece a poco a poco uno dei migliori giornali americani.
Dal 1900 cominciano i raggruppamenti e le "catene" di giornali: si formarono così aziende colossali, come quella che fa capo a William Randolph Hearst iunior con 23 quotidiani e 7 giornali domenicali (la cosiddetta "stampa gialla") e il gruppo Scripps-Howard con 26 quotidiani. Altri gruppi sono capitanati da C. H. K. Curtis, da Frank E. Gannet, da James M. Cox, da Paul Bloch, dai Ridder Brothers (giornali in lingua tedesca), ecc. Cominciano a farsi strada anche le cooperative tra redattori e impiegati: una di esse è proprietaria del Chicago Daily News.
L'importanza delle illustrazioni di attualità è stata presto compresa e sfruttata creando i cosiddetti tabloid papers, che dànno soltanto brevi notizie illustrate e articoli di varietà: essi raggiungono le massime tirature, insieme con le edizioni domenicali degli altri gran numero di pagine: un numero ha sino a 60-80 pagine nei giorni feriali e sino a 200 le domeniche.
Il giornale più diffuso degli Stati Uniti è il Daily News, di New York, tabloid fondato nel 1920, che ha 1.300.000 copie di tiratura; seguono la Chicago Daily Tribune di Chicago, fondata nel 1847, con 800.000 copie, il Daily Mirror di New York, tabloid del gruppo Hearst, con 500.000 copie, il New York Times, di A. S. Ochs, fondato nel 1851, uno dei migliori giornali nord-americani, con 400.000 copie; il Chicago Daily News (1877) con 440.000 copie; il Christian Science Monitor di Boston (1908) con 136.000 copie; The Detroit News (1873), del gruppo Scripps-Howard, con 320.000 copie; New York American (1882), principale giornale del gruppo Hearst, con 225.000 copie; il New York Evening Post (1801) del gruppo Curtis-Martin (proprietario del settimanale illustrato Saturday Evening Post, che tira 2.000.000 di copie), con 290.000 copie; la New York Herald Tribune, sorta nel 1924 dalla fusione del Herald (1835) con la Tribune (1841), con 290.000 copie; The Sun di New York (1893), principale giornale del commercio, con 300.000 copie; The World-Telegram, sorto nel 1931 dalla fusione del Telegram (1867) col World (1860), principale giornale del gruppo Scripps-Howard, con 236.000 copie, ecc.
I giornali, per essere ammessi al trattamento speciale della posta, sono tenuti a dichiarare ogni sei mesi, insieme con molte altre notizie, la media effettiva della tiratura. D'altro canto gl'inserzionisti, d'accordo con le case editrici dei giornali, hanno fondato nel 1914 l'Audit Bureau of Circulation di Chicago, ente di cui si entra a far parte volontariamente, ma al quale appartengono tutti i principali periodici, e che ha lo scopo di controllare la tiratura di essi; un giornale che non appartenga a questa organizzazione difficilmente può ottenere pubblicità dai maggiori inserzionisti.
Le agenzie d'informazioni sono: l'Associated Press di New York, fondata nel 1900, cooperativa tra 150 giornali per lo scambio di notizie: l'International News Service, fondata nel 1909 da W. R. Hearst e l'United Press, fondata nel 1907 e appartenente al gruppo Scripps-Howard, che ha una rete telegrafica speciale.
Altri paesi europei. - Albania. - Solo da poco ha iniziato le sue pubblicazioni a Tirana il quotidiano ufficioso Besa ("Fedeltà", 4500 copie).
Austria. - Il primo quotidiano fu il Wienerisches Diarium (1703), da cui proviene l'odierno giornale ufficiale Wiener Zeitung. Il più diffuso è l'Illustrierte Kronen-Zeitung (1900; 250.000 copie; apolitico). Seguono Das Kleine Blatt (1927; 180.000 copie; social-democratico) e la Kleine Volks-Zeitung (1893; 150.000 copie; tedesco-liberale), il Neues Wiener Journal (1893; 120.000 copie; antimarxista), la Volks-Zeitung (1855; 60.000 copie; liberale), il Neues Wiener Tagblatt (1867; 55.000 copie; democratico), la Neue Freie Presse (1864; 60.000 copie; progressista), la Reichspost (1894; 30.000 copie, cristiano-sociale), l'Arbeiter-Zeitung (1889; 110.000 copie; socialdemocratico). L'Amtliche Nachrichtenstelle è l'agenzia ufficiale d'informazioni.
Belgio. - I principali giornali di Bruxelles sono La Libre Belgique (1883, pubblicatasi clandestinamente durante l'occupazione tedesca; 100.000 copie; cattolico); La Dernière Heure (1906; 200.000 copie; liberale); Le Peuple (1885; 85.000 copie, socialista) con la sua edizione fiamminga Het Volksblaad ("Il giornale del popolo"); Le Soir (1886; 250.000 copie; liberale); Het Laatste Nieuws ("Le ultime notizie"; 1888, 100.000 copie; cattolico fiammingo antiattivista); L'Indépendance Belge (1831; conservatore). Il più diffuso giornale di Anversa è Le Matin (1894; 75.000 copie; liberale). L'agenzia d'informazioni ufficiosa è l'Agence Télégraphique Belge.
Bulgaria. - I giornali più diffusi sono Zora ("Aurora"; 1919; 40.000 copie) e Utro ("Il Mattino", 1911; 60.000 copie) con l'edizione serale Dnevnik ("Il giornale"; 1903; 10.000 copie), tutti d'informazione, senza spiccato colore politico. Sono governativi il Demokratičeski Zgovor ("Alleanza democratica", 1923; 10.000 copie; di destra) e Preporec ("Lo Stendardo"; 1894; 5000 copie, settimanale, organo di Ljapčev), il Mir ("La Pace"; 1894, 20.000 copie; portavoce di Burov), lo Slovo ("La Parola", 1922; 10.000 copie; semiufficiale), la Bulgarie (in francese; 1913; 6000 copie; semiufficiale). Lo Zemedělčesko Zname ("Bandiera degli agricoltori"; 1898; 40.000 copie) è l'organo dell'ala sinistra del partito dei contadini, la cui ala destra pubblica il Pladne ("Mezzogiorno"; 5000 copie). I socialisti pubblicano il Narod ("Il Popolo", 1912; 3000 copie) e i nazionali liberali il Nezavisimost I (L'Indipendenza"; 1886; 10.000 copie; gruppo Korcev) e il Nezavisimost II (1920; 7000 copie; gruppo Smilov). Organo degli emigrati macedoni è Makedonia (1927; 16.000 copie). L'Agence Télégraphique Bulgare è una sezione dell'Ufficio stampa del Ministero degli esteri, fondata nel 1898.
Cecoslovacchia. - Il giornale più diffuso è l'apolitico Národní Politika ("Politica nazionale"; 1883, 140.000 copie); seguono le Lidové Noviny, ("Giornale popolare"; 1893; più di 100.000 copie). Politicamente importanti sono i Národní Listy ("Giornale nazionale"; 1860; 15.000 copie; nazionale-democratico, partito di Kramář); il České Slovo ("La Parola cèca", 1905; 25.000 copie; socialista nazionale, portavoce di Benes); il Právo Lidu (il Diritto del Popolo"; 35.000 copie; socialdemocratico) con l'edizione serale Večerník Práva Lidu (118.000 copie); Venkov ("La campagna"; 1906; 70.000 copie; agrario) con l'edizione serale Večer ("La Sera"; 45.000 copie); Rudé Právo ("Il Diritto rosso", comunista). La Prager Presse (1921; 22.000 copie) è organo ufficioso del Ministero degli esteri. La C. T. K. (Ceskoslovenská Tisková Kancelář, "Ufficio stampa cecoslovacco") fondato nel 1918, è agenzia ufficiale dello stato.
Danimarca. - I grandi giornali danesi pubblicano 2 0 3 edizioni al giorno con titoli diversi. Il più antico giornale tuttora esistente è il Berlingske Tidende ("Gazzetta di Berling", 1749; 146.000 copie in 3 edizioni: mattino, mezzogiorno e sera; conservatore). Altri giornali importanti sono quelli della casa Feslev: Nationaltidende ("Gazzetta nazionale", 1891); Dagbladet ("Il Quotidiano", 1851); Dagens Nyheder ("Le Novità del giorno", 1868); Aftenposten ("La Posta della sera", 1873), che, come si è detto, sono le varie edizioni di un solo quotidiano conservatore e hanno una tiratura complessiva di 76.000 copie; il radicale Politiken (1884; 80.000 copie) con l'Ekstrabladet ("L'edizione straordinaria" e il socialista Socialdemokraten (1871; 60.000 copie). L'agenzia di notizie è il Ritzaus Bureau Dansk Telegrambureau, fondato nel 1866.
Danzica. - Il giornale che ha la maggior diffusione s'intitola Danziger Neueste Nachrichten (1894; 50.000 copie; nazionale-liberale); lo segue la Danziger Volksstimme (1910; 20.000 copie; socialdemocratico).
Estonia. - Il primo posto spetta al Päewaleht ("Il Giornale"; 1905; 50.000 copie; liberale); seguono il Postimees di Tartu ("Il Postiglione"; 1857; 25.000 copie; democratico), Vaba Maa (Il Libero paese"; 1918; 20.000 copie; del partito dei lavoratori), Kaja ("L'Eco"; 1916; 22.000 copie; del partito agrario) e Rahva sõna ("La Voce del Popolo"; 10.000 copie; socialista). L'agenzia Eta, fondata nel 1920, è semiufficiosa.
Finlandia. - I più grandi quotidiani sono Helsingin Sanomat (Notizie di Helsinki"; 1898; 60.000 copie; liberale progressista), Uusi Suomi ("La nuova Finlandia; 1847; 60.000 copie; conservatore moderato) e Suomen Sosialidemokraatti ("Il Socialista finlandese; 1918; 30.000 copie). In svedese si pubblica il Hufvudstadsbladet ("Il Giornale della capitale"; 1864, 50.000 copie), e il giornale della sera Svenska Pressen. La Suomen Tietotoimisto, Finska Notisbyrån ("Ufficio d'informazioni finlandese") è un'impresa privata fondata nel 1918, ufficiosa.
Grecia. - I principali giornali repubblicani venizelisti di Atene sono Akropolis (1881; 80.000 copie), Eleftheron Vima ("La Libera tribuna", 1921; 60.000 copie), Ethnos ("Nazione", 1913; 60.000 copie), Hestia ("Il focolare", 1894; 20.000 copie), Patris ("La Patria", fondata in Bucarest nel 1870 e trasportata ad Atene nel 1907; 70.000 copie; repubblicano indipendente). Sono monarchici: Proia ("Il Mattino"; 1925; 50.000 copie), Helleniki ("[Il giornale] greco", 1924; 37.000 copie; ultra-monarchico), To Phos ("La Luce") di Salonicco (1914; 20.000 copie). L'Imerisios Typos ("Stampa quotidiana", 1923; 35.000 copie) è repubblicano. Le Messager d'Athènes (1875; 3000 copie) è organo ufficioso del governo, in francese. L'Agence d'Athènes, fondata nel 1906, è di proprietà privata.
Islanda. - Si pubblicano il Morgunbladid ("Giornale del Mattino", 1913; 6000 copie) e Visir (1910; 6000 copie), entrambi conservatori e autonomisti e l'Althyduoladid, con circa 4000 copie, socialista. Fonte del loro notiziario è il Frjettastofa Bladamannafjelagsins, che è affiliato all'americana United Press.
Iugoslavia. - Politika, fondato nel 1904, ha una tiratura di 80.000 copie ed è relativamente indipendente. Vreme ("Il Tempo"; 1924; 40.000 copie) è invece panserbo, come il Novosti ("Le Notizie") di Zagabria (1906; 25.000 copie) e il Jutro ("Mattino") di Lubiana (1919; 25.000 copie); il Jutarni List ("Giornale del Mattino") di Zagabria (1911; 22.000 copie) è prevalentemente giornale d'informazione, mentre l'Obzor "L'Orizzonte"; 1859; 7000 copie), che è edito dalla stessa società, difende gl'interessi croati. A Belgrado si pubblica anche la Pravda ("La Verità", 1904; 20.000 copie). Organi delle minoranze alloglotte sono il Deutsches Volksblatt di Novi Sad (1919; 12.000 copie) e il Napló ("Il Giornale") di Subotica (1899; 20.000 copie). Lo Slovenec di Lubiana (1871; 20.000 copie) già organo del partito popolare sloveno, è ora cristiano-sociale. L'Agenzia Avala (1919) è semiufficiale.
Lettonia. - Il primo posto spetta al Jaunakas Siîas ("Ultime notizie"; 1911; 130.000 copie; democratico); il secondo posto a un quotidiano russo Segodnja ("Oggi"; 1919; 40.000 copie; antibolscevico) con la sua edizione della sera Segodnja Večerom. Seguono a distanza Brīvā Zeme ("La terra libera", 1919; 20.000 copie; organo dell'unione dei contadini); Pedējā Brīdi ("L'ultimo momento"; 1927; 18.000 copie; indipendente) e Latvis ("Il Lettone"; 1921; 12.000 copie; organo dell'estrema destra). La Rigasche Runaschau (1896) ha una tiratura di 15.000 copie, ed è liberale. L'agenzia telegrafica lettone Leta è un'azienda statale autonoma, fondata nel 1919.
Lituania. - Il più importante giornale è Lietuvos Aidas ("L'Eco di Lituania"; 1917; 24.000 copie; organo del partito nazionalista); seguono Lietuvos Zinios ("Notizie lituane"; 1909; 11.000 copie; organo dei socialisti popolari) e Rotas ("Il Mattino"; 1919; 8000 copie; democratico-cristiano). In Memel si pubblica il Memeler Dampfboot (1849; 11.000 copie; tedesco autonomista). l'Agenzia Telegrafica Lituana Elta, fondata nel 1920, dipende dal Ministero degli esteri.
Lussemburgo. - Luxemburger Wort (1848, 45.000 copie; destra cattolica); Luxemburger Zeitung (1868; liberale); Escher Tageblatt (socialista); Nationalzeitung und Landwirt (1837, il giornale più antico; liberale moderato); L'Indépendance luxembourgeoise (1871; francofilo).
Norvegia. - Il più antico giornale tuttora esistente è il Trondjems -Adresseavis ("L'Avvisatore di Trondheim"; 1767; 11.000 copie; conservatore); il più diffuso è l'Aftenposten ("Posta della sera"; 1860; 80.000 copie; conservatore). L'Arbeiderbladet ("Il giornale dei lavoratori"; 1884; 50.000 copie) è socialista, il Tidens Tegn ("Il segno del tempo", 1910; 50.000 copie) è conservatore-liberale, il Dagbladet ("Il Quotidiano", 1868; 30.000 copie) è liberale; il Morgenbladet ("Il Giornale del mattino", 1819; 27.000 copie) rappresenta l'estrema ala destra del partito conservatore, Nationen (1896; 25.000 copie) è l'organo del partito agrario; tutti questi giornali escono a Oslo. Dei giornali di provincia va menzionato il Bergens Tidende ("Gazzetta di Bergen", 1868; 26.000 copie; radicale). La principale agenzia di notizie è il Norsk Telegram-Byrå, fondato nel 1867, di cui sono proprietarî varî giornali.
Olanda. - Si pubblica ancora l'Oprechte Haarlemsche Courant ("Il veritiero corriere di Haarlem"), che fu fondato nel 1656 e ha una tiratura di 15.000 copie. I giornali che hanno una maggiore vendita sono De Telegraaf di Amsterdam (1892; 100.000 copie; democratico) e De Courant-Het Nieuzes van den Dag ("Il Corriere - Le Notizie del Giorno", 1909; 220.000 copie, democratico), che appartengono entrambi alla famiglia Holdert e hanno in comune redazione e servizî. Seguono come importanza il Rotterdamsche Nieuwsblad ("Giornale di Rotterdam", 1878; 100.000 copie; neutrale), Het Volk di Amsterdam ("Il Popolo"; 1900; 70.000 copie; socialdemocratico) e Voorwaarts di Rotterdam ("Avanti"; 1920; 40.000 copie; socialdemocratico, con una serie di edizioni locali), il Haagsche Courant ("Corriere dell'Aia"; 1883; 70.000 copie; neutrale), l'Algemeen Handelsblad di Amsterdam ("Giornale generale del commercio"; 1828; 50.000 copie; liberale), Nieuwe Rotterdamsche Courant ("Nuovo corriere di Rotterdam", 1843; 50.000 copie; conservatore liberale) con Het Vaderland dell'Aia ("La Patria": 1868; 15.000 copie; liberale) del gruppo Nijgh e i cattolici De Tijd ("Il Tempo") di Amsterdam (1845) e De Maasbode di Rotterdam ("Il Messaggero della Mosa"; 1868; 48.000 copie), che raggruppa intorno a sé un'altra trentina di quotidiani di provincia. La stampa quotidiana cattolica costituisce quasi la metà della stampa quotidiana olandese, sebbene i cattolici siano solo un terzo della popolazione. Merita di essere menzionata De Locale Pers ("La Stampa locale"), raggruppamento di 25 giornali provinciali e delle Indie olandesi. La principale agenzia d'informazione è la Nederlandsch Telegraaf Agentschap di Amsterdam.
Polonia. - Della numerosa schiera di giornali polacchi, il più diffuso è l'Illustrowany Kurjer Codzienny di Cracovia ("Corriere quotidiano illustrato"; 1910; 230.000 copie; tendenza democratico-nazionale). Lo segue l'Express Poranny ("Espresso del mattino") di Varsavia, con le sue edizioni del mattino (Dzień Dobry "Buon giorno"), del pomeriggio (Kurjer Czerwony "Corriere rosso") e della sera (Dobry Wieczór "Buona sera") e una corona di sei edizioni provinciali: è governativo e tira 100.000 copie. Altri giornali notevoli di Varsavia sono il Kurjer Warszawski ("Il Corriere di Varsavia"; 1821; 80.000 copie; di destra), la Gazeta Warszawska ("La Gazzetta di Varsavia", 1774; 80.000 copie; di estrema destra), il Kurjer Poranny ("Corriere del Mattino"; 1877; 45.000 copie; pilsudskiano) col Dziś ("Oggi"); A. B. C. (1926; 35.000 copie; neutrale) con il giornale della sera Wieczór Warszawski ("La Sera di Varsavia", 1928; 35.000 copie, neutrale); infine il socialdemocratico Robotnik ("Il Lavoratore"), che come organo rivoluzionario si pubblicò clandestinamente dal 1894 al 1918, e tira circa 20.000 copie e Der Moment (1910; 60.000 copie; pilsudskiano in lingua yiddish), il più importante dei giornali ebraici. A Leopoli si pubblicano il Wiek Nowy ("Nuovo Secolo"; 1901; 30.000 copie; indipendente) lo Sùowo Polskie ("La Parola polacca"), e due giornali ucraini, il Novyj Čas ("Nuovo Tempo", 1923; 10.000 copie) e il Dilo ("L'opera", 1880; 8000 copie). A. Poznań si pubblica il Kurjer Poznański (1906; 40.000 copie; di destra), mentre due organi democratici-cristiani si pubblicano a Bydgoszcz (Dziennik Bydgoski "Il Quotidiano di B."; 40.000 copie) e a Katowice (Polonia, 1924; 25.000 copie). Il più importante quotidiano tedesco è Der Oberschlesische Kurier di Królewska Huta (1907; 30.000 copie; cattolico). La P. A. T. (Polska Agencja Telegraficzńa) fondata nel 1918, è emanazione governativa.
Portogallo. - A Lisbona si pubblicano il Diario das Noticias (1864; 100.000 copie; conservatore) e O Seculo (1880; 100.000 copie; democratico). A Oporto si pubblicano O Primeiro de Janeiro (1869; 45.000 copie) e O Comercio do Porto (1854; 30.000 copie; indipendente).
Romania. - I giornali di Bucarest che hanno maggior diffusione sono Universul ("L'Universo"; 1882; 150.000 copie, liberale) e Dimineaga ("Il Mattino" 1894; 160.000 copie; democratico) che appartiene alla società editrice di Adeverul ("La Verità"; 1888; 40.000 copie; democratico). Curentul ("Il Corriere"; 1928; 50.000 copie) è nazionalista, Dreptatea ("Il Diritto"; 1927; 30.000 copie) è zaranista, Cuvantul ("La Parola"; 1924; 25.000 copie) è nazionalista, Viitorul ("L'Avvenire", 1907; 15.000 copie) e l'Indépendance Roumaine (1878; 5000) sono liberali. Dei giornali in lingue estere, organi delle minoranze, meritano menzione il Siebenbürgisch-Deutsches Tageblatt (1870; 15.000 copie) di Sibiu, in tedesco, il Déli Hirlap ("Il Messaggiero meridiano") di TimiŞoara (1925; 25.000 copie), l'Ellenzék ("L'Opposizione") di Cluj (1879; 25.000 copie) e il Keleti Ujság ("Novità orientale") pure di Cluj (1918; 20.000 copie) in ungherese, e il Besarabskoe Slovo ("La Parola della Bessarabia", 1922: 15.000 copie; liberale) di ChiŞinău in russo. La Rador (Agence Orient-Radio) fondata nel 1921 è semiufficiale.
Spagna. - A Madrid si pubblicano La Voz (1920; 120.000 copie; liberale) e El Sol (1917; 90.000 copie; liberale) che appartengono alla stessa società; A. B. C. (1904, 120.000 copie; conservatore), Las Informaciones (1921; 100.000 copie; liberale); Heraldo de Madrid (1889; 20.000 copie) e El Liberal (1878; 35.000 copie) radicali, appartenenti alla stessa società; La Libertad (1919; 60.000 copie; radicale-socialista, giornale di Aznar), El Debate (1910; 80.000 copie; cattolico, già proprietà dei gesuiti). A Barcellona si pubblicano La Veu de Catalunya (1890; 40.000 copie; autonomista), La Publicitat (1877; 30.000 copie; separatista), Las Noticias (1896; 60.000 copie; giornale d'informazioni), El Diluvio (1858; 50.000 copie; repubblicano), La Vanguardia (1881; 100.000 copie; cattolico). L'Agencia Telegrafica Fabra, fondata nel 1867, dirama i suoi servizî a tutta la stampa spagnola.
Svezia. - Stockholms-Tidningen ("Gazzetta di Stoccolma", 1889; 135.000 copie; liberale indipendente) ha la maggiore tiratura, seguito da presso dal Dagens Nyheter ("Novità del giorno", 1864; 120.000 copie: liberale. Svenska Dagbladet ("Il Giornale svedese",1884; 87.000 copie) è conservatore, come il Nya Dagligt Allehanda ("Nuove notizie quotidiane"; 1769; 40.000 copie), che però è più progressista, e l'Aftonbladet ("Il Giornale della sera", 1830; 30.000 copie); il Socialdemokraten (1885) tira 50.000 copie, ma esistono parecchi giornali socialisti in provincia; il liberale Göteborgs Handels- och Sjöfarts- Tidning ("Gazzetta del Commercio e della navigazione di Göteborg"; 1832) è un importante giornale marittimo e commerciale, che tira 40.000 copie. Il Tidningarnas Telegrambyrå ("Ufficio telegrafico dei giornali") sorto nel 1867 come filiale della Agenzia Wolff, l'anno dopo passò in mani svedesi; è ufficioso.
Svizzera. - Accanto a numerosi quotidiani d'importanza cantonale, ve ne sono parecchi che estendono a tutta la Svizzera la loro influenza. Tra essi vanno menzionati la Neue Zürcher Zeitung di Zurigo (1780; 52.000 copie; liberale), Der Bund di Berna (1851; 27.000 copie, liberale). la National-Zeitung di Basilea (1842; 37.000 copie; liberale), le Basler Nachrichten di Basilea (1845; 16.000 copie; radicale), il Volksrecht di Zurigo (1898; 23.000 copie; socialdemocratico), il Berner Tagwacht (1887; 18.000 copie; socialdemocratico), il Journal de Genève (1826; liberale), l a Gazette de Lausanne (1789; 12.000 copie; liberale), la Tribune de Genève (1878; 44.000 copie; neutrale). Più forti tirature spettano però a due giornali apolitici: il Tagesanzeiger für Stadt und Kanton Zürich (1894) con 90.000 copie e il Feuille d'Avis de Lausanne (1762) con 50.000 copie; notevole per la sua antichità è anche la più che bicentenaria Feuille d'Avis de Neuchâtel. La Schweizer Depeschagentur (1894) è sotto il controllo del governo; le azioni della società sono possedute dai giornali.
Ungheria. - Le tirature più forti appartengono ai giornali indipendenti: Pesti Hirlap ("Messaggero di Pest", 1878; 115.000 copie); Az Est ("La Sera"; 1909; 50.000 copie), Magyarország ("Ungheria", 1893; 60.000 copie) e Pesti Napló ("Giornale di Pest", 1850; 45.000 copie). che appartengono tutti e tre alla stessa società, con tendenza liberale; il Budapesti Hirlap ("Messaggero di Budapest", 1881; 32.000 copie) è governativo, mentre il Magyarsag ("La nazione magiara" 1921; 40.000 copie) è cattolico legittimista e l'Ujsao ("Novità", 1903; 30.000 copie) è liberale legittimista; il Népszava ("La Parola del popolo", 1872) socialista, tira 80.000 copie, e il Pester Lloyd (1853), organo ufficioso in tedesco, 15.000. L'Agenzia Telegrafica Ungherese (Magyar Tavirati Iroda R.-T.) fondata nel 1881, è un'impresa privata, ma ufficiosa.
U. R. S. S. - La stampa sovietica è completamente in mano del governo e i giornalisti sono considerati impiegati statali. I giornali più diffusi e importanti sono Pravda (Verità"; 1912; 800.000 copie), organo del Komintern; Izvestija C. I. K. i V. C. I. K. ("Notizie, ecc." 1907; 800.000 copie), organo dell'Esecutivo dell'U. R. S. S.; Ekonomičeskaja Žizn′ ("Vita economica"; 1918; 150.000 copie), organo del Consiglio del Lavoro e della Difesa dell'U. R. S. S. e del Consiglio economico dell'U. R. S. S.; Za Industrializaciju ("Per l'industrializzazione"; 1922; 250.000 copie); la Krasnaja Gazeta di Leningrado ("Giornale rosso"; 1918; 145.000 copie) e Leningradskaja Pravda (1912; 125.000 copie); oltre a un gran numero di giornali per i varî mestieri e per le varie nazionalità, come la Rabočaja Gazeta ("Giornale dei lavoratori"; 1922; 700.000 copie), la Krestjanskaja Gazeta ("Giornale dei contadini"; 1923; 1.400.000 copie), la Krasnaja Zvezda ("Stella rossa"; 1924; 100.000 copie), organo del Commissariato del popolo per l'esercito e la marina, ecc. Agenzia ufficiale è la T. A. S. S. (Telegrafnoe Agentstvo Soluza Sovetov, "Agenzia telegrafica dell'Unione sovietica") fondata nel 1925.
Altri paesi americani. - I giornali del Canada sono del tipo di quelli degli Stati Uniti: i più diffusi sono lo Star di Toronto (170.000 copie), La Presse di Montreal (160.000 copie), il Telegram (140.000 copie), lo Star di Montreal (123.000 copie), lo Standard di Montreal (110.000 copie).
Nel Messico si notano l'Excelsior (1917; 75.000 copie; indipendente); El Universal (1916; 120.000 copie nelle due edizioni) ed El Nacional Revolucionario (1928; 40.000 copie; portavoce del governo).
Nell'America Centrale non ci sono giornali importanti; nell'America Meridionale solamente le grandi repubbliche hanno quotidiani che meritino di essere menzionati. L'Argentina ha La Prensa (1869; 400.000 copie), La Nación (1870; 250.000 copie; fondata da Bartolomé Mitre) e La Razón (1905; 200.000 copie) tutti e tre indipendenti in politica, che possono stare a pari coi più grandi giornali del mondo; El Mundo (1928) è un giornale popolare illustrato e tira circa 120.000 copie.
Il Brasile conta tra i suoi maggiori quotidiani A Noite (1910; 85.000 copie; conservatore), il Correio da Manhã (1902; 50.000 copie; di opposizione), il Jornal do Brazil (1892; 50.000 copie; conservatore) e O Jornal (1919; 48.000 copie; liberale), tutti di Rio de Janeiro. A San Paolo si pubblica O Estado de São Paulo (1874; 65.000 copie; indipendente).
Nel Chile si pubblicano Los Tiempos di Santiago de Chile (1921; 100.000 copie) e La Nación (1916; 40.000 copie), entrambi proprietà del governo; alla famiglia Edwards appartengono El Mercurio (1900; 42.000 copie) e Las Ultimas Noticias (1902; 85.000 copie), entrambi di Santiago de Chile ed El Mercurio di Valparaiso (30. o00 copie), il più antico quotidiano cileno (1827).
Nel Perú, il principale giornale è El Comercio di Lima (1839; 60.000 copie), nella Columbia: El Tiempo di Bogotá (1911; 30.000 copie); nello Uruguay sono El País di Montevideo (1918; 32.000 copie, conservatore) ed El Día (1886; 35.000 copie, progressista).
Africa. - I soli stati africani che abbiano una stampa quotidiana di qualche importanza sono l'Egitto, l'Algeria e il Sud-Africa.
In Egitto i giornali più notevoli in arabo sono al-Ahrām ("La Piramide", 1875; 40.000 copie; nazionalista moderato), al-Balāgh ("Il Messaggio"; 1923; 30.000 copie; nazionalista), al-Muqaṭṭam (nome di una collina presso il Cairo; 1889; 30.000 copie, favorevole a un accordo con gl'Inglesi), Kawkab ash-Sharq ("La stella d'Oriente", 1924; 20.000 copie; nazionalista), tutti diffusi anche negli altri paesi islamici. Dei giornali in lingue europee, i più diffusi sono La Bourse Égyptienne (1903; 10.000 copie; anti-wafdista), Il Giornale d'Italia, sorto dalla fusione dell'Imparziale (1886) e del Messaggero Egiziano (1875), fascista, con 10.000 copie, l'Egyptian Gazette (1880; 8000 copie; anti-wafdista) e Tachydromos ("Il Corriere", 1874; 7500 copie); questi ultimi si pubblicano in Alessandria, mentre gli altri due si pubblicano in Alessandria e al Cairo.
In Algeria si pubblicano La Dépêche Algérienne (1884; 60.000 copie; repubblicano moderato), L'Écho d'Algier (1911; 30.000 copie; radicalesocialista) e La Presse Libre (1928; 25.000 copie; repubblicano).
Nel Sud-Africa la stampa è abbastanza sviluppata; i giornali più diffusi sono: il Rand Daily Mail di Johannesburg (1902; 40.000 copie; imperialista); il Cape Argus di Città del Capo (1857; 25.000 copie) e The Star di Johannesburg (1886; 50.000 copie), che appartengono alla stessa società e sono imperialisti; il Cape Times di Città del Capo (1876; 30.000 copie). Il principale giornale in lingua olandese è Die Burger (1914; 20.000 copie; nazionalista).
L'Etiopia ha un solo giornale Aimro ("Sapere") in lingua amharica, fondato da un greco e che esce in Addis-Abeba.
Asia. - Nell'Impero Indiano i giornali principali sono: lo Statesman di Calcutta (1875, col titolo di Friend of India; 35.000 copie), il Times of India, di Bombay (1838; 40.000 copie) con la sua edizione serale Evening News (15.000 copie) e The Pioneer di Allahabad (1865) con The Civil Military Gazette di Lahore (1872; 14.000 copie); tutti questi giornali difendono la politica e gl'interessi inglesi. Justice di Madras (1917; 10.000 copie; costituzionale), Leader di Allahabad (20.000 copie; liberale) e The Hindu di Madras (1878; quotidiano del 1898; 20.000 copie; organo del Congresso) sono organi indiani in lingua inglese; nelle lingue indigene sono pubblicati il Basumati di Calcutta (1926; 15.000 copie, in hindustani, nazionalista), il Swadesamitran di Madras (1880; 14.000 copie, in tamil, nazionalista), il Bombay Samachar (1815; 10.000 copie, organo dei Parsi in lingua gujerati). I servizî sono forniti sia dalla Reuter, sia dall'Associated Press of India, dalla Free Press of India e dal governativo Congress Publicity Bureau.
In Ceylon meritano menzione The Ceylon Daily News (1918; 10.000 copie) della famiglia Wijewardene, che possiede molti altri giornali, che propugnano tutti l'autonomia dell'isola, tra i quali il Dinamina in singalese (1919; più di 20.000 copie). Invece The Times of Ceylon (1832; 10.000) difende gl'interessi inglesi.
La Cina si vanta di aver avuto il primo giornale del mondo nell'organo ufficiale Ching Pao ("Gazzetta di Pechino", 714); ma esso va considerato piuttosto come un precursore dei giornali, allo stesso modo degli Acta Diurna. Il vero inizio del giornalismo in Cina si deve porre nel 1827, data di fondazione del primo giornale inglese in Cina (The Canton Register); solo nel 1870 si ebbe il primo vero giornale cinese, lo Shên Pao ("Gazzetta di Shanghai"), nella pronunzia locale Shun Pao, oggi il giornale più diffuso (150. o00 copie); seguono lo Shih Pao-Eastern Times (1904; 110.000 copie), considerato come il miglior giornale cinese; Hsin Wên Pao ("Il nuovo Giornale", 1853; 150.000 copie), tutti di Shanghai. Il maggior giornale di Pechino è l'I shih Pao (lett. "Gazzetta utile al mondo", 1914; 80.000 copie). Un giornale redatto da Cinesi, ma in inglese, è l'autorevole China Times di Shanghai (1907; 85.000 copie). Questi giornali sono seguiti a grandissima distanza da quelli pubblicati da stranieri in inglese, di cui i più diffusi sono il North China Daily News di Shanghai (1850; 8000 copie) e lo Shanghai Times (1902; 4500 copie). La stampa è incolore, perché sottoposta a una strettissima censura.
Giappone. - La stampa giapponese è tra le prime del mondo come sviluppo tecnico, come redazione e come tiratura. L'Ōsaka Mainichi Shinbun ("Giornale quotidiano di Ō."; 1876 come Ōsaka Nippō "Quotidiano di Ō."; titolo attuale dal 1888; 1.200.000 copie) e il Tōkyō Nichinichi Shinbun ("Giornale quotidiano di Tōkyō"; 1872; 1.000.000 di copie) appartengono alla famiglia Motoyama; l'Ōsaka Asahi Shinbun ("Giornale del mattino", 1879; 1.400.000 copie) e il Tōkyō Asahi Shinbun (1888; 1.000.000 di copie) appartengono a una società, delle cui azioni il 51% è proprietà delle famiglie Murayama e Ueno, e il 49% è posseduto dagl'impiegati e dagli operai. Tanto il gruppo del Mainichi quanto il gruppo dell'Asahi, oltre parecchie riviste e giornali illustrati, pubblicano giornalmente una ventina di edizioni provinciali, ed edizioni in inglese. Altri diffusissimi giornali sono il Hōchi Shinbun ("Il Notiziario") di Tōkyō, proprietà di S. Noma (1872; 700.000 copie), il Jiji Shinbun ("Giornale delle novità") di Tōkyō (1882; 600.000 copie), lo Shin Aichi Shinbun ("Nuovo giornale [della provincia] di Aichi") di Nagoya (1888; 500.000 copie) con una decina di edizioni locali, il Fukuoka Nichinichi Shinbun (1879; 300.000 copie) con altri cinque giornali, il Kokumin Shinbun ("Giornale del popolo") di Tōkyō (1890; 300.000 copie), ecc. Dei giornali in lingua inglese, il maggiore è The Japan Times & Mail (1897; 30.000 copie). Oltre alle organizzazioni particolari ai grandi giornali, nel Giappone esistono due importantissime agenzie di notizie: la Nippon Dempō Tsūshin-sha (Dentsū), fondata nel 1901, di proprietà privata, e la Nippon Shinbun Rengō-sha (Rengō), fondata nel 1926, organizzazione cooperativa dei quotidiani giapponesi.
Il giornale moderno.
Lo sviluppo dei mezzi di comunicazione e di trasporto ha profondamente influito sulla fisionomia e sulla natura stessa del giornale.; il gusto prima e poi la necessità d'informare sempre più abbondantemente e per i primi un pubblico sempre più vasto di lettori, ha mutato la funzione del giornale da quella di una tribuna di propaganda politica a quella d'un semaforo quotidiano, mantenuto, per quanto è possibile, estraneo alle competizioni politiche.
In Italia questi giornali moderni, detti d'informazione, non hanno avuto il successo che altri paesi possono vantare, per la ragione che il lettore italiano non sa disinteressarsi della politica e cerca, come ha sempre cercato, nel giornale prediletto, non soltanto l'esposizione asciutta dei fatti, ma un'interpretazione dei fatti; questa qualità del lettore italiano e la necessità del fascismo di servirsi della stampa quotidiana come d'uno strumento di propaganda della sua dottrina e di critica delle avverse dottrine, hanno permesso ai giornali italiani di non cadere negli eccessi del giornalismo puramente informativo, di tipo americano, senza peraltro fermarsi a quel genere di giornalismo d'opinione e di partito che fu tipico del secolo scorso.
In conseguenza di ciò, l'organizzazione interna dei giornali italiani si è in qualche modo modernizzata, pur restando fedele nella sua linea essenziale alla tradizione italiana che esige, in qualsiasi creazione giornalistica, la preminenza dei valori intellettuali e politici su quelli strettamente aziendali e affaristici.
Un giornale è oggi costituito da un complesso di servizî, interni ed esterni alla redazione, che fanno capo alla direzione, la quale ha la responsabilità di tutto ciò che viene pubblicato. I servizî esterni sono quelli che da qualsiasi località convogliano alla redazione le notizie, le informazioni, i commenti che si ritenga necessario far conoscere al lettore. Attraverso il telegrafo, il telefono, i cavi sottomarini, la radiotelegrafia, tutto questo materiale affluisce in redazione dalle capitali estere, dai varî centri della nazione e da talune località che per particolari motivi sono da considerare come veri e proprî osservatorî giornalistici. È fatale che ogni giornalista giudichi importante e indispensabile il materiale che egli trasmette; è compito duro ma necessario dei redattori posti a capo dei varî servizî lo scegliere nell'abbondante messe. Scegliere significa avere il coraggio di sopprimere parti notevoli di un servizio giornalistico che è costato fatica e denaro all'amministrazione del giornale; e sopprimere senza speranza d'ulteriore utilizzazione, perché il materiale giornalistico è quanto di più deteriorabile si possa immaginare, e ciò che oggi è ancora presentabile fra qualche ora è vecchio e stantio e - come si dice in gergo giornalistico - "superato dagli avvenimenti". Scegliere, ridurre all'essenziale, in modo che nello stesso numero di giornale entrino quante più notizie e informazioni sia possibile, a rendere vario, attraente e interessante il foglio, destinato a vivere poche ore: ecco il compito più delicato del giornalista.
Al materiale trasmesso dall'esterno s'aggiunge quello che viene elaborato in redazione; e cioè gli articoli e i commenti redazionali. Tutto questo materiale, così scelto e ordinato, passa dal tavolo deve formarsi un'idea per quanto è possibile globale della materia che le numerose pagine del giornale sono destinate a contenere. Il redattore-capo stabilisce, in armonia con le istruzioni avute dalla direzione, quali notizie e quali articoli avranno l'onore d'essere pubblicati nella prima pagina, che è come la vetrina del giornale ed è quella sulla quale più si conta per interessare il lettore; determina in quale carattere e sotto quali titoli appariranno quelle notizie e quegli articoli. Molto spesso è il redattore-capo che cura l'impaginazione del giornale, operazione fra le più delicate della creazione giornalistica; qualche volta c'è un redattore-impaginatore, addetto alla bisogna per le sue speciali qualità. L'impaginazione d'un giornale è un poco architettura: si tratta di rendere gradevole all'occhio e agevole alla lettura una composizione tipografica costretta in quei limiti insuperabili che sono i margini della pagina. L'impaginazione è forse l'operazione più delicata e più drammatica, perché, protratta all'ultima ora per potere tener conto delle ultime notizie in arrivo, viene fatta sotto l'assillo delle lancette dell'orologio, che muovono implacabilmente verso l'ora della partenza dei treni.
Si è già detto che la prima pagina è come la vetrina del giornale. In essa infatti hanno posto le notizie più importanti e quelle più fresche, quelle che in gergo giornalistico si chiamano "sensazionali". L'impaginazione dei giornali italiani comporta ancora una specie di menmgna convenzionale, che è quella delle "ultime notizie" collocate nell'ultima pagina. Quando la prima pagina dei giornali italiani era, quasi nella sua totalitâ, riservata agli articoli e alle polemiche politiche, questa pagina, la più curata tipograficamente, veniva "passata" ai tipografi per prima, e le "ultime notizie" avevano posto, appunto, nell'ultima pagina, sotto l'apposita rubrica. Ma ora le "ultime notizie" vanno talvolta nella prima pagina, appunto perché "ultime"; ogni giornale avendo necessità d'apparire come il più "fresco" tra i tanti concorrenti.
Pochi giornali, in Italia, dànno la dovuta importanza alla documentazione fotografica. Il lettore ha dimostrato da un pezzo, in questa nostra età caratterizzata dalla velocità e dalla concisione di preferire alle parole le immagini, alle descrizioni le fotografie. Il cinematografo gli ha dato il gusto della cronaca "veduta". La tecnica tipografica è andata di pari passo col gusto del pubblico, e ha messo a disposizione dei giornali sistemi di riproduzione delle immagini che si potrebbero chiamare addirittura perfetti. Nondimeno, la cronaca fotografica sui giornali non ha ancora in Italia raggiunto quegli sviluppi che si potevano attendere. La radiotrasmissione delle immagini, per uso giornalistico, è ancora una cosa eccezionale; e la stampa in rotocalco, che tanta fedeltà di particolari assicura al documento fotografico, non è usata, per ragioni tecniche, dai giornali quotidiani.
L'amministrazione del giornale ha il compito del regolare e felice andamento dell'azienda giornalistica dal punto di vista degli affari. Un giornale è anche - e, in questi tempi, soprattutto - una azienda che mette in vendita, dopo averlo confezionato, un prodotto che ha una durata effimera e un valore intrinseco variabilissimo. L'amministrazione è costretta, dunque, ad avere criterî che non possono essere sempre quelli della direzione, specie se nella direzione le preoccupazioni politiche superano quelle editoriali. Di qui i conflitti - che il pubblico ignora fino a quando non si rivelano, se si rivelano, attraverso le righe d'una breve notizia - tra l'amministrazione e la direzione. L'amministrazione desidera produrre al più basso costo e vendere nella più larga misura; il prezzo dei giornali essendo, almeno oggi, uniforme e fisso, l'utile amministrativo non può venire se non dal basso costo della produzione e dalla larga vendita. Il basso costo della produzione d'un giornale non si può ottenere se non facendo economia sulle spese, il che contrasta con la necessità del giornale d'essere e d'apparire ricco di servizî interni ed esterni; la larga vendita non si può raggiungere senza studiarsi d'andare incontro e di seguire il gusto della massa dei lettori. Il criterio dell'amministrazione è dunque sempre quello di seguire i gusti del pubblico; il criterio della direzione è l'opposto, quello di correggere quei gusti e di dominarli. L'armonia dei due criterî, un intelligente equilibrio fra le due necessità: ecco lo scopo supremo che si persegue nel campo giornalistico.
Il giornale vive della vendita al numero, degli abbonamenti e della pubblicità. Nelle grandi città, il bisogno che ha il giornale d'andare incontro ai suoi lettori, di raggiungerli dovunque essi si trovino prima dei fogli concorrenti, ha ridotto il numero degli abbonati, ai quali il giornale perviene a domicilio a mezzo della posta. Il lettore preferisce comprare subito, non appena gli è offerto, il giornale appena pubblicato, anziché aspettarne l'arrivo a domicilio. Ecco perché la vendita al numero è per le amministrazioni dei giornali un provento più importante degli abbonamenti. Sennonché la vendita al numero, per la quantità d'intermediarî che si sono inseriti fra il produttore e il consumatore, fra la tipografia e il lettore, è poco redditizia per un giornale e risulta assai aleatoria, dipendendo perfino dalle condizioni meteorologiche. Le amministrazioni dei giornali si basano invece molto sul provento degli abbonamenti, che garantisce un collocamento sicuro e invariabile di copie per la durata dell'abbonamento. I proventi della pubblicità, come ben s'intende, sono in relazione alla tiratura del giornale; più il giornale è diffuso, più è vantaggiosa per l'inserzionista l'inserzione pubblicitaria. In Italia la pubblicità giornalistica non ha preso lo sviluppo che in altre nazioni si nota, per una certa diffidenza del pubblico e per la non eccessiva fiducia che il produttore italiano pone nell'efficacia dell'annunzio giornalistico.
La pubblicità finanziaria - che si potrebbe chiamare invisibile, perché non la si può trovare se non fra le righe o individuare attraverso gli atteggiamenti dei giornali - è molto rilevante all'estero; in Italia non ha né motivo né possibilità di prosperare, data la disciplina nazionale che la stampa s'è data e il controllo che il regime fascista esercita sulle pubblicazioni giornalistiche.
Come si trasformerà il giornale sotto l'influenza delle nuovissime invenzioni, in materia di diffusione delle notizie e delle idee? Si pensa che lo sviluppo della radiofonia possa portare, con la creazione del "radio-giornale" o giornale parlato, un grave danno al giornale propriamente detto o stampato. Ma si può pensare anche che il giornalismo parlato, fatto di sole schematiche notizie delle quali non resta nell'ascoltatore che la memoria spesso confusa dei fatti, possa giovare al giornalismo stampato, respingendolo verso la discussione, la polemica, la critica; riportandolo, cioè, alle sue gloriose origini, dopo averlo spogliato d'una ricchezza effimera e inconsistente che è quella dei meticolosi e puntuali servizî d'informazione relativi alla sfera materiale dell'attività umana. Il radiogiornale avrà un ottimo alleato, in quest'opera di redenzione della stampa, nel "cine-giornale" o documentazione cinematografica degli avvenimenti.
L'odierna organizzazione dei giornalisti. - Rimandando alla voce stampa: Legislazione, per quanto riguarda le norme giuridiche che regolano la pubblicazione dei giornali, si tratterà qui più specialmente di quelle che definiscono la figura e l'attività professionale del giornalista.
Italia. - Per l'Italia l'art. 7 della legge 31 dicembre 1925, n. 2309 (Disposizioni sulla stampa periodica) stabilisce: "È istituito un Ordine dei giornalisti che avrà le sue sedi nelle città ove esiste Corte d'appello. L'Ordine costituirà i suoi albi professionali, che saranno depositati presso le cancellerie delle Corti d'appello. L'esercizio della professione giornalistica è consentito solo a coloro che siano iscritti negli albi stessi". (L'Ordine non fu poi costituito, le sue attribuzioni essendo state devolute ai sindacati).
L'albo dei giornalisti è composto di tre elenchi: uno dei giornalisti, l'altro dei praticanti, il terzo dei pubblicisti. Vi è annesso un elenco speciale per i responsabili delle pubblicazioni a carattere strettamente tecnico e scientifico. Nell'elenco dei giornalisti possono essere iscritti soltanto coloro che, da almeno diciotto mesi, esercitano esclusivamente la professione di giornalista. Nell'elenco dei praticanti possono essere iscritti coloro che, pur esercitando esclusivamente la professione di giornalista, non abbiano raggiunta l'anzianità di diciotto mesi o i ventun anni di etâ. Trascorsi i diciotto mesi di esercizio, i praticanti che abbiano compiuto i ventun anni di età possono chiedere di far passaggio nell'elenco dei professionisti, previa dichiarazione d'idoneità del direttore della pubblicazione in cui hanno compiuto la pratica. Nell'elenco dei pubblicisti possono essere iscritti coloro che esercitano, oltre l'attività retribuita di giornalista, anche altre attività o altre professioni.
La domanda per ottenere l'iscrizione all'albo dovrà essere corredata dei seguenti documenti: 1° certificato di cittadinanza italiana; 2° certificato da cui risulti che il richiedente gode dei diritti civili; 3° certificato di nascita; 4° certificato penale di data non anteriore a tre mesi dalla data della domanda; 5° certificato di un direttore di giornale o di una pubblicazione periodica dal quale risultino le funzioni che il richiedente esercita nella pubblicazione; 6° licenza di scuole medie superiori o titoli culturali anche non scolastici giudicati equipollenti. Prima di provvedere all'iscrizione, il comitato domanderà al prefetto della provincia, in cui il richiedente risiede, un'attestazione sulla condotta politica di questo per stabilire se all'iscrizione osti il motivo indicato nell'ultimo capoverso dell'art. 5. Se l'attestazione è sfavorevole, si applica l'art. 12.
L'art. 5 stabilisce: l'iscrizione nell'albo è deliberata dal comitato (composto di cinque membri, nominati dal ministro della Giustizia di concerto con quello per l'Interno e le Corporazioni, fra coloro che l'Associazione sindacale designerà in un numero doppio) su domanda dell'interessato.
Non possono essere iscritti nell'albo, e, qualora vi si trovino iscritti, debbono essere cancellati, coloro che abbiano riportato condanna alla reclusione o alla detenzione per tempo superiore ai cinque anni. Nel caso di condanna per un tempo inferiore, il Comitato può concedere l'iscrizione solo se, vagliate tutte le circostanze del fatto, giudichi che la condanna non intacchi la personalità morale del richiedente; se si tratta di persona già iscritta nell'albo il Comitato apre procedimento disciplinare per l'applicazione, ove sia il caso, di una delle pene indicate all'art. 11 (l'avvertimento, la sospensione dell'esercizio per un tempo non maggiore di sei mesi, la cancellazione dall'albo). Nel caso che contro l'iscritto sia stato rilasciato mandato di cattura, gli effetti dell'iscrizione sono sospesi di diritto fino alla revoca del mandato. In nessun caso possono essere iscritti e, qualora vi si trovino iscritti, devono essere cancellati, coloro che abbiano svolto una pubblica attività in contraddizione con gl'interessi della nazione. La cancellazione ha luogo in seguito a procedimento disciplinare.
L'art. 12 stabilisce: il Comitato, in seguito alla richiesta del pubblico ministero o quando abbia comunque notizia di mancanze professionali commesse da iscritti nell'albo, assunte sommarie informazioni, contesta per iscritto all'incolpato i fatti che gli vengono addebitati e gli assegna un termine per presentare le sue giustificazioni. Trascorso il termine, il Comitato, sentito l'incolpato, ove questi lo richieda e vagliate le giustificazioni da lui addotte, pronunzia la sua decisione.
Contro le deliberazioni dei comitati regionali è ammesso ricorso alla Commissione superiore per la stampa, istituita con decreto reale, che ha sede presso il Ministero della giustizia, ed è composta di dieci membri, oltre a un presidente, tutti giornalisti nominati dal ministro, per metà di designazione del Sindacato nazionale fascista dei giornalisti e per metà, Con libera scelta, fra i giornalisti più autorevoli del regno.
Il rapporto d'impiego giornalistico in Italia è regolato da un contratto di lavoro collettivo nazionale che viene rinnovato periodicamente (1911, 1919, 1925, 1928, 1931).
In questo contratto, che costituisce un vero e proprio statuto professionale, tutte le questioni inerenti al lavoro giornalistico trovano la loro equa soluzione: assunzione e licenziamento, vacanze e riposo festivo, indennità e previdenza, decoro professionale, indipendenza di pensiero e di atteggiamento politico. Basterà accennare alle principali disposizioni per rendersene conto preciso. Esse sono: proibizione dei contratti speciali menomanti i diritti dei giornalisti; conservazione del posto in caso di richiamo alle armi o in servizio della M. V. S. N.; diritto allo stipendio intero in caso di malattia per i primi tre mesi, alla metà per i tre mesi successivi; doppio stipendio nel mese di dicembre; diritto a un mese di vacanza ogni anno; diritto a un aumento quinquennale pari all'ultimo mese di stipendio goduto; fissazione dei minimi di stipendio; indennità di licenziamento stabilita in un anno di stipendio per i direttori e vicedirettori, nove mesi per i redattori capi e per i corrispondenti titolari da Roma, sei mesi per tutte le altre categorie, oltre a un'indennità di anzianità pari per tutti a un mese di stipendio per ogni anno di servizio prestato. In caso di fondamentale cambiamento d'indirizzo del giornale, oppure quando venga creata al giornalista una situazione morale incompatibile con la sua dignità personale o professionale, il giornalista ha diritto di dimettersi percependo le indennità di licenziamento. In caso di morte le stesse indennità vengono versate agli eredi legittimi e testamentarî. Infine, l'amministrazione del giornale deve versare a favore del giornalista, alla Cassa dell'Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani, un contributo mensile pari al 2% dello stipendio dal giornalista percepito. In virtù della legge 3 aprile 1926, n. 563, i contratti di lavoro hanno forza di legge nei confronti delle categorie rappresentate dalle associazioni contraenti.
Giova accennare, inoltre, che i giornalisti sono organizzati nel Sindacato nazionale fascista dei giornalisti, il quale comprende una Segreteria nazionale, un Direttorio nazionale e undici Sindacati interprovinciali.
L'organizzazione si propone: Tutela professionale: a) tutela gl'interessi morali e materiali dei professionisti della categoria per la quale è costituito; b) svolge opportuna azione per una valorizzazione sempre maggiore delle attività professionali, studiando le condizioni in cui le attività stesse si svolgono nel territorio del regno, nonché i bisogni e le aspirazioni della categoria raccogliendo le proposte dai sindacati dipendenti e promuovendo gli opportuni provvedimenti da parte delle autorità competenti; c) coordina le attività delle associazioni aderenti in armonia con gl'interessi della categoria e con quelli superiori della nazione; d) svolge - in conformità di quanto dispongono la Carta del lavoro e le norme di legge sulla disciplina nazionale della domanda e dell'offerta di lavoro opportuna azione intesa alla migliore utilizzazione delle capacità professionali dei giornalisti; e) coadiuva e coordina l'azione esplicata dalle varie associazioni aderenti per l'attuazione dei fini di assistenza, di previdenza, d'istruzione e di educazione previsti dai rispettivi statuti; f) promuove lo sviluppo e asseconda l'applicazione delle leggi sul lavoro e sulla previdenza, anche mediante la creazione di appositi istituti. In tale materia il Sindacato nazionale procede in ogni caso d'accordo con l'Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti.
Sviluppo culturale: a) promuove la creazione e favorisce lo sviluppo d'istituti ed enti aventi per scopo l'istruzione professionale e tecnica e l'educazione morale e nazionale dei professionisti appartenenti alla categoria inquadrata; b) stipula i contratti collettivi di lavoro a carattere nazionale e quelli aventi efficacia nell'ambito della circoscrizione di due o più sindacati interprovinciali; assiste i sindacati stessi nella stipulazione dei contratti di loro competenza, sostituendosi anche a essi quando i contratti abbiano carattere generale, o particolare importanza per la categoria o quando le associazioni dipendenti non riescano a concludere gli accordi.
Rappresentanza politica: a) designa o nomina, attraverso la Confederazione dei professionisti e degli artisti, i proprî rappresentanti nei corpi politici, amministrativi e tecnici dello stato e degli altri enti quando la nomina o la designazione siano previste dalle leggi o dai regolamenti; b) impugna ove lo ritenga opportuno, dinanzi alla Commissione superiore della stampa, i provvedimenti dei comitati per la tenuta degli albi professionali esistenti presso i sindacati di primo grado dipendenti sia in materia disciplinare, sia in materia d'iscrizione, cancellazione e radiazione dagli albi; c) adempie a tutti gli altri compiti che gli derivino dalla Carta del lavoro o gli siano attribuiti da leggi, regolamenti e disposizioni delle autorità o della Confederazione nazionale, nonché dallo statuto.
Nei riguardi dell'assistenza, che oggi è uno dei maggiori problemi e l'aspirazione massima di ogni categoria di professionisti, i giornalisti italiani hanno costituito un Istituto nazionale di previdenza che garantisce un capitale o una pensione per la vecchiaia, soccorso nelle sventure domestiche e professionali, un'assicurazione contro gl'infortunî, anche per cause non attinenti al servizio un'assicurazione contro le malattie a complemento delle disposizioni del contratto di lavoro.
In sintesi, le leggi e i decreti che regolano in Italia l'attività giornalistica, sono i seguenti: r. decr.-legge 15 luglio 1923, n. 3288 (convertito nella legge n. 2309 il 31 dicembre 1925): Requisiti del gerente responsabile. Sua diffida e revoca. Procedimenti per reati di stampa; r. decr.- legge 10 luglio 1924, n. 1081 (convertito nella legge n. 2308 il 31 dicembre 1925): Norme di attuazione del r. decr.-legge 15 luglio 1923, n. 3288 sulla gerenza e vigilanza dei giornali e delle pubblicazioni periodiche; legge 31 dicembre 1925, n. 2307: Disposizioni sulla stampa periodica; r. decr. 4 marzo 1926, n. 371: Approvazione del regolamento contenente disposizioni sulla stampa periodica; r. decr. 26 febbraio 1928, n. 384: Norme per l'istituzione dell'albo professionale dei giornalisti; legge 25 novembre 1926, n. 2008: Provvedimenti per la difesa dello stato. Inoltre, le leggi generali.
Altri paesi. - Negli altri paesi del mondo il giornalismo non è organizzato come in Italia; non ha né una legislazione compiuta e chiara tanto da segnare con precisione i limiti entro i quali questa importante attività della vita civile può attuarsi e le responsabilità a essa inerenti, né un'organizzazione sindacale che garantisca nelle migliori condizioni il modo di essere della professione con i diritti e i doveri a essa connessi.
È da notarsi in primo luogo che in nessun altro paese vi è, come in Italia, la figura, legalmente costituita, del giornalista professionista, perché la professione giornalistica è generalmente esercitata in via più o meno principale con altre attività. Soltanto negli Stati Uniti, in Germania. in Inghilterra e in Austria, un po' per la caratteristica dell'economia moderna che induce alla divisione del lavoro, un po' per la specializzazione. per la notorietà e ragioni consimili, la massa dei giornalisti è composta di professionisti che non esercitano altra attività.
In conseguenza di ciò, nella maggior parte dei paesi esteri un'organizzazione sindacale della professione che riesca a inquadrare perfettamente la categoria e a difenderne gl'interessi economici e morali è inattuabile o, quanto meno, là dove associazioni sindacali esistono, queste non possono avere quell'efficienza che può trarsi soltanto dall'omogeneità degl'interessi. Sta di fatto che soltanto in Germania, in Inghilterra e in Austria vi sono associazioni sindacali che, più o meno compiutamente si assumono con qualche risultato la tutela degl'interessi della categoria. In tutti gli altri paesi generalmente le associazioni giornalistiche sono più che altro dei circoli di cultura, quo e là con funzioni di mutualità e di previdenza, come in Svizzera, Cecoslovacchia, Ungheria, Bulgaria.
Pochissimi sono, perciò, i paesi ove le condizioni di lavoro siano regolate da contratti collettivi. In Germania il contratto nazionale si limita a stabilire condizioni di ordine generale; i contratti regionali fissano i particolari. Di questi ve ne sono quattro, oltre a uno particolare fra l'Unione della stampa operaia e i giornali del partito social-democratico. In Austria vi è un contratto collettivo per i soli giornalisti di Vienna; ma vi é una legge dello stato che impone la stipulazione di un contratto individuale per ciascun giornalista assunto e nel quale debbono essere specificati: la natura della prestazione, il salario, le indennità di licenziamento, la misura degli aumenti quinquennali, la durata delle vacanze, ecc. In Spagna vi è un contratto collettivo, molto modesto nel complesso; in Inghilterra una serie di convenzioni regolanti le condizioni di lavoro di particolari Categorie di giornalisti; in Iugoslavia è una legge dello stato che regola la prestazione d'opera giornalistica in base a condizioni che si avvicinano molto a quelle del contratto italiano. In tutti gli altri paesi le condizioni di lavoro dei giornalisti o non hanno alcuna distinzione da quelle di altre categorie, come negli Stati Uniti, in Francia, Belgio, Brasile, Bulgaria, Ungheria, India, Giappone, Olanda, Portogallo e Romania; o v'è una serie di convenzioni come in Svizzera; o stanno per essere regolate da disposizioni legislative, come in Cecoslovacchia e Romania.
La soluzione delle vertenze derivanti dal rapporto d'impiego giornalistico è affidata a collegi professionali speciali nei seguenti paesi: Austria, Australia, Belgio, Germania, Inghilterra, Spagna, Svezia e Svizzera. In tutti gli altri le vertenze vengono portate dinanzi ai tribunali ordinarî, di commercio o del lavoro.
Scuole di giornalismo. - In materia di cultura professionale e di avviamento alla professione giornalistica le opinioni nei varî paesi sono discordi. Si vuole da alcuni che questa professione non comporti una preparazione culturale specifica perché "giornalista si nasce, non si diventa" e chi ne ha la vocazione si avvale soddisfacentemente di ogni specie di cultura per esercitare anche brillantemente la professione di giornalista.
Sta di fatto che attualmente, nella generalità dei paesi, i giornalisti vengono assunti in base alle prove fatte in servizio prestato nei giornali; e anche in quei paesi ove esistono già scuole giornalistiche bene avviate, i diplomi rilasciati agli studenti sono titoli complementari apprezzati, ma non obbligatorî e determinanti l'esercizio della professione. È da notare, però, che la tendenza all'istruzione professionale dei giornalisti, nata di recente, va generalizzandosi e affermandosi con tale rapidità che è facile prevedere non lontano il giorno in cui il titolo di studî giornalistici sarà reso indispensabile per consentire l'esercizio della professione.
In Germania l'insegnamento giornalistico è stato istituito in sedici università, in due scuole tecniche e in cinque scuole superiori di commercio. In Australia tutte le università hanno dei corsi di giornalismo: quella del Queensland rilascia anche un diploma. In Austria i giornalisti si sono dichiarati contrarî a ogni insegnamento professionale. Nel Belgio è stata la stessa Associazione della stampa che ha creato e mantiene un Istituto per giornalisti, con dei corsi di storia, di economia politica, di critica artistica e letteraria e di diritto; i corsi sono completati da un insegnamento pratico, come spoglio di dispacci, cronaca giudiziaria, ecc. L'Istituto rilascia un diploma. Nessun insegnamento professionale esiste nel Brasile, in Bulgaria e in Spagna. Negli Stati Uniti, invece, le scuole di giornalismo sono molto sviluppate. La prima scuola venne fondata presso l'università di Columbia da Joseph Pulitzer, il fondatore del New York World. Attualmente l'insegnamento di giornalismo è istituito negli Stati Uniti presso 28 università, 19 scuole tecniche statali e 50 istituti privati. Tali scuole sono dei tipi più diversi, ciascuna dando all'insegnamento impartito un carattere particolare che sarà commerciale, agricolo o generale a seconda delle istituzioni alle quali sono collegate. In Inghilterra l'insegnamento di giornalismo è molto diffuso, anche nelle scuole private. Le organizzazioni giornalistiche incoraggiano l'iscrizione dei giornalisti esercenti a corsi superiori ove s'insegnano soprattutto storia, economia e sociologia. Corsi del genere funzionano già nelle università di Londra, di Liverpool e di Birmingham; ma la scuola più importante è la London School of Journalism. In Svizzera è praticato già da tempo l'insegnamento di giornalismo all'università di Zurigo.
In Italia il primo passo verso un'istituzione giornalistica fu compiuto nel 1928, per interessamento dello stesso Sindacato nazionale dei giornalisti, con l'istituzione di una cattedra di "Storia del giornalismo" e di "Legislazione sulla stampa, interna e comparata" alla facoltà fascista di scienze politiche presso l'università di Perugia. Seguì l'istituzione di corsi speciali all'università di Ferrara, all'università cattolica di Milano e all'università di Trieste. Nel gennaio del 1930 fu inaugurata a Roma la Scuola di giornalismo, fondata dal Sindacato nazionale fascista dei giornalisti e con l'interessamento dei ministeri delle Corporazioni e dell'Educazione nazionale. La scuola comprende un corso biennale d'insegnamento, superato il quale gli studenti ricevono un diploma che, esistendo anche gli altri requisiti prescritti dal regolamento per l'albo professionale (regio decret0 26 febbraio 1928, n. 384), in virtù del regio decreto 21 novembre 1929, darà loro il diritto di essere iscritti nel ruolo dei giornalisti, senza i 18 mesi di pratica redazionale.
Inoltre, gli studenti della facoltà di scienze politiche dell'università di Perugia che vogliano conseguire la laurea "con indirizzo giornalistico" devono frequentare per due anni, nei mesi di marzo, aprile e maggio, le esercitazioni pratiche della Scuola di giornalismo di Roma, ottenendone un certificato di compiuto tirocinio. Con questo avranno la laurea che li abilita all'iscrizione nell'albo dei giornalisti e quindi all'esercizio della professione.
Bibl.: Opere generali: D. Papa, Il giornalismo: rivista estera e italiana, Verona 1880; G. L. Piccardi, Saggio di una storia sommaria della stampa periodica, Roma 1886; A. Ramella, Giornali e giornalisti, Milano 1898; O. Buonvino, Il giornalismo contemporaneo, Palermo 1906; P. Parisi, Il giornale e il giornalismo, 2ª ed., Napoli 1919; L. Piccioni, Il giornalismo, Roma 1920 (ampia bibliografia riguardante giornali e giornalisti italiani); K. d'Ester, Zeitungswesen, Breslavia 1928; K. Bömer, Bibliographisches Handbuch der Zeitungswissenschaft, Lipsia 1929; V. Bruns e K. Häntzschel, Die Pressgesetze des Erdballs, Berlino 1928-30; O. Groth, Die Zeitung: Ein System der Zeitungskunde, voll. 4, Mannheim 1928-30; W. Bauer, Die öffentliche Meinung in der Weltgeschichte, Postdam 1929 (con ampia bibl. precedente); Jahrbuch der Tagespresse, Berlino 1928 segg.; Handbuch der Weltpresse, Berlino 1931; Zeitschrift für Zeitungswissenschaft.
Per il giornalismo italiano in particolare: P. Cironi, La stampa nazionale italiana (1828-60), Prato 1862; N. Bernardini, Guida della stampa periodica italiana, Lecce 1890; S. Montuori, giornali dimenticati, Napoli 1901; T. Rovito, Dizionario bio-bibliografico dei letterati e giornalisti italiani contemporanei, Napoli 1907, 2ª ed., ivi 1922; L. Carnovale, Il giornalismo degli emigrati italiani nel Nord America, Chicago 1909; G. Bustico, Giornali e giornalisti del Risorgimento, Milano 1924; F. Fattorello, Le origini del giornalismo in Italia, Udine 1929; id., Il giornalismo veneziano nel '700, voll. 2, Udine 1930; E. Amicucci, Il giornalismo nel regime fascista, Roma 1930; L. Lodi, Giornalisti, Bari 1930; A. Dresler, Geschichte der italienischen Presse, I (fino al 1815), Monaco 1931 (con cronologie e indici); Annuario della stampa italiana, Roma e Milano 1925-30, Bologna 1932.
Per il giornalismo estero in particolare: J. M. Lee, History of American Journalism, New York 1923; C. H. Payne, History of the Journalism in the U. S. A., New York 1925; Editor and Publisher, New York; B. Andreeff, Die Bulgarischen Zeitschriften, Lipsia 1927; L. Bernhard, Der "Hugenberg-Konzern", Berlino 1928; H. Tracet, The British Prss, Londra 1928; W. H. van der Hont, Over de Krant, 1928; A. A. James, The Press Directory of Australia and New Zealand, Sidney 1930; L. Levrault, Le journalisme, Parigi 1930; A. W. Just, Die Presse der Sowiet-Union, Berlino 1931.