BARBARO, Giosaphat
Nato a Venezia nel 1413 da una delle più antiche famiglie patrizie, si dedicò giovanissimo alla mercatura, cominciando nel 1436 i suoi viaggi in Oriente, dove percorse durante 16 anni buona parte della Russia meridionale e centrale, della Caucasia e dei paesi contermini. Abbandonate queste regioni nello scorcio del 1451, e tornato in patria, fu nominato nel 1460 console alla Tana, ma rifiutò l'incarico. Nel 1463 fu in Dalmazia come revisore dei conti almeno fino al 1465. Provveditore in Albania, si segnalò a fianco dello Scanderbeg nell'espugnazione di Croia e nella difesa di Scutari. Nel 1473, sessantenne, si recò ambasciatore in Persia col compito di incuorare Ḥasan Uzūn a proseguire la guerra contro i Turchi e di regolare la ripartizione dei vantaggi, che dalla guerra si contava di trarre.
Mossosi da Venezia nel febbraio 1473, il B. fu trattenuto a Famagosta (Cipro) dai torbidi che seguirono alla morte del re Giacomo II e determinarono la rivolta antiveneta contro la moglie di lui Caterina Corner. Grazie all'energico intervento del E., la flotta della Serenissima ebbe tempo di correre all'isola e ristabilire la situazione. Riprese così il B. il suo viaggio verso Tabrīz, dove giunse a mezzo l'agosto 1474, sfuggendo miracolosamente a un attacco dei Curdi, che gli uccisero i due compagni di viaggio, lo ferirono e lo derubarono. Ḥasan Uzūn lo accolse con onore e mostrò di averlo caro, conducendolo seco nei suoi viaggi, sì che il B. poté visitare molte delle regioni della Persia, e durante la sua lunga permanenza alla corte avere copiose notizie su tutta la zona compresa fra il Tigri e il Kirmān, il Caspio e il Golfo Persico, giovandosi anche della cognizione che aveva acquistato delle lingue orientali. Richiamato a Venezia nel 1477, raggiunse la patria nel marzo 1479. Provveditore generale del Polesine durante la guerra contro il duca Ercole di Ferrara, tenne questa carica fino al 1482; quindi occupò ancora gli uffici di Savio del consiglio e di consigliere del doge Agostino Barbarigo. Morì nel 1494.
Del B. ci rimangono alcune lettere e la relazione di viaggio, che si compone di due parti: una relativa al periodo 1436-51; l'altra all'ambasceria in Persia. Il viaggio alla Tana (Azov), con cui si apre, dà notizia di tutta la regione compresa fra il Mar Nero, il Caspio, la Russia meridionale, e contiene ricca messe d'informazioni storiche ed etnografiche sulle popolazioni abitanti fra la foce del Danubio, a un dipresso, e la catena caucasica. Il B. vi tratta anche della Mingrelia, della Georgia, e delle zone finitime, delle quali egli è fra gli occidentali uno dei primi, se non il primo, a lasciarci notizie di considerevole ampiezza ed esattezza. Più interessante ancora è la seconda parte della relazione, preceduta dall'itinerario che il B. seguì da Korghoz (Korikos) a Tabrīz. Sebbene alcune delle località qui nominate fossero già note in Occidente sul finire del sec. XV, l'esposizione del B. vi aggiunge non poco di nuovo e d'originale specialmente nella parte che riguarda la vita persiana e il soggiorno fatto dal B. alla corte di Ḥasan Uzūn. Delle molte città e dei centri della Persia visitati il B. dà ampie descrizioni, facendo conoscere, fra l'altro, le grandiose rovine di Persepoli. In complesso si deve riconoscere al B. uno dei posti più cospicui fra i viaggiatori italiani del suo tempo, anche in grazia del largo influsso esercitato dalla sua relazione. Questa, di cui si conoscono tre redazioni mss,, venne pubblicata per la prima volta da A. Manuzio nel 1543 (Viaggi fatti da Venetia alla Tana, in Persia ecc.; 2a ed., 1545), ma si ebbe maggiore notorietà dalla raccolta del Ramusio (Navigationi, II, Venezia 1559, e successive edizioni). Fu tradotta in latino e inserita nella Rerum persicarum historia di P. Bizarro, Francoforte 1601; una versione inglese fu pubblicata nel 1873 dalla Hakluyt Society di Londra.
Bibl.: N. di Lenna, Giosaphat Barbaro, ecc., in Nuovo Arch. Veneto, XXVIII (1914), pp. 5-105, con ampia bibliografia.