BORSI, Giosuè
Nato a Livorno il 10 giugno 1888, visse nell'ambiente paterno, carducciano e anticlericale, e coltivò gli studî letterarî più che il diritto, in cui si addottorò in Urbino nel 1913. Le sue poesie, tutte anteriori alla conversione, riecheggiando nella forma i nostri classici, s'ispirano a quell'ideale di fortezza civica che il Carducci aveva perseguito. In complesso, però, scarsa è la loro originalità e poco profonda l'ispirazione. Nel 1910, mortogli il padre, assunse la direzione del Nuovo Giornale, raggiungendo presto larga rinomanza come critico e come polemista. Attore, traduttore, dantista, ebbe a scrivere anche novelle di ottima fattura, senza peraltro attingere una sua propria personalità. La morte della sorella Laura (1912) e del nipote Dino (1913) accelerò una latente crisi spirituale, che lo condusse alla conversione, definitiva nel 1914. Le Confessioni a Giulia, il Testamento Spirituale (Firenze 1915), i Colloqui (Torino 1916) e i Colloqui scritti al fronte (Torino 1916) ne sono i monumenti letterarî. Assai noti i primi Colloqui, scritti dal 4 maggio all'8 giugno 1915, che costituiscono l'opera più forte del nuovo Borsi e il documento maggiore della sua religione. Ma spesso non appaiono così personali da meritare intiera quella grandissima fama che hanno raggiunta. Il 10 novembre 1915, guidando all'assalto il suo plotone, il B. moriva a Zagora sul Monte Cucco.
Bibl.: A. Cojazzi, G. Borsi, Torino 1919; E. Romagnoli, Commemorazione di G. B., Firenze 1916; V. Errante, G. B., Firenze 1923; P. Nardi, G. B., Milano 1930.