BONNET, Giovacchino (Nino)
Nacque il 26 luglio 1819a Comacchio da Augusto Stefano, immigrato dalla Francia nel 1811 per impiantare nella zona uno stabilimento salino, e da Barbara Guggi. Per la sua condizione di possidente e il coraggioso impegno di agitatore repubblicano (militò nella Giovine Italia), acquistò prestigio e influenza tra i patrioti di Romagna.
Nel 1848, reduce dal Veneto, ove al comando della 5ª compagnia della guardia civica di Ravenna si era battuto nelle battaglie di Vicenza e di Treviso (13giugno), fu a fianco di A. Masina e Garibaldi nel conflitto con il governo di P. Rossi e le truppe del gen. C. Zucchi. Proclamata la Repubblica romana, mentre il fratello Gaetano (1826-49) seguì il Masina come aiutante di campo nella capitale e con lui cadde al casino dei Quattro Venti, il B. rimase così l'altro fratello, Celeste, a diffondere la rivoluzione in Romagna, assolvendo incarichi affidatigli dal Mazzini, e fu ferito nella difesa di Bologna.
Dopo la caduta della Repubblica il B., informato dal fratello Raimondo (1826-1891) - che aveva seguito Garibaldi nella ritirata fino a San Marino - del passaggio del generale sulle coste romagnole, ne facilitò lo sbarco sulla spiaggia della Pialazza, situata tra il mare e la laguna di Comacchio, nascondendolo quindi in un capanno per sottrarlo alle ricerche delle truppe austro-pontificie. Di lì, dopo due tappe ai poderi La Cavallina e Zanetto, il B., dissuaso il generale dal dirigersi verso Venezia e dopo aver invano consigliato la separazione da Anita gravemente malata, avviò i fuggitivi verso sud alla fattoria dei marchesi Guiccioli presso Mandriole, tenuta dai fratelli Ravaglia, dove Anita spirò. Garibaldi e il compagno di fuga cap. Leggero proseguirono, per Sant'Alberto e le valli di Ravenna, verso la Toscana. Chiamato al comando di Comacchio e posto di fronte alle sue responsabilità, il B. fu tratto in arresto e condotto il 7 agosto nelle carceri civili di Ravenna, quindi a Bologna, dove fu trattenuto per oltre un mese a villa Spada e nelle prigioni di S. Agnese e della Carità. Succeduto frattanto nel comando della guarnigione austriaca il mite gen. Strassoldo al Gorzkovoski, il B. fu liberato per intercessione dell'uditore Pikler.
Nel 1860 il B. militò nelle file garibaldine in Sicilia, al comando di un battaglione, distinguendosi a Milazzo, e, passato sul continente, alla battaglia del Volturno, dove fu promosso tenente colonnello di Stato Maggiore. Negli anni successivi fu in contatto con Mazzini nelle cospirazioni per la liberazione del Veneto e finanziò la stampa repubblicana, in particolare L'Unità italiana di Quadrio. Nel 1866 partecipò alla terza guerra d'indipendenza, passando poi nell'esercito regolare, in cui raggiunse il grado di colonnello.
Esercitò cariche amministrative in Comacchio e ne fu per parecchi anni sindaco. Morì a Magnavacca il 31 dic. 1890.
Il B. rievocò la propria partecipazione all'impresa garibaldina nel volume Lo sbarco di Garibaldi a Magnavacca.Episodiostorico del 1849, Bologna 1887; pubblicò anche Le leggi vallive e i diritti popolari di Comacchio, Bologna 1888.
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