CARRADORI, Giovacchino
Nacque a Prato il 6 giugno 1758 da Iacopo e Maria Veronica Lapini. Appartenente a una famiglia di umile condizione economica, per potersi dedicare agli studi entrò nel seminario vescovile, dove ricevette un'educazione umanistica; fu poi avviato agli studi filosofici nel collegio Cicognini. Ottenuto un posto gratuito nel collegio Ferdinando di Pisa, nell'ottobre 1780 intraprese lo studio della medicina. Si laureò nel 1783 e il fisico L. Pignotti, che lo aveva sostenuto ed aiutato durante gli anni universitari, lo presentò all'Accademia dei Georgofili di Firenze e al granduca Pietro Leopoldo. Sotto la guida di A. Bicchierai, il C. iniziò la pratica medica nell'arcispedale di S. Maria Nuova. Passò poi un anno nel seminario di Pistoia ove il vescovo Scipione de' Ricci lo aveva chiamato a insegnare filosofia. Quando il de' Ricci lasciò la diocesi, il C. tornò a Prato e vi continuò a esercitare la professione medica con tale dedizione che nel 1796 fu eletto medico condotto della città.
Nel frattempo poteva dedicarsi a studi teorici, ospite di C. Mannucci in una villa di S. Cristina, in cui era unaricchissima biblioteca. Fu questa felice circostanza che gli permise di scrivere numerose memorie per l'Accademia dei Georgofili che lo nominò prima membro corrispondente, poi ordinario. Quando nel 1800 si ebbe in Toscana, e particolarmente nelle cascine di Poggio a Caiano, una epizoozia bovina, al C. fu affidato dalle autorità governative lo studio della infezione e delle misure terapeutiche.
Come sperimentatore il C. toccò campi diversissimi, dall'agricoltura alla chimica generale, dalla botanica alla medicina, dalla storia naturale alla fisica, e i suoi lavori ebbero il consenso di illustri scienziati del tempo quali lo Spallanzani, il Volta, il Brugnatelli. Un suo libro, premiato dall'Accademia dei Georgofili nel concorso 1798, Sulla fertilità della terra, ebbe varie edizioni anche fuori della Toscana. Il governo gli assegnò una pensione sullo Spedale di Prato e lo iscrisse fra i professori onorari dell'università di Pisa.
Alla domanda proposta dagli accademici, in che cosa sussistesse la fertilità del terreno e quale fosse il sistema più sicuro e vantaggioso per ottenere dal terreno il prodotto più utile, il C. rispose, nel suo libro, indicando la composizione dei terreni fertili e delle piante, illustrando lo sviluppo delle sementi, i principi della germinazione e l'uso dei concimi. Il C. dava molta importanza alla influenza della luce, dell'elettricità e della Luna sulla fertilità e sulle proprietà dell'humus.
Sono note le discussioni del C. con L. Spallanzani sul problema se gli uccelli da preda notturni possano o no digerire i cereali, ed essere perciò frugivori, oltre che carnivori. Il C. dimostrò la presenza, nei succhi digestivi dei rapaci, di sostanze adatte a questa facoltà digestiva.
Definì anche le caratteristiche chimiche e fisiche di alcune piante, quali il fico, il titimalo, la lattuga e osservò che la loro costituzione è simile a quella dei latici che producono la gomma elastica. Dimostrò che le piante, private della luce, diventano clorotiche e studiò l'effetto dell'ossigeno sulla germinazione ricordando che già il De Candolle aveva usato acido nitrico, ricco di ossigeno, per affrettare la germinazione. Secondo il C. per la germinazione è necessario un principio di fermentazione nella sostanza amilacea che circonda l'embrione, e che costituisce la maggior parte dei cotiledoni. Ripeté le esperienze su orzo, fave, frumento e lupino.
In un'epoca in cui la sperimentazione sui corpi detonanti era in gran voga, il C. sperimentò una polvere fulminante composta di nitro secco, carbonato di potassa e zolfo, e stabilì che quanto più lentamente la composizione veniva scaldata tanto più violentemente scoppiava. Dalle sue indagini dedusse, come aveva intuito V. Fourcroy, che la fulminazione era dovuta alla formazione di solfuro di potassio. Studiò la respirazione dei pesci, delle rane, delle sanguisughe, dei lombrichi terrestri, delle larve di libellula, delle testuggini, delle tartarughe. Si interessò anche degli effetti dell'oppio. Scrisse una breve storia della vaccinazione antivaiolosa. Fece studi sugli organi assorbenti delle radici delle piante, sulla ruggine dei cereali, sui carboni del granturco.
Intervenne anche nella famosa disputa sull'elettricità animale, che L. Galvani attribuiva a una proprietà intrinseca del corpo animale, e A. Volta considerava condizione generale di tutti i corpi, organici ed inorganici: il C. sostenne le posizioni del Volta alla cui affermazione contribuì in modo notevole.
Fu membro di diverse accademie e società: i Sepolti di Volterra, la Società galvanica di Parigi, l'Accademia pistoiese di letteratura, la Società medica di Bologna, la Medico-chirurgica lucchese, la Medico-chirurgica di Parma, l'Accademia italiana di scienze lettere ed arti, l'Italiana di Pisa, la Società aretina di scienze lettere ed arti, l'Accademia valdarnese, l'Accademia lebronica. Nel 1816, alla morte di F. Amoretti, fu eletto in sua vece all'Accademia dei Quaranta. Fu promotore e membro dell'Accademia degli Infecondi di Prato.
Morì il 24 nov. 1818 a Prato, ove fu sepolto nel chiostrodi S. Francesco.
Opere: Una bibl. completa delle opere del C. si trova nel De Tipaldo. Si ricordano qui le più importanti: Teoria del calore, Prato 1787 e Firenze 1789; Lettera sopra la virtù antiodontalgica di più insetti, Prato 1793; Istoria della epizoozia bovina che regnò nel 1800 nella campagna del vicariato di Prato, Firenze 1801; Esperienze per determinare l'influenza dell'ossigeno sulla germinazione, in Atti della R. Soc. dei Georgofili, s.1, V (1804), pp. 319-31; Sull'azione della luce del Sole sopra le piante cachettiche, ibid., VI (1510), pp. 223-30; Della ruggine delle piante cereali, ibid., VII (1812), pp. 371-405; Della fertilità della terra. Mem. premiata dalla Soc. dei Georgofili di Firenze, Firenze 1803 e 1816(5 ed. con aggiunte ed annot.); Istoria del galvanismo in Italia, ossia della contesa tra Volta e Galvani ricavata da fatti esposti dai due partiti, Firenze 1817.
Bibl.: E. De Tipaldo, Biografia degli Italiani illustri, VI, Venezia 1838, pp. 295-313; F. Selmi, Notizie riguardanti la vita e gli studi del C., in Mem. d. Soc. ital., XIX (1821), p.1; G. Raddi, Encicl. di chimica scientifica ed industriale, XI, Torino 1878, pp.706-09; I. Guareschi, Suppl. ann. Encicl. chimica, XXVIII (1911-1912), p. 427; G. C., in Annuario generale 1782-1951 della Accad. nazionale dei XL, Roma 1951, p. 153.