CREMA, Giovambattista
Nacque a Ferrara il 13 apr. 1883 da Carlo e da Maria Cottica. Avviato dal padre, avvocato, agli studi classici, manifestò una decisa tendenza all'espressione figurativa, maturata fin dall'infanzia; ebbe così a quattordici anniil suo primo maestro nel pittore ferrarese A. Longanesi; a sedici anni si trasferì a Napoli per iscriversi alla locale Accademia di belle arti. Qui fu allievo di D. Morelli e di M. Cammaiano, e qui conobbe la futura moglie, Luisa Tucci. Nel 1901, poco dopo la morte di Morelli, il C. si spostò a Bologna, dove soggiornò per due anni, ospite del pittore D. Ferri. Espose per la prima volta a Firenze nel 1902 (Brigante Colonna, 1954). L'anno seguente si trasferì a Roma insieme con la madre; nella capitale trascorse il resto della vita.
Il primo quadro di impegno del C., L'istoria dei ciechi dolorosa (trittico, Pinacoteca di Ferrara), ottenne un buon successo, che non gli valse tuttavia l'ammissione al Pensionato artistico. La sua esclusione fu criticata dalla stampa cittadina (vedi, per tutti, l'articolo di G. Civinini sull'Avanti della domenica del 15 genn. 1905). Non a caso il C. era avviato a ottenere un discreto successo presso quel pubblico romano di inizio secolo che apprezzava un certo tipo di opera a soggetto sociale. Nel 1906 si fece meglio conoscere con I deficienti e Il guardiano del cantiere, ma un maggiore successo gli venne accreditato nel 1907 dalla mostra personale di dodici opere all'esposizione annuale della Società amatori e cultori di belle arti. Il suo periodo migliore fu tra il 1907 e la grande guerra: espose a Milano, Torino (Quadriennale, 1908), Rimini (Club Lido, 1908), Buenos Aires (Esposiz. internazionale, 1910), Barcellona (Esposiz. internazionale, 1911), all'Esposizione internazionale di Roma del 1911; nel 1914 gli fu dedicata una nuova mostra personale alla Società amatori e cultori di belle arti (cfr. G. Marangoni, in Vita d'arte, XIII [1914], p. 75). Partecipò alla guerra mondiale come tenente di fanteria riportando ferite che gli costarono un'invalidità permanente. L'esperienza bellica gli ispirò negli anni successivi varie opere; ricordiamo fra queste La vampata (Municipio di Napoli) e Reticolati sotto il San Gabriele (Roma, Ministero delle Poste). La produzione artistica seguente, benché feconda, appare dal punto di vista formale ferma alle acquisizioni di anteguerra, come, dimostrano, fra gli altri, i pannelli allegorici (Il commercio sul Po; L'agricoltura che offre la materia prima all'industria) per la sede della Banca naz. dell'agricoltura di Ferrara e la pala d'altare (S. Francesco e la sua opera) per la chiesa di S. Antonio in Predappio. Richiamato alle armi durante la seconda guerra mondiale, ebbe il compito di illustrare nei suoi quadri episodi bellici (Battaglia navale dell'11 febbr. 1942, Siluranti all'attacco, esposte alla XXIII Biennale di Venezia, 1942); questo è l'ultimo capitolo di rilievo dell'attività artistica del Crema.
Morì a Roma il 15 dicembre 1964.
Quando nel 1903 il C. giunse a Roma la componente principale della sua formazione artistica era una "maniera" napoletana, in cui convivevano soggetto sociale, trattazione veristica e scelta degli aspetti e dei modi più patetici (cfr. la citata Istoria dei ciechi dolorosa). Nei primi anni del secolo nella capitale la predilezione per i soggetti sociali si accompagnava alla diffusione di un modo divisionista che vedeva le nuove tecniche nelle loro possibilità di resa sentimentale; è questa l'arte dei pittori più accreditati, come Coromaldi, Lionne, Innocenti, Noci, di cui presto il C. seguì le orme. Dipinse, oltre ai temi veristici e di genere, paesaggi della Campagna romana, che sono forse le sue cose migliori (La staccionata [coll. privata], La vanga [coll. privata]). L'impostazione evocativa, spesso didascalica, che contraddistinguerà anche i successivi momenti dell'arte del C., è il dato caratteristico delle sue opere di questo periodo. Intorno al 1905 il C. unì alla connaturata vena sentimentale più decise influenze del socialismo umanitario; in questo senso è indicativa la sua occasionale collaborazione all'Avanti della domenica, insieme con Severini, Boccioni, Balla, Cambellotti, Prini. Nella sua produzione di questo periodo è ravvisabile una decisa appropriazione della tecnica divisionista a filamenti di Balla, che nel C. rimane solo un mezzo pittorico, da usare per fini decorativi. E la caratteristica del C. appare proprio quella di essere un pittore "prudente", attento a mai riuscire sgradito al pubblico, con il quale anzi tende a identificarsi; esperto disegnatore e accurato compositore di scene, misura le qualità artistiche di cui è in possesso, tanto da rimanere estraneo alle nuove tendenze figurative e limitarsi a replicare gli schemi formali acquisiti. Dopo il primo decennio del secolo, in cui fu predominante l'influenza della cerchia di Prini e Balla, il C. non variò di molto il suo stile e i suoi temi: i soggetti sociali sono sostituiti da evocazioni di leggende medievali, scene di guerra viste con occhio "verista", scene mitiche e allegoriche di ispirazione classicheggiante.
Opere del C. sono nella Galleria naz. di arte moderna di Roma, nel Museo Revoltella di Trieste, nella Pinacoteca di Ascoli, nella Raccolta della Provincia e del Comune di Napoli, al Comune di Roma, nel Castello Estense di Ferrara.
Fonti e Bibl.: P. Scarpa, G. B. C., in Il Messaggero, 3 febbr. 1922; O. Roux, G. C., in Gazz. ferr., 24 febbr. 1922; F. De Pisis, Il pitt. G. C., ibid., 14 apr. 1922; U. Fleres, Il pittore G. B. C. (catal.), s. I. né d. [1922]; M. Calura, Il Pittore G. B. C. e il regionalismo artistico, in Il Corriere padano, 8 genn. 1927; S. Kambo, G. C. Catal. della mostra al Circolo artistico politecnico di Napoli, Napoli 1928; F. Hermanin, G. C., Roma 1931; G. Francocci, G. C., in Accademia, X (1932), 8, pp. 1-4; C. Brigante Colonna, G. B. C. pittore nella vita e nelle opere, Roma 1954; Galleria Giulio Cesare di Rimini, G. B. C. Mostra postuma, Rimini 1966; L. Servolini, G. B. C., in Le Venezie e l'Italia, VII (1969), 3, pp. 65-69; Aspetti dell'arte a Roma 1870-1914 (catal.), Roma 1972, pp. XLVII ss., 71 s.; Musei e Gallerie di Milano, L. Caramel-C. Pirovano, Gall. d'arte moderna. Opere del Novecento, Milano 1974, n. 436; [E. M. Eleuteri], G. B. C. (catal.), Roma 1981 (con numerose ill.); U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, p. 79; H. Vollmer, Künstlerlexikon des XX. Jahrh.s, I, p. 491.