AGNELLI, Giovan Battista
Tipografo e sacerdote, nato a Milano nel 1706, vi morì il 6 apr. 1788. Appartenente a famiglia di stampatori, figlio di Francesco e nipote di Federico, con i fratelli Antonio e Federico iunior diresse la tipografia e ne accrebbe l'attività ottenendole il titolo di Regia. Ma il suo principale merito fu di avere, con i nipoti Giovan Battista e Giuseppe, figli di suo fratello Federico, introdotto la tipografia italiana a Lugano. Nel 1746 ottennero infatti dai due cantoni di Zurigo e Lucerna il privilegio di stampa per venti anni, con libertà di stampare qualunque libro fosse già apparso in altri paesi cattolici, privilegio rinnovato nel 1765 e poi nel 1785. In più di mezzo secolo misero in luce oltre cento volumi, nella maggior parte riguardanti l'Italia.
Sono almeno da menzionare: alcune pubblicazioni sulla polemica linguistica in cui ebbero parte il p. Paolo Onofrio Branda e il Panni, 1757, 1760; le Poesie di Ripano Eupilino [G. Panini], con falsa indicazione: Londra, G. Tomson, 1752 [ma Milano, G. B. Bianchi, stesso anno]; gli scritti di P. Verri, Sul tributo del sale e Il gran Zoroastro; tre raccolte di Lettere di s. Carlo Borromeo, 1762, 1768; le Opere drammatiche e componimenti poetici di P. Metastasio, 1775, in sette volumi; L'Orlando Furioso, 1788; e L'Orlando Innamorato, 1793. Con testi letterari e storici si alternavano molte vite di santi e altri libri di devozione, trattati di teologia e di giurisprudenza pratica, opere di divulgazione, tradotte dal francese, come un Dizionario geografico, 1750, e un Compendio cronologico di storia ecclesiastica, 1758-61, in quattro volumi.
Accanto a libri di religione uscirono dalla tipografia scritti giansenistici e opuscoli antigesuitici, partecipi della grande controversia che precedette la soppressione della Compagnia. Questi opuscoli, divulgati anche clandestinamente, con falsi titoli e data, procurarono difficoltà e contrasti alla ditta, che nel 1758 subì perquisizioni e sequestri. L'A. riuscì ad evitare la preventiva revisione ecclesiastica e governativa; ma dovette mutare la vecchia ragione Stamperia privilegiata della Suprema Superiorità Elvetica in Stamperia dei fratelli Agnelli. A parte la causa della controversia, nel memoriale difensivo in nome della libertà di stampa presentato all'autorità federale gli Agnelli ricordavano il compito, fedelmente adempiuto in dodici anni, di creare in Lugano, città sprovvista allora di mezzi di cultura, un centro intellettuale in servizio dei molti forestieri che vi accorrevano; e si vantavano anche di aver prodotto una gazzetta imparziale, scritta in lingua toscana, preferita dovunque alle stesse italiane. Infatti, gli Agnelli fondarono nel 1755 (e forse prima) un foglio settimanale, Nuove di diverse corti e paesi, che nel 1797 si trasformerà in Gazzetta di Lugano; e nel 1756 iniziarono la pubblicazione del mensile Il Corriere zoppo o sia Mercurio storico e politico, simile a omonimi periodici di varie città italiane, che non sappiamo se continuasse oltre il 1761; l'uno e l'altro di tendenze antigesuitiche, onde analoghe accuse e, a Milano, un processo in cui gli Agnelli riuscirono a essere assolti.
I tempi mutavano e la Gazzetta di Lugano, redatta da G.B. Agnelli iunior e dall'abate G.L.M. Vanelli di Grancia (Lugano), divenne assertrice d'italianità e raggiunse molta diffusione nella penisola. Nello stesso anno la ditta Agnelli ebbe la concessione a diffondere in Italia un foglio giacobino, L'Italiano imparziale, gazzetta politica e letteraria edita a Parigi presso G.F. Galletti, uno dei primi giornali pubblicati in lingua italiana all'estero. I due redattori della Gazzetta, fra i capi del partito democratico, fautori della riunione dei baliaggi ticinesi alla Repubblica Cisalpina, ebbero molta parte nei movimenti liberali. Ma il 29apr. del 1799, durante una rivolta di fanatici in nome della religione, la tipografia fu invasa, distrutti e dispersi mobili, macchine, libri e caratteri, che in mancanza di palle servirono di carica agli schioppi. Il Vanelli, che volle coraggiosamente affrontare il tumulto, fu trucidato davanti all'albero della libertà, mentre G.B. Agnelli iunior riuscì a fuggire tra le schiere dei soldati francesi e riparò a Roma. La Gazzetta fu allora stroncata; risorse solo nel 1821 col titolo di Gazzetta ticinese. Il 25 maggio 1799, in analoga rivolta, veniva saccheggiata a Milano la tipografia di Federico che, accusato di giacobinismo, dovette anch'egli fuggire. Ritornò all'instaurarsi della seconda Cisalpina, e fu editore con carattere ufficioso del Redattore italiano, divenuto nel gennaio 1804 il Giornale italiano, a cui diede la sua fervida opera Vincenzo Cuoco.
Una raccolta quasi completa delle Nuove di diverse corti e paesi si conserva, per dono di Pietro Agnelli, nel Museo del Risorgimento di Milano; spezzature del Corriere zoppo si trovano, oltre che nella Biblioteca del Ginnasio di Locarno e nella Libreria Patria a Lugano, nella Nazionale di Brera e nel Museo del Risorgimento di Milano, che possiedono anche esemplari del rarissimo giornale L'Italiano imparziale.
Bibl.: E. Motta, La tipografia Agnelli in Lugano, con l'elenco delle opere stampate 1746-99, in Bollett. stor. della Svizzera ital., IV (1882), nn. 2, 3, 5-11; Id., Per la storia degli anni 1798-1803, ibid., XX (1898), nn. 4-6; P. Borgo-Caratti, La famiglia Agnelli tipografi in Milano dal 1625 a oggi, Milano 1898; A. Butti, La fondazione del Giornale italiano ..., in Arch. stor. lombardo, s. 4, IV (1905), pp. 116 s.; Dict. hist. et biogr. de la Suisse, I, Neuchâtel 1921, p.119; R. Caddeo, Giansenisti, giacobinoi e patrioti ticinesi prima della Rivoluzione del 1798, in Arch. stor. della Svizzera ital., XI (1936), pp. 172-182; F. Fattorello, Il giornalismo italiano, I, Udine 1941, pp. 81, 116, 165.