AGRETTI, Giovan Battista
Nacque a Perugia il 2 dic. 1775 da Giacomo, artigiano restauratore. Compiuti gli studi nel locale seminario, studiò giurisprudenza alla università di Perugia e a quella di Roma, ove si laureò in utroque iure, dandosi subito all'esercizio dell'avvocatura.
Dotato di una certa vena poetica (che gli fruttò tra l'altro, nel 1802, l'appoggio del Foscolo, in un momento per lui difficile), fu accolto in Arcadia con il nome di Nidalmo Tiseo, e vi lesse varie sue composizioni. Ritornato a Perugia nel 1790, si fece promotore, con il conte L. S. Ansidei e l'abate F. Bisiotti, della fondazione di una colonia della romana Accademia dei Forti, di cui fu uno dei segretari (a quest'epoca risale la sua amicizia con M. Bouchard): attorno ad essa si riunirono in breve tutti gli elementi perugini desiderosi di un rinnovamento politico (A. Mariotti, A. Brizi, ecc.). Grazie all'amicizia dell'abate Bisiotti, segretario del governatore monsignor Angelo Altieri, nel 1792 ottenne di essere destinato al governo di Ariccia (feudo di A. Chigi), che l'anno dopo lasciò per il governo di Fratta.
Trasferitosi a Roma, con l'ufficio di processante della Consulta, si legò sempre più agli ambienti novatori gravitanti attorno all'ambasciata di Francia. In particolare, nel 1797, divenne amico del generale L. Duphot. Fu così uno dei capi del partito repubblicano, e tra i principali organizzatori del fallito colpo di mano della notte del 28 dic. 1797, in seguito al quale dovette fuggire da Roma, vestito da francescano, e riparare nella Cisalpina. Arruolatosi nella legione bresciana, prese parte all'occupazione di Città di Castello e all'invasione dell'Umbria. Da Città di Castello, nel gennaio 1798, scrisse al Direttorio cisalpino sollecitando la liberazione di Perugia; pochi giorni dopo, pero, rotto ogni indugio, indirizzò di propria iniziativa un appello ai suoi concittadini (Al popolo sovrano di Perugia, Città di Castello 1798), invitandoli a proclamare la decadenza del potere pontificio e a "repubblicanizzarsi". Deliberata (il 31 gennaio) dai Perugini la formazione di un governo repubblicano, l'A. fu nominato vicepresidente della municipalità centrale e capo del comitato di istruzione pubblica. Proclamata di li a poco la Repubblica romana, fu inviato a Roma in rappresentanza di Perugia. Dal nuovo governo romano fu nominato prefetto consolare per il dipartimento del Trasimeno, allora istituito.
Per contribuire all'istruzione pubblica e alla diffusione dei principi repubblicani, l'A. pubblicò, nel 1798 ad Assisi, un Catechismo repubblicano nel quale, tra l'altro, sosteneva la piena corrispondenza e reciproca complementarietà dei principì cristiani e di quelli democratici.
Caduta nel settembre 1799 la Repubblica romana, l'A. segui le truppe francesi e fu per qualche tempo in Provenza. Dopo Marengo tornò in Italia e si stabili a Pesaro, ove riprese ad esercitare l'avvocatura. Nel 1805 fu per alcuni mesi a Genova, ove fu nominato presidente della neocostituita Accademia Ligure; nel 1806 rientrò a Roma. Durante l'Impero ricoprì il modesto ufficio di scrivano del bureau di liquidazione: i suoi sentimenti repubblicani e democratici gli precludevano ogni altra possibilità d'impiego. Nell'agosto 1812 l'A. abbandonò precipitosamente Roma; mancano particolari precisi su tale fuga, ma sembra che egli fosse implicato in un vasto complotto italo-francese, che si riprometteva una restaurazione del regime democratico.
Dopo il 1815 l'A. si ritirò definitivamente a vita privata, dedicandosi agli studi. Nel 1819, in occasione della venuta a Perugia dell'imperatore Francesco I d'Austria, gli offrì una raccolta di poesie. Due anni dopo pubblicò a Perugia il Prospetto fisico-chimico lucografico, un trattato sulle condizioni del suolo e dei boschi nella loro relazione con la salute pubblica.
Morì, povero e dimenticato, a Perugia verso il 1830.
Oltre gli scritti citati, si ricordano: numerosi fogli volanti: S. Maria Annunziata, oratorio sacro per musica, Perugia 1791; L'orgoglio punito, ossia il trionfo di Davidde sopra Golia, oratorio sacro, Assisi 1791; Saggio poetico a S. E. la Sign. marchesa Laura Ercolani, Perugia 1792 Canzoni per la N. D. sign. Cecilia Borgia sposa del sign. marchese Niccola Antinori, Roma 1795; Canzone da cantarsi il giorno del solenne innalzamento del nuovo albero della libertà nella piazza detta dei Corsi di Perugia (messa in musica da L. Caruso), Perugia 1798; I destini della Repubblica italiana, Milano 1802; Al P. D. Giuseppe Fiori di Bevagna, Napoli 1808; Testimonianze e confronti sul Tempio di Marte in Todi, motivi e rimedi sulle rovine di Questa città, Perugia 1818; Ode pindarica alla sign. Francesca Festa Mattei, Perugia 1825; Piccola raccolta di poesie, Roma 1833 (postuma, a cura del figlio Gaetano).
Fonti e Bibl.: Biblioteca comunale di Perugia, S. Siepi, Memorie dei pastori arcadi, ms., passim; U. Foscolo, Epistolario, I, Firenze 1949, p. 149; Cronaca della Repubblica Francese in Perugia, a cura di E. Ricci, in Bollett. d. R. Deputaz. d. Storia Patria per l'Umbria, XXXI (1934), pp. 9-10; G. A. Sala, Diario ronzano degli anni 1798-99, I, Roma 1382, pp. 5s., 68-69; III, ibid. 1886, pp. 252-254; L. Bonazzi, Storia di Perugia, II, Perugia 1879, pp. 479-482, 489, 502; O. Ferrini, Annibale Marioni nell'opera sua, in Studi storici e letterari in memoria di Annibale Mariotti, Perugia 1901, pp. 74-75,106-110; G. Cianelli, L'Accademia dei Forti, ibid., pp. 209-213; D. Spadoni, Per la I Guerra d'Indipendenza Ital. nel 1815, Pavia 1929, pp. 351-357; Diz. del Risorg. Naz., II, p. 22.