AVERARA (Averaria, d'Averara), Giovan Battista
Poche e incerte notizie si conoscono su questo pittore, morto per idrofobia il 5 nov. 1548. Non si conosce con certezza né la data né il luogo di nascita, nel Bergamasco; non ci è conservato il nome del padre, e ignoriamo se il cognome sia il suo o sia un soprannome desunto dal paesino e dalla valle omonima, dalla quale uscirono, dal secolo XV al XVIII, una pleiade di artigiani e di artisti famosi: gli Scanardi, i Guerinoni, i Baschenis. Il Tassi sostiene si tratti di cognome di famiglia e non derivato dal paese di origine; ma anche così, i vari Giovanni o Giovan Battista Guerinoni e Baschenis, che firmarono opere o contratti Giovanni o G.B. (da) Averara, crearono non poca confusione. Di lui tutti gli storiografi e i cronisti e gli studiosi d'arte locale ricordano la data e il modo della morte, tragica e, pare, immatura: diciamo pare, perché il Marenzi, in un lavoro apparso nel primo Ottocento, e senza documentarci, lo fa nascere nell'anno 1470.
Fu comunque, tra i mediocri, artista di fama. Gli dedica una mezza pagina il Ridolfi, poi una biografia il Tassi, e infine vi ricama sopra una lunga romantica novella di genio, amore e morte Pasino Locatelli, il quale poi, in appendice alla sua opera, riesce a dare notizie oculate e diligenti.
Sommando i riferimenti e le menzioni dei cronisti, dei biografi e degli illustratori locali, le opere distrutte o disperse dell'A., tutte in Bergamo, sarebbero state: affreschi sulla facciata del palazzo podestarile (putti con le armi dei rettori, una Vergine tra s. Vincenzo e s. Alessandro sul poggiolo); affreschi in casa Ganascia, divenuta poi osteria e tuttora esistente; affreschi nella loggia (La Vergine, s. Giorgio e s. Bartolomeo)e nei saloni a pianterreno di casa Pighetti poi Brembati, con la Storia di Orbecche,desunta da una tragedia di Giraldi Cinzio rappresentata a Ferrara nel 1541, distrutti in modifiche della casa; affreschi nel convento di Astino (sobborgo di Bergamo); affreschi dubbi in casa Tassi; affreschi nella chiesa di S. Francesco (Storie di s. Bernardino nella cappella omonima), distrutti essi pure con la chiesa. Così dicasi per quelli nella chiesa di Santa Maria Maddalena, oggi ridotta a palestra: Resurrezione di Lazzaro, Marta e Maddalena, Maddalena penitente,a meno che siano in parte sotto lo scialbo.
Restano di lui: in San Michele al Pozzo Bianco, nella cappella il cui volto e lunetta furono dipinti dal Lotto, una Natività, una Fuga in Egitto e una Adorazione dei Magi; nella cappella del Battista la Storia del santo; nel presbiterio Storie bibliche; in Santa Grata inter Vites, medaglie con storie della Vergine: Annunciazione, Presentazione al Tempio, Adorazione dei Magi, Purificazione, Incoronazione di Maria; in palazzo Morando, poi Medolago, ora delle suore Angeline in via Arena, un salone con le Storie di Amore e Psiche e l'Apoteosi di Psiche al centro del soffitto; in un salone contiguo le Storie di Pompeo Magno (di dubbia attribuzione).
Da questi elenchi parrebbe che l'A. fosse esclusivamente un frescante. Anche l'unica opera dell'A. (un Cristo in croce) nella pinacoteca dell'Accademia Carrara è affresco, staccato ancora ai tempi del conte Giacomo. Al santuario di Villa Serio esiste una tela, un Cristo crocifisso e due santi, a lui attribuita, ma l'attribuzione del Pinetti (il dipinto non è firmato né datato) si basa su un inventario del 1841, nel quale è assai probabile sia avvenuto lo scambio del nostro con uno dei Baschenis o dei Guerinoni da Averara che sono stati ricordati or ora.
Dalle poche opere superstiti l'A. può essere giudicato un mediocre artista, di buona tecnica e discreta inventiva decorativa, palesemente influenzato e oscillante in tono minore tra le forme di Camillo Boccaccino e quelle più morbide del Correggio, con netta prevalenza delle prime e non senza qualche suggestione dei Campi: formazione cremonese, quindi. In San Michele al Pozzo Bianco tenta, come può, di adeguarsi alla statura del Lotto, conformandosi al ritmo e, soprattutto alla tavolozza di lui. Sicurezza di mano, discreto ritmo e qualche nota originale completano la figura del pittore.
Bibl.: M. Muzio, Sacra storia di Bergamo,Bergamo 1621, passim;C. Ridolfi, Le meraviglie dell'arte,Venezia 1648, I, p. 133; D. Calvi, Effemeridi di quanto di memorabile sia successo in Bergamo, sua diocesi e territorio, Milano 1676,3 voll., passim; A. Pasta, Le pitture notabili di Bergamo..., Bergamo 1775, pp. 35,ss, 60, 76, 99;F. M. Tassi, Vite de' pittori, scultori e architetti bergamaschi, Bergamo 1793, pp. 52-55;C. Marenzi, La pittura in Bergamo, Bergamo 1822, pp.28s.; Id., Il servitore di piazza per la città di Bergamo, Bergamo 1825, passim; P. Locatelli, Illustri bergamaschi, II, Bergamo 1869, pp. 112-203; A.Pinetti, Inventario degli oggetti d'arte della Provincia di Bergamo, Roma 1931, p. 474; L. Angelini, I Baschenis pittori bergamaschi, Bergamo 1946, p. 27; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, II, p. 275; Enciclopedia Italiana, V, p. 621.