COZZA, Giovan Battista
Nacque a Milano nel 1676; avviatosi alla pittura, già maturo di mestiere si trasferì a Ferrara, rimanendovi operoso per continui numerosi incarichi durante il resto della vita. L'anno del trasferimento non è noto, ma la chiamata a Ferrara si presume all'inizio del secondo decennio del sec. XVIII, quando l'attività di Giacomo Parolini, che sin allora aveva dominato l'ambiente artistico locale, iniziò a diradarsi per la malattia del pittore né il figlio Francesco era ancora in grado di sostituirlo. Non è da escludere che il trasferimento a Ferrara del C. fosse anche dovuto a interessamento del milanese F. Robbio, che da tempo lo aveva preceduto nella città. A detta del Brisighella (ante 1704) uno dei primi dipinti che il C. eseguì a Ferrara fu il Miracolo di s. Pietro martire per la chiesa di S. Domenico, dove appunto, ai primi del secondo decennio, il Robbio, come nota il Riccomini (1970), era impegnato agli affreschi per la volta del presbiterio.
Il Frizzi (1787, p. 153), generalmente attendibile, pone al 1722 la decorazione (perduta) del soffitto nella chiesa di S. Lorenzo. Databile al 1724 è la S. Geltrude per la chiesa di S. Cassiano a Comacchio. Del 1727 sono documentati la Cattura del Battista ed il Banchetto di Erode, ora alla Certosa, ma eseguiti per completare in quell'anno la decorazione della chiesa dell'Annunziata accompagnandosi alla Decollazione di s. Giovanni Battista del Parolini. A poco dopo il 1731 si possono datare i due quadri con Fatti della vita di s. Omobono in S. Maria in Vado nella cappella che in quell'anno era passata dagli Strozzi alla proprietà dei Sarti, che la dedicarono al santo loro protettore. Probabilmente al 1734, anno di rinnovamento della cappella, risale Il martirio di s. Orsola per il convento delle orsoline; del 1737 sono i lavori di restauro degli affreschi in S. Francesco. Porta la data 1739 la tela con i SS. Benedetto e Placido in arcivescovado, ultima sua opera firmata, nella quale, dopo tanta operosità a Ferrara, ancora si sottoscrive "G. B. Cozza Mediolanensis".
Nella sua lunga attività ferrarese, il C., nonostante avesse dinanzi agli occhi i capolavori dei tempi aurei dell'arte locale, e si trovasse ad operare inizialmente vicino ad un maestro prestigioso come il Parolini, non modificò la maniera che aveva assorbito negli operosi cantieri milanesi di pittura religiosa alla Fabbrica del duomo. Fedele ai modi della cultura lombarda del tempo, seguì la via già tracciata a Ferrara dal Robbio, lavorando da buon praticante dell'arte, senza voli eccelsi, intento piuttosto a creare tradizionali immagini devote ed a narrare, in forma piana e facilmente intelligibile, pietosi o edificanti episodi tratti dalla vita dei santi; pittura atta a soddisfare il gusto di committenti di poche pretese, come attestano le tante opere del C. enumerate dai vecchi scrittori locali. La sua operosità si estese anche a lavori di restauro, e vennero affidate alle sue cure importanti opere, come l'Annunciazione e il S. Giorgio dipinti dal Tura per le ante dell'organo del duomo ferrarese (Neppi, 1952) e le pitture di Girolamo da Carpi nella chiesa di S. Francesco sempre a Ferrara. Ma i sistemi di restauro allora praticati consistevano nel ridipingere le parti guaste dal tempo, coprendole largamente di nuovo colore, piuttosto che nel risanarle; e quelle antiche preziose opere non se ne avvantaggiarono.
Il C. morì a Ferrara il 12 febbr. 1742 e fu sepolto nella chiesa dei cappuccini.
Delle opere citate dalle memorie locali e sinora non menzionate rimangono a Ferrara: Conservatorio della Provvidenza, L'Addolorata consegna la veste ai fondatori dei serviti; arcivescovado, Madonna col Bambino ed i ss. Crispino e Crispiniano;chiesa di S. Francesco, Madonna col Bambino e s. Caterina Vigri. Sola superstite di pittura profana, una grande tela con Episodio della Gerusalemme liberata, a Ferrara, in casa Ravalli (Riccomini, 1970, p. 44). Della Purificazione di Maria Vergine, dipinta per l'oratorio della Penitenza al Gesù, rimane memoria nella stampa incisa dal Bolzoni nel 1748; per le altre opere non più rintracciate cfr. Riccomini (pp. 72 s.).
Del figlio Carlo, "mediocre pittore" (C. Cittadella, 1783), morto ancor giovane nel 1769, non si conoscono opere documentate. Allievo del C., e per un certo tempo suo collaboratore, fu il ferrarese Francesco Pellegrini.
Fonti e Bibl.: Ferrara, Bibl. comun. Ariostea, ms. cl. I, Antonelli 429:C. Brisigliella, Descriz. delle pitture e sculture che adornano le chiese et oratori della città di Ferrara [ante 1704];trascrizione successivamente rimaneggiata con aggiunte di G. Baruffaldi e note di G. A. Barotti), pp. 49, 67, 84, 89, 102, 143, 183, 198, 247 s., 258 s., 290;G. Baruffaldi, Vite de' pittori e scultori ferraresi, [1697-1722], I, Ferrara 1844, pp. 65- 384 s.; II, ibid. 1846, pp. 198, 392;C. Barotti, Pitture e sculture... nelle chiese... di Ferrara, Ferrara 1770, pp. 31 s., 43, 55, 59, 60 s., 65, 68, 70, 74, 76, 92, 97, 103. 106, 109 s., 116, 120, 125, 131, 138, 146, 149, 151, 154, 163, 165 ss., 169, 175, 177, 180, 193; G. A. Scalabrini, Memorie istor. delle chiese di Ferrara, Ferrara 1773, pp. 13, 40, 54 s., 57, 111, 135, 184, 222, 236, 242, 264, 270, 325 s., 350;C. Cittadella, Catalogo istor. de' pittori e scultori ferraresi, Ferrara 1783, pp. 180-91;A. Frizzi, Guida del forestiere per... Ferrara, Ferrara 1787, pp. 84, 94, 125, 153;L. Lanzi, Storia pittor. della Italia [1809], a cura di M. Capucci, III, Firenze 1974, p. 178;F. Avventi, Il servitore di piazza .... Ferrara 1838, pp. 125, 148, 166, 169, 196, 244; L. N. Cittadella, Memorie ... di S. Francesco, Ferrara 1867, pp. 90 s.; Id., Notizie relative a Ferrara, I, 1, Ferrara 1868, p. 67;G. Cavallini, Omaggio al Sangue miracoloso che si venera nella basilica parrocchiale di S. Maria del Vado in Ferrara, Ferrara 1878, p. 508;A. Neppi, C. Tura, Milano 1952, p. 48 n.; G. M. Zanotti, La basilica di S. Francesco, Genova 1958, pp. 94, 104, 132;E. Riccomini, Settecento ferrarese, Milano 1970, ad Indicem;U.Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, pp. 36s.