CUNGI, Giovan Battista
Fratello di Leonardo, nacque a Sansepolcro (prov. di Arezzo) nel primo quarto dei sec. XVI.
Non si hanno su di lui notizie anteriori a quelle contenute nell'autobiografia di Giorgio Vasari assieme al quale, per testimonianza dello stesso (VII), si recò a Roma tra il febbraio e il giugno 1538 per eseguire disegni e rilievi (più di trecento) dalle antichità classiche. là del resto lo stesso Vasari (VI, p. 219) a ricordare nella Vita di Cristoforo Gherardi detto il Doceno che "Battista Cungi, Borghese e suo compatriota" fu al suo servizio per circa sette anni.
Nel 1539, quando il Vasari fu chiamato dai monaci olivetani di S. Michele in Bosco a Bologna per eseguire tavole e affreschi nel refettorio del monastero, il C. stava lavorando con Cristoforo Gherardi alle decorazioni della villa Bufalini a San Giustino; di li a poco anche il C. si trasferì a Bologna dove abbozzò, insieme con il Doceno, le tre grandi tavole del refettorio di S. Michele in Bosco. Non sappiamo se, ormai conclusi i lavori (1542 C.), anche il C. fece ritorno, come il Gherardi, a San Giustino per riprendere e completare la decorazione della villa Bufalini. La notizia, riportata dal Vasari (VI, p. 223), di un'opera, allogata al C. in Città di Castello ma realizzata in quegli anni dal Gherardi, tenderebbe a far escludere questa ipotesi.
È ad ogni modo certo che nel 1542 i due artisti si incontrarono ancora per eseguire, al seguito del Vasari, "l'apparato d'una sontuosissima e molto magnifica festa e la scena d'una commedia fatta dal detto messer Pietro Aretino" (ibid.) per i signori della Compagnia della Calza a Venezia. Non è improbabile che il soggiorno veneziano del C. si sia protratto fino al completamento delle decorazioni dei soffitto di palazzo Correr-Spinelli, conunissionate nello stesso anno al Vasari ed eseguite in collaborazione con il Gherardi.
Seguono anni di vuoto nella ricostruzione biografica dei C., colmati, solo parzialmente. dalla notizia di un'opera (la pala d'altare con i Ss. Rocco e Sebastiano della chiesa di S. Maria delle Grazie a Sansepolcro, oggi scomparsa ma ricordata ancora in loco da O. H. Giglioli [Sansepolcro, Firenze 1921, p. 23]), eseguita in data non anteriore al 1583, anno in cui la chiesa di S. Maria delle Grazie accettò l'unificazione del culto dei ss. Rocco e Sebastiano (Agnoletti, 1981).
A un momento ancora successivo appartiene la Crocifissione con la Vergine e s. Giovanni conservata nella chiesa di S. Lorenzo fuori Porta Romana a Sansepolcro, datata 1592 e siglata "G.B.".
Le indicazioni stilistiche che emergono da questa tela - dove ricordi di Rosso Fiorentino, dal quale il C. copiò la Deposizione nella chiesa di S. Lorenzo a Sansepolcro (la copia, un tempo nella cattedrale di Sansepolcro, è oggi nei depositi della Soprintendenza ai Beni artistici e storici di Arezzo), e di Pontormo si mescolano con riferimenti molto labili alla cultura vasariana - fanno pensare che la fase conclusiva dell'attività del C. sia caratterizzata da vistosi recuperi arcaizzanti di manierismo prevasariano. Ciò induce a fissare la cronologia della Circoncisione della chiesa di S. Maria di Selci Lama presso Città di Castello, assegnata al C. dalle fonti, a un momento largamente anteriore. In essa infatti sono presenti riferimenti assai stretti all'opera del Vasari e dei Gherardi e si nota un'attenta osservazione delle esperienze di Raffaellino del Colle.
Queste stesse caratteristiche sono individuabili nella Presentazione al tempio del Museo civico di Sansepolcro, fedelmente vasariana nel complesso pur nel rispetto di moduli stilistici appartenenti alla tradizione postraffaellesca di Raffaellino del Colle.
Tra le opere attribuite al C., oggi non più reperibili, sono un S. Omobono un tempo nella chiesa di S. Leo a Sansepolcro (attualmente sconsacrata), una Madonna con angeli originariamente conservata nella collezione Mancini a Città di Castello, una Concezione nella chiesa di S. Maria Maddalena, sempre a Sansepolcro. Non è possibile stabilire se quest'ultimo dipinto vada identificato con la Concezione e i ss. Giuseppe, Caterirta, Maria Maddalena, Francesco e Carlo Borromeo, oggi nel Museo civico di Sansepolcro (ma già esistente nelle raccolte comunali ai tempi del Coleschi, 1886), eseguito in collaborazione con G. B. Mercati al quale spetterebbero le figure di santi in basso, realizzate in uno stile fortemente influenzato da Santi di Tito.
Al C. dovrebbe spettare, per i suoi caratteri fortemente vasariani, un foglio con Adorazione dei pastori nel Cabinet des dessins del Louvre (proveniente dalla coll. Vasari) assegnato al fratello del C., Leonardo (cfr. C. Monbeig-Goguel, in Arte illustrata, V [1972], p. 136); e inoltre di conseguenza, per ragioni di stretta affinità, l'Allegoria della Pazienza, del Museo di belle arti di Bucarest, attribuita a Leonardo dalla Monbeig-Goguel (ibid.).
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le Vite..., a cura di G. Milanesi, Firenze 1906, VI. pp. 219 s., 223; VII, p. 662; S. Ticozzi, Diz. dei pittori .... Milano 1818, I, p. 150; G. Mancini, Istruz. stor.-pittorica ... di Città di Castello, Perugia 1832, I, p. 275; II, pp. 259, 264, 269; L. Coleschi, Storia della città di Sansepolcro, Città di Castello 1886, pp. 164, 168, 171 s., 186 s., 259 (alle pp. 258-60 cita un ms. dal quale risulterebbe un Lodovico Cungi, fratello di Giovan Battista e di Leonardo, autore di una tavola sull'altare della Purificazione della chiesa di S. Croce in Anghiari; ma dalla chiesa, attualmente inagibile, tale dipinto è scomparso); K. Frey, Der literarische Nachlass G. Vasaris, I, München 1923, p. 117; I. Schulz, Vasari at Venice, in The Burlington Magazine, CIII (1961), p. 500 n. 1; P. Barocchi. Vasari pittore, Milano 1964, pp. 15, 91-95; E. Agnoletti, Il Museo civico di Sansepolcro, Sansepolcro 1977, tav. 40; Id., S. Maria delle Grazie a Sansepolcro, Sansepolcro 1981, pp. 55ss.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, pp. 197 s.; Diz. encicl. Bolaffi. IV, Torino 1973, p. 92.