DOVIZI, Giovan Battista
Nacque a Bibbiena (prov. Arezzo) nella seconda metà del sec. XV, e forse dopo il 1470, da Francesco e Francesca Nutarrini, ultimo di cinque figli: Piero, Bernardo, il futuro cardinale, Tita e Antonio.
Le notizie sul D. sono estremamente limitate, anche perché egli rispetto agli altri tre fratelli, che ebbero incarichi politici di notevole rilievo, condusse un'esistenza più ritirata, lontano da uffici di rilevante importanza, e sicuramente assai poco appariscente. Dovette, comunque, seguire a Firenze i fratelli Piero e Bernardo, come testimonia una lettera, parzialmente datata, di un parente dei Dovizi, Angelo da Bibbiena priore di Ortignano, di poco successiva all'andata a Firenze dei tre fratelli perché piena di espressioni consolatorie per la madre, donna Checca, rimasta a Bibbiena. Si sa anche che nel 1491, anno in cui gli morì il padre Francesco, il D. si trovava a Firenze gravemente ammalato: notizie su questa malattia si ricavano da due lettere del già ricordato Angelo da Bibbiena indirizzate al comune amico Andrea da Foiano, commissario fiorentino a Siena, datate 26 febbraio e 8 marzo 1491. Di Angelo da Bibbiena è rimasta pure una lettera al D. del 18 ott. 1494 - interessante anche perché scritta poco prima del tracollo dei Medici - in cui lo scrivente si lamenta della cattiva azione politica e del pessimo carattere del fratello Piero. Il suo nome compare, inoltre, nelle lettere di condoglianze inviate al fratello Bernardo da Baccio Valori e da Simone, abate di S. Michele in Pisa, proprio in occasione della scomparsa del padre. Il D. è ricordato infine in due lettere della madre Francesca, indirizzate rispettivamente ai figli Piero e Bernardo: la prima nell'agosto del 1491, poco dopo la morte del marito, la seconda nel dicembre del 1493: in entrambe raccomanda caldamente la salute del Dovizi.
Probabilmente nel 1491 il D. sposò Ginevra, figlia di Angelo Tani, che poi in seconde nozze avrebbe sposato Andrea di Paolo Carnesecchi. Dal matrimonio nacquero sette figli: Valeria, che divenne dama di Caterina de' Medici regina di Francia; Caterina, che sposò Francesco Moradini; Isabella, che fu moglie di Gentile Bonadie; Antonio, coppiere di Francesco I de' Medici; un'altra figlia di nome Lisabetta; Giovanni Battista, forse abate di S. Maria in Venere in Abruzzo e comandante di una nave della flotta cristiana che combatté contro i Turchi nel 1538; e, infine, Angelo, che divenne protonotario apostolico. Quest'ultimo e il fratello Antonio furono anche gli eredi dello zio cardinale Bernardo, che scrisse il suo testamento sul finire del 1520, anno in cui il D. era già morto.
L'unica carica pubblica che il D. sembra aver ricoperto è quella di capitano del palazzo della Signoria, un ufficio della durata di un anno e al quale, originariamente, doveva essere eletto solo un forestiero, ma che sul finire del Quattrocento, poteva essere attribuito anche ad un cittadino fiorentino che avesse già compiuto trentasei anni. Il capitano del palazzo era responsabile della custodia e sicurezza del palazzo stesso dove risiedevano i Priori e, per questo, comandava un centinaio di guardie armate. A questo incarico il D. fu eletto nel 1494, come appare anche da un gruppo di una diecina di lettere a lui rivolte, proprio in virtù dei suo ufficio, durato tutto quell'anno, da alcuni ambasciatori fiorentini quali Giovanbattista Ridolfi e Guidantonio Vespucci. Allo stesso 1494 risale l'unica lettera del D. che risulta essere conservata, datata 17 settembre, diretta al fratello Antonio, che in quel periodo si trovava a Bologna. In questa breve lettera, sia pure in toni estremamente sintetici, il D. espone le difficoltà in cui il regime mediceo si trovava in quel momento, difficoltà che, come è noto, si concretizzarono con la fuga di Piero da Firenze due mesi dopo. Il D. esprime anche preoccupazioni relative alla incolumità sua e di altri familiari; e, infatti, dopo la caduta dei Medici, egli, seguendo la stessa sorte dei fratelli Piero e Bernardo, venne privato degli uffici e bandito da Firenze con un provvedimento della Signoria del 10 nov. 1494. Molto probabilmente il D. si stabilì con la famiglia a Roma, dove già risiedevano i fratelli Antonio e Bernardo, come risulta da testimonianze successive.
Morì probabilmente agli inizi del XVI secolo.
Fonti e Bibl.: Le lettere, cui si è fatto riferimento, indirizzate al D. come capitano di palazzo, si trovano in Arch. di Stato di Firenze, Mediceo avanti il principato, per le cui segnature si veda il relativo inventario a cura di F. Morandini e A. d'Addario, Roma 1951-1963, ad Indices (ma sono da vedere pure le voci Gianbattista, Giovan Battista). La lettera del D., scritta da Firenze il 17 sett. 1494, si trova sempre in Arch. di Stato di Firenze, Mediceo avanti il principato, 124, 272: essa non porta la firma per esteso, ma una sigla che però rivela la paternità del D., dati i caratteri intrinseci. Nel verso non è indicato espressamente il destinatario, ma l'intestazione "diletto fratello ... da Bibbiena in Bologna" non lascia dubbi che si tratti di Antonio. Altri documenti relativi al D. si trovano sempre nell'Arch. di Stato di Firenze, Signori e Collegi. Deliberazioni in forza di ordinaria autorità, 96, cc. 87v, 106r, e in Carte Dei, 49, 20. Si veda anche Mediceo avanti il principato, 72, 126; 124, 298 (lettere di condoglianze per la morte del padre); 96, 414; 124, 263 (lettere della madre); 76, 90; 76, 101; 137, 833 (lettere di Angelo da Bibbiena, priore di Ortignano). Si veda, infine: A. M. Bandini, Il Bibbiena, Livorno 1758, pp. 2, 18; A. Virgili, Francesco Berni, Firenze 1881, pp. 56-57, 87; G. L. Moncallero, Il cardinale Bernardo Dovizi da Bibbiena, umanista e diplomatico (1470-1520), Firenze 1953, pp. 233, 243-245, 252-253.