LEONETTI, Giovan Battista
Battezzato a Crema il 16 ott. 1575, fu il primo figlio del terzo matrimonio di Pompeo, sensale, contratto con Angela de Camerlenghi probabilmente nel gennaio 1575 a Soncino.
Pompeo, figlio di Iacomo, ebbe da Angela de Camerlenghi, nei documenti menzionata anche come "da Soncino", oltre al L., Francesco (nato il 26 sett. 1584) e Carlo Francesco (nato il 3 ott. 1587, pittore, citato quale "Leonetto" o "Leonello" nei registri del duomo di Crema nel 1627 e 1629).
Angela Leonetti risulta iscritta al Consorzio del Ss. Sacramento del duomo di Crema dal 1593, una delle scholae dedite alle pratiche devozionali. Al 1580 risale l'unificazione spirituale del territorio, fino ad allora diviso in tre diocesi (Cremona, Piacenza, Lodi), successiva a quella politica, dal 1449 sotto il segno dei domini veneziani di Terraferma. Nell'intera diocesi cremasca, nel 1582, si contano 141 chiese e 97 oratori; nel 1670, nella sola città, si segnalano 14 monasteri, 5 parrocchie e circa 50 luoghi di culto; a essi - in specie per quelli pubblici - potevano afferire più confraternite; gli incarichi per i musicisti cremaschi, in tale contesto, erano distinti, ma cumulabili.
Religiosità e committenza diffusa costituiscono lo sfondo in cui situare il percorso di studi ecclesiastici e musicali del L., che è indicato come "presbyter" nel 1602, avendo effettuato e conseguito la tonsura e l'ostiariato nel 1599, il lettorato nel 1600 e il diaconato nel 1601, e che si dichiara, nelle sue stampe del 1617, organista presso il convento di S. Agostino, sede da cui originò l'Osservanza degli agostiniani eremitani di Lombardia. Probabilmente educato anch'egli, come il coetaneo Giovan Battista Caletti, nelle istituzioni formative della chiesa maggiore di Crema, il L. poté avvalersi degli insegnamenti di Defendente Pisacano, maestro di cappella e organista nel duomo di Crema, e di Pietro Francesco Guerini, organista nel duomo di Crema dal 1566 al 1611. Forse in quel periodo entrò in contatto anche con Orazio Scaletta, compositore e teorico che esercitò in diverse città del Norditalia, spostandosi inizialmente al seguito del padre, Natale, colonnello in diverse piazzeforti, ma che a Crema fu senz'altro nel 1583, forse dal 1598 al 1607 (periodo per il quale permane aperta l'ipotesi di un suo incarico come maestro di cappella), certamente di nuovo nel 1602 e 1603.
Il rapporto collaborativo sfociò nei tre madrigali del L. (Spargea la pastorella; Io ciec'a un tempo e desioso [seconda parte]; Sì ch'io t'amai, crudele. Sì che fosti; S'aggiaciai, Filli et arsi) ospitati nella silloge Affettuosi affetti, madrigali a sei voci di O. Scaletta, edita nel 1604 a Venezia da R. Amadino, nello stesso anno, luogo e con il medesimo editore dell'unica stampa di Caletti, i Madrigali a cinque voci. Nelle scelte poetiche della silloge di Caletti si coglie il riverbero della rappresentazione cremasca del 1595 del Pastor fido di G.B. Guarini (la messinscena è forse da correlare al passaggio a Crema del duca di Mantova del 1593); è ipotesi plausibile che dietro la formula dell'"eccellenza di musica" registrata dai cronisti si celino anche il L. e Caletti.
Le stampe profane e sacre del 1617 del L. delineano un panorama della musica cremasca del primo Seicento. La raccolta profana è dedicata a Federico Cavalli (podestà di Crema dal 3 luglio 1614 al 6 marzo 1616) e si deve porre in relazione al primo periodo di attività dell'Accademia letteraria dei Sospinti (1614-17), da cui fuoriuscirono probabilmente i versi, adespoti, qui messi in musica. I testi del madrigale di apertura del L. e del balletto pastorale finale di Caletti, indirizzati specificatamente al podestà Cavalli, indicano nell'aprile 1615 il mese in cui situare l'occasione celebrativa per la quale furono composti. La raccolta sacra pone in luce la produzione policorale a doppio coro che accomunava le esecuzioni nella chiesa di S. Agostino e nello stesso duomo, per le quali si aggiunsero musicisti provenienti dai cenobi cittadini, in particolare violinisti da S. Agostino e cornetti e tromboni da S. Francesco. Protratte nella prima parte del '600, è a tali esecuzioni che risalgono le ultime testimonianze documentarie relative al L., il quale, al regale, coadiuvò G.B. Caletti nelle esecuzioni policorali presso il duomo cremasco per la quaresima del 1628, 1629, 1630. In tal modo il L. influì sulla formazione di Pietro Francesco Caletti, detto Francesco Cavalli, e del fratello maggiore, Lucca Bruno, i quali, assegnati come soprani dal Consorzio del Santissimo Sacramento alle cure del loro padre, maestro di cappella nel duomo di Crema, parteciparono dal 1612 al 1616 a tali esecuzioni e poterono interpretare anche alcune musiche che il padre e il L. composero per l'Accademia dei Sospinti. Alcune peculiarità del contesto storico facilitarono, a Crema, il contatto con le novità musicali fra XVI e XVII secolo che potrebbero forse dare una spiegazione ulteriore alla ricercatezza di scrittura denunciata dalle composizioni profane e sacre del L., che si muovono secondo un intenso criterio intertestuale, situandosi nella prassi corrente emulativa e imitativa, ma creando composizioni che vivono nell'alveo di impianti comuni a un insieme di autori (in cerchi concentrici: dal cremasco Caletti, in un rapporto che coinvolge però anche Salomone Rossi, Benedetto Pallavicino e Nicolò Corradini, ai Gabrieli, a Claudio Merulo, per giungere a Giovanni Pierluigi da Palestrina, a Luca Marenzio, a Claudio Monteverdi, a Carlo Gesualdo principe di Venosa). Tale modo di procedere è esemplare, in campo sacro, nella Missa furtiva (nel cui Christe il L. riprende un passo del mottetto Et ambulabunt gentes, seconda parte di Surge, illuminare, Hierusalem del Palestrina, nonché il passo di Monteverdi, che a sua volta lo aveva mutuato nell'entrée del Ballo delle ingrate), mentre nei madrigali è particolarmente evidente laddove il L. unisce passi scelti dai madrigali di Monteverdi e di Gesualdo (per esempio Misero in abbandono). Le composizioni del L. sotto il profilo musicale mostrano l'arguzia richiesta negli esercizi accademici dei Sospinti in ambito sia letterario sia, di lì a poco, matematico.
Il L. morì, probabilmente in seguito al dilagare a Crema dell'epidemia della peste del 1630, in una data successiva al 27 marzo, giorno dell'ultimo pagamento registrato a suo nome presso gli archivi del Consorzio del Ss. Sacramento nel duomo di Crema.
Composizioni: Missarum octonis vocibus liber primus, Venezia 1617; Il primo libro de madrigali a cinque voci, ibid. 1617. Edizione moderna: Il primo libro de madrigali a cinque voci e Missarum octonis vocibus liber primus, ed. critica con introduzione (pp. XIII-XXXVI) a cura di F. Arpini, Crema 1998.
Fonti e Bibl.: F. Arpini, "Scientia Musicae" e musicisti a Crema fra '500 e '600, Crema 1996, pp. 49-72, 143-146; Id., Una lettura della musica sacra del primo Seicento a Crema: G.B. L. fra Gabrieli e Monteverdi, in Intorno a Monteverdi, a cura di M. Caraci Vela - R. Tibaldi, Lucca 1999, pp. 161-231; Id., Introduzione, in G.B. Caletti, Madrigali a cinque voci…, libro primo (1604), ed. critica, a cura di F. Arpini, Crema 2001, pp. XXIX s.