MAGANZA, Giovan Battista
Pittore e poeta, nato intorno al 1510 a Calaone, villaggio presso Este, morto a Vicenza il 25 agosto 1586. Trasferitosi a Vicenza col padre, nominato connestabile di Porta Padovana nel 1540, trascorse ivi tutto il resto di sua vita amato e aiutato da G.G. Trissino, da A. Palladio, da S. Speroni, da L. da Porto e da tutti i membri dell'Accademia olimpica, dalla quale per qualche tempo fu stipendiato. Il Palladio era il decoratore, il M. il poeta delle cerimonie e delle feste vicentine. Solo una breve dimora fece col Trissino e col Palladio a Roma (1545-47) e una alquanto più lunga a Padova, dove lo trasse speranza di studî e di guadagni maggiori, intorno al 1582. Anche a Venezia contava amici preziosi, come il Tiziano, Luigi Cornaro e Giacomo Contarini. Nella pittura, C. Ridolfi lo dice discepolo del Tiziano, ed è lodato specialmente per i ritratti, ma quasi niente resta della sua attività pittorica, talché non si può dare giudizio del suo valore, forse esagerato dai contemporanei; anche villa Repetta da lui affrescata è scomparsa. Nel Museo civico di Vicenza esiste un suo ritratto di Ippolito Porto, ben tagliato, di vivace gamma coloristica. Nello stesso museo gli sono attribuiti una Presentazione al Tempio, dove si mostrerebbe più amante dei colori che del colore, e il ritratto incompiuto di un vecchio, che non deve appartenergli. A Este nella basilica delle Grazie si dà come suo un Crocifisso, minore del naturale, nerastro e ridipinto nel fondo; ma probabilmente è del suo nipote omonimo, col quale il M. andò anche di recente confuso. Come poeta, scrisse, col soprannome di Magagnò, molti e vivaci componimenti nel dialetto pavano, accostandosi al Ruzzante, di cui si professa discepolo; ma senza il realismo e la vigorosa originalità del padovano, giacché il M. per lo più riprende e traveste nel suo vernacolo motivi e forme della lirica d'arte nazionale. Satireggiò, secondo l'uso cinquecentesco, le trappole degli avvocati, la vacuità dei pedanti, l'avarizia dei ricchi. Praticò anche l'alchimia, più per soccorrere i bisognosi che per arricchire la famiglia, la quale si accollò devotamente i suoi debiti, come attesta il figlio Alessandro.
Questi (nato nel 1556 a Vicenza, morto nel 1630) fu egli pure poeta rustico e pittore abbastanza dotato, ma privo di originalità e troppo fecondo. Scolaro del padre, poi di G.A. Fasolo, s'ispirò talora nelle composizioni e in certe figure femminili al Veronese, talora gonfiò le forme alla maniera di B. Zelotti, risentendo nei panneggiamenti l'influsso dei Bassano. Si conosce di lui anche un'incisione. Nei suoi quadri ebbe spesso l'aiuto dei figli. Il Vicentino fu il principale campo della sua operosità, ma s'incontrano di frequente i suoi lavori altrove nel Veneto, e a Brescia, Cremona, Mantova, Milano, Pavia. Le migliori sue cose sono: a Vicenza nella cappella del Santissimo in duomo e a S. Pietro, a Padova a S. Gaetano. Ebbe tre figli pittori anch'essi, che gli premorirono. Il migliore fu G. Battista (1577-1617).
Bibl.: Vedova, Biogr. di scritt. pad., Padova 1832; C. Ridolfi, Meraviglie dell'arte, ed. da v. Hadeln, II, Berlino 1924; Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXIII, Lipsia 1929. Inoltre: Longo e Martini, Notizie intorno ai M., Vicenza 1878; D. Bortolan, G. M. seniore, Bassano 1883; G. Pasqualigo, La lingua rustica padovana nei due poeti G. B. M. e D. Pittarini, 2ª ed., Verona 1908; F. Franceschetti, La famiglia e la patria del pittore e poeta rustico G. B. M., ecc., in Arch. ven., II (1927); R. Viola Muzolon, La poesia di G. B. M. detto il Magagnò, in La Cultura, XII (1933), pp. 49-67; A. Venturi, Storia dell'arte ital., IX, vii, Milano 1934, pp. 110-130.