NICOLOSI, Giovan Battista
NICOLOSI, Giovan Battista. – Secondogenito di dieci fratelli, nacque a Paternò, ai primi dell’ottobre 1610, da Antonio e da Antonina Corsaro.
Nella biografia anonima anteposta al postumo Hercules siculus (Vitae auctoris breviarium, p. n.n. [ma b1r-b2v]) come data di nascita era segnato il giorno 14, ripetuto da Antonino Mongitore e passato così ingiudicato. Ma questa indicazione è senz’altro erronea, giacché l’atto di battesimo, conservato nell’archivio del Monastero della Ss. Annunziata di Paternò, è datato 7 ottobre. In accordo con il costume di battezzare il più presto possibile i neonati, si può ipotizzare che sia nato o il giorno stesso o il precedente (Di Matteo 1977, p. 24).
Le ristrettezze economiche in cui la famiglia versava, dato l’alto numero dei componenti, si aggravarono ulteriormente nel 1628, anno di morte del padre. Per ovviare a questa persistente carenza di mezzi, Nicolosi presto si trasferì a Catania per studiare al seminario, ove fu poi ordinato sacerdote. Mongitore (1708), nel suo profilo biografico, lo definisce uomo omnimoda eruditione instructus, ma pare evidente che, almeno a partire dai primi anni Trenta, quando cioè si trasferì a Roma, i suoi interessi vertevano soprattutto sullo studio della matematica e della geografia. Dei primi anni del soggiorno romano non si hanno notizie fino al 1642, anno in cui diede alle stampe per i tipi di Manelfo Manelfi la Teorica del globo terrestre ristretta in un discorso, nel quale si esplicano le regole, e notano le cose più necessarie per l’introdutione dell’antica e moderna geografia, dedicata al cardinale Francesco Montalto, per i potenti uffici del quale Nicolosi ottenne la lettura di geografia presso l’Ateneo romano.
Licenziata in giovane età, l’opera denuncia inevitabili ingenuità e manchevolezze. Ha un impianto e intenti squisitamente didascalici, come d’altro canto lo stesso Nicolosi chiarisce in apertura. La trattazione prettamente geografica è introdotta da una sezione cosmologica, per la quale è seguito il modello tolemaico. L’adozione della teoria geocentrica è ferma e da essa l’autore non deflette, appoggiandosi peraltro alle tesi esposte dal gesuita Athanasius Kircher in Magnes sive de arte magnetica, uscito a Roma solo l’anno precedente.
La nettezza della posizione non esclude però un confronto con la teoria eliocentrica, e segnatamente con Galileo Galilei, come testimonia un manipolo di scritti inediti conservati presso la Biblioteca Casanatense di Roma (ms. 675): il Breve ristretto del pensiero del sig. Galileo Galilei intorno al flusso, et reflusso del mare, redatto su sollecitazione di Philippe de Montaut-Bénac de Navailles, la Discolpa di Galileo Galilei, in realtà un centone di estratti di opere dello scienziato pisano, e la Sfera, di gran lunga più interessante poiché altro non è che copia, vergata da mano non riconducibile a Nicolosi, del Trattato della sfera, risalente al periodo padovano di Galilei.
In seguito, a riprova della stima che in pur breve tempo aveva già guadagnato, fu incaricato dal viceré duca di Medina di redigere una carta generale del regno di Napoli. Il lavoro rimase però incompiuto, parte per la sopravvenuta morte del committente, parte poiché Nicolosi accettò nel frattempo l’invito da parte del margravio Ferdinando Massimiliano di Baden a seguirlo, nel novembre 1645, in Germania. Vi rimase fino alla primavera del 1647 e direttamente legate al viaggio sono alcune opere rimaste inedite, precisamente Il Viagio di Germania in tante lettere al cardinale Rinaldo d’Este e Parentele della casa di Baden con le corone e principi di Europa. Rientrato a Roma, compose una lettera-trattato, datata 24 giugno 1648 e indirizzata a Paolo Giordano Orsini, duca di Bracciano, in cui è descritta l’Etruria inferiore.
Entrato nell’orbita del potente mecenatismo del cardinale Giovan Battista Borghese, principe di Sulmona, che dapprima lo volle come precettore in casa, ottenne la nomina di cappellano della Borghesiana nella basilica di S. Maria Maggiore e l’incarico, per conto della congregazione di Propaganda fide, di eseguire una cartografia generale, in più tavole, delle terre conosciute, a uso delle missioni. Ebbe buoni rapporti anche con il cardinal Fabio Chigi, che gli si rivolse per ottenere lumi di carattere storico e geografico sul concilio triburiense; come suo costume, Nicolosi rispose mediante una lettera-trattato. Alla carta corografica illustrante i domini della Chiesa eseguita per incarico del medesimo Chigi, salito al soglio pontificio con il nome di Alessandro VII, associò una Descrittione dello Stato ecclesiastico (entrambe rimaste inedite). Nel 1655, avendo recuperato il materiale rimasto incompiuto, inviò al futuro imperatore Leopoldo I Asburgo, allora appena eletto re d’Ungheria, una carta del Reame di Napoli, a cui allegò una lettera di accompagnamento. Nel corso di questi anni di definitivo consolidamento della posizione nel contesto della corte papale, attese alla stesura dell’opera sua maggiore, licenziata nel 1660, con il titolo Dell’Hercole e studio geografico.
Il trattato, dedicato a Giovan Battista Borghese, si compone di due superbi tomi in folio stampati da Vitale Mascardi. Il titolo è dovuto alla comparazione istituita fra le fatiche di Ercole e quelle sostenute per portare a compimento la descrizione dell’orbe terracqueo. Un cenno a parte meritano le tavole, 22 in tutto, che costituiscono il secondo volume, per l’illustrazione delle quali Nicolosi adottò il sistema di proiezione globulare meridiano, perfezionato con l’introduzione dei paralleli circolari.
L’opera appena uscita riscosse un immediato successo, per cui Nicolosi subito si adoprò per fornire una versione in lingua latina che ne garantisse ben più ampia circolazione. Nel 1662 diede alle stampe la Guida allo studio geografico, che riprendeva gli intenti più propriamente didascalici di quella d’esordio.
Morì a Roma il 19 gennaio 1670.
Non poté pertanto assistere alla pubblicazione dell’Hercules Siculus sive Studium Geographicum, che era riuscito a completare. Il primo volume, infatti, apparve nel 1670, seguito l’anno successivo da quello contenente le tavole.
Oltre alle opere edite già segnalate, Nicolosi ha lasciato un cospicuo corpus di scritti inediti, inizialmente passati al nipote e poi acquisiti nel 1744 dalla Biblioteca Casanatense, dove sono tuttora conservati, ai segni 674-676, 1370 e 5236 (per una diffusa descrizione cfr. Di Matteo, 1977, pp. 71-93). Fra gli inediti meritano di essere ricordati i Ragionamenti cinque sopra le Metamorfosi di Ovidio (ms. 675), il Culto dell’Africa, e il corpus di opere dedicate alla fortificazione e all’arte militare (ms. 676), cui è da aggiungere la Ragione dell’architettura militare (ms. 1370). Da segnalare la ristampa anastatica Dell’Hercole e studio geografico, con un’introduzione di S. Di Matteo (Palermo 1991), e l’edizione del viaggio germanico: Die Deutschlandreise des G.B. N., a cura diR. Hilgers, Berlino 1997.
Fonti e Bibl.: A. Mongitore, Bibliotheca sicula, I, Palermo 1708, pp. 332-334; F. Ferrara, Storia generale della Sicilia, VI, Palermo 1832, pp. 353-354; A. D’Avezac, Coup d’œil sur la projection des cartes géographiques, in Bulletin de la Société de géographie, s. 5, V (1863), pp. 341-343, 346; G. Savasta, Della vita e degli scritti di G.B. N., Paternò 1898; F. S. Giardina, Un bel nome siciliano nella storia della geografia, in Atti del IX Congresso geografico italiano..., Genova 1924, pp. 408-415; E. Arnao, Il “Cata-logo degli autori di Vincenzo Coronelli”, Firenze 1957, pp. 33-34; B. Rapisarda, G.B. N.,Paternò 1976; S. Di Matteo, Un geografo siciliano del XVII secolo: G.B. N., Paternò 1977; C. Dollo, Filosofia e scienza in Sicilia, Padova 1979, pp. 83-86; G. Brancaccio, Geografia, cartografia e storia del Mezzogiorno, Napoli 1991, pp. 169-171; J.P. Snyder, Flattening the earth: two thousand years of map projections, Chicago 1993, p. 41; C. Ciccia, Ioannes Baptista Nicolosius geographus insignis, in Latinitas, LVIII (2000), pp. 304-311.