TRIONFETTI, Giovan Battista
– Nacque a Bologna l’8 maggio 1656 da Giovanni Sante di Jesi, di professione credenziere del legato di Bologna, e da Giovanna Coltelli.
Fratello minore di Lelio (v. la voce in questo Dizionario), anche lui botanico, iniziò, per conformarsi alla volontà paterna, gli studi di giurisprudenza, cui associò però ben presto lo studio della medicina, seguendo le lezioni di Girolamo Sbaraglia; cominciò a frequentare anche l’orto botanico, allora diretto da Giacomo Zanoni e all’interno del quale il fratello svolgeva un ruolo decisivo. Giovan Battista si trasferì a Roma in data non precisabile, ma sicuramente anteriore al novembre del 1675, giacché in quell’anno scrisse al fratello Lelio, quando già risultante a Roma. Di certo nel 1676 Trionfetti prestava servizio presso l’orto della Sapienza con la funzione di rizotomo, come attestato da una richiesta di pagamento da Giovan Filippo Vignoli, ostensore dell’orto, al rettore Prospero Bottini.
In questa iniziale permanenza romana Trionfetti continuò sia gli studi di legge sia quelli di medicina. Nel 1677 il rettore Federico Caccia, su suggerimento di monsignor Nicolò Albergati, gli affidò la carica di ostensore e custode dell’orto, che erano rimaste vacanti. Trionfetti accettò e decise contestualmente di abbandonare definitivamente gli studi di legge. A partire dal 1678 il suo nome risulta registrato nei Rotuli della Sapienza come docente ad ostensionem simplicium, che mantenne fino al 1681, per poi abbinarvi anche quella in simplicibus medicamentis, non appena conseguita la laurea in medicina, sostituendo Giacomo Sinibaldi. Le due letture abbinate furono mantenute da Trionfetti fino al 1708. Nell’estate del 1678 compì alcune escursioni in direzione delle alture abruzzesi, facendo incetta di esemplari vegetali. Compì altre escursioni anche nei due anni successivi, fra cui quella che lo portò a Tolfa, di cui redasse un resoconto intitolato Intorno la Minerva, e la preparazione dell’allume di rocca, che si cava vicino Roma, edito però molto dopo da Paolo Boccone (Museo di fisica e di esperienze variato..., Venezia 1697, pp. 341-349).
A partire dal 1681, anno in cui poté riunire i due insegnamenti, Trionfetti dedicò molte energie per l’accrescimento dell’orto, disponendo di diversi rizotomi a cui era dato l’incarico di perlustrare le regioni dello Stato pontificio; gli esiti di questa campagna di acquisizione furono resi pubblici nel Syllabus plantarum horto medico Sapientiae Romanae, edito a Roma nel 1688, che decretava e ne sanciva la rinomanza nel circuito europeo. Seguirono, con il medesimo obiettivo, la Prolusio ad publicas herbarum ostensiones habitas in horto medico Romanae Sapientiae (Roma 1690) e la Praelusio ad publicas herbarum ostensiones habita in horto medico Romanae Sapientiae [...] Cui accesserunt novarum stirpium descriptiones et icones (Roma 1700). Anche in virtù della direzione dell’orto Trionfetti intessé una vasta rete di rapporti con botanici e naturalisti italiani ed europei, da Felice Viali a Paolo Boccone, da Francesco Cupani a Giuseppe Monti, da William Sherard a Pietro Antonio Micheli, da Petrus Hotton a Paul Hermann.
Sull’onda di questi riconoscimenti Trionfetti, nonostante alcune difficoltà, riuscì a ottenere annuali sovvenzioni che gli permisero di avviare anche opere di ristrutturazione dell’orto, che furono definitivamente garantite dall’intervento di Clemente XI, il quale nel 1701 destinò per l’orto nuovi terreni e le somme adeguate. Seguirono, sotto la supervisione di Trionfetti, i lavori che portarono alla costruzione di un nuovo portone di ingresso e di un nuovo edificio, dove al piano superiore era ospitata la cosiddetta aula pentagona, adibita alle lezioni e al pianterreno gli spazi riservati alla protezione delle specie più delicate dai rigori invernali.
Se si escludono le opere espressamente dedicate all’illustrazione dell’attività dell’orto botanico, la notorietà di Trionfetti si legò innanzitutto alla sua difesa in favore della teoria della generazione spontanea, più esattamente a favore della permanenza di una doppia modalità generativa, ovvero e semine manifesto ed e semine obscuro o analogo; nel 1685 Trionfetti pubblicò a Roma le Observationes de ortu ac vegetatione plantarum (cui era annessa in appendice l’illustrazione di un manipolo di nuove piante); l’opera usciva con una dedica al bolognese Anton Felice Marsili, di cui erano note le posizioni a favore della teoria ovista.
Fra i moderni con cui Trionfetti si apprestava a entrare in diretta polemica, vi era Marcello Malpighi, che, nell’Anatome plantarum del 1675 e nella Pars altera del 1679, aveva accertato, fin dove gli consentivano gli ingrandimenti del microscopio, la presenza di semi manifesti a officio della generazione. Gli esperimenti e le osservazioni compiuti da Trionfetti sollecitarono subito commenti di riprovazione da parte di Malpighi e della sua cerchia. Già il 17 gennaio 1686 Giacinto Cestoni scriveva a Malpighi, dicendo di aver visto il libro, dandone un commento negativo e ricevendo contestualmente la risposta: «Io non posso esprimerle il piacere che hò provato in leggere la sua cortesissima vedendo, ch’ella intorno al libro del Sig. Trionfetti in due parole dice tutto; poiché in fatti tutta quella machina sta sopra un piede, e Dio sà che non zoppichi» (The correspondence of Marcello Malpighi, a cura di H.B. Adelmann, III, Ithaca-London 1975, p. 1131). Le conclusioni di Trionfetti, che nel frattempo avevano ricevuto l’appoggio del gesuita Filippo Buonanni, nelle sue Observationes circa viventia, quae in rebus non viventibus reperiuntur (Roma 1691), che in parallelo conduceva una polemica con Francesco Redi, furono poi effettivamente valutate da Malpighi; le sue osservazioni uscirono però solo post mortem nell’Opera posthuma, edita ad Amsterdam nel 1697; nonostante il decesso del suo diretto contraddittore, Trionfetti non desistette dal pubblicare una violenta controreplica intitolata Vindiciarum veritatis a castigationibus quarundam propositionum, quae habentur in opusculo de ortu, ac vegetatione plantarum [...] pars prior, in qua experimenta ac nova observationes de ortu ac vegetatione plantarum continentur, edita a Roma nel 1703.
Nel complesso la possibilità di una generazione e semine analogo, e in special modo se riferita all’ambito della classe delle cosiddette piante imperfette (funghi, muschi, licheni ecc.) ebbe un ruolo tutt’altro che marginale nel mantenere vivo il dibattito nei decenni a seguire, da Francesco Maria Nigrisoli ad Antonio Vallisneri jr. e Ubertino Landi, almeno fino a che Pier Antonio Micheli nei Nova plantarum genera, editi a Firenze nel 1729, non fornì una persuasiva illustrazione della presenza di semi manifesti anche per quelle piante.
Tra le opere di Trionfetti non pervenute a stampa è l’Hortus naturalium herbarum, conservato presso la Biblioteca Casanatense di Roma (mss. 1658-1670): consta di dodici volumi, undici dei quali curati da Trionfetti; il dodicesimo è un indice redatto da Liberato Sabbati (Pirotta - Chiovenda, 1899-1900); recenti indagini hanno legato a Trionfetti la composizione dell’Hortus siccus di Erasmus Abundantia da Veroli, ora conservato presso la Biblioteca di storia della medicina di Roma (su cui Angeletti - Marinozzi, 2000a, pp. 462-471 e l’edizione dell’erbario stesso, 2000).
Trionfetti si cimentò anche nella poesia: una raccolta di Poesie delli due fratelli Trionfetti è conservata presso la Biblioteca universitaria di Bologna (ms. 1072, vol. V, f. 2; inoltre Bologna, Biblioteca dell’Archiginnasio, ms. A. 1904, f. 24 e 30; Inventari dei manoscritti delle biblioteche d’Italia, XL, Firenze 1929, pp. 23 s.).
Morì presumibilmente nel novembre del 1708.
Incerta risulta la data precisa del decesso, da collocarsi in quel periodo secondo quanto riferito da Carlo Antonio Amadei nelle Memorie concernenti la vita dei due celebri fratelli Trionfetti bolognesi (Bologna, Biblioteca universitaria, ms.1072, vol. V, f. I, c. 11v).
Fonti e Bibl.: Per quanto concerne l’epistolario, Bologna, Biblioteca universitaria, ms. 1072, vol. V, f. V, lettere inviate al fratello Lelio; f. VI, lettere dirette a Carlo Antonio Amadei; f. VII, lettere dirette a Girolamo Macario. Le lettere inviate a Francesco Cupani sono pubblicate in C. Dollo, Filosofia e scienze in Sicilia, Padova 1979, pp. 383-392.
F.M. Renazzi, Storia dell’Università degli Studi di Roma detta comunemente la Sapienza..., IV, Roma 1806, pp. 31-33; R. Pirotta - E. Chiovenda, Illustrazione di alcuni erbari antichi romani, in Malpighia, XIII (1899-1900), pp. 275-367, 453-517; Idd., Flora romana, Roma 1900, pp. 123-142; W. Bernardi, Le metafisiche dell’embrione. Scienze della vita e filosofia da Malpighi a Spallanzani (1672-1793), Firenze 1986, ad ind.; E. Conte, I maestri della Sapienza di Roma dal 1514 al 1787: i Rotuli e altre fonti, Roma 1991, I, ad annum, II, p. 920; M. Fazzari, Redi, Buonanni e la controversia sulla generazione spontanea: una rilettura, in Francesco Redi. Un protagonista della scienza moderna. Documenti, esperimenti, immagini, a cura di W. Bernardi - L. Guerrini, Firenze 1999, pp. 97-127; L.R. Angeletti - S. Marinozzi, G.B. Triumfetti e la rinascita dell’orto medico di Roma, in Medicina nei secoli. Arte e scienza, n.s., XII (2000a), 3, pp. 439-475; Eaed., I protagonisti: G.B. T. ed Erasmus Abundantia, in E. Abundantia, Herbarium habitum in horto medico Sapientiae Romanae: anno iubilaei 1700, a cura di L.R. Angeletti, II, Interpretazioni di un erbario, Roma 2000b, pp. 19-26; A. Ottaviani, Scuola galileiana e cartesianesimo nella polemica fra Marcello Malpighi e G. B. T. sulla generazione delle piante, in Descartes e l’eredità cartesiana nell’Europa Sei-Settecentesca. Atti del Convegno..., Cagliari, a cura di M.T. Marcialis - F.M. Crasta, Lecce 2000, pp. 261-276; D. Bertoloni Meli, Mechanism, experiment, disease. Marcello Malpighi and Seventeenth-Century anatomy, Baltimore 2011, pp. 254-262, 269 s. e ad ind.; A. Ottaviani, Né pianta né pietra. Figure della metamorfosi al confine, Roma 2012, pp. 22-24, 27-29, 36-40, 54 s., 177 s. e ad indicem.