CAMPIGLIA, Giovan Domenico
Nacque a Lucca nel 1692; dalla sua biografia scritta dall'abate Orazio Marrini in Museo fiorentino si sa che fu mandato dai suoi genitori a Firenze presso lo zio che lavorava come intagliatore in legno per la corte medicea. Questi lo fece esercitare nel disegno anatomico alla scuola del pittore Tommaso Redi e nel disegno architettonico presso Lorenzo del Moro, creandogli così quella base di abilità disegnativa che fu la caratteristica peculiare del Campiglia. Fu in questo periodo che egli cominciò a disegnare le statue e i quadri più notevoli della Galleria degli Uffizi, acquistando pratica nel campo che fu in seguito quello in cui si affermò maggiormente a Roma. Sempre secondo il Marrini, il C. fu mandato dallo zio a Bologna presso il conte Paolo Zambeccari, che lo protesse e gli commissionò una Fuga in Egitto di cui si ignora l'odierna ubicazione. A Bologna il C. si era recato a studiare presso Gian Gioseffo del Sole, dal quale dovette apprendere le forme aggraziate e levigate di ascendenza reniana.
Seguendo l'esempio del maestro infatti, si esercitò in quel periodo a copiare dai maggiori esponenti del classicismo bolognese: Carracci e Guido Reni. Ben presto il C. tornò a Firenze, dove sappiamo che dipinse numerosi quadri, oggi non più rintracciabili, per privati. Rimane solamente, nella terza cappella destra in S. Giovannino degli Scolopi, una tela raffigurante S. Nicola di Bari, probabilmente dipinta nel 1733, anno in cui Giovan Domenico Arnoldi fece rimodernare la cappella. Il C. godette una grande fama come ritrattista e in questi anni a Firenze eseguì numerosi ritratti, tra i quali possiamo ricordare soltanto l'Autoritratto agli Uffizi, datato 1712 e il Ritratto di Rubens nella Galleria Corsini a Firenze.
Non sappiamo con precisione quando il C. si trasferì da Firenze a Roma dove è documentato per la prima volta nel 1716, anno in cui vinse il primo premio di pittura nei concorsi dell'Accademia di S. Luca, con un disegno raffigurante un Maestoso trionfo riportato da vittorioso capitano. Il disegno non ci è pervenuto (l'unico esempio di prova grafica del C. conservato nell'Accademia raffigura probabilmente l'Ebbrezza di Noè:dis. n. 30). Comunque questa vittoria procurò al pittore una certa affermazione nell'ambiente romano: difatti sin dal 1716 gli fu dato l'incarico di disegnare le iniziali e i fregi ornamentali per i rami dei libri-rendiconto dei concorsi dell'Accademia di S. Luca, incisi da Giovanni Maria Savioni, stampatore del Vaticano.
A questo periodo si può far risalire l'inizio della fortunata attività del C. come disegnatore per incisioni, che gli procurò una fama a livello europeo: egli copiava soprattutto statue antiche, bassorilievi, gemme e reperti archeologici di collezioni pubbliche e private ed eseguiva ritratti di pontefici e cardinali. Nel 1729 usciva a Roma il libro intitolato Primatus Hispaniarum vindicatus con sue incisioni. In quel tempo doveva aver avuto già l'incarico, a nome di Clemente XI morto nel 1721, da monsignor Lodovico Sergardi segretario della Fabbrica di S. Pietro, di copiare il quadro del Cigoli nella basilica, raffigurante S. Pietro che risana lo storpio, molto deteriorato, perché fosse sostituito con una copia in mosaico. La sua esperienza e la sua grande abilità fecero sì che il pontefice Clemente XII lo nominasse nel 1738 soprintendente della Calcografia camerale, dopo aver acquistato la collezione di rami appartenuta a Giovan Giacomo de Rossi. Il C. ebbe così il compito di eseguire i disegni occorrenti per stampe ufficiali, come nel caso della collezione di monete antiche del cardinale Albani, acquistata nel 1738 dal pontefice per il Museo Capitolino; rendere conto della vendita delle incisioni; insegnare la sua arte a un gruppo di giovani stampatori.
Nel 1739 il C. eseguì i disegni per i trenta rami e curò l'edizione del secondo libro del Nuovo Teatro delle fabbriche et edifici fatte fare in Roma e fuori di Roma dalla Santità di N. S. Papa Clemente XII, un'illustrazione dei monumenti eseguiti sotto il pontificato di papa Corsini che seguiva al volume del 1699 di Alessandro Specchi sui monumenti esistenti a Roma sotto Innocenzo XII. Nel frattempo veniva realizzando una delle sue opere più note: sin dal 1734, anno in cui Clemente XII aveva istituito il Museo Capitolino, egli aveva avuto l'incarico di eseguire i disegni delle statue del Museo perché, tradotti in stampa, servissero poi da illustrazione al testo di Giovanni Bottari Musei Capitolini. Il primo volume di quest'opera uscì nell'anno 1741 e comprendeva i ritratti dei filosofi, poeti e oratori; il secondo volume, del 1750, comprendeva i ritratti degli imperatori e delle imperatrici e infine il terzo, del 1755, comprendeva le statue. Dai disegni del C., eseguiti con una nitidezza di segno e una purezza preneoclassica che distingue la produzione dell'artista, furono tratte incisioni dal C. stesso, da Nicola Billy, Gennaro Gutierrez, Silvestro Pomared e soprattutto da Antonio Pazzi e da Carlo Gregori, due incisori toscani di cui l'artista si servì moltissimo. Finalmente il 30 genn. 1740 il C. entrò a far parte dell'Accademia di S. Luca. Con ogni probabilità in questo periodo egli dipinse il quadro raffigurante La Pittura, conservato nell'Accademia, che testimonia, nell'impostazione rigidamente frontale della figura femminile laureata, le tendenze classicheggianti dell'artista. L'Accademia possiede anche un suo Autoritratto, che si può far risalire a questi stessi anni.
Già da parecchi anni il granduca aveva invitato il C. a Firenze perché eseguisse i disegni per le incisioni del Museo Fiorentino, oggi conservati al Gabinetto dei disegni agli Uffizi. Di quest'opera, che si può considerare senza dubbio quella che ha dato più celebrità all'artista, uscirono il primo volume nel 1731 ed il secondo volume nel 1732, entrambi sulle gemme; seguirono il terzo nel 1734, sulla statuaria; il quarto nel 1740 e il quinto, nel 1142, sulle monete. Nel Museo Fiorentino il C. riprodusse i tesori archeologici più notevoli conservati nelle collezioni medicee, illustrate da Anton Francesco Gori, ed eseguì i disegni per le lettere iniziali e per le scenette di chiusura dei capitoli (per le quali trasse ispirazione dalla mitologia classica), disegni che furono utilizzati nuovamente nel 1791 da M. Lastri nell'Etruria pittrice. La seconda parte del Museo fiorentino, che consta della riproduzione degli autoritratti dei pittori conservati agli Uffizi, uscì con il sottotitolo di Serie di ritratti di celebri pittori dipinti di propria mano, in sei volumi, dal 1752 al 1766, Il C. eseguì la maggior parte dei disegni per le incisioni di questi ritratti realizzate da vari incisori, tra cui ricorrono soprattutto i già citati Gregori e Pazzi. Il C. eseguì anche qualche incisione di propria mano, quale quelle dei ritratti di Leonardo, Beccafumi, Giulio Romano, Pietro de' Medici, Jordaens, Sodoma, Bernini, Riminaldi, Filippo Napoletano, Rembrandt e Salvator Rosa.
Nel 1747 Benedetto XIV aveva affiancato al C., nella Calcografia, un soprintendente amministrativo nella persona del cardinal Silvio Valenti Gonzaga, limitando così i poteri della carica dell'artista. E improvvisamente alla fine del 1772 il C., che godeva di una discreta fama soprattutto come incisore e disegnatore, fu giubilato non si sa perché e la sua carica fu ricoperta dallo scultore Gaspare Sibilla. Da questa data in poi non si hanno più notizie del C. e si può a buon diritto ritenere che l'artista sia morto in quell'anno, data anche la sua avanzata età.
I disegni del C. sono conservati agli Uffizi a Firenze e nel Gabinetto nazionale delle stampe a Roma; più numerosi gli esemplari di stampe, sparsi per tutti i musei tra i quali, oltre ai già citati, è la Walker Art Gallery di Liverpool. Alla Calcografia nazionale di Roma di lui figura solo un'incisione raffigurante un Sileno e il Ritratto di Clemente XIV.
Fonti e Bibl.:Nella Bibl. dell'Istituto di archeologia e storia dell'arte di Roma, Ms. Lanciani 98, è conservata una cartellina con disegni di sculture e cammei classici dubitativamente attribuiti al Campiglia. F. Titi, Nuovo studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma, Roma 1721, p. 26; G. Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine..., V, Firenze 1757, p. 147; O. Marrini, in Museo fiorentino o Serie di ritratti di celebri pittori dipinti di propria mano..., V, Firenze 1766, p. 43; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia..., Bassano 1789, I, p. 243; G. Gori Gandellini, Notizie istoriche degli intagliatori, I, Siena 1808, p. 172; L. De Angelis, Notizie degli intagliatori... aggiunte a G. Gori Gandellini, VII, Siena 1810, pp. 280-282; M. Missirini, Memorie... dell'Accademia di S. Luca fino alla morte di A. Canova, Roma 1823, p. 464; G. Campari, Raccolta di cataloghi e inventari inediti, Modena 1870, pp. 536, 586; H. Mireur, Dictionnaire des ventes d'art, II, Paris 1902, p. 51; E. Ovidi, La Calcografia romana e l'arte dell'incisione in Italia, Roma 1905, pp. 11 ss.; OldMaster Drawings and Prints, Liverpool 1967, pp. 12-14; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 473 (con ulteriore bibl.).