BERGOMI, Giovan Francesco
Nacque probabilmente a Reggio intorno al 1650 da Antonio, capitano di corazze nelle milizie foresi estensi ed agente del duca Francesco I in Parma dal 1653 al 1658. Suo padre, originario di Castelnuovo Sotto, aveva ottenuto nel 1640 la cittadinanza nobile reggiana insieme col fratello Francesco, che fu agente estense in Ferrara dal 1640 al 1649. Nella prima giovinezza il B. soggiornò a Roma, a Parma, a Venezia, dove strinse cospicue relazioni. Nel 1671 ricevette gli ordini minori. Nel 1676 comperò il feudo di Pinasca negli Stati del duca di Savoia ed ebbe dallo stesso il titolo di conte che solo dopo molti anni gli fu riconosciuto anche dal duca di Modena. Nel 1680 ebbe in Reggio uno scontro armato col marchese Canossa, da tempo suo nemico: un servitore del B. vi restò ucciso e uno del Canossa gravemente ferito. Nel processo che ne seguì le autorità ecclesiastiche non fecero nulla per sottrarre il B., nella sua qualità di chierico, al foro secolare. Pare sia stata questa la cagione per cui egli, sebbene nel 1681 venisse nominato protonotario apostolico, lasciò lo stato clericale. Discendente da una famiglia di funzionari estensi, entrò quindi al servizio del duca Francesco II. Nel 1694 era al campo degli Imperiali sotto Brescello per, trattare questioni relative all'acquartieramento di truppe e nell'agosto del 1695 a Torino con un'analoga missione.
L'anno seguente il B. fu inviato a Milano, ufficialmente per complimentare il conte di Mansfeld, plenipotenziario dell'imperatore, e per regolare col commissario imperiale Horn i conti relativi alle contribuzioni modenesi, in realtà per controllare le voci di un imminente passaggio del duca di Savoia all'alleanza francese, prospettiva questa assai poco rassicurante per gli Estensi, costretti dalle più recenti vicende a rinunziare alla tradizionale amicizia francese e ad aderire al partito asburgico. Il B. seguì pertanto il Mansfeld a Torino, dove poté subito rendersi conto dell'effettivo cambiamento di fronte del duca sabaudo. Quando si cominciò a parlare di un prossimo congresso per la pace, il duca Rinaldo decise di mandare il B. in Olanda, dove sisarebbe tenuto il congresso, come suo inviato straordinario. Ma prima di recarsi colà il B. doveva fermarsi in Germania per un "gran negozio" che al duca stava sommamente a cuore, cioè il matrimonio della principessa Amalia di Brunswick-Luneburg (di cui egli aveva nel 1695 sposato la sorella Carlotta Felicita) con Giuseppe, re dei Romani.
Partito da Modena ai primi di marzo del 1697, il B. restò in Germania, per lo più a Düsseldorf, sino alla metà dell'anno, poi si recò in Olanda per il congresso. Presso i rappresentanti delle potenze il B. doveva soprattutto rivendicare la restituzione di Ferrara e la conferma definitiva del possesso di Correggio; sull'una e sull'altra questione apparve subito chiaro che il congresso non intendeva prendere nessun impegno; e dei resto dai carteggi appare evidente che la corte di Modena non si era mai fatta troppe illusioni in proposito. è da ritenere perciò che l'invio del B. in Olanda, oltreché dal desiderio del duca di essere in qualche modo presente al congresso, servisse soprattutto a coprire i maneggi del "gran negozio" relativo al matrimonio, per il quale il B. si adoperò instancabilmente, ora in Olanda, ora in Germania (a Düsseldorf, a Hannover, a Weinheim) e finalmente accompagnando a Vienna nell'ottobre 1698 l'elettore di Brunswick, che l'imperatrice, ormai guadagnata alla sua causa, aveva chiamato perché l'aiutasse a vincere le incertezze dell'imperatore. Il matrimonio fu pubblicato nell'ottobre e celebrato a Modena, dove la principessa risiedeva, il 15 genn. 1699, essendo il duca Rinaldo procuratore dello sposo.
Tornato in Italia, il B. fu nominato governatore della Garfagnana, ma non rimase in quella provincia che poche settimane, giacché il duca lo richiamò per mandarlo, nell'aprile 1699, a Milano. Tuttavia egli rimase titolare di quel governo per molti anni, riscuotendo i relativi emolumenti, e solo nel 1715 gli fu dato un successore. Inviato a Milano soprattutto per valutare gli orientamenti dei governi italiani e stranieri ivi rappresentati sulla questione della successione spagnola, il B. finì per rimanervi come residente sino al 1706. Nel 1700 egli si interessò per il ritorno a Modena di L. A. Muratori, della cui opera di storico il duca progettava di valersi a sostegno delle sue rivendicazioni territoriali. Nello stesso anno ebbe da Teresa Tinti una figlia naturale, Barbara Marietta, che egli riconobbe e in favore della quale fece testamento il 2 luglio 1704.
Durante la guerra per la successione di Spagna, invaso il territorio estense dai Gallo-ispani e costretto il duca a rifugiarsi a Bologna, gli sforzi del B. a Milano furono più che altro rivolti ad attenuare i risentimenti dei francesi contro Rinaldo d'Este, le cui simpatie, nonostante i suoi tentativi di apparire neutrale, andavano evidentemente alla parte imperiale. Nel 1706, rovesciatasi la situazione militare in seguito alla battaglia di Torino, il B. raggiunse il duca a Bologna e nel febbraio 1707 tornò a Modena. Nel luglio dello stesso anno fu inviato in Germania. Dalla metà d'agosto alla fine d'ottobre si fermò a Vienna, recandosi quindi alle corti di Berlino e di Hannover. Scopo della missione era di ottenere, in risarcimento dei danni che il duca aveva sopportato, sia per la demolizione della fortezza di Brescello, sia per le somme (valutate in 450.000 doppie) che egli aveva perduto per contribuzioni e confische, l'investitura del ducato della Mirandola, che l'imperatore aveva confiscato ai Pico; inoltre il B. doveva riproporre le vecchie pretese estensi su Ferrara. A queste richieste si aggiunse poi quella di Comacchio, occupata nel 1708 dagli Imperiali. Naturalmente, finché duravano le ostilità, l'azione del B. non poteva aver altro risultato che quello di tener vive le questioni.
Il 12 apr. 1708 il B. sposò in Hannover la giovanissima Sofia, figlia del barone Sigismondo Enrico di Baer, libero signore di Barenau in Westfalia e consigliere dell'elettore. A metà dell'anno si trasferì in Inghilterra come inviato straordinario presso la regina Anna. A Londra egli tentò di neutralizzare le simpatie della regina per il duca della Mirandola, in favore del quale essa era intervenuta presso l'imperatore. Procurò anche di far leva sui sentimenti antipapali della corte inglese per ottenere l'appoggio alle rivendicazioni ducali di Ferrara e Comacchio. A proposito di quest'ultima il B. fece tradurre in francese e stampare, anticipando a quanto sembra le relative spese, le Osservazioni sopra la lettera intitolata "Il dominio temporale della Sede Apostolica sopra la città di Comacchio" del Muratori, e ne curò la diffusione in Inghilterra, in Fiandra, in Olanda e in Germania. Gli sforzi del B. non ebbero buon successo; il lord cancelliere dello scacchiere era contrario a che la corte di Vienna, per suoi fini particolari, prendesse in Italia iniziative che potessero costituire una diversione dalla lotta diretta contro la Francia. Vista dunque l'inutilità del suo soggiorno in Inghilterra, il duca ordinò al B. di recarsi in Olanda, dove egli si trovava ancora alla fine del 1711.
Proprio in questi mesi le speranze del duca Rinaldo avevano ricevuto un gravissimo colpo per la morte della moglie Carlotta Felicita, sorella dell'imperatrice, e soprattutto per quella dell'imperatore Giuseppe, suo cognato. Già si presentiva prossima la pace generale; e sebbene Vimperatore Giuseppe fino allora non avesse voluto o potuto fare pressoché nulla in favore del duca, a Modena si continuava a sperare in un suo favorevole orientamento al congresso di pace. Morto Giuseppe, anche questa speranza veniva meno. Con prospettive assai poco buone il duca spedì dunque il B. ad Utrecht, come suo inviato e primo plenipotenziario, nel giugno 1712. Preliminarmente il B. cercò di ottenere che il duca di Modena venisse considerato come alleato delle potenze collegate, giacché, anche se tale egli non si era mai dichiarato, la sua simpatia per gli Imperiali gli aveva procurato grandissimi danni. Non essendo riuscito ad ottenere questo riconoscimento, il B. insistette presso i collegati perché almeno ottenessero dalla Francia il risarcimento dei danni inflitti al duca. Sperando soprattutto nell'appoggio degli ambasciatori cesarei, egli presentò loro un memoriale a proposito delle questioni di Comacchio, di Mirandola e del risarcimento.
In particolare, il B. chiedeva garanzie relativamente al possesso della Mirandola, che il duca aveva comperato dall'imperatore per l'enorme somma di 200.000 doppie e il cui acquisto appariva ora malsicuro. Ma la rottura tra l'imperatore e gli altri collegati privò il B. di quello che egli sperava fosse il principale sostegno delle ragioni estensi e gli tolse la possibilità di far sentire, sia pure indirettamente, la sua voce nel congresso. Cosicché, poco dopo che gli ambasciatori imperiali ebbero lasciato Utrecht., anche il B. rientrò all'Aia, donde partì nel maggio 1714 per Baden, in Svizzera, dove si teneva, dopo la firma dei trattati di Rastadt, il congresso di pace tra la Francia e l'Impero. Qui egli insistette soprattutto sulla questione degli indennizzi ed affinché fosse inclusa nel trattato una clausola a salvaguardia degli interessi estensi e la dichiarazione che il duca, che era stato trattato dalla Francia come nemico, restava con decoro pacificato col re cristianissimo. Tanto dai Francesi quanto dagli Imperiali il B. non ebbe che buone parole, attribuendo gli uni agli altri il mancato accoglimento delle sue richieste. E, come il B. s'aspettava, nel trattato di pace, firmato il 7 sett. 174 dal principe Eugenio e dal marchese di Villars, non si fece parola del duca di Modena. Unica consolazione il fatto che lo stesso trattamento era usato anche ai principi tedeschi.
Ai primi d'ottobre 174 il B. tornò in Italia. Fu nominato governatore della cittadella di Modena e tenne questa carica per circa due anni. Poi, essendo ormai in cattive condizioni di salute, si ritirò a Reggio, pur continuando ad essere uno dei più ascoltati consiglieri del duca.
Mori a Reggio il 12 maggio 1718.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Modena: Particolari, ad voc.; Ambasciatori, Parma, b. 9; Torino, b. 19; Milano, bb. 138-142; Inghilterra, b. 7; Germania, bb. 138-142, 176-178; Arch. di Stato di Reggio, Recapiti delle riformagioni, docc. 10 e 126, Monastero di S. Pietro, b. 5; L. A. Muratori, Epistolario,a c. di G. Campori, Modena 1901-1922, ad Indicem; L. Bittner-L. Gross, Repertorium der diplomatischen Vertreter aller Länder, I, Berlin 1936, pp. 327-329, 330 s., 336; A. Andreoli, Perché il duca Rinaldo chiamò il Muratori a Modena, in Atti e Mem. della Deput. di storia patria per le ant. prov. modenesi, s. 8, XII (1960), pp. 285-292.